All’acoraggio a
Villa Soriano abbiamo incontrato Peter e Geraldine, due sud aficani su un
catamarrano da 45 piedi…con un albero a dir bene …originale.
Un paio di anni
fa’ hanno attraversato da Cape Town a Rio de Janeiro, poi discendendo il
Brasile sono arrivati in Uruguay, dopo un po’ di tempo volevano risalire di
nuovo le coste brasiliane per raggiungere i Caraibi.
A settembre sono
salpati da Punta dell’Este con l’intenzione di andare verso nord, ma appena si
sono diretti verso il largo per prendere acqua il vento ha cambiato
repentinamente e ha cominciato a soffiare da nord (qui’, non so’ che meteo
avessero guardato, molto probabilmente ..nulla).
Per un
catamarrano e’ dura risalire il vento, si sono messi quindi col vento in poppa
con quasi niente di velatura per
derivare verso sud nell’attesa che cambiassero le condizioni meteo.
Dopo un certo
tempo, il nord ha smesso di soffiare ed e’ entrata una gran calma piatta, per
poi cominciare a soffiare da sud (le condizioni ottimali con tuttii segni
premonitori da manuale dell’entrata di un Pampero), vedendo la possibilita’ di
guadagnare il tempo e l’acqua perduta hanno ben pensato di rinforzare la
velatura con randa piena e gennaker senza accorgersi minimamente dell’ingresso
del Pampero.
Hanno continuato
per un po’ senza badare al fatto che il vento e mare rinforzavano, ben contenti
di filare come missili, poi improvvisamente forse per una combinazione vento e
mare il poderoso albero di 21 metri a due crocette si e’ spezzato di netto
sotto la prima crocetta...a circa duecento miglia dalla costa al traverso della
La Paloma.
Qui’ direi “per
fortuna” che gli si e’ spezzato l’albero, in un cat si rischia grosso, non si
ha il feeling del vento se non via strumenti...e come e’ gia’ successo ad altri
cat che l’albero ha tenuto si sono pero’ ritrovati rovesciati sottosopra.
Con il mare che
li tartassava e lo spezzone di albero in acqua che batteva sullo scafo hanno
deciso di tagliare tutto e mollare albero e vele in mare, poi hanno allertato
la Prefectura di La Paloma della situazione.
A parte le cose
turche che la Prefectura gli ha fatto fare via radio ... una per tutte risalire
il vento a motore ...gia’ con poco diesel a disposizione per andare ad
incrociare un peschereccio di altura che dopo vari tentativi e picconate al
limite dell’affondamento gli sono riusciti a passare ...12 lt di gasolio !!!!
Praticamente i 12
lt li avevano consumati per raggiungere il peschereccio, va beh per farla corta
in qualche maniera sono riusciti a raggiungere La Paloma sani e salvi.
Una volta ripresi
dallo shock , ora era tempo di pensare cosa fare con l’albero, un po’ per la
mancanza di grandi fondi, un po’ perche’ e praticamente impossibile far
arrivare un albero di quelle dimensioni in Uruguay ...a meno di non avere alle
spalle un organizzazione tipo Volvo Race, decidono di costruirsene uno copiando
un po’ il design da i tralicci che fanno per sostenere le antenne.
Tre tubi a
triangolo che salgono in verticale allargandosi collegati tra loro da spezzoni
fino a 7 metri e poi dai 7 ai 14 metri di nuovo a richiudersi ...tipo una forma
a rombo, nella parte piu’ larga del rombo installato delle pulegge che servono
a controventare la struttura senza crocette, sfuttando il fatto che il cat e’
molto largo e si riesce a dare molto angolo, dai 21 metri iniziali lo hanno
ridotto a 14 mt.
Costruzione in
ferro fatta per pochi spiccioli dal fabbro locale , neanche zincata , ma solo
verniciata esteriormente e all’interno dei tubi fatta colare una gran quantita’
di vernice mentre ruotava il tubo.
Tutto il sistema
sta’ ora in piedi supportato solo da cime in tessile senza nessun cavo d’acciaio,
come canaletta hanno saldato uno scatolato e poi con il flessibile hanno
praticato una fessura da una parte per alloggiare
i cursori della randa.Naturalmente non ha boma.
Tutto l’ambaraban
e’ in piedi da piu’ di due anni, al momento non si intravvede nessun punto di
ruggine, a detta di loro hanno preso anche venti importanti nei due anni che
bazzicano nel delta del Rio della Plata, e dicono che anche senza boma se la
cava discretamente, ora stavano discutendo se scendere in Patagonia , e mi
sembrano abbastanza tranquilli.
E’ una maniera
come un altra per viaggiare in barca a vela, sommandoci anche il fatto che
hanno rischiato in altre due occasioni di perdere la barca, la prima quando
vicino a Buenos Aires hanno ancorato con 20 metri di catena e il restante in
tessile senza considerare che in questi posti con molta corrente molte volte il
vento proviene da una parte e la corrente da un altra , e ci si ritrova la
catena che lavora in senso inverso completamente sotto la barca.
Il loro tessile
sfregando sotto la chiglia si e’ tranciato di netto lasciando ancora e spezzone
di catena sul fondo ...per fortuna che erano a bordo se no la barca non la
ritrovavano piu’.
Un altra volta
risalendo il Rio Rosario senza carte (qua’ e’ complicato trovare delle carte
aggiornate) hanno picconato a 6 nodi una roccia sommersa...per fortuna senza
grandi conseguenze se non una ammaccatura...ma poteva andare molto peggio.
Insieme a Peter Geraldine e cane e gatto
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