Risalita del fiume Auray
Appena fuori dal canale del porto issiamo tutta randa e genoa, la soddisfazione di entrare nel Morbihan a vela e’ unica.
NE teso, non sappiamo esattamente i nodi perche’ la stazione del vento in testa d’albero fa’ le bizze anche se smontata e inondatata di CRC perche’ molto ossidata , continua a darci qualche problema random, ora va’ , ora non va’.
E va beh , la strumentazione fa’ comodo pero’ per andare a vela se ne puo’ fare anche a meno, quando la barca sbanda troppo si riduce simple as that.
Facciamo un paio di bordi in entrata cercando di non andare a finire su qualche basso , e siamo dentro, e’ come entrare in un mito.
Appena dentro non ci capiamo una mazza, anche se abbiamo comprato una carta di carta particolareggiata, abbiamo le raster particolareggiate su PC , abbiamo le Navionics su iPad pero’ ci si presentano davanti millanta isole e isolette che poi spariscono o appaiono in base alla marea.
Barche, barche barche a vela dappertutto, sia nei numerosissimi campi boe , di fatto e’ praticamente vietato ancorare, ma ci sono migliaia di gavitelli posizionati strategicamente dappertutto e gratis, che non c’e’ davvero nessun motivo di ancorare e magari finire su un allevamento di ostriche normalmente segnalati solo da qualche bastone infilato nel terreno, sia in navigazione a zonzo.
Questo e’ davvero il paradiso della vela, e avere una deriva mobile e’ quasi indispensabile.
Come primo giorno facciamo poco, passiamo la strettoia dell’isoletta de Le Grand Hurnic con accelerazione di corrente e prendiamo un gavitello (da tantissimo non ne prendevamo uno) davanti al basso di Basse Catis.
Ci godiamo la giornata solatia con qualche birra in pozzetto e lo spettacolo di vedere passare un mare di barche a vela sotto il teso NE.
Capiamo perche’ la maggior parte di barche sono barchini di 8-9 metri, molto agili, noi con Stranizza e deriva mobile facciamo fatica a destreggiarci nello slalom con poco abbrivio.
Cominciamo la risalita dell’ultimo pezzo di fiume, le rive sono cosi’ boscose e il fiume cosi’ stretto che alle volte anche col binocolo non riusciamo da lontano a identificare il passaggio, ma e’ tutto ben segnalato da mede verdi e rosse.
Va tutto bene, e ci godiamo sto spettacolo, un miglio circa prima di arrivare a Auray c’e’ un ponte alto 14 metri che ci nega l’accesso al piccolo marina con pontili galleggianti.
Hanno organizzato prima del ponte una fila di gavitelli, dove ci si ormeggia prua –poppa , e la poppa nel gavitello dove la barca dietro e’ ormeggiata con la prua.
Al solito c’e’ vento , e la corrente spinge, contattiamo il tipo del marina e dice che ci viene a dare una mano, arriva con un gommone, non sappiamo se dare la precedenza al vento o alla corrente ormai non troppo forte, decidiamo di prendere la boa di prua al vento e tonneggiarci poi con una lunga cima al gavitello di poppa.
Il tipo del gommone ci guarda e non e’ molto contento, probabilmente ha ragione e avremmo dovuto prendere il gavitello di poppa con poppa al vento e poi quello di prua, ma mica siamo nati imparati qua’, in Uruguay facevamo sempre cosi’ e ce la siamo sempre cavata.
Comunque gli molliamo 20 metri di cima galleggiante che porta al gavitello di poppa e ci tonneggiamo con il winch, in dieci minuti siamo in linea e a posto.
Si paga poco, ma c’e’ l’inconveniente che per andare a terra dobbiamo smotorare col nostro dinghy e passare il ponte ,e non abbiamo corrente (che a dir la verita’ non ci serve molto con i due eolici e i 4 pannelli solari) ma piu’ che altro ci manca l’acqua non avendo un serbatoio capiente al momento…storia lunga e perigliosa che raccontero’ in seguito.
Bene ora ci godiamo sto paradiso , visto che siamo proprio nel regno delle ostriche …slurp.
Il track su carta raster fino a Auray
La carta un po' spiegazzata d' insieme del Morbihan o mare interno
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