Da Port Ellen a Druimyeon Bay
12 Maggio 2023
55 41.4690 N 005 43.4479 W
By Angelo
6 chilometri di andata in taxi e 6 chilometri di ritorno a piedi per andare a visitare la distilleria di single malt di Ardbeg, e ne valeva davvero la pena.
La guida che ci faceva il tour attraverso storia e realta´della distilleria girava con uno zainetto con tre diverse bottiglie di single malt wiskey, ogni tanto si fermava e mesceva abbondantemente nei bicchieri che ci aveva regalato all´ínizio del tour.
Noi dopo il primo ci siamo fermati, alle 10.30 a stomaco vuoto mica tanto bello, ma gli altri 9 partecipanti al tour quasi tutti nordici, Olanda, Germania , Canada , ci davano dentro e non hanno perso neanche un refilling.
Il ritorno una bellissima passeggiata lungo la ciclabile/pedonale fatta apposta per fare le visite alle tre grandi distillerie, passando per diversi boschi in una giornata di sole con cielo limpido.
La mattina del 12 ci alziamo per tempo per partire a destinazione l´ísola di Gigha, guardiamo fuori e una nebbia che si taglia con la motosega, il vicino scozzese ci assicura che sono solo zone a chiazze e si alzera´a breve.
Va beh decidiamo di partire con prudenza, appena partiti ci rendiamo conto che il vicino ne sapeva meno di noi , altro che a chiazze cé´un muro che non si vede a 20 metri.
Piano piano ci dirigiamo verso la strettoia per uscire dalla baia e naturalmente via AIS vediamo il traghetto Finlangg che sta arrivando di gran carriera, ci dirigiamo verso la baia per dargli spazio per entrare.
Lui per sicurezza e per avvisare gli eventuali senza AIS attacca le trombe , ma non a impulsi le attacca e le lascia attaccate, dopo un po´ci tremano le budelle dalle vibrazioni.
Passa a circa 50 metri , ma non riusciamo a vederlo dalla nebbia.
Decidiamo comunque di andare , piano piano con AIS e il nostro radar dell´eta´del Giurassico accesi , usciamo in mare aperto, per fortuna dopo una mezzoretta il sole la vince e la nebbia piano piano si dirada.
Arriviamo nella parte est dell´isola di Gigha, c´e´una prima baia piu´frequentata con un treno di gavitelli a pagamento 15 sterline a notte, con ristorante a terra ecc.. Non fa´per noi.
Affollata , quasi tutti i gavitelli occupati, la sfiliamo e ci dirigiamo ad una baia di un paio di miglia piu´ a nord , deserta e bellissima e senza gavitelli, e´ proprio vero che la gente va´dove c´e´ la gente.
Si entra attraverso un reef, ma poi tutto libero, ci ancoriamo in 5 metri , l´ancora prende subito, o c´e´una roccia o un buon fondo sabbioso, scopriremo la mattina con una zollaccia di sabbione sull´ancora che era un buon fondo.
Qua´mettiamo sempre il grippiale, perche´in diverse baie, troppe, ci sono insediamenti di salmonere, e quando le spostano tolgono il materiale superficiale , ma sotto rimane non si sa´bene cosa, quindi meglio con il grippiale, come boetta usiamo il bidone vuoto del detersivo cosi´che puo´sembrare una nassa e nessuno gli viene voglia di prenderlo a mo´di gavitello.
Il 13 decidiamo di andarci a ficcare dentro al fiordo di West Tarbet, naturalmente lo abbiamo studiato attentamente e il fatto che l´ultima parte non e´cartografato ci indica che di sicuro non troveremo affollamento.
Il portolano dichiara che in questa stagione e´raro trovare nebbia, per la seconda mattina consecutiva fuori un nebbione dei giorni antichi della Pianura Padana, accendiamo tutto l´ambaramba´elettronico e piano piano ci dirigiamo verso l´entrata del fiordo.
Circa 6 miglia per arrivare all´entrata e poi 8 per arrivare al fondo, arriviamo all´ingresso ancora con la nebbia pesante e vediamo in uscita ancora il traghetto Finlangg, che palle sto traghetto, sembra che sia onnipresente, decidiamo di dargli acqua e ci spostiamo dall´uscita per farlo passare, al solito attacca le trombe alla non c' é domani, penso che il comandante si sogna questi momenti per traumatizzare i vari velisti intorno.
Esce e noi ci infiliamo, dopo una mezzoretta il fiordo si illumina dal sole e la visibilita´ torna normale.
E´un fiordo stretto e tortuoso, Antonella sta´di guardia fuori, io sotto con PC con OpenCpn da una parte, tablet Navionics dall´altra e radar acceso con anche il fondo, guido la barca via comando wireless, senza vedere assolutamente cosa succeda fuori, Antonella e´ i miei occhi nella realta´.
Passiamo l´attracco del traghetto, e di li´ in poi la faccenda si fa´dura, non ci sono piu´mede laterali ad indicare il percorso tra bassi fondali e scogli, siamo in bassa marea cosi´se ci areniamo basta aspettare, e in piu ´i vari scoglietti appaiono.
Dall´attracco del traghetto alla fine del fiordo ci sono ancora 3 miglia nell´ignoto, proprio in fondo ci dovrebbe essere un molo per i pescatori che naturalmente non hanno bisogno di mede laterali per trovare la via di casa.
Poti poti procediamo a biscia, arriviamo al piccolo molo con due pescherecci attraccati, passiamo il molo e decidiamo che piu´ in la´di li´non si puo´ andare, caliamo l´ancora in 3 metri scarsi di fondo e alla ruota riusciamo a girare stretti con il molo e non sbatterci contro, in giro nessuno, un posto davvero semiabbandonato.
La giornata si e´ fatta bellissima, mettiamo giu´il dinghy a remi, siamo nenache a 50 metri dalla riva, troviamo uno spiazzetto dove approdare, ci arrampichiamo sul molo e gambe in spalla in un miglio e mezzo siamo in paese a Tarbert.
Tarbert che e´il paese nel fiordo opposto cioe´East Loch Tarbert, dove cé´il porticciolo e un marina, ma noi preferiamo starcene all´ancora per i fatti nostri.
Giretto, troviamo l´unico pub del paese, una bella pinta di lager seduti sulla panchina di fronte al porto, che piacere.
Pensavamo di rimanere li´all´ancora per un paio di giorni per far passare il brutto NW in arrivo, ma ci rendiamo conto che con il NW ruoteremmo e ci troveremmo a 30 metri dalla riva, siamo quasi sicuri che il fondo sia fangoso e ultra sicuro, ma trovarsi a 30 metri dalla riva con raffiche a 30 e passa nodi non e' proprio una bella idea.
Il 14 decidiamo di muoverci e tornare sull´isola di Gigha, rifacciamo il Loch in senso inverso tra groppi con pioggia, poca visibilita´e dare ancora la precedenza al traghetto Finlangg , questa volta niente wireless , ma Antonella al timone sotto scrosci di pioggia e vento freddo: e´ la mia eroina, non molla mai al timone.
Arriviamo ad est dell´isola di Gigha, pensavamo di riancorarci a Druimyeon, poi visto che il vento non era terribile, una ventina di nodi, decidiamo di proseguire a vela verso l´isola di Islay.
Passiamo l´isola di Cara e entriamo nell´aperto perdendo il ridosso, proseguiamo con randa piena e genoa 150% per poter stringere di bolina dura, ma vediamo l´apparente salire e siamo costretti a ridurre il genoa a fiocco, ma avvolgendo la vela diventa meno performante e perdiamo la rotta per Port Ellen, continuiamo a tenere randa piena per non perdere potenza sulle onde, ma dovremmo ridurre anche lei.
Niente male, faremo qualche bordo, ma il meteo non e´della nostra stessa idea e continua a rinforzare fino a forza 6 e il mare ci va´dietro, non ce n'e´, fare altre 14 miglia in queste condizioni con in piu´la marea che non ci aiuta molto provenendo dal lato di dritta.
Giriamo la barca e torniamo in protezione nella parte est dell´isola di Gigha, e riandiamo a prendere l´ ancoraggio nella solitaria baia di Druimyeon, mentre nella baia prima "della gente va´dove va´ la gente e´ormai piena ballonata perche´si sono riparati tutti li´.
La "nostra" baia, deserta con oltretutto una miglior protezione dal vento di NW, misteri dell´umanita' o forse la paura di essere soli e soletti all´ancora? Per fortuna che c´e´questa paura atavica di molti velisti, cosi´noi ci possiamo godere le baiette vuote solo per noi.
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