12 maggio 2021
Partiamo con poco vento , ci si aspetta il SW non troppo forte che con rotta 41 T ci metterebbe su un andatura di poppa/gran lasco.
Andiamo un paio di ore di motore poi arriva il vento aspettato, poppa piena ,su Stranizza randa e genoa non vanno d’accordo in poppa piena , a meno di non andare a farfalla con genoa tangonato .
Decidiamo di ammainare randa e di andare solo con genoa al 150% , e’ la giusta occasione per testare il nuovo (usato comprato dal vicino di barca) whisker pole telescopico.
Nel frattempo il vento rinforza e quando devo sfilare il whisker pole non me la sento di estrarlo completamente …non vorrei romperlo alla prima uscita. Abbiamo la base del genoa di 5.9 metri , una J di 3.9 e un possibile angolo di uscita del tangone dall’albero di circa 45 gradi dato dalle sartie corte a prua , sarebbe necessario un tangone da 7 metri per poter estendere completamente il genoa a 150% dovremmo aprire il whisker completamente a 6,60 e magari rullare un po’ il genoa.Sfilo invece solo a 5 metri , apriamo il genoa sulla sinistra ,arrotolo un po’ il genoa , ma sto cornuto di vento ruota e si posiziona anche lui a sinistra muovendosi al lasco/gran lasco.Non possiamo piu’ mantenere su il whisker pole perche’ dovremmo fare cambiare le mura al genoa.Far passare il tangone da sinistra a destra e’ un po’ un bordello, decidiamo che il test e’ finito e rimetto a posto il whisker pole , facciamo passare il genoa e andiamo come fulmini verso la Graziosa.
La Graziosa e’ una delle poche isole dell'arcipelago a noi ancora sconosciuta, sappiamo che non c’e’ nessun marina ma bisogna ormeggiarsi dove capita a Praia piccolo porticciolo di pescatori.
Arriviamo verso le 17 nella parte est della Graziosa , in teoria sottovento , in pratica sotto catabatico sforzato , l’entrata e’ un po’ da brivido si passa dal porto commerciale …praticamente solo un molo direzione sud-nord e poi bisogna girare ad angolo retto a sinistra per infilare la stretta entrata del porticciolo, naturalmente con i soliti 20 e passa nodi che di solito appaiono all’ormeggio.
Lo spazio e’ poco c’e’ un molo di cemento sulla sinistra in parte occupato dalla barca dei piloti , poi c’e’ un pontile galleggiante con finger occupati quasi interamente da piccoli barchini da pesca.Decidiamo di infilarci in un finger data la situazione vento e poi andare a chiedere ai pescatori, detto fatto , appena la barca e’ ferma e ormeggiata Antonella parte e va’ a chiedere alla cooperativa dei pescatori dove ci possiamo sistemare.Ci accorgiamo da noi che il pontile e’ quanto meno fatiscente e sta perdendo pezzi, Antonella torna e le hanno detto che non e’ proprio consigliato stare su quel pontile perche’ se viene un po’ piu’ di vento molla tutto e andiamo a finire tutti a scogli.L’unica altra alternativa e’ mettersi nel molo di cemento davanti alla barca pilota.Antonella mi aspetta sul molo , io mollo dal finger e ci mettiamo all’inglese all’alto molo , in piu’ dovremo giocare con un metro abbondante di marea .Abbiamo il vento al giardinetto di sinistra che ci spinge verso il molo, tiriamo fuori tutti i possibili parabordi , anche uno grosso che teniamo di riserva per situazioni del genere.Cime , cimette e cimone per cercare di fermare la barca dalla risacca, dobbiamo pero’ aspettare le 21 che andra’ in bassa per cazzare a ferro tutte le cime che naturalmente andranno in bando con l’alta marea, ma del resto non e’ che possiamo stare tutta la notte a regolare cime, gia’ fatto in Patagonia quando ormeggiati ad un molo altissimo con escursione di marea di 7,5 metri passammo tutta la notte a regolare le cime di continuo, fortuna volle che grazie alla cortesia dei pescatori argentini ci avevano regalato un secchio pieno di gamberoni freschi che cucinammo e passammo la notte mangiando gamberoni e aggiustando cime..
La prima notte all’ormeggio e’ problematica, un po’ per essere sicuri che le cime lavorino bene , una si taglia quasi immediatamente , riusciamo a proteggere le altre con delle cannette da elettricista rimaste in barca.Poi verso le tre , la cima di prua comincia ad andare sotto l’ancora e sollevandola fa’ un rumore terribile, vai fuori e fai scendere l’ancora da un lato in maniera che sia libera dalla cima, senza contare i tironi degli spring ecc…Altra notte regalata agli angeli.Naturalmente non abbiamo ne luce ne acqua nelle vicinanze.Rimaniamo al molo 3 giorni , con tutte le problematiche dello scendere dalla barca in bassa marea e risparmiare su acqua e luce, ma ne vale davvero la pena , capiamo perche l’isola si chiama Graziosa.
Antonella parlera’ poi della bellissima isola aggiungendo foto in un altro post.
16 maggio
Domenica mattina decidiamo di partire direzione isola di Tercera verso il marina di Angra do Heroismo.Sappiamo che le prime ore saranno con poco vento per poi piano piano aumentare fino a posizionarsi a SW che con rotta 127 T ce lo troveremo al traverso.Piu’ o meno secondo i piani , a parte che il vento ruota in direzioni strane, poi un paio di ore prima dell’arrivo arriva il SW, 24/25 nodi con raffiche a 32 , una mano alla randa e fiocco e pedaliamo , Antonella al timone perche’ naturalmente il mare e’ cresciuto ad un paio di metri con frangenti che sconquassano la barca e l’autopilota non ne e’ molto contento.Stiamo una decina di gradi piu’ scostati da costa relativamente alla rotta originale, il vento e il mare ci spingono verso costa e vogliamo avere spazio di manovra in caso qualcosa non funzioni.Pedaliamo a piu’ di 6 nodi, arrivati a circa ad un miglio e mezzo dal monte Brasile, che dovremmo aggirare per poi entrare nel marina, decido che visto l’ennesimo aumento di vento e mare di rollare completamente il genoa ed arrivare con solo randa.
Comincio a rollare ed e’ incastrato, la vela comincia a sbatacchiare sulla sinistra con un rumore incredibile, mi lego e vado a estrema prua per capire che cosa sia successo.
La cima dell’avvolgifiocco si e’ incastrata una spira sotto l’altra, provo a disincagliarla , ma non e’ possibile e’ cosi’ tirata che non ne vuole sapere.
Mi devo inventare qualcosa, istintivamente mi verrebbe da ammainare randa e a motore mettermi in un andatura piu’ comoda per lavorare, ma cancello subito l’opzione, dovro’ trafficare con scotte e cime e non vorrei avere problemi con l’elica. Decidiamo di prendere la seconda mano e di mantenere la rotta al traverso, di poppa non si puo’ perche’ andremmo a terra, di bolina con sto mare peggio che peggio, quindi con la seconda mano proseguiamo piu’ lentamente per avere tempo di strolgare qualcosa. Rivado ad estrema prua , e stavolta un frangente mi arriva addosso , ho solo la giacca della cerata e dei pantaloni normali, in un attimo sono completamente zuppo.
Vista l’impossibilita’ di rilasciare le spire dell’avvolgifiocco l’unica alternativa e’ cercare di avvolgere la vela rimasta fuori facendo ruotare la vela attorno al profilo, facile a dirsi , ma con 24 nodi non cosi’ semplice.
Provo a prendere il punto di scotta per avvolgere la vela, ma non ce ne e’ dopo un paio di tentativi che a momenti mi fanno volare fuoribordo, decido un'altra tattica. Per fortuna Antonella mantiene rotta costante, ma anche cosi’ a prua e’ davvero complicato rimanere in piedi. Riesco a rimuovere la scotta di dritta dal genoa , poi sfilo la scotta di sinistra dal winch e me la porto a prua. Faccio passare la scotta davanti al profilo, poi tirando come un matto la scotta mi dirigo verso l’albero e piano piano con una fatica della madonna riesco a far passare il genoa, ripeto questo sistema 4,5 volte finche’ la vela e’ tutta avvolta , sono letteralmente stremato, zuppo come un pulcino, ma non c’e’’ tempo di riposarsi , siamo quasi alla svolta del monte Brasile e dobbiamo prepararci ad entrare al marina di Angra. Sappiamo che dobbiamo andare al pontile G , in qualche finger , ma non sappiamo se a dritta o a sinistra, quindi dobbiamo preparare tutto doppio, 3 parabordi a sinistra , 3 a destra, due cime a prua e due a poppa.
Entriamo e prendiamo il finger sotto vento, in un attimo siamo all’ormeggio….uffff, anche stavolta e’ andata. Tra il bagno inaspettato e la sudata sono completamente zuppo, le docce hanno gia’ chiuso mezzora fa’, l’unica alternativa suggerita da Antonella e’ doccetta fuori a poppa con acqua calda, sono titubante per il vento , ma poi mi decido ed e’ una delizia.
Mangiamo alla “antipasto” , del buonissimo formaggio locale con aglio e prezzemolo, prosciutto crudo , pizza che avevo fatto prima della partenza, olive, maionese e due birre.Sono ormai le 20 , finalmente siamo tranquilli in un bel finger che segue la marea , ce ne possiamo finalmente andare a letto e riposarci per nuove avventure, senza doverci preoccupare delle varie cime di ormeggio.
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