Da Cherbourg a Saint Vaast La Hogue 28 NM
21 giugno 2024
49 33 24.301 N 001 16 21.894 W
Cherbourg è un
punto di arrivo e di transito di moltissime barche, di chi va’ a est, di chi va'
a ovest e da nord a sud e viceversa.
In piú uno dei
pochi porti del nord della Francia sulla Manica, accessibile in ogni tempo e senza limitazioni per
le maree, questo ne fa’ un marina super affollato, da cui si ha voglia di
uscirne il prima possibile.
Aspettando il
cambio di direzione di vento per poter andare verso est, ci facciamo un giro
con una barca locale (L' Adèle) per l’immenso porto e ci facciamo una camminata di 10 km
tra andata e ritorno per andare a visitare il fortino museo in cima alla
collina sopra Cherbourg.
Finalmente il 21
ci da’ un vento da ovest per spostarci nella giusta direzione, vorremmo
partire verso le 15:00 con la stanca di marea per estricarci da questi spazi sempre
piú stretti nei canali tra i pontili dei marina, ormai sembra che costruiscano i
pontili basandosi sul fatto che ormai tutti hanno il bow trust ( elica di prua), ma per gli old
fashion come noi si fa’ sempre piú dura.
Abbiamo il vento
di prua ancora non troppo forte, ma dobbiamo considerare che appena usciti in
retromarcia e ruotata la barca per uscire dal canale, il vento tenderà ad abbatterci
la prua con il serio rischio di finire addosso alle barche sottovento.
Mancano due ore
alla stanca, ma la previsione da’ vento in aumento e ne vediamo già gli
effetti. Prendiamo la decisione di prediligere il vento contro la marea
entrante, qualcosa dobbiamo pur scegliere.
Marea entrante
vuol dire che per altre due ore andando verso est avremo la corrente contro,
oltretutto alle sizigie, su randa e genoa e riusciamo a male appena a spuntare
1.9 nodi anche se il vento spinge gagliardo.
Finalmente le due
ore passano e cominciamo a pedalare, per arrivare al capo Point de Barfleur con corrente e vento nella stessa direzione, perché al capo c’è un'altra
Race chiamata Raz de Barfleur, e dopo l’ultima esperienza non vorremmo finirci
dentro.
Arriviamo a Saint
Vaast ed è presto, il gate è ancora chiuso, ma vista la situazione meteo e il
fatto che la penisola del Cotentin ci ridossa, decidiamo di andarcene all’ancora
il piú vicino possibile alla spiaggia, anche se sarà poi mooolto distante per i
fondali bassi e dal fatto che vicino a riva a perdita d’occhio è pieno di
culture di ostriche.
Per non rischiare
di finire in un ostricaio, alla fine mettiamo giú l’ancora in 6 metri che
diventeranno 2.4 in bassa. Siamo al riparo dal mare, ma non dal vento che
continua a soffiare arzillo sui 24 nodi.
In barca non si
sta’ male, ma la notte non riusciremo a dormire molto bene per via delle forze
in gioco, la corrente che spinge in qua e in là e il vento che anche lui
vuole la sua parte, alla fine si sente la barca che cerca di trovare un
equilibrio ma non ci riesce e noi continueremo a sentire rumori contrastanti
che non ci faranno proprio rilassare.
Da Saint Vaast a
Ouistreham 45 NM
22 giugno 2024
49 16 33.590 N 000 14 53.058 W
Decidiamo di
partire presto, sulle 07:30, per seguire la corrente e farci aiutare dal vento
che anche se debole spira da ovest.
Penso alla pompa
dell’acqua salata , ma non è tantissimo che ho montato quella nuova, decido di
partire dalla presa a mare, levo il tubo dal portagomma, apro la valvola e non
viene fuori neppure una goccia.
Provo con un fil
di ferro, ma avendo le Randex a 90 gradi non è possibile fare nulla.
Due possibilità,
immergersi e da sotto andare a liberare l’impedimento, ma non è che mi sento
molto a mio agio a immergermi con ste correnti, oppure smontare la valvola e
liberare con un ferro.
Decido per la
seconda e di tenere la prima, proprio se non ci si riesce da dentro.
Svito la valvola e non serve neppure mettere il cono di legno, perché è completamente otturato.
Vado dentro alla
presa a mare con un lungo cacciavite e riesco a fare uscire un filo di un' alga
terribile, penso siano sargassi ma non ne sono sicuro, perché sono piú fini, mi sembra di non averla
mai vista prima.
Comincio a tirare l’alga e piano piano ne tiro fuori una quantità industriale finché la presa
a mare è libera e l’acqua entra copiosa, inserisco il cuneo e preparo per
riavvitare la valvola mettendo un po’ di teflon e un po’ di silicone nel
filetto.
La giornata sarà
lunga, inizialmente con un po’ di vento alle portanti che gradualmente sparirà e ci aiuteremo con il motore.
Anche se la giornata è un po’
noiosa, stiamo però ripercorrendo le 5 spiagge del D-Day, partendo da Utah e Omaha beach prese
dagli americani per poter raggiungere e conquistare il piú presto possibile il
porto di Cherbourg e poter continuare a muovere materiali e uomini dall’Inghilterra
alla Francia.
In giro, in mare intorno a noi, ci sono
enormi isole dello stesso tipo di alga di quella estratta dalla presa motore e
non è sempre possibile evitarle, finché ne becchiamo una e si sente un
contraccolpo come se si fossero avvolte nell’elica e la velocità cala.
Siamo quasi
arrivati, e decidiamo di continuare ad andare avanti cosí, una volta all’ormeggio
decideremo il da farsi.
Entriamo nel
lunghissimo canale segnalato da boe laterali di Ouistreham, per entrare nel
fiume Orne c’è un lock, a dir la verita’ ce ne sono due, uno per il naviglio e
uno enorme per il commerciale.
Siamo in anticipo
di un' ora, ma c’è un pontile di attesa dove ci ormeggiamo, sopra di noi, la torre di
controllo, il semaforo rosso e un enorme tabellone digitale con l’orario di
apertura.
Dieci minuti
prima dell’orario altre tre barche si discostano dal pontile e si mettono in
attesa sulla dritta per lasciare spazio a chi uscirà dal lock. Noi e un'altra barca
di 45 piedi siamo i piú grandi, quindi una volta aperto il lock e usciti
quelli dal fiume, entriamo le due piú grandi mentre le altre due barchine ci si
mettono in andana una per ogni barca.
Anche se molto
grandi, i lock fanno sempre un effetto di potenza a vedere l’acqua scorrere
cosí e aumentare creando una gran corrente, in particolare all’apertura.
Antonella aveva
telefonato prima e ci avevano riservato un posticino al pontile B, tra un Ovni
345 come il nostro e un Boreal 44, insomma facciamo la famiglia di alluminio.
Il posto è
outstanding, tranquillo, con alti pioppi sulle rive, anatre e cigni che nuotano tranquilli, tutto calmo che non ci sembra vero, i fiumi hanno i loro
pregi.
Inizialmente
volevamo fermarci qua una notte e poi proseguire lungo il fiume fino alla
citta di Caen, ma visto un po’ le complicazioni del dover passare tre ponti
girevoli in un fiume abbastanza stretto dove quando c’è vento diventa davvero
complicato e in piú l’ormeggio a Caen è in un piccolo marina proprio al centro
della città con un rumore incredibile, decidiamo di rimanere qua una
settimana visti gli sconti che ci fanno e se avremo voglia di andare a Caen ci andremo via
bus.
Montiamo la GoPro e col mezzo marinaio andiamo a vedere la situazione dell’elica.
Praticamente non
si vedono neppure le pale dell’elica da tanta alga ci si è arrotolata intorno
e in piú anche il timone ne è pieno.
La visibilità
non è granchè essendo in un fiume, ma almeno non ci sono correnti, l’unico
problema è che sia a Gijon che in giro per la Francia non siamo riusciti a
farci caricare la bombola dell’aria e l’aria che c’è dentro risale al lontano
2019.
Va beh, mi infilo
la muta, tiro fuori dal gavone l’ambaradan per immersione, collego il
boccaglio al narghilè e provo a respirare l’aria vecchia di 5 anni, boh,
sembra un po’ acidula ma sembra respirabile, considerando che conto di non
rimanere sotto molto.
Eiasu è un amico
virtuale conosciuto attraverso il forum ADV, siamo in contatto via email o
whatsapp dal 2016 da quando cioè lui era andato con una comunità ad abitare
in Uruguay e noi arrivati in barca avevamo deciso di incontrarci.
Il problema è
che avevano scelto un posto in the middle of nowhere che per arrivarci
bisognava percorrere 26 chilometri di strada sterrata, che purtroppo essendo l’inverno
australe, non era proprio possibile percorrerla se non con qualche fuoristrada
a trazione integrale.
La vita da’
sempre una seconda possibilità a starci attenti. Col nostro vagare in barca siamo arrivati in
Normandia, nella parte nord della Francia e Eiasu già da qualche mese aveva
deciso di acquistare in UK un piccolo catamarano
Wharram da 26 piedi e in qualche maniera portarlo nella zona di Salerno dove
abita.
Dopo vari
messaggi e telefonate, alla fine ha preso la decisione, molto saggia secondo me,
di riportarlo in Italia navigando a motore il fiume Senna prima e Rodano poi ed arrivare
fino a Marsiglia, di lí rialberare e proseguire a vela fino a Salerno.
Il 25 giugno lui
e due amici attraversano la Manica e arrivano a Le Havre dove cominceranno l’avventura
di risalita dei canali francesi.
Noi siamo a circa
28 miglia da Le Havre, ma vuoi che non c’è vento, vuoi l’impazzimento di
rifare il lock, decidiamo di prendere due autobus e un tram ed andare a Le
Havre per incontrarci dopo tanti anni.
Li troviamo nel
pontile visitor, con il suo bel catamarano rosso molto anomalo da queste parti,
con grande emozione ci si incontra e grandi abbracci. È bello finalmente dare
un volto ad una persona dopo che ci si è parlati per tanto tempo.
Ci è piaciuta la sua modestia e la sua voglia di avventura e del suo essere nomade, una persona davvero speciale, spero che il suo viaggio sia indimenticabile, ma non troppo, nel senso che spero che sia solo l’inizio di una serie di viaggi che farà in futuro, e naturalmente tutti indimenticabili.
Cherbourg. Il porto interno e sullo sfondo in cima alla collina il forte de La Roule che ospita il Museo della Liberazione |
Cherbourg: il forte de La Roule |
Cherbourg: risalendo la collina si passa dall'accesso ai tunnel sotterranei che raggiungono il porto |
La Roule, il ponte levatoio all'ingresso |
La Roule, vista sul porto e la città. |
All'interno del museo, l'appello del Generale De Gaulle ai francesi dell'estate del 1940 invitandoli a unirsi alle Forze francesi libere. Manifesto affisso a Londra. |
La barca a motore Adèle che fa il giro del grande porto di Cherbourg. |
La cité de la mer |
Una parte del porto è zona militare. |
Uno dei tre forti sulla diga esterna della Grande Rade |
Un altro dei forti con una cittadella |
Verso Saint Vaast
Pointe Barfleur con il faro |
Le torri Vauban ( vedi Camaret sur Mer) sugli isolotti davanti a Saint Vaast |
L'alga che otturava la presa a mare del motore |
Ouistreham
Ouistreham, l'ingresso visto dal pontile di attesa |
La chiusa dal pontile di attesa |
Passata la chiusa, il ponte mobile si richiude |
Ouistreham, il municipio con le bandiere degli stati dello sbarco. Belgio, Canada, U.S.A. UK e Francia |
Ouistreham, la chiesa |
Lungo la spiaggia, una casa con il tetto tradizionale di paglia |
Ouistreham, la spiaggia a marea alta ( con la bassa marea si estende per un centinaio di metri ) a est dell'ingresso, si vede il faro alla fine del canale. |
Viaggio a Le Havre
Caen, la stazione degli autobus "NO MA D" dove abbiamo preso l'autobus per Le Havre. |
Dall'autobus in arrivo al Pont de Normandie che attraversa l'estuario della Senna |
Pont de Normandie |
La Senna |
Il lungomare di Le Havre verso il porto turistico |
Kitten, il catamarano di Eiasu in vista! |
La cucina spartana |
Ritorno a Ouistreham
Ouistreham, il fiume canale - costruito nel 1857 - che arriva fino a Caen. Sullo sfondo il marina e a sinistra la chiusa. |
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