28 febbraio 2019
Stanchi della sosta forzata in cantiere a Trinidad ,finalmente in acqua,una volta sistemate le vele decidiamo di muoverci verso nord
, le opzioni sono due , o si risalgono tutte o molte delle isole di
sopravento con gran fatica e dispendio di energie stringendo la
bolina a ferro e molte volte aiutarsi col motore. Per rivedere poi
isole gia’viste 4 anni fa’, o si fa’un dritto su San Martin con
andatura piu’larga dalla bolina larga al traverso .
Non abbiamo esitazioni, si va’per il
dritto.
Partiamo in mattinata dopo le pratiche
di uscita, la giornata e’bellissima, sole e un vento da 20/25 nodi
da est.Sappiamo che I primi due giorni saranno di assestamento, ma
questa volta sembrano piu’tosti del solito, forse complice il fatto
che sono ormai 5 mesi che non navighiamo e ci troviamo con forza 5/6
…piu’delle volte 6, al traverso con un maraccio con 2.5/3 metri
di onda , che non aiuta certo gli stomachini a sentirsi a proprio
agio.Onde importanti con frangenti, la barca sbatacchia da tutte le
parti finche’uno dei perni che sorregge la cucina basculante ci
molla e la cucina si accascia.Niente uso della cucina per I prossimi
4 giorni avendo la barca perennemente sbandata con falchetta in
acqua.
Partiamo con una mano alla randa e
genoa ridotto a fiocco, per un po’va’bene, ma presto diventa
troppo abbondante, finche ci arriva addosso un groppone con vento a
30 e passa nodi che affrontiamo con due mani alla randa e
trinchetta.Di seguito terremo sempre le due mani con trinchetta e
alla bisogna aggiungeremo parte del genoa, visto che la barca e’ un cutter. .
Arrivata la prima notte si fa’dura,
il fastidio si intensifica con la sparizione della visuale dell’
orizzonte, siamo in luna nuova e non si vede una cippa.
Decidiamo di buttarci sottocosta a
Grenada con una mezza idea di cambiare I piani e una volta superata
Grenada rifugiarci a Cariacu’per far contenti gli
stomachini.Risalendo la costa il vento rimane a tratti e il mare si
tranquillizza un po’, questo ci da’un po’di respiro.
L’alba ci trova a nord di Grenada ,
ma per raggiungere Cariacu’bisogna bolinare all’inverosimile
piu’motore…basta andare controvento, non se ne puo’piu’.Visto
il miglioramento fisico generale poggiamo decisi e riprendiamo la
rotta su San Martin.
Due giorni di passione , sempre con
banda sbandatissima e rollate a non finire senza contare I frangenti
che ci passavano sopra la testa, e’questa una rotta non molto
frequentata e comune, infatti lungo il tragitto incrociamo solo una
vecchia signora del mare a vela di 40 metri , anche lei due mani alla
randa e olimpico, due chiacchiere via VHF e via che si continua.
Al terzo giorno , come qulach ún altro
2000 anni fa’fece, resuscitiamo, in particolare io, Antonella
contrariamente ad altre volte e’sempre stata in gran forma, mentre
io mi mangiavo lo zenzero .
Arrivo previsto la mattina presto col
buio del 4 marzo nella baia di Marigot a San Martin parte francese,
e’una baia che si presta benissimo anche ad arrivo notturno, baia
immensa con fondali da 6/7 metri ovunque.
A circa 8 miglia dall’arrivo sentiamo
sul 16 una richiesta di soccorso/traino da parte di una barca a vela
di 27piedi americana, dopo poco risponde la Cross francese e comincia
a chiedere che tipo di problemi hanno a bordo.Vele a posto condizioni
delle due persone a bordo eccellenti, unico problema..il motore non
parte.Fuori ci sono 15/18 nodi di vento da est…una bellezza, quello
della Cross gli chiede per ben 5 volte se e’sicuro di richiedere un
traino con quelle condizioni ideali di vento, l’americano piu' incaponito che mai , fissato con sto traino.Parte il Pan Pan
della Cross …alle 3 di notte sig !! Noi nel frattempo passiamo a
circa 2 miglia dalla barca in questione , non ci sogniamo affatto di
rispondere non essendoci nessun pericolo per la vita ‘e il Cross
che sicuramente ci monitorava via AIS si guarda bene dal contattarci,
se lo avesse fatto ci saremmo rifiutati ribadendo che se I soldi del
traino li avessero spesi in un bel corso di vela sicuramente
avrebbero risparmiato.
Alle 4 arriviamo a Marigot, non si vede
una cippa avendo le luci di terra negli occhi, ci fanno da
riferimento le barche a vela all’ancora con AIS…sperando di
indivduare le altre all’ancora anche senza luci di ancora (pratica
molto comune ai Caraibi).Ci teniamo abbastanza fuori e in 7 metri di
acqua caliamo l’ancora, tutto bene c’e’vento ma non mare…una
delizia, finalmente possiamo mangiare qualcosa di caldo e fiondarci a
dormire.
5 marzo 2019
Ci si presenta un piccolo grande dilemma, dobbiamo scendere a terra per fare le pratiche , ma sopratutto per entrare nell'unico marina per poter riparare la cucina e aggiustare il fuoribordo che ha qualche serio problema al di la' delle mie possibilita' non avendo parti di ricambio adeguate.
Il problema e' come scendere a terra con 20/25 nodi di vento a remi su un barchino di 8 piedi in due persone a bordo.
Ci spostiamo di ancoraggio per metterci piu' sottovento possibile alla grande massicciata del marina, poi costruito un altro sedile temporaneo in legno per Antonella per distribuire i pesi piu' al centro possibile...si va'. Abagnale e fratello sarebbero rimasti stupiti della performance a remi.
Si va' all'ufficio del marina,non sanno dirci nulla perche' tutte le prenotazioni vanno fatte via internet.Scendiamo e andiamo al bar a gustarci un pan au chocolate con capuccino e usare il loro wi-fi.Facciamo la prenotazione, torniamo dall'harbour master che ora puo' accedere al piano prenotazioni sul pc..non ce' nulla, tutto pieno almeno per una settimana...acch danaz..malediz, peccato perche' Marigot paese e' proprio carino, purtroppo ci tocca passare nel girone infernale di Sint Marteen , la parte olandese.
Detto fatto , altra Abalagnata per tornare in barca, issiamo ancora e via che voliamo verso Sint Marteen.
Arriviamo a Simson Bay dove sgomitando troviamo un ancoraggio abbastanza fuori, un rollio da matti, non chiuderemo occhio tutta notte.Purtroppo e' ormai troppo tradi per entrare in laguna attraerso il ponte mobile, bisogna aspettare la mattina.
In teoria prima di entrare in Laguna bisognerebbe fare le pratiche di entrata e pagare il pedaggio del ponte...ma senza fuoribordo , non se ne parla proprio.
6 marzo 2019
alle 09:30 comincia l'inbound al ponte, già' dalle 9.10 noi siamo a girone a fare i cicling per prepararci all'entrata, bisogna essere pronti perché' non gli piace molto che si ritardi nel passaggio, per aprire il ponte devono bloccare la strada principale di Sint marteen creando file lunghissime di automobili.
Passiamo e ci ancoriamo nella gia' affollata laguna interna , riusciamo a battere sul filo di lana uno degli eterni condomarani all'ancoraggio fregandogli forse uno degli ultimi posticini in due metri di fondo.
Via sul dinghy e sfruttando i vari ridossi dei mostri di superyacht , arriviamo all'immigrazione e dogana.
Il problema di Sint marteen e dei vari marina e' che nessuno risponde mai al VHF, siamo cosi' costretti a ripartire a remi per raggiungere il piu' vicino marina .
Ci proviamo ...ma non c'e' ne e' , il vento incattivito si incanala e non riusciamo a procedere a remi, ci buttiamo a costa e ormeggiamo il dinghy in un pontoncino, di li' raggiungiamo a piedi Simson bay marina.
Hanno posto, alla"modica cifra" di 50 dollari al giorno LADRONES.Non abbiamo pero' molta scelta al momento.torniamo in barca e andiamo ad ormeggiare al marina.
Facciamo venire il meccanico Yamaha a prendere il fuoribordo...che purtroppo necessita di pezzi di ricambio dall'America, nel frattempo in una giornata campale, smontiamo la cucina e riusciamo a sostituire i perni con due bulloncini inox, aiutandoci di flessibile.
Su uno dei pontili Antonella incontra Francesco, conosciuto 4 anni fa' a Horta dove lui arrivava su una barca in trasferimento assieme a Roberto Ritossa, grandi festeggiamenti , anche se non possiamo nenache offrirgli un caffe' visto che la cucina e' tutta smontata in pozzetto.
Nel frattempo riusciamo a comprare dal solito supermarket dei cinesi una SIM e grazie a varie riviste cominciamo a telefonare ad altri marina per avere un prezzo migliore, visto che dovremo stare almeno un altra settimana in attesa dei pezzi.
Finalmente troviamo Blue Pearl Marina, proprio a poca distanza e praticamente attaccata alla Yamaha, cosa piu' interessante 25 dollari al giorno con wi-fi, acqua e luce a parte, ma ai Caraibi e' uguale dapertutto.
08 marzo 2019
check out da Simson Bay Marina e check in a Blue Pearl Marina, lo torviamo mezzo vuoto..ma capiamo subito il perche', fondo 1.7 mt , o cagamarano o deriva mobile.
per noi va' benissimo, e' un marina nuovo ancora in costruzione , ma tutto funzionante , ora attendiamo i pezzi di ricambio del fuoribordo nel frattempo i soliti 10500 lavoretti da fare.
BV A&A
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