domenica 29 marzo 2015

Un sogno realizzato

Un sogno realizzato
Barbuda, Low Bay

27 marzo 2015

Quando ai primi di novembre in cantiere a Trinidad, in un giornale di vela sui Caraibi, trovai l'articolo su Barbuda, mi sembrò un sogno.
Non vedevamo luoghi selvaggi e soprattutto incontaminati da tempo , l'acqua del mare era sempre scura e torbida e c'era sempre troppa "civiltà" in giro.
Eravamo ormai da un mese in secco in cantiere, con tutto il disagio che questo comporta - polvere, fatica, soldi che vanno come un fiume, vai e vieni dai negozi di attrezzatura, etc. etc.- in più non avevamo un'idea ne di quando saremmo tornati in acqua, né della geografia e della navigazione nei Caraibi, o meglio per essere più precisi nelle Piccole Antille faticando a distinguere tra Windward Islands e Leeward Islands.
L'idea che avevamo sempre avuto dei Caraibi - e per questo non erano nei nostri progetti - era di un luogo affollato e rovinato dal turismo e dai charter, cosa che è assolutamente vera per la maggior parte.
Vedere le foto con quei colori e quella spiaggia infinita e deserta, mi ha fatto sperare di arrivarci.
Ho tenuto le pagine dell'articolo piegate in mezzo al portolano, pensando "non si sa mai, intanto è lì".
Il problema di Barbuda è che è un luogo accessibile solo in certe condizioni meteo, non in tutte le stagioni perché è circondata da reef e bassi fondali non segnalati ed essendo sopravento alle altre isole bisogna andare contro vento e contro mare per raggiungerla. Un po' come Marie Galante.
Barbuda è si fuori dall' "autostrada dei Caraibi" perché è sopravento e il flusso delle barche a vela così come gli scali sul portolano sono sottovento per ripararsi dai venti prevalenti di NE, ma navigando sopravento alle isole con le giuste precauzioni, si scoprono luoghi selvaggi e affascinanti e poco frequentati.
Siamo così arrivati a Barbuda al traverso/ bolina larga, in 6 ore rispetto alle 7-8 previste con una media di 5 nodi.
Al contrario di molte altre isole è piatta e non si vede prima di 4 o 5 miglia.
Per gli approdi e ancoraggi non avevamo le idee chiare. Arrivando da Est in teoria avremmo potuto infilarci in mezzo ai reef, ma era troppo impegnativo e poco sicuro, le carte non erano affidabili e avremmo dovuto procedere a vista così abbiamo optato per Low Bay a 8 miglia più a Nord rispetto alla nostra posizione.
Una linea di terra dietro la quale si estende una laguna.
Quando ci siamo avvicinati non credevo ai miei occhi: un mare di un turchese intenso, delineato da miglia di spiaggia bianca e deserta con dune e arbusti, un 'unica piccola costruzione (il resort) , due barche all'ancora a una certa distanza. Ero dentro alla foto che avevo visto mesi prima: una sensazione indescrivibile.
L'ancora ha preso subito, ma presto ci siamo accorti che nonostante il colore l'acqua non è trasparente e quando si nuota sembra di nuotare in puro colore. Si rimane affascinati dalla luce e dai colori, in particolare dal colore del mare, dallo spazio e dalla natura.
Dietro la spiaggia, oltre la laguna che si attraversa con un water taxi, c'è Codrington, l'unico centro abitato dell'isola, ma noi non abbiamo nessuna voglia di andarci e preferiamo goderci le luunghe passeggiate sulla spiaggia e le nuotate.
Dopo l'assaggio di Green Island,questo è veramente un posto dove riposarsi e ci siamo arrivati grazie al fatto che abbiamo tempo davanti. Valeva la pena di venire ai Caraibi anche solo per questo.

Antonella

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