Un sogno realizzato
Barbuda, Low Bay
27 marzo 2015
Quando ai primi di novembre in cantiere a Trinidad, in un giornale di vela sui Caraibi, trovai l'articolo su Barbuda, mi sembrò un sogno.
Non vedevamo luoghi selvaggi e soprattutto incontaminati da tempo , l'acqua del mare era sempre scura e torbida e c'era sempre troppa "civiltà" in giro.
Eravamo ormai da un mese in secco in cantiere, con tutto il disagio che questo comporta - polvere, fatica, soldi che vanno come un fiume, vai e vieni dai negozi di attrezzatura, etc. etc.- in più non avevamo un'idea ne di quando saremmo tornati in acqua, né della geografia e della navigazione nei Caraibi, o meglio per essere più precisi nelle Piccole Antille faticando a distinguere tra Windward Islands e Leeward Islands.
L'idea che avevamo sempre avuto dei Caraibi - e per questo non erano nei nostri progetti - era di un luogo affollato e rovinato dal turismo e dai charter, cosa che è assolutamente vera per la maggior parte.
Vedere le foto con quei colori e quella spiaggia infinita e deserta, mi ha fatto sperare di arrivarci.
Ho tenuto le pagine dell'articolo piegate in mezzo al portolano, pensando "non si sa mai, intanto è lì".
Il problema di Barbuda è che è un luogo accessibile solo in certe condizioni meteo, non in tutte le stagioni perché è circondata da reef e bassi fondali non segnalati ed essendo sopravento alle altre isole bisogna andare contro vento e contro mare per raggiungerla. Un po' come Marie Galante.
Barbuda è si fuori dall' "autostrada dei Caraibi" perché è sopravento e il flusso delle barche a vela così come gli scali sul portolano sono sottovento per ripararsi dai venti prevalenti di NE, ma navigando sopravento alle isole con le giuste precauzioni, si scoprono luoghi selvaggi e affascinanti e poco frequentati.
Siamo così arrivati a Barbuda al traverso/ bolina larga, in 6 ore rispetto alle 7-8 previste con una media di 5 nodi.
Al contrario di molte altre isole è piatta e non si vede prima di 4 o 5 miglia.
Per gli approdi e ancoraggi non avevamo le idee chiare. Arrivando da Est in teoria avremmo potuto infilarci in mezzo ai reef, ma era troppo impegnativo e poco sicuro, le carte non erano affidabili e avremmo dovuto procedere a vista così abbiamo optato per Low Bay a 8 miglia più a Nord rispetto alla nostra posizione.
Una linea di terra dietro la quale si estende una laguna.
Quando ci siamo avvicinati non credevo ai miei occhi: un mare di un turchese intenso, delineato da miglia di spiaggia bianca e deserta con dune e arbusti, un 'unica piccola costruzione (il resort) , due barche all'ancora a una certa distanza. Ero dentro alla foto che avevo visto mesi prima: una sensazione indescrivibile.
L'ancora ha preso subito, ma presto ci siamo accorti che nonostante il colore l'acqua non è trasparente e quando si nuota sembra di nuotare in puro colore. Si rimane affascinati dalla luce e dai colori, in particolare dal colore del mare, dallo spazio e dalla natura.
Dietro la spiaggia, oltre la laguna che si attraversa con un water taxi, c'è Codrington, l'unico centro abitato dell'isola, ma noi non abbiamo nessuna voglia di andarci e preferiamo goderci le luunghe passeggiate sulla spiaggia e le nuotate.
Dopo l'assaggio di Green Island,questo è veramente un posto dove riposarsi e ci siamo arrivati grazie al fatto che abbiamo tempo davanti. Valeva la pena di venire ai Caraibi anche solo per questo.
Antonella
ciao Anto! Sono felice per te!! Che paradiso.....
RispondiEliminaciao, in effetti lo è..... a breve le foto :)
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