16-febbraio-15
Saint Pierre Martinique
Un anno fa circa vedevamo il
carnevale di Sciacca in Sicilia, oggi vediamo il carnevale di Saint Pierre in
Martinique.
Quello italiano, fatto di enormi carri con scene di politica o altro, con pupazzoni che si muovevano con intricati meccanismi …musica a ripetizione con casse acustiche enormi a ripetere sempre lo stesso motivo fino a che penetrato il cervello, dopo mesi veniva ancora da canticchiarlo.
Bello, ma poca partecipazione dalla gente. Tutti fondamentalmente spettatori, pochi i mascherati ...qualche bimbo ma pochi gli adulti.
Il carnevale a Saint Pierre se pur un piccolo paesino di 5000 abitanti è molto vivo e sentito, non ci sono complicati e costosissimi carri, ma casse portate in giro su carrelli del supermercato, travestimenti di tutti i tipi e tutte le persone, ci sono 5-6 associazioni che si inventano un tema e poi lo rappresentano, chi con balli chi con pupazzi, tutti fatti con materiali di risulta, la musica tutta dal vivo, tamburi fatti con i bidoni, campane da mucca, canne di bambu’ forate e...un ritmo forsennato ...sempre, mai che mollano, salta fuori il sangue africano anche se sono creoli.
Da un senso di casereccio e familiare, ma è bello vederne la partecipazione globale, e sentire le gambe e il cuore che si muovono all’unisono con la musica.
Quello italiano, fatto di enormi carri con scene di politica o altro, con pupazzoni che si muovevano con intricati meccanismi …musica a ripetizione con casse acustiche enormi a ripetere sempre lo stesso motivo fino a che penetrato il cervello, dopo mesi veniva ancora da canticchiarlo.
Bello, ma poca partecipazione dalla gente. Tutti fondamentalmente spettatori, pochi i mascherati ...qualche bimbo ma pochi gli adulti.
Il carnevale a Saint Pierre se pur un piccolo paesino di 5000 abitanti è molto vivo e sentito, non ci sono complicati e costosissimi carri, ma casse portate in giro su carrelli del supermercato, travestimenti di tutti i tipi e tutte le persone, ci sono 5-6 associazioni che si inventano un tema e poi lo rappresentano, chi con balli chi con pupazzi, tutti fatti con materiali di risulta, la musica tutta dal vivo, tamburi fatti con i bidoni, campane da mucca, canne di bambu’ forate e...un ritmo forsennato ...sempre, mai che mollano, salta fuori il sangue africano anche se sono creoli.
Da un senso di casereccio e familiare, ma è bello vederne la partecipazione globale, e sentire le gambe e il cuore che si muovono all’unisono con la musica.
Per noi lo scandire del tempo, un
anno è passato (il 24 febbraio) sembra volato, poi ci voltiamo indietro e ci
rendiamo conto che in un anno ne abbiamo fatte di miglia, forse troppe, tutti
quelli che incontriamo ci dicono che ci muoviamo troppo veloci...in parte è
vero, in parte è il nostro ritmo.
Ultimamente - forse dato dal fatto che non abbiamo scadenze troppo strette- abbiamo cominciato però a rallentare ...fino a stare una settimana nello stesso posto, vero record per noi che dopo un giorno e mezzo già pensavamo di ripartire; forse ci stiamo piano piano abituando al ritmo e al respiro del mondo.
Ultimamente - forse dato dal fatto che non abbiamo scadenze troppo strette- abbiamo cominciato però a rallentare ...fino a stare una settimana nello stesso posto, vero record per noi che dopo un giorno e mezzo già pensavamo di ripartire; forse ci stiamo piano piano abituando al ritmo e al respiro del mondo.
Ieri per la prima volta da quando
siamo ai Caraibi abbiamo visto in contemporanea il famoso raggio verde al
tramonto, “ora possiamo vedere nel cuore delle persone che amiamo”. Eravamo a
berci una birretta a bordo di Soleado degli italiani pendolari dei Caraibi
incontrai a Trinidad e poi rivisti lungo questa lunga autostrada dei Caraibi, e
ci siamo accorti all’ultimo momento che il sole stava tramontando , io
Antonella e Marzia abbiamo fatto tempo a vedere la piccola lunetta verde,
Cesare e la moglie Anna non lo hanno visto. Onestamente cominciavo a credere
che non esistesse, poi a vederlo ci si rimane di stucco.
Oggi visita alla distilleria di
rhum, sveglia presto per la lunga camminata al fresco, arriviamo alla
distilleria dopo una bella sgroppata, sembra di essere a Versailles, un entrata
principesca prati rasati al millimetro, passeggiata segnalata tra i macchinari
della distilleria, se quella di Grenada era ancora come funzionava nel 1700, qui si assaggia la tecnologia,
mantengono ancora le grandi coltivazioni di canna da zucchero, però lo sfalcio
viene fatto da moderne mietitrebbie che riempiono al volo autotreni che poi
scaricano direttamente alla distilleria, di li’ il ciclo è sempre lo stesso, passaggio
attraverso strette lame per triturare bene la canna e farne uscire il succo che
viene raccolto fermentato e poi distillato, il tutto seguito però da moderni
computer, tutto è automizzato, in cima alle alte taniche di rame di
fermentazione è incassato un piccolo laboratorio dove un chimico segue passo
passo la fermentazione. Una volta distillato viene stivato in taniche inox il
rum bianco di veloce consumo, mentre quello da invecchiamento viene stivato
dentro botti di rovere e stivato in fresche cantine.
È stato bello vedere due diverse maniere di fare il rum.
È stato bello vedere due diverse maniere di fare il rum.
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