Malta, Tigne Point, 24 febbraio 2014, ore 06.00
24 febbraio 2018
A febbraio di 4
anni fa’, 2014, alle 6 di mattina a bordo di Stranizza , Antonella e io
uscivamo all’ alba da Tigne Point per
dirigerci verso un grande progetto…la Patagonia.
Avevamo
esperienza velica un po’ generica del Mediterraneo , ma nulla dell’ oceano.
Avevamo studiato
molto sui testi e sui vari blog...ma una cosa e’ il virtuale e un altra la
realta’.
Siamo partiti
nella stagione sbagliata per il Med...ma anche per l’ oceano, ma la voglia di
partire era davvero tanta.
Anche
tecnicamente eravamo molto distanti dall’ essere a posto.
Il timone a vento
lo finimmo di montare alle Baleari...con poco tempo e poca cognizione del funzionamento, tante’ che lo utilizzamo poi
poco per l’ impossibilita’ di calibrarlo e bilanciare la barca,tanti problemi vari con la barca ...troppo lunghi da
menzionare in questo post.
Fino alle
Canarie...a parte l’ essere usciti da Gibilterra con l’ ovest che ci costrinse
a stringere sulla costa marocchina e a
fare lo zig zag tra le reti derivanti...ando’ abbastanza bene con l’ arrivo
alla Graciosa.
Anche la tratta
Canarie Capo Verde pur con gli alisei in rallentamento in 9 giorni atterrammo a
Mindelo con 45 nodi di sabbia e polvere sul naso...ma atterrammo.
Da Capo Verde in
poi comincia la penalita’ del fuori stagione, il vento ..non c’e’.
Il gasolio non e’
moltissimo, i tre quarti della cambusa fatta a Mindelo finisce in acqua per la
pessima qualita’ dei prodotti , l’ ombra
creata dall’ arcipelago di Capo Verde riguardo al vento e’ molto piu’ estesa di
quello che pensavamo e...ancora il vento e’debole.
Passato l’
equatore decidiamo di atterrare a Cabedelo nel nord est del Brasile, di fatto
sara’ la notra traversata piu’ lunga in assoluto...l’ inesperienza si fa’
sentire, 23 giorni per appena 1600 miglia.
E’ giugno e siamo
nella stagione piu’ che sbagliata per scendere verso sud, con l’ inverno
australe gli alisei del sud rinforzano e si dispongono piu’ da SE.
Altri navigatori
a Cabedelo ci dicono di lasciar perdere e aspetare tempi piu’ propizi, ma noi
siamo infoiati e teniamo duro.
Risultato
facciamo piu’ di 600 miglia di bolina durissima contro gli alisei del SE in
piena forza, sotto temporali e pioggia a catinelle.
Arriviamo a
Salvador de Baja e “enough is enough” , siamo stremati e la barca soffre come
se non piu’ di noi.
Incontriamo una
barca in alluminio di francesi diretti verso il grande sud , facciamo amicizia
e ci rendiamo conto che ...grazie al nostro entusiasmo siamo riusciti ad
arrivare fino a qui’, ma vedendo quello che ci manca in barca, penso che non
riusciremmo a sopravvivere nelle alte latitudini.
E’ una
considerazione dura, considerando che in Brarsile e’ molto difficile fare dei
lavori alla barca e importare materiali e’ pressapoco impossibile.
Ci cala un velo
nero sulla testa, il nostro progetto sembra sciogliersi al sole come
ghiaccio...siamo depressi.
Ci prendiamo una
pausa di riflessione a Itaparica con una diversione a Magarugipe, dove
decidiamo di fare ground zero e non aver paura di ammettere i nostri errori e
riparite con slancio...anche se potra’ sembrare una follia...fare un loop
completo dell’ Atlantico per poi riapprodare in Brasile.
Risalire il
Brasile e via Guaiana Francese arrivare a Trinidad, ultima isola a sud delle
Piccole Antille, fuori dalla cintura degli uragani e molto attrezzata con
cantieri nautici e chandlery che possono importare da tutto il mondo senza
problemi.
Tiriamo fuori il
nuovo genoa dal gavone e puntando la prua a nord cominciamo la risalita.
Dopo tre mesi in
secco a Trinidad facendo tutti gli upgrade necessari, risaliamo le Piccole
Antille e da Antigua facciamo la traversata Antigua Azzorre, 2300 miglia in 23
giorni...molto meglio.
Di li’ poi
ridiscendiamo a Madera, ancora Canarie e poi saltando a pie’ pari Capo verde
riatterriamo a Salvador de Baja , 3000 miglia in 29 giorni...mica male per un
34 piedi sovraccarico.
Ora si comincia a
scendere verso il sud, facendo numerose tappe in Brasile, in Uruguay e molte
tappe (cosa non comune) in Patagonia Argentina...spazzolati dal vento che di
piu’ non si puo’.
A Dicembre 2016
siamo a Puerto Williams in Terra del Fuego, non contenti risaliamo il Chile
verso nord attraverso i canali...esperienza intensa ma bellissima, arrivati a Puerto Montt si decide
di rigoderci questo bellissimo Cile e torniamo verso sud ...questa volta con il
vento a favore.
Ripassiamo da
Puerto Williams dove spendiamo il secondo Natale con gli altri velisti e ripartiamo
per una meta non proprio usuale...le Falkland Island.
Chi ci e’ stato
ci avvisa dei venti forti e temibili, non a caso intorno alle isole giaciono
piu’ di 300 relitti...e’ un grande challenger...ma le Falkland ci attirano come
un magnete.
Rifacciamo per la
seconda volta il temibile Stretto di Le Maire e atterriamo a Port Stanley, di
li’ ci spostiamo poi nelle West Falkland dove all’ ancora ci becchiamo un
uragano con venti a 88 nodi...sopravviviamo e decidiamo la traversata lunga
dalle Falkland all’ Uruguay...1000 miglia nei 50 e nei 40. Sopravviviamo a due
burrasche da nord e arriviamo felicemente a Piriapolis in Uruguay a Febbraio.
In 4 anni abbiamo
navigato 25000 miglia, piu’ di un giro del mondo completo...e sicuramente piu’ complesso
di un giro del mondo per la “Milky way”, piu’ complesso in termini di
pianificazione e di navigazione...le alte latitudini sono dure e toste e non ammettono errori.
Abbiamo sbagliato
diverse piccole cose, ma abbiamo imparato tantissimo...in una maniera che si puo’ solo
imparare.... facendo le cose.
Siamo molto
orgogliosi di noi stessi, pur considerandoci ancora navigatori della “mortadella”
abbiamo raggiunto dei risultati davvero sorprendenti ,molto piu’
delle aspettattive...se mai ce ne erano.
Continuiamo pero’
a stare concentrati e non mollare mai, cercheremo anche in futuro di affrontare
le cose come abbiamo cercato sempre di affrontarle, pianificazione,
informazioni, umilta’ e rispetto per questa natura che puo’ essere benevola
...ma anche incazzata come una belva ,un gran rispetto per il patner e ....una gran manutezione ...l’ arma
vincente di tante situazioni a rischio in mare.
Ora una sosta
stagionale, in attesa che entrino gli alisei del sud , per continuare la
risalita verso nord...quanto a nord...piu’ a nord che possiamo naturalmente.
BV Angelo e
Antonella dalla bellissima Malta.
Quanto alla mortadella è una specialità nostrana e in quanto specialità, fa di voi delle persone speciali. Le imprese come la vita sono il percorso di giorni che si susseguono e solo così possono essere affrontate, dando il massimo sempre, come fate voi. Buon ritorno a casa.
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