Grand Case, 11 aprile
18° 06.2 N 63° 03.4 W
By Antonella
Il post è diviso in due parti a causa della scarsa connessione ad internet che non permette di caricare anche le foto che verranno pubblicate nella parte due appena possibile.
Il 27 marzo, dopo i giri rituali ai chandlery e aver fatto l'uscita dal paese, partiamo dalla baia di Marigot con destinazione Anguilla.
Giusto per non annoiarci, al momento della partenza il nostro benemato e fedele compagno computer di navigazione non dà segni di vita, non ne vuol sapere di accendersi e lo schermo da un inesorabile messaggio di "non segnale".
Nonostante il quasi panico e il morale a terra pensando al peggio partiamo comunque visto che la distanza è breve, e possiamo attivare la rotta sul computer di back-up e sull'IPAD con Navionincs.
Ancoriamo a Road Bay, ( 18° 11.9 N 63° 05.9 W) nell'unica baia dove non si paga.
Passiamo davanti a Sandy Island, una lingua di sabbia su un reef, dove hanno installato un piccolo bar -ristorante davanti al quale sono ancorati megayacht e qualche barca a vela.
A parte Road Bay dove c'è la capitaneria sulla spiaggia per l'ingresso, ad Anguilla, le baie sono tutte parco naturale e bisogna fare un permesso pagando, per ancorarsi o usufruire dei gavitelli.
Anguilla in teoria è più tranquilla e con meno costruzioni. I segni dell'uragano nell'abitato sono evidenti e nonostante il parco marino a terra il paesaggio è un po trascurato. Per risollevarsi dai danni dell'uragano stanno puntando sul turismo di lusso , con resort, ville, costruzioni sul mare e ristoranti e navi da crociera che scaricano gli ospiti con un rumoroso via vai di scialuppe che invadono il pontile dei dinghy. Di notte la musica cacofonica a tutto volume ci tiene svegli.
Cono sciamo uno skipper italiano con un catamarano, veterano dei Caraibi e per coincidenza ci troviamo con un altro skipper italiano degli Amici della Vela! Passiamo una bella serata nel più economico dei locali sulla spiaggia a gustarci il "lambi", il mollusco delle conchiglie giganti.
Parlando si scopre che le British Virgin Island, dove pensavamo di andare, sono carissime e affollate sempre con la scusa dell'uragano e non conviene fare la spesa per la traversata, quindi rivediamo i nostri piani e decidiamo di tornare a Saint Martin lato francese, dove abbiamo anche più possibilità di trovare i ricambi e supporto tecnico per le nostre riparazioni.
Prima di ripartire pensiamo di fare una piccola diversione nella baia accanto Crocus Bay, dove sempre pagando si può stare all'ancora e dove c'è una scogliera con fondo corallino e relativi gavitelli per la sosta: Little bay (18° 13.7 N 63° 04.18 W). Arriviamo il mattino presto giusto il tempo di fare un po di snorkelling che dopo un'oretta circa arrivano le barche locali coi turisti a reclamare il gavitello.
I gavitelli a disposizione non sono tanti e sarebbero in teoria per tutti ma i tour operator locali- leggi barche per turisti -pretendono che siano riservati a loro. Alla terza decidiamo di spostarci all'ancoraggio, ( Crocus Bay 18° 13.19 N 63° 04 W) ma dopo poco siamo costretti a spostarci anche da li di un centinaio di metri ( 18° 13.0 N 63° 04.2 W) a causa di un invadente e rumoroso catamarano a motore che si viene ad ancorare a pochi metri nonostante lo spazio immenso intorno.
Decidiamo di anticipare il ritorno e il 2 aprile con un paio di bordi siamo di nuovo a Marigot. All'ancora si rolla da matti e dopo una notte insonne, alla prima apertura del ponte ci infiliamo nella laguna francese cercando di evitare i relitti e i bassi fondali. (18°03.17 N 63°06.1 W ). La laguna è un po' deprimente con l'acqua verdina piena di alghe e i relitti o barche danneggiate intorno, ma la barca è più stabile e ci permette di dormire e di fare le riparazioni necessarie. Oltre al computer di bordo, dobbiamo anche risolvere un rumore secco della paratia di sinistra che ci impedisce di dormire in navigazione, a questi si aggiunge il fuoribordo che appena riparato non funziona a dovere e tutte le volte temiamo che si spenga nel bel mezzo della laguna sotto raffica e con onda dei motoscafi che passano.
Per fortuna il Mago Olegna riesce sempre a rimediare e a capire i problemi. Per il fuoribordo si tratta dell' elica che va in cavitazione e quindi bisogna fare in modo che rimanga più dritta rispetto allo scafo. Il fuoribordo è fondamentale per andare nella parte olandese della laguna – circa 1 miglio- dove sono tutti i servizi per la nautica e anche negozi di computer specializzati. Riusciamo a trovare persino la membrana del desalinatore che era introvabile e dopo varie vicissitudini e attacchi di panico riusciamo a rianimare il computer di bordo che dopo averlo fatto riparare cambiando un connettore improvvisamente si rifiutava di ripartire, ma il Mago Olegna è riuscito a scoprire l'arcano nell'alimentazione. In pratica si bloccava con la corrente a più di 12 volt ed è bastato mettere un invertitore che fa da regolatore. Appena risolto questo, avanti un altro , ricompare il LEAK ossia perdita di elettricità nello scafo. Anche qui dopo il momento di panico, il Mago Olegna riesce ad individuare la causa nel relais di accensione del motore che ossidato faceva contatto.
Finalmente stamattina 10 aprile, usciamo dalla putrida laguna e ce ne torniamo finalmente con bordi serrati e raffiche a 35 nodi nella pace di Grand Case e gustarci un bagnetto in queste acque cristalline.
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