lunedì 30 giugno 2014

Terzo Jump .... too loooong



07° 02' S  34° 51 W  Cabedelo- Brazil











 
Una grande aspettativa  e preoccupazione per il terzo jump…la più lunga delle traversate, si è poi rivelata anche più lunga delle aspettative.
Primo giugno a Mindelo, dopo un paio di giorni di rinvio per il troppo vento, (fino a 60 nodi nel canale tra le isole) decidiamo di partire la Domenica.
Finito di reperire a fatica le provviste, molto di pessima qualità, ma questo è quello che si trova a Capo Verde.

 



CapoVerde - Uscita dal canale terribile, sullo sfondo l'Ilheu do Pasaro  all'ingresso di Mindelo.


Verso le 10 molliamo gli ormeggi già con una ventina di nodi, usciamo dal breakwater e ci investe già l’accelerazione del vento ad effetto imbuto, mare già bello formato, andiamo per un po’ col mare e vento al traverso con Antonella al timone e solo un fazzoletto a prua, arrivati nel canale tra le due isole poggiamo e ce ne andiamo col vento in poppa.


Antonella al timone.... 
-Non avrei mai creduto di riuscire a timonare  in questo canale terribile (Anto)

Il vento e il mare ci sparano letteralmente fuori dal canale, e dopo un po’ ci troviamo in mare aperto, puntiamo direttamente sul meridiano 25...scopriremo poi all’arrivo da uno skipper professionista che è un grosso errore, le isole in Atlantico creano una grande ombra al vento, noi immaginavamo un po’ di ridosso tipo 20/30 miglia, ma come ci fara’ poi vedere con delle foto satellitari Gustavo lo skipper Brasiliano , l’ombra arriva molto più in la anche a 200/300 miglia.
Filiamo bene tutto il giorno, poi verso sera, noi ignari dell’ombra cominciamo a rallentare col calare del vento, la notte assenza totale di vento. Siamo depressi, è vero che abbiamo 360 lt di gasolio, ma sono per l’attraversamento dell’ equatore e non da usare così presto, siamo ancora a 900 miglia dall’equatore.
Mettiamo a secco di vele, continuiamo i turni in questo ancoraggio virtuale in mezzo all’oceano. La barca sbatacchia nella risacca residua, e l’umore è nero come la notte. Verso mattina rivediamo i piani, pensiamo di aver sbagliato tutto e che sarebbe meglio fermarsi a Ilha Brava, l’ultima isola dell’arcipelago Capo Verdiano , per attendere il vento ed eventualmente acquistare altro gasolio.
Con l’umore sempre più nero e con pochissima voglia di approdare di nuovo (questo vorrebbe dire rifare le pratiche di entrata e poi ancora quelle di uscita, insomma un gran sbattimento), mettiamo in moto e ci dirigiamo verso Ilha Brava.
Dopo neanche un oretta si leva la brezza, qualcuno ci sta venendo a salvare, riconsideriamo di nuovo i piani e via cambio ancora di rotta verso il 25 esimo, spento il motore e via di genoa.

Genoa con prova di tangone ( manico di scopa)

Gennaker

Di qua in poi  fino a 5 gradi di lat Nord, è stata una navigazione diciamo “alla vecchia”, cioè senza ausilio del motore e cercando di usare ogni più piccolo refolo, quindi gennaker di giorno e genoa la notte...più qualche ancoraggio virtuale di un paio di ore durante la notte.

Dato dal vento leggero e appoppato e dal cielo molte volte grigio, le batterie cominciano a soffrire, decidiamo quindi di spegnere tutto il non indispensabile e anche di più. Via il frigor, via VHF, via AIS, via computer di navigazione, e alcune notti anche via luci di navigazione. Nel paio di ore col sole allo zenit riusciamo ad avere abbastanza energia per far girare un oretta il desalinatore per fare acqua da bere. Per un conto diventa una cosa un po’ estrema di sti tempi, per l’altra anche interessante, per anni in Mediterraneo dove tutti o quasi tutti appena si scende a 4 nodi di velocita’ si accende motore, perché si vuole arrivare prima di sera, o è noioso, o si vuole arrivare per andare al ristorante ecc.. Per anni ci siamo sempre detti, chissa come sarebbe andare solo col vento ? E quando non c’è avere abbastanza tempo per aspettarlo, beh ora ci si presentava l’occasione, dopo il primo momento di sconforto, ci siamo detti ma che differenza fa arrivare uno o due giorni prima ? Fintanto che abbiamo da mangiare e bere qual’è il problema, godiamoci questo oceano. 
Da li in poi ci siamo tranquillizzati e anche se piano siamo riusciti a muovere la barca sfruttando tutte le possibilita’ offerte dal vento.
Ricordo in particolare una notte completamente senza vento a secco di vele con la barca che sbatacchiava a destra e sinistra, io di guardia e Antonella a dormire, tutto intorno in mare delle bolle luminescenti, piano piano arriva una leggere brezzina, apro genoa e la barca comicia a muoversi pianissimo ad un nodo in mezzo a queste bolle e mi sembrava quasi di veleggiare in un campo di margherite, e che bellezza far ripartire la barca dal nulla.
Con lenti progressi arriviamo a circa 5 . 30 gradi di latitudine, un WP che avevamo messo come possibile inizio dell’ITCZ, e come un possibile inizio di accensione motore, cosa necessaria perché non ce n’ è proprio più di vento, via col motore al minimo a 1200 RPM alla favolosa velocita’ di 2.5 nodi...ma almeno si procede.

Incontriamo un area immensa piena di una sorta di alga, delle isole enormi, che quando possiamo evitiamo ma molte volte bisogna passarci dentro, è un paesaggio surreale, sembrano delle isole in mezzo all’oceano in totale assenza di vento e di onda.

Domenica 8 giugno, approfittiamo della calma per bucato, bagni di sole e di acqua salata (col secchio). Sarà l'ultimo giorno tranquillo prima della fabbrica dei groppi e dei cambi di vento; le nuvole e i colori del tramonto preannunciano il cambio di tempo.



 9 giugno: alghe e groppi in arrivo 

Al timone sotto il groppo e si approfitta per raccogliere l'acqua piovana e lavare il bucato


10 giugno, ancora alghe...
La cosa negativa è che hanno un’ attrazione fatale per la nostra elica, così ogni tanto quando vediamo che i RPM calano dobbiamo fermarci dare un paio di colpi di marcia indietro per liberare l’elica (e fortuna che si libera, se no dovevo immergermi tra squali e chissà che altro per tagliuzzare il tutto) e poi ripartire.
Arriva il primo groppo, non sappiamo bene cosa spettarci...un conto è un groppo in Mediterraneo e un conto è un groppo in Atlantico...qua è tutto grande ed esagerato. Ci arriva addosso 20/25 nodi di vento dal nulla, acqua a vagoni, noi riparati alla bene meglio sotto la capottina, con giacca della cerata e costume sotto.
Troviamo anche il tempo per stendere un piccolo telo per recuperare un po’ di acqua. Una mezzoretta e passa, non è stato terribile....ma dietro l’angolo come dice Antonella c’è la fabbrica dei groppi, tant’è che ha anche designato una seduta come “sala d’attesa groppi”.


 SALA D'ATTESA GROPPI
 non rimuovere il sedile prima dell’arrivo della pioggia.


Si impara presto, dopo i primi, cominciamo a sfruttare i groppi a vela per progredire, perché subito dopo il groppo il vento crolla, ci troviamo quindi a navigare con trinchetta o piccolo fiocco dentro sti mostri, per fortuna mai incontrato i fulmini, ogni tanto ne vedavamo qualcuno in lontananza ma mai addosso.

11 giugno: una pausa tra i groppi

...in arrivo

Siamo abbastanza contenti dei progressi che facciamo, abbiamo segnato sulla carta i WP ad ogni grado di latitudine cosi abbiamo dei target ravvicinati solo a 60 miglia e questo tira su il morale.
Arriviamo a 3 gradi di latitudine  N e le cose sembrano andare non troppo male, ma poi il Gatto e la Volpe (leggi Nettuno ed Eolo) ci mettono lo zampino, sembra proprio di essere nell’Odissea quando gli dei birboni facevano di tutto per fuorviare Ulisse mandandolo a destra e a sinistra senza meta. Vento da sud, 20/25 nodi, un vento che non dovrebbe esistere a queste latitudini...ma da dove scappa fuori ? 

Cominciamo il duro lavoro di risalire il vento con bordi, non c’è un bordo buono, ce lo abbiamo proprio sul naso, come già detto precedentemente gli Ovni brillano per molte qualità ma tra queste non ci rientrano le doti boliniere.
Tentiamo di tenere bordi lunghi 10/15 miglia a dritta e poi a sinistra...in 8 ore abbiamo progredito 3 miglia in altezza !! Un disastro, non riusciamo a stringere più di 60 gradi, molte volte anche 70. Perdiamo quasi 2 giorni a bolinare senza meta, siamo quasi sempre nello stesso punto.
Alla fine prendo la decisione che anche se ancora lontani dall’equatore, accendiamo motore e con sola randa cominciamo a risalire con un angolo decente. 

14 giugno sera; il vento ha girato, nel cielo ancora nuvole di instabilità.

Un altro giorno e finalmente il vento gira da SE, cominciamo la discesa in bolina larga verso il gate dei 25 di longitudine, cominciamo a sentire la corrente Sud Equatoriale che ci vuole spingere verso i Caraibi...ma sic ! prima bisogna passare attraverso i ben famosi scogli di San Pietro e Paolo, questo è il problema se manca il vento e si è senza gasolio, ed una volta cominciato a derivare non c’è verso di risalire.
Per fortuna a noi va tutto abbastanza bene e piano piano ci avviciniamo alla fatidica linea, che ci sia una linea illuminata in mare che la segnali, come a Greenwich col meridiano 0? Al passaggio dell’equatore ci sarebbe una cerimonia complessa e un po’ perversa da fare dove l’equipaggio si dovrebbe dividere tra quelli che l’hanno già passato e i novizi, e di li fare tutta una serie di dispetti ecc...Noi dei dispetti non ce ne frega nulla e in più è la prima volta per tutti e due, quindi optiamo per una cerimonia semplice con travestimento per “ingannare “ Nettuno e non farsi riconoscere (siii..quello ne sa una più del diavolo, figurarsi se si fa baggianare da due pisquani qua in mezzo all’oceano).
Comunque ci travestiamo con quello che abbiamo a portata di mano e ci divertiamo un sacco (all’equatore basta poco per divertirsi, lo consiglio a tutti come divertimento). 


Brindisi e travestimento!!   
Bevanda a base di lime e bicarbonato - giusto per dare un po di sapore  e frizzantino in mancanza di frigo e alcolici ( per noi niente alcol in navigazione)

 Il terzo bicchiere va a Nettuno!

Rastaman ...barbuto (in navigazione non ci si rade!)


La sposa baffuta - sempre piaciuta-
 ( solo sposa era troppo banale, poi un omaggio a Dalì, ai surrealisti e alle avanguardie artistiche )


Serve ad allentare la tensione dei giorni scorsi, basterà il gasolio ? Basterà l’acqua da bere ? Moriremo di fame ? andremo alla deriva in eterno come The Flyng Dutchman ? 
Insomma tutta una serie di complesse domande di non facile risposta.
Attraversiamo con foto di rito al display 00.00.00 lat Nord whooow , che emozione.


16 giugno  00.00.001 N  ancora un attimo e passiamo!!!!

16 giungo 00.00.011 S  siamo passati!!!


Cominciamo a scendere verso sud, nei prossimi giorni ci da’ un bel 15/20 nodi da SE, che riusciamo ad affrontare di bolina larga e a macinare miglia su miglia,non c’è bisogno di molta tela, per sicurezza teniamo da due a tre mani alla randa e preferiamo fare gli aggiustamenti col genoa, si fila a 5 nodi e passa.
Il meteo ci promette un giro di vento prima da 110 e poi quasi da 90 gradi, stimiamo che lo incontreremo a circa 3 gradi di lat Sud. Ed arriva, via che si poggia e con 17/20 nodi al traverso prima e poi di lasco cominciamo a dirigerci finalmente verso Cabedelo, il morale si alza, almeno ora a prua abbiamo il nostro target in attesa, ammainiamo randa (qua’ i puristi drizzeranno i capelli, ma noi siamo qui per navigare al meglio e in sicurezza con equipaggio ridotto, mica per fare gli sboroni sui pontili da circolo) e con solo genoa si continua a filare a 4/5 nodi, facciamo una media di più di 100 miglia al giorno che per noi è grasso che cola.
Ogni giorno da molti giorni liberiamo il ponte dai pesci volanti che durante la notte hanno sbattuto da qualche parte e rimasti li’, puzzano da morire, c’è gente che li mangia anche ma a noi a dir la verità fanno un po’ senso, una notte in particolare che avevamo su randa ne sono arrivati di grossi, uno mi si è infilato nel capuccio della cerata , ora che l’ho beccato mi aveva lasciato addosso una puzza terribile, un altro in una tasca del pozzetto e uno addirittura passando dal tambuccio è atterrato sotto al carteggio, da quella notte mi sono sempre messo degli occhiali antinfortunistici, cavolo se te ne arriva uno in faccia ti toglie un occhio.
Dopo l’equatore abbiamo cominciato ad avere di notte anche visite di uccellacci neri non ben definiti, hanno cominciato un paio la prima notte e avendo il vento di bolina per loro era conveniente atterrare sui pannelli solari tra i due eolici, cosa che a me non andava affatto per il rischio di rompere qualche pala dell’eolico, quindi tutta notte con torce stroboscopiche ad imperdirgli di atterrare, alla fine uno si è messo sulla draglia di dritta e l’altro sul fuoribordo, notte dopo raddoppiano e cosi per ¾ notti finche ne abbiamo contati almeno 8 che cercavano l’atterraggio alcuni provavano anche in testa d’albero...oi le mie antenne, abbiamo cominciato quindi ad aiutarci col mezzo marinaio, anche perché diventavano sempre piu aggressivi e ci volevano atterrare addirittura in testa.




 Uccellaccio notturno

Diciamo che in questa maniera le tre ore di turno passavano più veloci, quando hanno cominciato ad arrivare i groppi non si sono più fatti vedere.
La cosa buffa è che parlando con due della Nuova Zelanda ci hanno detto che loro non hanno mai visto niente in mare, noi tra balene, orche, delfini a naso tondo, uccellacci, pesci volanti mi sembra che eravamo sull’Arca di Noè. 

20 -6 tramonto

22- 6 Arcobaleno  tra un groppo e l'altro.

22- 6 Siamo alle scatolette

Continuo a calcolare e ricalcolare l’arrivo, dobbiamo infilarci nel fiume Paraiba, soggetto a maree importanti, in condizioni normali 2/3 nodi di corrente alle sigizie fino a 5/6 nodi, che se sono a favore sono una manna, ma contrarie un incubo.
A circa 100 miglia dall’arrivo decidiamo di rallentare per trovarci all’ingresso del canale con la stanca pronti per la marea montante.
Cerchiamo di tenere un andatura costante più che si può all’incirca di 3 nodi, più facile a dirsi che a farsi, le ultime 48 ore prima dell’arrivo sono davvero la ciliegina sulla torta. Groppi in una successione continua fino a 35 nodi di vento e pioggia, pioggia, pioggia, pioggia senza un attimo di tregua con una violenza che quasi faceva male sotto la cerata (per fortuna al costo di un mutuo prima di partire abbiamo deciso di cambiare le cerate ed aquistarle le nuove   HPX in gorotex della Musto, una cifra importante ...ma la valevano tutta con quel diluvio universale siamo stati sempre asciutti). Abbiamo proprio incontrato a Cabedelo due svizzeri che avevano speso un pochino meno su delle cerate della Plastimo ed erano sempre bagnati come in un acquario, alla fine si sono comprati due cerate da pescatori quelle gialle da UPIM e stanno più asciutti che con le Plastimo).
Il problema con quel putiferio era tenere una velocità costante per atterrare all’ora prevista, avevo preparato in un foglio excel tutte le diverse ipotesi e ogni ora facevamo l’update della situazione. In qualche maniera arriva giorno e la luce a fatica, tutto coperto e ...piove sempre sul governo ladro, la visibilità è veramente poca, ogni tanto diamo una scandagliata col radar ma c’è sempre sto mega groppazzo tutto intorno...il famoso groppo dell’impiegato, sembra che si muova lentissimamente e ci segua pari pari.
Bisogna che becchiamo la prima meda cardinale verde per avere un riferimento per l’allineamento per le successive, c’è un canale di ingresso prima di entrare nel fiume di circa 2 miglia strettamente segnalato da mede cardinali...chi va fuori si pianta sui reef tutti intorno. Di fatto seguiamo l’evoluzione con tre mappe elettroniche, Antonella col Navionics su iPad, e io su e giù col computer di navigazione dove abbiamo le fatidiche CM93 e le KAP gentilmente messe a disposizione dal governo Brasiliano gratis ...questi sono governi seri.
Abbiamo una discrepanza tra le Navionics e le due del computer...prendiamo per buone le due sul computer per maggioranza...ma il problema è trovare sta ca..zo di meda verde N.2 nella realtà e non nel virtuale…..

La Boa Verde

ECCOLA , la vedo ...o almeno vedo una meda va’ mo a capire se è verde o rossa ? Comunque coincide alle carte, è lei, la visibilita’ sarà circa a 200 metri, un’ acqua verdina e siamo già in 10 metri di profondita’, arriviamo al traverso della meda e controlliamo con la carta ...è definitivamente LEI, ora riesco a intravedere in lontananza le prossime due , e via così, di colpo intraveddiamo il faro posto su la Pedra Seca , impressionante, anche perche vediamo a poche centinaia di metri le onde frangere sui reef e i bassi fondali. Andiamo avanti così raggiunta una meda se ne riesce a vedere  la successiva, sembra quasi che siano state messe a quella distanza per permetterne la visione con questo tipo di tempo.









Foto arrivo a Cabedelo … ti vedo – non ti vedo


 Cabedelo ingresso del fiume e porto


Arriviamo al breakwater del porto commerciale, ora dobbiamo prendere una decisione, se infilarci nel fiume e risalirlo per 8 miglia zig zagando tra le secche o andare all’ancora sulla dritta in un braccio del fiume e aspettare l’indomani (per via della marea). 












SIAMO ARRIVATI !!!!     tre foto  del nostro entusiastico arrivo

Siamo stanchi morti dopo gli ultimi due giorni, e l’ancoraggio sembra attiraci molto, ma ci sembrerebbe di non essere arrivati. Si comincia a schiarire , e il tempo sembra aprirsi, è quello che aspettavamo...un segno degli dei (quelli boni sta volta) Si va, cominciamo a risalire il fiume.
Qua una cosa strana, Antonella è entrata veramente a piene mani in questa avventura e comincia a usare le sue doti di skipper; precedentemente si è studiata tutto il portolano, e  in base a quello si è tracciata la rotta di arrivo sul iPad, senza che le avessi detto nulla.
Al timone e seguendo la sua rotta comincia la gimcana tra le secche, ad un certo punto mi trovo di sotto a mangiare salsiccia secca con la piadina rimasta e realizzo che io non ho controllato neanche la rotta che lei aveva disegnato e che sta seguendo, e mi accorgo che ho un sentimento di fiducia e sono sicuro che ha fatto le cose bene. Incredibile per me che non mi sono mai fidato di nessuno ...i tempi cambiano ed è bello condividere questa avventura con una skipper .
Giriamo l’ultima ansa del fiume ed ecco Jacare Village, un piccolo marina messo su da un francese, con soli due pontili e super ballonato di barche, con 6/7 davanti all’ancora, vorremmo approdare ad un pontile almeno per i primi giorni, ma è tutto pieno, ci prepariamo e dopo 23 giorni di navigazione arriva il magico momento di calare l’ancora TRATRATRATRA  , giu’ 30 metri in 6 metri di acqua, la barca si posizione lentamente prua alla corrente e ......tutto si ferma, dentro e possibile camminare dritti, si puo’ appoggiare un bicchiere senza pericolo di trovarselo spicciacato nella paratia opposta...un sogno.
Fuori le fatidiche patatine olive e birra SIAMO ARRIVATI....che avventura.
Scesi a terra con il tender, e incontrato i navigatori giramondo, in questa hall aperta con solo il soffitto e il bar ristorante, un gran punto di incontro, dopo 10 minuti già conversiamo con persone come se ci fossimo conosciuti da 10 anni.
Gustavo ci presta 100 real per le prime spese, Allan ci cambia ad un prezzo stracciato alcuni euro...insomma sembra di essere in famiglia, che bella questa gente, un popolo di girovaghi...un popolo che amiamo. I bagni sono buoni, e finalmente mi rado la barba di 24 giorni, è esattamente la stessa sensazione di tosare una pecora , beh sembra pero’ che il sistema dei Fenici abbia funzionato, una doccia dopo 24 giorni ...anche se fredda , ma cosa si puo’ desiderare di più dalla vita? Qualcosa c’è , perché finita la doccia ordiniamo filetto cotto medium con una montagna di patatine (Tex Willer insegna) e insalatina mista pomodori , mango e avogado...sluuuuurp. Siamo due persone felici, pensando poi che stanotte dormiremo nelle cabine senza teli antirollio e senza movimenti della barca che posizionandosi  alla corrente ogni 6 ore ruota di 180 gradi ...ma beccheggio zero, rollio zero ...meglio di essere al pontile, probabilmente ci sveglieremo dopo tre ore di sonno ormai presi dal ritmo, ma vuoi mettere svegliarti e sapere che non devi alzarti ma puoi tranquillamnete girarti e tornare a dormire ....un sogno.
JAcare Village sul Rio PAraiba



Stranizza all' ancora 

Analisi della lunga traversata ...col senno di poi.
Sicuramente è stata troppo lunga , un po’ per ignoranza nostra , per non molto buon planning e un po’ di forze contrarie ...chiamate anche sfortuna.
·      Ignoranza – è stato difficilissimo trovare informazioni su questa traversata durante questo periodo, tutte le persone contattate o trovate sui blog hanno fatto questa traversata durante i mesi estivi (australe) quindi sfruttando per buona parte gli Alisei o almeno il residuo.
·      L’ombra delle isole Atlantiche, all’arrivo parlando con Gustavo, uno skipper professionista ci ha fatto vedere sul computer delle foto satellitari che mostravano l’ombra creata dalle isole di Capo Verde e Canarie, noi pensavamo che l’ombra fosse un normale ridosso di 20/30 miglia, invece si puo’ estendere per 2/300 miglia, ed è li’ che siamo rimasti intrappolati già dalla prima notte. E non capendo pensavamo di aver sbagliato tutta la programmazione.
·      Il planning, molte persone ci assicuravano che non sarebbe servito molto gasolio per via dei venti più forti di stagione...mica vero, noi da 200 miglia a sud di Capo Verde abbiamo avuto sempre venti debolissimi, riuscendo a strappare 3-4 nodi durante il giorno con gennaker , ma solo 2/3 nodi di notte con genoa. Shaula 3 un Ovni 385 che ci sta seguendo dietro di una decina di giorni hanno trovato la stessa situazione e hanno cominciato a smotorare da subito perché pieni zeppi di gasolio. Noi non ne avevamo tanto e tendavamo a tenerlo per quando più vicini all’equatore quando cioè avremmo impattato la corrente sub tropicale che ci avrebbe fatto derivare verso ovest.
·      Forze contrarie , al grado 3 lat Nord ci siamo ritrovati sul naso un vento di 20/25 nodi da sud, anche provando a vela a bolinare non c’era verso ...con genoa rollato e 2 mani riuscivamo a mala appena a fare 60 gradi di bordo...una vergogna...ma si sa’ deriva mobile.
Insomma scremando un po’ e con un po’ più di esperienza (che ora ci siamo fatti) si sarebbe potuto farla in 17/18 giorni con una barca piccola come la nostra. Abbiamo imparato molto, tantissimo...e si sa’ nulla è gratis a sto mondo, non ci sembra però esagerato il prezzo pagato per questi giorni in più, di sicuro in molti momenti è stata dura. Ci siamo un po’ tirati su quando all’arrivo abbiamo incontrato una coppia di ragazzi che hanno bolinato duramente e ininterrottamente per 33 giorni da Guadalupe fino a qui, un altra coppia arrivati insieme a noi provenienti da Cape Town con un milione di problemi tra cui boma rotto da tre onde in successione, autopilota bruciato dopo solo 5 giorni dalla partenza ecc.
Questo è il mondo della vela e del vento.


P.S.
Da Antonella
Abbiamo raccolto la sfida di navigare aspettando il vento e di usare solo le vele. Alla fine sono stati 3-4 giorni in più rispetto ai 20 massimo previsti. Sono stati lunghi per la fatica, la mancanza di sonno e la preoccupazione di rimanere piantati la in mezzo. Anche se si raccoglie la sfida alla fine non si vede l’ora di arrivare, soprattutto quando si è bagnati fradici e stanchi. Quindi alla fine va bene così. 
Inoltre stiamo andando un po controcorrente, perché normalmente tutti attraversano a novembre – dicembre cioè estate nell’emisfero sud e venti portanti verso ovest. Ma noi no quindi accettiamo fino in fondo  la sfida.Non tutto quello
Sulle provviste
Non tutto quello comprato a Capo Verde era scarso. Il pane nella panetteria più povera è durato fino alla fine  solo secco mentre l’altro tipo toscano  è ammuffito dopo qualche giorno. I pomodori e le banane fino all’ultimo .
Poi abbiamo sperimentato  la pasta con la pentola a pressione e la piadina !!!!

Piadina in navigazione





3 commenti:

  1. wow, letto d'un fiato!!! complimenti ancora, anche se tutti i termini tecnici son quasi arabo per me, la fatica é stata tanta ma siete grandi! besos

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  2. Complimenti,complimenti siete stati bravissimi. Avete anche pescato qualcosa oltre che prendere i groppi ?

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  3. esperienza dura ma indimenticabile, ancora complimenti, siete una coppia eccezionale, fuori e dentro l'acqua!! Anto sei grande.
    Gabri

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