domenica 1 giugno 2014

Riepilogo da Grand Tarajal a Mindelo, Capo Verde


(scritto da Antonella)
Qui aggiungo in breve alcuni particolari della traversata non menzionati nel post precedente.
In particolare su cielo, nuvole e strani incontri.
Fuerteventura...
Il giorno della partenza, Fuerteventura come al solito quando si lasciano le isole, non ne voleva sapere di sparire dalla vista. Unica ma importante novità di questa giornata faticosa, la vista dei pesci volanti che escono improvvisamente dall’acqua e compiono un’ evoluzione in aria.
Siamo partiti con un cielo velato di foschia e il mattino dopo è tutto ricoperto di nuvole. Visto che nelle previsioni  non ci sono basse pressioni in vista, penso che siano  nuvole di umidità e decido di osservare   quotidianamente il fenomeno e l’andamento. La relativa calma  mi  permette di studiare un po’ la meteo.



Sabato 17 proviamo il Gennaker  che però ammainiamo alle 11 per mancanza totale di vento. Ne approfittiamo per usare la radio e pulire un po’ all’interno, cosa insolita per una traversata. Al mattino, mentre prepara per il gennaker, Angelo trova un calamaro rinsecchito a prua, probabilmente depositato dalle onde il primo giorno: fa una puzza tremenda.


Tramonto senza nuvole o quasi

Domenica 18
I turni sono più o meno assestati e visto il non troppo sballottamento iniziamo a sperimentare la cucina in navigazione.  Uova in padella con il pane  e cous cous con cappuccio e carote.

Lunedì 19
I delfini vengono a festeggiare la metà del percorso.
Proviamo il genoa tangonato ma non funziona: batte sulle sartie.
Un solo cargo durante la notte; gli incontri si fanno sempre più rari.
Non abbiamo avuto bisogno di accendere il motore.


Martedì 20
Il vento come da previsioni cala  drasticamente. Il timone a vento è sempre in attesa di momenti  migliori, soprattutto per noi. Stiamo perfezionando il ritmo  dei turni che sembra funzionino con tre ore ciascuno per la  notte, ma non è che riposiamo proprio bene e cerchiamo di fare il minimo indispensabile. Il momento migliore della giornata è il pomeriggio quando ci stravacchiamo in pozzetto a chiacchierare con un po’ di sole e non troppa stanchezza.
Con questo tempo riesco a studiare un po’: portoghese, il meteo, le maree .
Durante i miei turni di notte, non so come riesco a settare le vele – in questo caso andando di poppa con solo genoa bisogna strambare ogni tanto ed eventualmente  aprire o ridurre a seconda dell’intensità del vento. E’ vero che non siamo in regata ma vorremmo mantenere almeno 4 nodi di velocità.

Mercoledì 21
Strambate notturne con sottofondo di orchestra indonesiana nell’IPod, un gran contrasto di ritmi.
Al mio risveglio i delfini!!!!

Giovedì 22
Angelo ha avvistato in lontananza due balene “ saltellanti”  sig !  Ma perché  sempre quando sono  a dormire !!!!!io non vedo mai niente!!


Un pesce volante atterrato sulla barca



….24 maggio,
tre mesi oggi da quando siamo partiti, 9 giorni  di navigazione in Atlantico verso Sud dopo l’assaggio Gibilterra Canarie.
La partenza è sempre piena di tensione anche perché vento e mare vicino alle terre sono sempre difficili, in particolare nelle isole dove i rilievi deviano il vento.
Per l’arrivo le condizioni erano annunciate dai grib e dal portolano. Io ero preoccupatissima e ho cercato fino all’ultimo di capire la marea, ma più di tanto non si poteva decidere il tempo di arrivo.
Generalmente ci si preoccupa per la traversata, ma arrivi e partenze sono sempre la parte più complessa. Poi quando sei in mare non ci sono ostacoli  intorno ….onde  e balene a parte.

 Anche l’arcipelago di Capo Verde come le Canarie è di origine vulcanica. Le isole sono più piccole e non tutte abitate e con porti importanti. Capo Verde è la prima esperienza di Africa per me.
L’ isola di Sao Vicente, dove si trova Mindelo,  non  ha molta vegetazione, è tutto secco e arido con un pulviscolo costante.

In uno dei miei turni di riposo, prima di arrivare l’ho sognato come una terra marrone, con tutti colori terrosi  abitanti compresi. Poi l’arrivo: onde enormi  e potenti  che spingevano la barca, raffiche taglienti. Non so come dire, ero intimorita ma non terrorizzata e paralizzata dalla paura come mi è successo in passato per molto meno.
Paradossalmente ero più spaventata dalle onde che dal branco di orche che ci è passato sotto e vicino, mentre Angelo era più spaventato dalle orche che dalle onde.

Entrando nel canale le onde erano come montagne, con la stessa forma e le stesse striature. Le rocce nere e marroni e le onde verdi e blu, la schiuma bianca dei frangenti, e allo stesso tempo una foschia ovunque.

Appena entrati nella baia  intravedendo il porto e l’abitato, Angelo ha detto “Ma questa è Africa”. Io sul momento non ho capito perché. Ero concentrata sull’ormeggio, a individuare dove era il marina, e tenere la barca tra raffiche a 40 nodi, e la corrente a 2.5 che spingeva contro i relitti abbandonati in mezzo al porto.
Solo l’acqua color smeraldo e le barche alla fonda che si avvicinavano velocemente. Tutto si muoveva velocissimo e allo stesso tempo lentissimo. Colori forti, vento forte, corrente forte. Lascio il timone ad Angelo per l’ultima fase dell’ormeggio e vado a prua per le cime. Gli addetti all’ormeggio  in totale contrasto con tutto, con una flemma e una fluidità di movimenti come se ci fosse intorno a loro calma piatta.
Poi in contrasto con il mio sogno, colori sgargianti, ciabatte  infradito e atmosfera da film dei Caraibi.

Mindelo: si intravede la simil torre di Belem  sulla sinistra.


Ci ormeggiamo vicino a una barca con un tipo magrissimo con un cane, che finito l’ormeggio subito mi fa una raffica di domande. Ha un accento strano, dice che viene dal Sud Africa .
Scendiamo, al cancello di uscita dal pontile aspettiamo che qualcuno apra e sbuca un tizio tipo latin lover- vitellone. Ci rivolgiamo a lui in inglese e lui specifica che parla solo francese (!)
Io continuo a guardarmi intorno, è tutto nuovo, tutto un po’ scalcinato ma anche pulito e ben tenuto. Mentre andiamo alla polizia per l’immigrazione, passiamo di fianco a una donna che cammina con una grande catinella di plastica sulla testa. 

Poi gruppi di gente  seduta a terra che vende . Addirittura alcuni seduti sui rami di alberelli di fianco alla strada. Il modo in cui si muove questa gente è fluido, armonico senza rigidità. 
Andiamo a fare la spesa, finalmente non ci sono boutique o i soliti negozi da struscio ormai presenti ovunque (Zara, Mango, etc.) . Ovunque colori vivacissimi.

Il Morro Branco  sullo sfondo della baia


Non riesco a fotografare.  Non mi piace fare il turista che fotografa la povertà o la diversità. Qui  cerchiamo  di tenere un profilo basso, loro  non sono scimmie allo zoo ma noi in questo caso siamo mosche bianche e per giunta anche ricchi in confronto a loro.  Nella piazza del mercato ci sono mendicanti che ti seguono insistenti. Io mi sento stordita. 
La piazza del mercato fotografata dalla torre



Mindelo ha una brutta fama, piccola delinquenza locale, per fortuna non di yacht rapinati, solo borseggi. La povertà non è estrema ma tangibile, quindi niente borse, niente telefoni, solo una copia di documento e qualche soldo in tasca. In realtà il luogo è relativamente tranquillo e si percepisce la volontà di darsi da fare e accogliere i turisti. Ma non abbiamo voglia di andare in giro la sera.
Ingresso del Museo del Mar

Sul lungomare c’è una copia della torre di Belem  che c’è in Portogallo.
Era in passato la sede della capitaneria adesso è il museo del mare. Dalla terrazza in cima faccio delle foto alla città e cerco di riprendere quelle persone che non voglio fotografare da vicino. All’interno qualche oggetto ripescato dai relitti importanti, testi di canzoni di Cesaria Evora e altri cantanti del posto  e un po’ di storia di Mindelo, il cui porto nasce come punto di rifornimento per il carbone alla fine dell’’800.


Passeggiando sui pontili, vediamo una barca italiana, chiamiamo ed esce una giovane donna. Ci racconta che fa la skipper professionista e fa trasferimenti di barche  tra i Caraibi le Canarie e le Baleari, anche lei  con un cane.

Di  sicuro qui non ci sono charteristi , ma noi ci sentiamo di passaggio e abbiamo voglia di partire. 
Le nostre uscite in paese sono soprattutto per le provviste. Pensavamo una settimana ma il vento forte  rende difficile l'uscita. Aspettiamo una tregua  anche se la baia è costantemente investita da raffiche.

Un albero del fuoco

Le provviste  sistemate.....



Aspettando il tempo buono ....Vento a 35 nodi  e polvere 

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