martedì 27 ottobre 2020

Arrancando tra le basse pressioni in Atlantico

 

Giovedi 22 ottobre

 

Siamo accerchiati da tre sistemi di bassa pressione , di cui due sicuramente dei mostri.Abbiamo pero’ voglia di muoverci in barca , giovedi’ sfruttando un leggero NW partiamo da Horta con poco vento ma molto mare residuo, a meta’ del canale con Pico il vento finalmente arriva e filiamo.

Una volta a ridosso del vulcano come al solito il vento sparisce, mettiamo in moto e dopo poco piu’ di 10 minuti , il motore si spegne.Nel frattempo per la conformazione dell’isola il vento ha girato da sud e ci spinge verso costa …non troppo distante e MOLTO rocciosa.Il vento e’ poco, tante’ che non riusciamo a virare per mettere la prua verso il largo , poggiamo decisi e dopo aver strambato finalmente ci dirigiamo verso il largo.Vado di sotto e per fortuna reduce della scorsa esperienza ho fatto un impianto sia sulla mandata del gasolio che sul ritorno inserendo una T con due rubinettini e con due tubi gia’ innestati, prendo la tanica del gasolio inserisco i tubicini, apro i due rubinetti e il motore riprende vita.Col motore avevamo avuto problemi gia’ dalla volta scorsa, quando avevo trovato della simil alga che intasava il pezzetto di tubo dal serbatoio al prefiltro, avevo smontato i tubi di ingresso del prefiltro  pulito il tutto rimontato , non pensando che il serbatoio potesse essere sporco perche’ pulito un anno fa’.

Una volta arrivati a Pico decidiamo di aprire il serbatoio , vuotare il gasolio , circa 80 lt, filtrarlo pulire a mano l’interno del serbatoio e rimettere il gasolio ripulito.Il problema che si presenta e’ che non abbiamo nessuna tanica vuota dove mettere il gasolio.Cominciamo a contattare qualche pescatore in banchina, ma non hanno nulla, il paese di Lajes e’ un piccolo paese con poche infrastrutture, ci viene in mente da andare dal cinese locale..per fortuna c’e’ sempre qualche cinese in tutti i paesini.Non ha taniche ma pensiamo che due grossi bidoni aperti tipo da immondizia da 50 lt l’uno facciano alla bisogna.

Tornati in barca anche se’ gia’ tardino e abbastanza stanchi decidiamo di fare il lavoro comunque per togliercelo dai piedi.

Tolti i vari cuscini , apro il portello di ispezione e per fortuna avevo una pompetta di trasferimento gasolio azionata da un trapano, in una mezz’oretta svuoto il serbatoio nei bidoni e passo alla pulizia interna.Finita la pulizia usando l’imbuto separatore con uno staccio intorno per aumentare l’effetto filtraggio rimetto il gasolio dentro al serbatoio.Richiudiamo il tutto , e proviamo il motore , sembra che tutto funzioni.

Il piano era di rimanere il venerdi’ a Pico e Sabato sfruttando il SW dirigerci verso l’isola di Santa Maria , a circa 140 miglia a SE.la mattina del venerdi’ appena alzati decido di riprovare il motore , accendo e poco dopo pochi secondi si spegne come prima acc..malediz @@!!! Non abbiamo mai avuto problemi di questo tipo con il gasolio nei passati 5 anni di navigazione in Brasile e in Cile e Argentina, dove il gasolio a parte il Cile e’ notoriamente una schifezza, da quando siamo tornati in Europa un sacco di problemi, evidentemente la quantita’ di biodisel che immettono e’ grande e crea un sacco di problemi.

Il problema sembra derivare sempre dalla linea di alimentazione dal serbatoio, naturalmente avevamo testato tutte le linee soffiandoci dentro ed era tutto libero.

Ripenso alle operazioni fatte anche in precedenza e punto il dito sul raccordo di entrata del prefiltro, rimuoviamo di nuovo i cuscini di prua e trovo una leggera traccia di gasolio nel raccordo che va’ al prefiltro, raccordo che va’ avvitato con due rondelle di rame come tenuta, naturalmente le rondelle le avevo sostituite con delle rondelle comprate anni fa’ su internet, e sono delle rondelle vergognose, senza nessun spessore, cosi’ sottili che non hanno possibilita’ di espandersi e fare tenuta.per fortuna in un recondito gavone trovo altre rondelle di rame con spessore, le sostituisco e riproviamo , il motore parte alla prima, non ne siamo pero’ convinti al 100%, perche’ il problema prima si presentava nel tempo.

Un po’ perche’ siamo gia’ stanchi prima di partire, e un po’ per dare “tempo” al motore per poter fare delle prove dopo che sia passato un po’ di tempo , decidiamo di non partire il sabato.Avevamo gia’ pagato il marina e fatta l’uscita per Santa Maria perche’ l’addetto del marina non lavora il sabato e la domenica.

Lo contattiamo al telefono e ci dice che non c’e’ problema e ci si vede lunedi’ mattina in ufficio.Durante il week end continuiamo a mettere in moto a cadenza il motore, e sembra che tutto funzioni.

Abbiamo voglia di muoverci, ma con tutti sti sistemi che ci accerchiano,  non e’cosa facile.Alla fine decidiamo di seguire l’avanzamento di una grossa depressione che sta passando a nord e di aggregarci alla periferia con il vento da SW e muoverci sull’isola di Tercera verso nord, di li’ con un buon NW potremmo poi raggiungere l’isola di Sao Miguel e poi con un ulteriore salto arrivare a Santa Maria

Lunedi’ mattina alle 8 meno dieci siamo gia’ davanti l’uffico del marina, vorremmo partire il prima possibile.Alle 8 e 10 non si vede nessuno, decidiamo di chiamarlo al cellulare..per fortuna Antonella se la cava egregiamente anche al telefono in portoghese.Risponde e ci dice che non e’ sull’isola e che possiamo partire comunque senza pagare, ma , dobbiamo anche cambiare destinazione di arrivo, dice che non c’e’ problema.benissimo, via che si va’ , alle 8,30 stiamo gia’ mollando gli ormeggi. Per via del canale di uscita dal porto, in mezzo a scogli e scoglietti con una curva a 90 gradi, decidiamo di tenere pronta la tanica del gasolio nel caso il motore ci molli sul piu’ bello.

Antonella al timone, io di sotto pronto a cambiare l’alimentazione del gasolio.

Regge tutto, il motore gira come un orologio e finalmente siamo fuori dai moli, dobbiamo procedere un miglio e mezzo direzione est per poi poggiare e andare per 70 gradi.Il vento e’ gia’ gagliardo, sui 20 nodi, ma sappiamo che aumentera’ e anche di molto.La strategia e’ di andare solo con genoa con un andatura di poppa piena .Giriamo l’angolo e cominciamo a pedalare con genoa al 150%, l’onda non e’ ancora importante ma sappiamo che aumentera’ sensibilmente.Le velocita’ sono alte per la nostra barca , tocchiamo punte da 9,5 nodi in serfata, la deriva sollevata e piano piano vento e mare aumentano, si viaggia normalmente con circa 30 nodi di reale, poi ogni tanto arrivano le sberle a 40 e passa, un paio di volte riduciamo genoa a fiocco , il mare ormai si aggira sui 3 metri e passa d’onda , anche frangenti con la famosa green water.La timoniera , leggi Antonella non molla e si diverte e’ davvero una giornata gloriosa per la vela , un sole splendente con bel cielo blu e vento a carrettate, la barca e’ abbastanza stabile e con pochi aggiustamenti sta’ in rotta, ma le braccia e le gambe un continuo lavorio.

A parte una corrente contro al traverso dell’isola di Sao George , non ci sono grandi cambiamenti , vento a busso e mare a seguire.Abbiamo gia’ contattato il marina di Tercera, loro alle 17 chiudono bottega ci hanno assegnato pero’ gia’ un posto al pontile G .Col cambio orario alle 18:30 fa gia’ buio, anche se a Tercera siamo gia stati 5 anni fa’ vorremmo pero’ arrivare prima di buio per facilitare l’ormeggio.riusciamo ad entrare alle 18, col sole al crepuscolo e ormeggiare al finger del pontile G, fuori birre patatine e olive per festeggiare questa giornata meravigliosa di vela , overall Antonella ha timonato per 80% , io il restante , ma tutti e due ci sentiamo come se un camion abbia fatto un paio di manovre sulle nostre ossa, tutti ammaccati e stanchi..l’eta’  comincia a farsi sentire.abbiamo timonato per tutto il tempo per via del mare grosso e onde ad intervalli brevi sui 10 secondi , l’autopilota avrebbe sofferto non poco , alla fine abbiamo realizzato una media sul totale di 7 nodi..che per Stranizza e’ quasi un record .Dopo l’antipasto un bel nuddle cinese di quelli pieni di conservanti e intensificatori di sapori e altre porcherie varie…ma che buoni dopo una giornata cosi’. Alle alle otto stanchissimi ma felicissimi in branda consapevoli che e’ una gran bellezza navigare fuori stagione , ma e’ dura fare slalom tra sti mostri di basse pressioni, naturalmente siamo gli unici pazzi in giro di sti tempi, ma la consapevolezza di farcela e’ immensa.

Bv Angelo & Foto Antonella

Questa la situazione meteo del passaggio da Lajes do Pico a Angra do Heroismo a Tercera





La traiettoria da tenere per uscire dal marina di Pico con canale segnalato e scogli da tutte le parti




Finalmente fuori dai moli







Timoniera contenta, tutti a bordo sono contenti.


Pico gia' in lontananza




In atterraggio a Tercera, doppiato il monte Brasile si gira a sinistra e dopo poco meno di un miglio si e' dentro al riparatissimo marina di Angra do Heroismo





mercoledì 14 ottobre 2020

Lajes do Pico... con finale a sorpresa...

By Antonella

Scritto  a Lajes do Pico ( 38° 39' N 28° 23' W )  dal 1° ottobre al 3 ottobre 2020

Pico è l’isola geologicamente più giovane dell’arcipelago e con il suo vulcano, che è il rilievo più alto del Portogallo,  si distingue dal paesaggio delle altre isole per l’abbondante presenza di zone di lava solidificata ed una delle isole che non avevamo ancora visitato.

Siamo arrivati a Lajes do Pico, uno dei 3 comuni dell’isola omonima, alle 14 del 29 settembre, la prima navigazione dopo tanto tempo.

A Lajes do Pico c’è l’unico marina dell’isola, situato sulla costa meridionale  e aperto ai venti di SW. Lajes significa lastricato e il porto è stato creato da una laguna in mezzo a rocce vulcaniche  affioranti e per accedere al piccolo bacino portuale bisogna seguire il canale segnalato dalle boe.
La vista del paese è deliziosa, piccole casette bianche e nere con gli infissi colorati e intorno il profilo della montagna con i crateri, ricoperta da una vegetazione rigogliosa che contrasta con le rocce nere che si stagliano sul mare. Il porto è piccolo con pochi posti barca occupati perlopiù da barche locali. Alcune barche a vela sembrano abbandonate, in realtà si scopre che sono in riparazione sempre da gente del posto.
Al VHF Angelo chiama in inglese e non risponde nessuno. Allora decidiamo di telefonare e risponde un signore che preferisce parlare in portoghese, ma il marinaio che ci prende le cime parla un buon inglese, che dice di aver imparato con i videogames (?!).
Non ci sono molti velisti e i pochi che ci sono – tra cui noi - si distinguono benissimo dai locali. Questa è una particolarità delle Azzorre, ma forse anche di altri luoghi remoti e isolati e cioè che ci si sente inequivocabilmente stranieri, in particolare ci si riconosce tra velisti. Si è riconoscibile a distanza tant’è che tutti si rivolgono a noi in inglese direttamente ( molti azoregni sono emigrati o hanno lavorato negli Stati Uniti) ma c’è anche da dire che ci sentiamo stranieri anche in Italia, tant’è che ci capita anche in Italia che ci prendono per stranieri rivolgendosi a noi in inglese..

Insieme a noi  dopo poco sono arrivate altre due barche a vela di cui una olandese. Passeggiando abbiamo incontrato l’equipaggio –come dicevo ci si riconosce a distanza - una coppia. Ci si riconosce dal cappello a larghe falde, dai sandali e dallo zainetto e dall’aria un po’ trasandata e sperduta, ci si scambia informazioni su ormeggi e ancoraggi, meteo, programmi di navigazione, prezzi dei marina, etc. etc.
IL 1° ottobre noleggiamo una macchina e facciamo il giro dell’isola. Il paesaggio è veramente eccezionale e in giro c’è pochissima gente, quasi nessuno.

Pico, più delle altre isole dell’arcipelago è stata un’isola di balenieri. Questa attività è stata introdotta dagli americani nel XVIII sec. Spinti in queste acque alla ricerca di prede dopo aver saccheggiato le  loro coste. Gli azoregni hanno imparato presto e hanno modificato il modello delle barche baleniere rendendole più leggere e veloci rispetto a quelle americane. Le balene, i capodogli (cachalote) in particolare, venivano utilizzate in toto, ma soprattutto per l’olio che per ben due secoli ha illuminato le grandi metropoli. Ma l’economia primaria dell’isola era l’agricoltura, in particolare la coltivazione delle vigne che sono state devastate circa a metà del XX secolo dalla fillossera e dal mal bianco causando povertà e emigrazione. La vita degli isolani è stata dura e c’è stato un grande flusso migratorio nel continente americano. Strappare la terra alla roccia basaltica, il pericolo delle eruzioni, del mare, l’isolamento, hanno temprato questa gente e rafforzato il culto religioso espresso attraverso le feste e le processioni tra le più importanti quella dello Spirito Santo e la processione della Madonna di Lourdes. Davanti all’ingresso di ogni porto c’è una chiesa, in ogni strada o borgo c’è un Imperio, piccola cappella per la celebrazione dello Spirito Santo.

Il piccolo ma ben fatto museo dei balenieri rende bene la vita e la storia di questo luogo, grazie anche a un filmato realizzato negli anni settanta da un inglese sulla caccia alla balena, contribuendo ad aumentare il fascino selvaggio di queste isole.



Vista verso Ovest




Vista verso Est







IL PORTO E IL PAESE








Scivolo e fornaci utilizzate per la lavorazione primaria delle balene, di fianco al molo di ricezione.




Stranizza all'ormeggio e sulla destra il gommone dei Whale Watchers





I magazzini delle baleniere sede attuale del Club Nautico











IL PAESE



Testimonianza del grande impero coloniale portoghese,
 un vescovo azoregno per Macau (Cina ) e Timor (Indonesia) 





La piazza




Le baleniere sui marciapiedi







le barche che trainano le baleniere


GIRO IN MACCHINA DELL'ISOLA








Vista di Sao Jorge. 
Faial, Pico e Sao Jorge sono chiamate Ilhas do Triangolo perché le più vicine


Madalena do Pico

Madalena do Pico si trova di fronte a Horta. 







Il porto di Madalena




l'ingresso del porto vecchio e sullo sfondo le due rocce chiamate "In piedi" e "Sdraiato" resti di un cratere e dietro l'isola di Faial. 




DI NUOVO A LAJES 
PASSEGGIATA NEI DINTORNI E BAGNETTO





Il convento di San Francesco, sede del Comune





Il forte di Santa Caterina


 
Vista del porto e del paese, il canale di ingresso sulla destra.


 SIBIL lo stabilimento  di lavorazione delle balene trasformato in museo ma chiuso per i danni dell'uragano Lorenzo dello scorso anno.



Pozzo e lavatoio




Un IMPERIO   si vede in cima la corona .








Bagnetto nella laguna attrezzata da spiaggia con tanto di doccia







SI RIPARTE.... DOPO AVER PARZIALMENTE RISOLTO UN PICCOLO PROBLEMA



Un blocco nel circuito di alimentazione del gasolio. Si é scoperto dopo che l'ostruzione era prima del prefiltro . Quindi rientro col fiato sospeso e con solo due tanichette da cinque litri collegate direttamente al motore. Per fortuna il vento ci ha assistito e abbiamo fatto solo un'oretta di motore.




Faial in vista



Madalena e Pico al traverso, ci apprestiamo ad attraversare il canale per le ultime miglia.