(scritto da Antonella)
Qui aggiungo in
breve alcuni particolari della traversata non menzionati nel post precedente.
In particolare su
cielo, nuvole e strani incontri.
Fuerteventura...
Il giorno della
partenza, Fuerteventura come al solito quando si lasciano le isole, non ne
voleva sapere di sparire dalla vista. Unica ma importante novità di questa
giornata faticosa, la vista dei pesci volanti che escono improvvisamente
dall’acqua e compiono un’ evoluzione in aria.
Siamo partiti con
un cielo velato di foschia e il mattino dopo è tutto ricoperto di nuvole. Visto
che nelle previsioni non ci sono
basse pressioni in vista, penso che siano
nuvole di umidità e decido di osservare quotidianamente il fenomeno e l’andamento. La relativa
calma mi permette di studiare un po’ la meteo.
Tramonto senza
nuvole o quasi
Domenica 18
I turni sono più
o meno assestati e visto il non troppo sballottamento iniziamo a sperimentare
la cucina in navigazione. Uova in
padella con il pane e cous cous
con cappuccio e carote.
Lunedì 19
I delfini vengono
a festeggiare la metà del percorso.
Proviamo il genoa
tangonato ma non funziona: batte sulle sartie.
Un solo cargo
durante la notte; gli incontri si fanno sempre più rari.
Non abbiamo avuto
bisogno di accendere il motore.
Martedì 20
Il vento come da
previsioni cala drasticamente. Il
timone a vento è sempre in attesa di momenti migliori, soprattutto per noi. Stiamo perfezionando il ritmo dei turni che sembra funzionino con tre
ore ciascuno per la notte, ma non
è che riposiamo proprio bene e cerchiamo di fare il minimo indispensabile. Il
momento migliore della giornata è il pomeriggio quando ci stravacchiamo in
pozzetto a chiacchierare con un po’ di sole e non troppa stanchezza.
Con questo tempo
riesco a studiare un po’: portoghese, il meteo, le maree .
Durante i miei
turni di notte, non so come riesco a settare le vele – in questo caso andando
di poppa con solo genoa bisogna strambare ogni tanto ed eventualmente aprire o ridurre a seconda
dell’intensità del vento. E’ vero che non siamo in regata ma vorremmo mantenere
almeno 4 nodi di velocità.
Mercoledì 21
Strambate
notturne con sottofondo di orchestra indonesiana nell’IPod, un gran contrasto
di ritmi.
Al mio risveglio
i delfini!!!!
Giovedì 22
Angelo ha
avvistato in lontananza due balene “ saltellanti” sig ! Ma
perché sempre quando sono a dormire !!!!!io non vedo mai niente!!
Un pesce volante atterrato sulla barca
….24 maggio,
tre mesi oggi da
quando siamo partiti, 9 giorni di
navigazione in Atlantico verso Sud dopo l’assaggio Gibilterra Canarie.
La partenza è
sempre piena di tensione anche perché vento e mare vicino alle terre sono
sempre difficili, in particolare nelle isole dove i rilievi deviano il vento.
Per l’arrivo le
condizioni erano annunciate dai grib e dal portolano. Io ero preoccupatissima e
ho cercato fino all’ultimo di capire la marea, ma più di tanto non si poteva
decidere il tempo di arrivo.
Generalmente ci
si preoccupa per la traversata, ma arrivi e partenze sono sempre la parte più
complessa. Poi quando sei in mare non ci sono ostacoli intorno ….onde e balene a parte.
Anche l’arcipelago di Capo Verde come le
Canarie è di origine vulcanica. Le isole sono più piccole e non tutte abitate e
con porti importanti. Capo Verde è la prima esperienza di Africa per me.
L’ isola di Sao Vicente,
dove si trova Mindelo, non ha molta vegetazione, è tutto secco e
arido con un pulviscolo costante.
In uno dei miei
turni di riposo, prima di arrivare l’ho sognato come una terra marrone, con
tutti colori terrosi abitanti
compresi. Poi l’arrivo: onde enormi
e potenti che spingevano la
barca, raffiche taglienti. Non so come dire, ero intimorita ma non terrorizzata
e paralizzata dalla paura come mi è successo in passato per molto meno.
Paradossalmente
ero più spaventata dalle onde che dal branco di orche che ci è passato sotto e
vicino, mentre Angelo era più spaventato dalle orche che dalle onde.
Entrando nel
canale le onde erano come montagne, con la stessa forma e le stesse striature.
Le rocce nere e marroni e le onde verdi e blu, la schiuma bianca dei frangenti,
e allo stesso tempo una foschia ovunque.
Appena entrati
nella baia intravedendo il porto e
l’abitato, Angelo ha detto “Ma questa è Africa”. Io sul momento non ho capito
perché. Ero concentrata sull’ormeggio, a individuare dove era il marina, e
tenere la barca tra raffiche a 40 nodi, e la corrente a 2.5 che spingeva contro
i relitti abbandonati in mezzo al porto.
Solo l’acqua
color smeraldo e le barche alla fonda che si avvicinavano velocemente. Tutto si
muoveva velocissimo e allo stesso tempo lentissimo. Colori forti, vento forte,
corrente forte. Lascio il timone ad Angelo per l’ultima fase dell’ormeggio e
vado a prua per le cime. Gli addetti all’ormeggio in totale contrasto con tutto, con una flemma e una fluidità
di movimenti come se ci fosse intorno a loro calma piatta.
Poi in contrasto
con il mio sogno, colori sgargianti, ciabatte infradito e atmosfera da film dei Caraibi.
Mindelo: si intravede la simil torre di Belem sulla sinistra.
Ci ormeggiamo
vicino a una barca con un tipo magrissimo con un cane, che finito l’ormeggio
subito mi fa una raffica di domande. Ha un accento strano, dice che viene dal
Sud Africa .
Scendiamo, al
cancello di uscita dal pontile aspettiamo che qualcuno apra e sbuca un tizio
tipo latin lover- vitellone. Ci rivolgiamo a lui in inglese e lui specifica che
parla solo francese (!)
Io continuo a
guardarmi intorno, è tutto nuovo, tutto un po’ scalcinato ma anche pulito e ben
tenuto. Mentre andiamo alla polizia per l’immigrazione, passiamo di fianco a
una donna che cammina con una grande catinella di plastica sulla testa.
Poi
gruppi di gente seduta a terra che
vende . Addirittura alcuni seduti sui rami di alberelli di fianco alla strada.
Il modo in cui si muove questa gente è fluido, armonico senza rigidità.
Andiamo a fare la
spesa, finalmente non ci sono boutique o i soliti negozi da struscio ormai
presenti ovunque (Zara, Mango, etc.) . Ovunque colori vivacissimi.
Il Morro Branco sullo sfondo della baia
Non riesco a
fotografare. Non mi piace fare il
turista che fotografa la povertà o la diversità. Qui cerchiamo di
tenere un profilo basso, loro non
sono scimmie allo zoo ma noi in questo caso siamo mosche bianche e per giunta
anche ricchi in confronto a loro.
Nella piazza del mercato ci sono mendicanti che ti seguono insistenti. Io
mi sento stordita.
La piazza del mercato fotografata dalla torre
Mindelo ha una brutta fama, piccola delinquenza locale, per fortuna non di
yacht rapinati, solo borseggi. La povertà non è estrema ma tangibile, quindi
niente borse, niente telefoni, solo una copia di documento e qualche soldo in
tasca. In realtà il luogo è relativamente tranquillo e si percepisce la volontà
di darsi da fare e accogliere i turisti. Ma non abbiamo voglia di andare in
giro la sera.
Ingresso del Museo del Mar
Sul lungomare c’è
una copia della torre di Belem che
c’è in Portogallo.
Era in passato la
sede della capitaneria adesso è il museo del mare. Dalla terrazza in cima
faccio delle foto alla città e cerco di riprendere quelle persone che non
voglio fotografare da vicino. All’interno qualche oggetto ripescato dai relitti
importanti, testi di canzoni di Cesaria Evora e altri cantanti del posto e un po’ di storia di Mindelo, il cui
porto nasce come punto di rifornimento per il carbone alla fine dell’’800.
Passeggiando sui
pontili, vediamo una barca italiana, chiamiamo ed esce una giovane donna. Ci racconta
che fa la skipper professionista e fa trasferimenti di barche tra i Caraibi le Canarie e le Baleari,
anche lei con un cane.
Di sicuro qui non ci sono charteristi , ma
noi ci sentiamo di passaggio e abbiamo voglia di partire.
Le nostre uscite in paese sono soprattutto per le provviste. Pensavamo una settimana ma il vento forte rende difficile l'uscita. Aspettiamo una tregua anche se la baia è costantemente investita da raffiche.
Un albero del fuoco
Le provviste sistemate.....
Aspettando il tempo buono ....Vento a 35 nodi e polvere
foto stupende. bel racconto. vi penso spesso :)
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