15 Agosto 2012 Da Caorle a Malta
Si ri vara Stranizza,
dopo 5 anni al freddo e al buio di un capannone nel Nord Est d’Italia ,
finalmente si ritrova nel suo elemento naturale…l’acqua.
1- 15 agosto 2012 S. Margherita di Caorle. Si comincia!
Momentaneamente è stata
ormeggiata nel posto barca del proprietario del cantiere, per darci modo di
riassettare
il tutto prima della partenza.
2- Stranizza in acqua….
(acqua paludosa). I preparativi per la partenza.
Tre giorni per Antonella e me di
durissimo lavoro senza sosta , dal lavare e riissare le vele, rifare I circuiti
di scotte e drizze, verificare che tutto funzioni.
3 – Tutto fuori! Dopo le
vele tocca ai gavoni … buttare quello che non serve e sistemare il resto.
In più il montaggio di un
serbatoio in plastica per acqua addizionale, vista la penuria di acqua che c’è
in Croazia e Grecia. cucire a mano la capottina un po usurata…
4- Cucitura a mano della cappottina.
5- Dettaglio della
riparazione della cappottina.
Della serie dove si scopre che le precedenti riparazioni fatte da un presunto velaio professionista sono molto raffazzonate. Ha cucito a destra e a manca senza molta attenzione e le cerniere di plastica si sono strappate, così ho dovuto sostituirle con una robusta cucitura per evitare ulteriori rotture.
Della serie dove si scopre che le precedenti riparazioni fatte da un presunto velaio professionista sono molto raffazzonate. Ha cucito a destra e a manca senza molta attenzione e le cerniere di plastica si sono strappate, così ho dovuto sostituirle con una robusta cucitura per evitare ulteriori rotture.
Partiamo il 19 Agosto da Porto
Santa Margherita, dopo esserci ancorati all’esterno del molo per testare la
nuova ancora…non perchè penso non tenga, ma per la paura che non spedi più col
salpancora tanto si inabbissa dentro la sabbia.
6- 19 agosto 2012.Uscita dalle chiuse del
porto canale di S. Margherita di Caorle 1.
8- 19 agosto 2012.Uscita dalle chiuse del porto canale di S. Margherita
di Caorle 3. Finalmente l’uscita in vista. Il viaggio è cominciato!
Senza perdermi in dettagliate
descrizioni della Croazia che ormai abbiamo navigato per anni, ne faro’ un
piccolo riassunto.
La cosa migliore, qualche baietta dove ancora è possibile ancorarsi senza gabelle, la cosa peggiore l’imbarbarimento dei charter e la bassa qualità di velisti che scorrazzano in giro; una mattina uscendo a vela da una baia, abbiamo corso il rischio di venire speronati da una barca di charteristi a secco di vele con il motore bello allegro con autopilota inserito … e senza nessuno al timone, fortunatamente dopo svariati urli qualcuno si è affacciato ed ha cambiato rotta come se niente fosse successo.
La cosa migliore, qualche baietta dove ancora è possibile ancorarsi senza gabelle, la cosa peggiore l’imbarbarimento dei charter e la bassa qualità di velisti che scorrazzano in giro; una mattina uscendo a vela da una baia, abbiamo corso il rischio di venire speronati da una barca di charteristi a secco di vele con il motore bello allegro con autopilota inserito … e senza nessuno al timone, fortunatamente dopo svariati urli qualcuno si è affacciato ed ha cambiato rotta come se niente fosse successo.
Qualche problemino con la barca:
dopo due ore dalla partenza il GPS del cartografico ha deciso di andarsene in
ferie e non funzionare più, fortuna che abbiamo un paio di sistemi di back
up.Il generatore eolico non carica più.
Al traverso di Pola abbiamo avuto un problema col Volvo, con lo scambiatore di calore da acqua salata ad acqua dolce, fortunatamente abbiamo trovato due meccanici bravi e competenti che in mezza giornata hanno risolto il problema…naturalmente dietro lauto compenso.
Al traverso di Pola abbiamo avuto un problema col Volvo, con lo scambiatore di calore da acqua salata ad acqua dolce, fortunatamente abbiamo trovato due meccanici bravi e competenti che in mezza giornata hanno risolto il problema…naturalmente dietro lauto compenso.
Abbiamo sdoganato a Novigrad, poi
Pola, la baia di Veruda, la baia di Molat, e altre baie che ormai non ricordo
neanche più il nome, che ho però riassunto nel log di bordo di seguito.
9- Croazia. Tramonto all’ancora a Luka Milna. Una baia dietro Novigrad
ancora libera da pagamenti.
10- Il faro alla
fine della penisola d’Istria. È storico perché ci siamo passati tante volte negli anni passati.
11- Baia di Molat. Anche qui non
si paga ed è molto bello e tranquillo.
Riporto sotto una giornata di
vela pura da Molat alla baia di Sabusica, con vento sul naso, ma noi stoici
tutta bolina dura...circa 30 virate per raggiungere la meta (track in rosso
sulla carta).Gran divertimento...ma anche gran fatica.
Nel nord della Croazia anche se più trafficato si può ancora
trovare qualche baietta dove ancorare, dalle Incoronate in poi è sempre più
difficile, e si trovano degli enormi campi di gavitelli, che probabilmente
coprono la richiesta del turismo sempre più massificato e che non vuole pensare
o imparare come si fa un ancoraggio sicuro.
Dopo nove giorni usciamo dalla
Croazia, dall’isola di Lastovo, un po’ in malo modo, scontrandoci con un
poliziotto di frontiera superfrustrato e deciso a vendicarsi sui “ricchi
turisti”; morale siamo partiti per una lunga traversata di 210 NM, la sera
stessa, dopo aver navigato tutto il giorno, perchè ci ha negato lo stare un
altra notte sul suolo Croato dopo aver fatto il timbro di uscita ....ma che
vadano a cag...
Notte bellissima con luna quasi piena, vento da NW forza 3-4 direzione per 150 gradi , ci aspettano quasi tre giorni di navigazione, il meteo è buono e non vediamo l’ora di arrivare alle isole Ioniche Greche.
Alle 5 di sera un incontro
bellissimo e inaspettato un gruppo di delfini con la pancia bianca (non ne so’
il nome scientifico) si sono messi di prua alla barca e hanno cominciato a fare
delle grandi evoluzioni con salti, incroci e quant’altro…uno spettacolo della
natura bellissimo e toccante, Antonella e io eravamo commossi.
Altra grande sorpresa verso
l’imbrunire, con continuamente due lenze fuori,,,molto fai da tè , una fatta
con sportina di plastica colorata, mentre l’altra un vecchio rapalà con I due
arpioncini vecchi e arruginiti. Surprise surprise, il solito tonno tonto
dell’Adriatico va’ ad abboccare al rapalà. Non avendo la canna tiro a mano il
filo…un po’ faticosamente riesco a fare arrivare il tonno sotto la barca, dove
sto preparando il fucile da sub per dargli il colpo di grazia e per poterlo
tirare a bordo …ma il fucile non era pronto e ho gingischiato un po’ troppo,
quando il tonno con un grande guizzo riesce a liberarsi e io rimango con le
pive nel sacco.
Ma nella vita viene data sempre
una seconda opportunità.
L’ indomani mattina stavamo andando a vela al gran lasco, il vento era in calo e mi stavo preparando a issare il gennaker, quando buttando l’occhio alla lenza del rapalà arrugginito ho notato che aveva un angolo diverso…provando a saggiarne la tensione ho capito che c’era qualcosa attaccato. Questa volta ancor prima di cominciare a recuperare con l’aiuto di Antonella abbiamo preparato tutto il necessario , fucile già carico, coltellacci vari, tagliere, secchio. Ho cominciato quindi a recuperare lentamente per vedere abboccato un bel tonnetto da 7/8 chili forse più, non sono molto bravo nelle stime. Appena ho avuto il tonno sotto la falchetta ho dovuto provare ben tre volte prima di riuscire ad infilzarlo e a tirarlo a bordo. Macellato e stivato, per 2/3 giorni dieta a base di tonno.
L’ indomani mattina stavamo andando a vela al gran lasco, il vento era in calo e mi stavo preparando a issare il gennaker, quando buttando l’occhio alla lenza del rapalà arrugginito ho notato che aveva un angolo diverso…provando a saggiarne la tensione ho capito che c’era qualcosa attaccato. Questa volta ancor prima di cominciare a recuperare con l’aiuto di Antonella abbiamo preparato tutto il necessario , fucile già carico, coltellacci vari, tagliere, secchio. Ho cominciato quindi a recuperare lentamente per vedere abboccato un bel tonnetto da 7/8 chili forse più, non sono molto bravo nelle stime. Appena ho avuto il tonno sotto la falchetta ho dovuto provare ben tre volte prima di riuscire ad infilzarlo e a tirarlo a bordo. Macellato e stivato, per 2/3 giorni dieta a base di tonno.
30 Agosto 2012
Dopo 2 notti e quasi due giorni di navigazione
arriviamo all’isola greca di Merlera, bel posto , si sente il cambio , tutto
sembra più dolce e armonioso rispetto alla Croazia…direi più Mediterraneo e
rilassato. Ancoriamo in una bella baia con fondo con sabbia, ci sono un altra
decina di barche all’ancora, ma anche qui si nota la differenza …sono tutte
barche di proprietari e non di charter, finalmente un po’ di gente di mare. Siamo
ridossati da NW, ma durante la notte la brezza da SE procura un ondina
fastidiosa che ci impedisce di dormire bene.
17- Partenza da Merlera. Vista del
porticciolo (lato Sud).
Interpretando il meteo, decidiamo la mattina
di muoverci verso l’isola di Corfù, in una baia che ridossi NW e SE. Arrivo
alla prima baia a Capo Santo Stefano, dichiarata nel portolano 777 (che mi da
davvero poca fiducia) “protetta da tutti i venti e deserta”. Quando arriviamo
ci sono già due barche a vela, un mega motoscafo e una miriade di motoscafini. Proviamo
2-3 volte , ma non c’è neanche spazio per far stendere l’ancora e farla
prendere, forse dovremmo fare come abbiamo visto fare fin troppe volte in giro,
buttare l’ancora filare più o meno un certo numero di metri di catena, spegnere
il motore e buttarsi a fare il bagno. Fare un test di tiro è una cosa che
evidentemente fa’ chi ha del tempo da perdere.
Decidiamo di uscire da quel cul de sac e
dirigerci alla prossima baia, appare molto più promettente, solo un motoscafo
all’ancora, bella spiaggetta, fondo sabbia e poseidonia. Facciamo la manovra ,
ma sembra non tenere il tiro, vado a vedere l’ancora con la maschera ed è
appoggiata su un fianco senza essere penetrata. Questo è un problema che
abbiamo già riscontrato un paio di volte, la colpa non è dell’ancora di cui
siamo veramente contenti, ma dal fatto che avendo messo 80 metri di catena con
ancora nuova ho la tendenza ad abbondare quando filo catena, e essendo le
baiette non troppo larghe non do’ mai abbastanza tempo per distendersi e
trasmettere il moto all’ancora. Antonella in acqua sulla verticale dell’ancora per
controllare la situazione, faccio un po’ di marcia indietro, l’ancora ha giusto
il tempo di ruotare ed è già in presa….grande Rocna.
Mangiamo l’unico pasto del giorno, con il sugo
che avevo preparato col tonno pescato e spaghetti…sostanzioso ma ha richiesto
molto impegno nella digestione.
Dopo cena, quasi all’imbrunire con la baia
completamente svuotata, Antonella mi manda su in testa d’albero per riparare
l’attacco dei lazy jack che si era rotto quando avevamo preso la botta di
brutto tempo a Komiza. Antonella è ancora un po’ tentennante in questa
operazione, che in effetti può essere anche molto pericolosa, ma sta migliorando
ogni volta e presto son sicuro che mi manderà su con una sola mano.
Al tramonto è una meraviglia, vediamo la costa
Albanese, una cittadina con le montagne dietro, dalle quali è appena nata la
luna piena…uno spettacolo, un po’ a sinistra lo scoglio Tignoso ha cominciato
il lampeggio con il fanale. Il Tignoso mi fa’ ricordare quando nel ‘93 o ‘94
(non ricordo bene ) feci la famosa regata Rimini-Corfù-Rimini 1000 miglia e le
cinquecento miglia erano segnate proprio dal girare attorno al Tignoso. Ora fa’
una grande impressione trovarselo davanti a poca distanza.
18- Isola di Corfù. Ancoraggio nella baietta nei pressi dello scoglio del Tignoso (sulla destra in lontananza).
1° Settembre 2012
Finalmente dopo 12 giorni di viaggio, di
traversate, di bufere scampate per un pelo, di ancoraggi problematici e
difficili , di risciacqui e centrifughe in un barca dinamizzata dalle onde, ci
siamo presi un giorno di pace in una bellissima baia a oziare....da quanto non sentivo e provavo questa emozione,
il sano ozio...quasi al limite dell’annoiarsi...un sogno, acqua cristallina,
riva a 100 metri, baia deserta...ogni tanto mi do’ dei pizzicotti per essere
sicuro di non sognare.
Domani si parte per Gouvia Marina, dove
dovremo fare un mare di cose, nell’ordine , ormeggiare, andare in capitaneria
per il Dekka, andare a fare la spesa, eventualmente gasolio, e se rimane tempo
visita alla citta’, mi suona come Mission Impossible 4...vedremo se ne
rusciremo a farne almeno il 50%.
02 Settembre 2012
Arrivati a Gouvia Marina, come scritto da
portolano contattati via VHF, ci rispondono di stare in stand by...dopo 10
minuti stanchi di aspettare ce ne andiamo a fare gasolio al distributore. Chiedendo
al distributore mi dice di entrare al marina che poco più avanti ci sono gli
ormeggiatori, che in effetti troviamo stravaccati all’ombra a far delle chiacchiere...ci eravamo
dimenticati nella teutonica Croazia del ritmo mediterraneo, qua’ e tutto più
tranquillo e rilassato, all’ormeggio non ci chiedono neanche i documenti
...solo il nome della barca, e di andare alla reception quando vogliamo tanto è
aperta fino alle otto di sera. Antonella completa con successo l’ormeggio con
presa di trappa con vento laterale e raddrizzamento barca cazzando a prua...un
gran successo. Trovato un internet bar, per la posta. Accuso “mal di terra”,
giramenti e piccola nausea; è un po’ che siamo continuamente sbatacchiati.
Avevamo pensato di fare un salto a Corfù, ma bisogna sbattersi un po’, autobus che passa ogni ora ...forse... ecc.. Gliela diamo su’ e ci godiamo il piacere di essere attaccati ad un pezzo di cemento e di farci una doccia “niagaresca” con acqua calda...i piccoli grandi piaceri della vita.
Avevamo pensato di fare un salto a Corfù, ma bisogna sbattersi un po’, autobus che passa ogni ora ...forse... ecc.. Gliela diamo su’ e ci godiamo il piacere di essere attaccati ad un pezzo di cemento e di farci una doccia “niagaresca” con acqua calda...i piccoli grandi piaceri della vita.
03 Settembre 2012
Giornata busy fin dall’inizio, smontaggio dell’eolico,
soprannominato “Eolino” per capire il motivo per cui non carica, smontando il
generatore e scollegando i fili siamo riusciti a testare l’eolico verso una
batteria AA, con l’amperometro in serie a interrompere i circuito, e abbiamo
capito che il generatore in sè funziona perfettamente. Provato poi la
continuità dei fili dall’eolico alle batterie, il negativo va benissimo, c’è un interruzione sul
positivo. Ora il lavoraccio di seguire il rosso attraverso mezza barca per
capire dove si è interrotto. Poi visita alla capitaneria per fare l’ingresso,
quindi ufficio marina per pagare per la notte, negozietto chanderly per clips
per cucina, poi 10 minuti di relax, per la seconda colazione del giorno al bar
Skippers con dolcetti cioccolata e crema e caffe, più internet. Finally usciti
dal marina a piedi per fare la spesa ad un grande supermarket ad una decina di
minuti a piedi.
Il vento ha cominciato a salire e
a girare da NW, quindi bolina per 2-3 ore fino all’ormeggio, naturalmente
sempre Antonella la “precisina” al timone e io a sbatacchiare le vele, vento di
13-14 nodi reali ...una bellezza.
Arrivando all’ancoraggio ...una grande baia
ridossata dai venti meridionali e dal NW, c’è un piccolo paesino con un moletto
incastrato tra degli scogli molto pericolosi dove ogni anno qualcuno ci lascia
la barca, tantè che c’è una barca a vela sui dodici metri spiaggiata. Dove sono
tutti ormeggiati ? Naturalmente in quel piccolo fazzoletto di baia, 7-8 barche
a vela in batteria. A circa un miglio di distanza nella stessa baia vediamo un
motoscafo solitario all’ancora, ci dirigiamo senz’altro la’, bellissimo
ancoraggio in 10 metri d’acqua con sabbia e poseidonia. Lesson learned...”tutti
vanno dove c’è gente” senza capire se è veramente la scelta giusta.
04 Settembre
Altro grande giorno di vela, col NW che spinge
a 3-4, arrivando all’ormeggio nell isola di Antipaxos altro esempio di
cretineria velica, le prime due baie provenendo da nord piene ballonate, con
anche due super super yacht con elicottero compreso in coperta, noi avevamo
pensato ad una terza baia un po’ defilata verso il sud dell’isola, dove prevedevamo
che non ci sarebbe stato troppo affollamento. Finalmente la troviamo...cosa non
facile avendo il cartografico solo su piccola scala dove non si vedono i
dettagli, cosi’ solo con l’aiuto del portolano e binocolo alla fine siamo
riusciti ad individuarla, entriamo e ci troviamo una barca di inglesi con due
cime a terre, e una barca di ferro a vela di giramondo....una gran bella e
degna compagnia per una notte, poca gente ma selezionata.
Ieri sera, visti diversi movimenti di nubi e
perturbazioni, rivisto il bollettino di Offembach, e captato il bollettino
italiano sul 68, tutti davano SW. Ci sentivamo abbastanza tranquilli anche se
l’ancoraggio è abbastanza vicino agli scogli quando si ruota, l’ancora pero’ ha
preso benissimo, ogni volta andiamo in acqua a controllare. Naturalmente
durante la notte ha girato SE, cominciando con una decina di nodi e spingendoci
verso gli scogli, verso le 4 ci siamo alzati e analizzata la situazione...anche
se l’ancora no problem, si ballava però parecchio e se per caso il vento e mare
aumentavano la posizione sarebbe stata difficile da sostenere. Issato ancora
alle 04:15 e usciamo dalla baia, con l’idea di entrare a Preveza e quindi nel
mare interno di Amvrachia.
Fatti però una decina di miglia il vento e mare rinforzano esattamente di prua, riletto il portolano riguardo l’ingresso del canale a Preveza, con vento da SE e corrente contraria può creare problemi, manco a farlo apposta il nostro ETA al canale sarebbe 2 ore dopo l’alta marea, l’ora più dura per il movimento acqua...e ce la avremmo contro più il mare. Decisione presa, poggiamo e issiamo vela, rotta sull’isola di San Maura. Veniamo raggiunti da diverse perturbazioni, tiene il SE, che per noi di bolina va bene.
Ridotto genoa (normalmente 150%) a 100%, dopo un’ oretta presa una mano alla randa, filiamo con 16 nodi di apparente su un mare leggermente ingrossato....uno spettacolo.
Il vento tende ancora ad aumentare e i nuvoloni non ci dicono nulla di buono. Antonella suggerisce di mettersi i salvagenti gonfiabili con cintura, sono perfettamente d’accordo, si comincia a ballare, cominciamo a preparare la trinchetta sullo strallo volante, in caso di un ulteriore rinforzo; l’idea era di arrivare nella parte meridionale di Santa Maura e trovare una qualche baietta la sotto riparata da sud...ma non ce ne sono. Decidiamo quindi di fermarci nella costa nord occidentale di Santa Maura davanti a un piccolo villaggetto con una nerissima perturbazione sulla testa, ci aspettiamo che piova da un momento all’altro. L’atterraggio non è dei più semplici, scogli e una barra sott’acqua che anche a causa del cielo oscurato non si può vedere. Alla fine va tutto per il meglio, ancoriamo in 10 metri d’acqua in sabbia, un tirotto alla catena per far presa, e immersione per verificare.TUTTA l’ancora sotto la sabbia...non si vede più l’ancora ...domani mattina speriamo di riuscire ad estrarla, grande Rocna e grande avere 80 metri di catena disponibile, magari è vero beccheggia un po’ sull’onda, ma vuoi mettere alla sera dare 4-5 volte il calumo e dormire tranquilli.
28- La secca davanti all’ingresso di Ag. Nikita che (in teoria) dovrebbe riparare dalle onde. I colori del mare greco sono sempre stupendi.
29-
Ag.Nikita. Foto dell’ancoraggio dall’acqua. Quelle che sembrano innocue ondine
sono in realtà un vero tormento.
06 Settembre
La notte più ignobile dell’intero viaggio, ci
ripariamo dai venti meridionali come da bollettini, ed ecco che appare il
sempre presente NW, onda lunga e costante, tutta notte si rolla da matti, si fa
fatica a stare in piedi, dormire è impensabile, tutta notte praticamente in
bianco. Partiti alle 07:00 disperati dall’ancoraggio, l’ancora si speda senza
nessun problema...grande Rocna. Dopo un’accurata ricerca sul portolano, rotta
su Itaca … direzione Kioni baia...riparati da tutto fuorchè da NE e E ...vuoi
proprio che giri così ?
31- Costa occidentale di S.Maura, in fuga da Ag. Nikita verso Itaca, l’isola di Sesoula. Queste rocce con archi sono tipiche delle isole ioniche.
32- Vista del porto di Kioni. Sulla sinistra le barche dei charter, sulla destra gli amanti del moletto.Vista dalla passeggiata vicina al nostro ancoraggio.
Kioni è un bellissimo paesino invaso purtroppo da una folla di charteristi che coltello in bocca lottano strenuamente per l’ultimo pezzetto di cemento, per poter ormeggiare e ricreare così la favolosa aria da condominio e poter commentare con il vicino chissà quali epiche navigazioni. Il piano A prevedeva di ancorare appena fuori il porticciolo in una piccolissima baia, il piano B di ancorare in una baia un po’ più distante dal paese, un po’ più esposta al NW ma pur sempre coperta. La piccola baietta vicina al porticciolo, quando arriviamo è già occupata da due vecchierelli con una barca a vela più o meno della loro veneranda età. Ma ecco che quando viriamo dirigendoci verso il nostro piano B, vediamo il vegliardo issare randa, rallentiamo e osserviamo, poco dopo la moglie si dirige al timone e lui comincia a issare catena. Fermiamo la barca e ci mettiamo in stand-by. Finiscono di spedare l’ancora e poco prima di partire ci fanno un paio di gesti ad indicare che il fondo è un ottimo tenitore e ci salutano. Appena possono aprono il genoa e a farfalla si dirigono verso l’orizzonte, gente di altri tempi della vela, gente meravigliosa con cui anche senza parole ci si comprende e si condividono emozioni. Ancoriamo e alla fine ci troviamo a pochi metri dagli scogli, il posto è piccolo ma bellissimo, controllo ancora....tutta immersa nella sabbia, se non avessimo il cimino col galleggiante collegato all’ancora faremmo fatica ad individuarla.Anche se a pochi metri dagli scogli con un ancoraggio così possiamo affrontare tranquillamente un forza 4-5 , tempo di farsi due veloci spaghetti al tonno e crolliamo in un sonno mortale all’una del pomeriggio...non ne avevamo proprio più da spendere. Nel pomeriggio bagnetto, e giro in paese per la spesa. Grazie all’idea di Antonella di andare a riva col tender a remi a circa cento metri dall’ancoraggio dove una comoda scala e poi una comoda strada ci porta in paese , mi risparmio l’ennesimo strappo muscolare alla schiena nel processo di spostare il fuoribordo (una gruetta è proprio necessaria). Alla fine come sopra detto, la gente va’ dove c’è gente, i moletti straboccanti di barche e noi soli soletti nella baietta paradiso (vedi foto),.... che strana l’umanità’, meglio che ci sia una marea di simil gente, così noi poveri antisociali ci possiamo godere le baiette paradiso.
07 Settembre
Abbiamo deciso di stare un giorno in più in
questo piccolo paradiso, protetti da quasi tutti i venti, con l’ancora completamente interrata, supermercato
bar, ristoranti a duecento metri....cosa si può volere di più. Giornata
splendida e ci preparavamo per un giretto a terra per controllare le e-mail e
berci in pace una birra in riva al mare, ma gli Dei , avevano preparato
qualcosa di più sfizioso per noi.
Ecco arrivare la corazzata Potiomkin, ovvero
un Beneteau 50 ft ,charter con a bordo un intera famiglia di tedeschi, con una
manovra ad uncino si vogliono ormeggiare 50 metri da noi portando due cime a
terra su uno scoglio. Parte la prima divisione con Hans e Gretel, due biondi
giovani con occhi azzurri ,salgono sul tender con due cime e le vanno a legare
ai fatidici scogli, nel frattempo il padre Helmut con la madre Herna e la terza
figlia Heidi, prendono la rincorsa e a marcia indietro cominciano a stendere
catena su mezza baia. Nel frattempo avevo avvertito i due giovani con le
stoppie di grano in testa che con quella manovra alla fine ci avrebbero chiuso
la nostra ruota di rotazione e ci saremmo scontrati, ‘we know , we know”
rispondono i giovani con gli occhi color del mare, con il sorrisino tipico di
chi la sa’ lunga e parla con il pivello di turno. Beh ...stiamo mo’ a goderci
lo spettacolo. Arriva Helmut in retromarcia e con precisione tipicamente
tedesca si avvicina alla divisione
sui mezzi anfibi, lega le due cime dagli scogli alle bitte di poppa, sembra
tutto perfetto, solo un piccolo particolare, nella sua forsennata retromarcia
Helmut non ha pensato minimamente a testare l’ancora. Naturalmente soffia il NW
sulla prua della barca spingendola sugli scogli (ma io dico si può mai
pensare di fare un ancoraggio
attaccato agli scogli con il vento che ti spinge contro senza testare l’ancora
?). Realizzano che il miracolo non è avvenuto e che l’ancora non fa’ il suo dovere
(come è possibile si chiedono tutte le altre volte la buttiamo giu’ e fa’ tutto
da sola ?) alla disperata Helmut molla le due cime di poppa e tira fuori ogni
singola frazione di hp dal motore e riesce , pur con l’ancora a penzoloni e non
so’ quanta catena in acqua a evitare per una metrata di andare col fianco a
scogli. Voi penserete che a questo punto un qualsiasi altro mortale l’avrebbe
data su e sarebbe andato ad ormeggiarsi in qualsiasi altro posto, non per
ultimo un invitante moletto con cime a terra.
34- La famigliuola germanica attrezzata con parabordi che si avvicina pericolosamente.
Ma no, Helmut forte del fatto “che ogni anno si è ancorato nello stesso punto” ricomincia tutto da capo. Dopo un altro paio di volte sempre con l’ancora (una CQR) che ara tutto il fondale e porta in superfice quintali di poseidonia, decide di giocarsi l’arma finale, a questo punto non può perdere la faccia davanti a due italiani ben sicuri del loro ancoraggio; noi speriamo solo che essendo quasi la ricorrenza della firma dell’armistizio di Badoglio dell’ 8 settembre 1943 e dopo che i tedeschi ammazzarono proprio qui vicino (a Cefalonia) 10000 italiani, non gli vengano in mente strane idee e vogliano portare il numero a 10002. Last chance...rincorsa pazzesca e comincia a dare giu’ catena dall’altra parte della baia, quando arriva di fianco a noi, ha già dato giu’ più di 50 metri di catena ....BANG...la catena si impiglia nel barbottino e tutto si ferma. Da poppa è ancora troppo lontano per collegarlo alle cime, e quindi comincia a derivare pericolosamente verso di noi, fuori tutti i parabordi e tutti pronti all’impatto, come da foto. Scoprono che il restante della catena è inturcinata che più non si può , e li’ cominciano a inveire contro il gruppo che prima aveva la barca in affitto, the easy way. In qualche maniera facendo giunzioni arrivano almeno a fermare la barca con una cima di poppa. Noi nel frattempo sfuggita l’occasione di scendere a terra, cominciamo a farci da mangiare, loro cominciano a stendere il restante della catena sul ponte e a sbirrutarla (dipanarla). Ormai è quasi buio, finalmente mettono in chiaro il restante della catena e possono procedere all’indietro e a tirarsi vicino allo scoglio ......ma naturalmente sono troppo vicini e impediscono la nostra rotazione.Alla fine Helmut prende il coraggio a due mani e raggiuntoci col tenderino con una faccia da cane bastonato ci chiede se potevamo anche noi legarci agli scogli così non gli finivamo addosso. Senza inveire più del dovuto col “te l’avevo detto” gli rispondo che no, non è possibile, siamo solo in due e non ci vogliamo incasinare con delle cime a terra.Ci chiede qualche consiglio e gli dico di andare al pontile , visto che ormai è completamente buio. Fortunatamente mi da finalmente retta , e si toglie dai piedi....che sudata, abbiamo rischiato di perdere la barca per dei cretini senza scampo...ma che bufere e tempeste che il povero Ulisse doveva affrontare, oggi è il charterista verace il vero pericolo, dovrebbero fare dei corsi speciali per i pochi ancora con una barca di proprietà “come gestire e sfuggire i charteristi”.
35- La famigliola germanica insiste nell’ormeggio allo scoglio. Si intravede la divisione anfibi. Antonella preoccupata pensa:- “Riusciremo a cenare?”--
08 Settembre
Dipanandoci tra bollettini un po’
contradditori (notato che anche il meteo di Offenbach che riceviamo via SSB,
non copre per nulla l’area delle isole Ioniche, quindi prendiamo per buono il
bollettino dello Ionio e ci diamo un po’ a spanna) abbiamo comunque imparato
che bisogna coprirsi da NW per i venti prevalenti e da SE quando il NW
cala.....cosa mica facile, trovare delle baiette fatte a semicircolo. Decidiamo
di muoverci sull’isola di Cefalonia con l’intento di arrivare in un paio di
giorni ad Argostoli, dove a detta del portolano 777 che ormai prendiamo con le
pinze, c’è un bellissimo e nuovissimo marina. L’idea sarebbe di andare al
marina, fare tutti i pieni, riposarci un po’ e partire per la traversata.
Ci fermiamo a nord di Cefalonia nella baietta di Atheras, uno splendore, unico problema e non da poco, il fondo è roccioso e l’ancora prende pochissimo. Andiamo a riva in una bella e rustica taverna, solo qualche locale, non ci sono altre barche in giro. Mangiamo divinamente e ci godiamo la giornata. Se rimane NW ci si può azzardare a rimanere per la notte, se cambia ....bisogna andarsene. Invariabilmente cambia e alle 4 del pomeriggio comincia a spingere un NNE, ed a entrare mare....bisogna muoversi prima che ci prenda la ghinghizia mentale sperando che tutto si sistemi. Le possibilità non sono molte, un paio di baie a Sud dell’isola, l’unico problema atterraggio notturno, e per di più con il cartografico in piccola scala. Partiamo, e lungo il percorso ci becca un forza 5 con onde significative, in particolare quando doppiamo il capo Yerogombos contornato da bassi fondali, l’onda si ingigantisce, per fortuna una volta doppiato andiamo a ridosso...ma è già buio. Accendo il radar e con il cartografico cerco di capirne qualcosa, ormai è buio pesto e la luna sorgerà tra due ore. In qualche modo ancoriamo in 8 metri di profondità. Quando facciamo il test dell’ancora noto che va in tensione molto presto rispetto alla lunghezza della catena, però al momento mi accontento del fatto che tiene e ce ne andiamo a letto dopo una cena frugale a base di birra patatine olive e un manto di stelle da togliere il fiato.
La mattina scopriamo che il fondo è tutto
roccioso, come anno fatto a fare i rilievi quelli del 777 ancora devo capirlo,
morale l’ancora aveva preso pochissimo, in compenso si era presa la catena in
uno spuntone di roccia ed era quella che aveva tenuto il tiro...giuro che non comprerò
mai più un portolano 777.
09 Settembre
Partiamo per raggiungere Argostoli e la
agognata marina.Quando arriviamo troviamo un clima da dopo guerra, tutto
deserto, il marina mai decollato pieno di relitti, il distributore in banchina
inesistente e sulla riva sembra che ci siano 10000 presenze degli italiani
morti nella guerra.180 gradi e via andare, l’unica possibilità ora è dirigersi
verso l’isola di Zante.
Arriviamo a San Nikolao, ridente villaggio con indicazioni dal 777, ridossato da NW, se entra il NE ridossarsi all’isolotto di fronte al paese.Ci spinge un gagliardo NW che verso la fine arriva quasi a 20 nodi, giriamo il capo e ci aspettiamo di ridossarci nella baia del paese, you are dreaming...dentro anche se protetto da NW venti catabatici che anzi rinforzano. Il posto non è molto grande e ci sono un sacco di barchini in giro, c’è un moletto dove eventualmente andare di poppa all’ancora e cime di poppa, ma solo io e Antonella, con una barca poco manovriera all’indietro non è un opzione. Proviamo a fare un survey dietro al fatidico isolotto indicato nel portolano, ci troviamo all’ancora solo un veliero inglese che io stimo abbia calato un centinaio di metri di catena. Noi proviamo ad andare avanti e indrè per trovare qualche basso fondale...ma il minimo che troviamo è 25 metri.Come si fa’ a consigliare un ancoraggio da petroliera su un portolano da diporto? Ritorniamo a fare la spola e provare un po’ sottoriva, ma tra barchini gavitelli e corpi morti non è facile, alla fine un recruiter di una taverna ci raggiunge col barchino e ci consiglia dove buttare l’ancora perchè tenga. Cosi’ facciamo anche se in 8 metri fili 40 metri...per sicurezza. Alla sera cena alla taverna del recruiter, onesta ....ma pesa, non siamo più abituati a cibi troppo saporiti e fritti, la notte si balla in cuccetta per la digestione.
10 Settembre
Ci svegliamo con il NE, onda che entra e da’
fastidio, io vado a riempire due taniche di gasolio al distributore, Antonella fa un breve giretto e poi un po’ di spesa.
Attraverso dei francesi della barca vicina veniamo a sapere che durante la
notte il NE picchierà forte e entrerà un sacco di onda...non ci pensiamo neanche
un decimo di secondo, molliamo e ci dirigiamo sul porto di Zacinto di cui
abbiamo notizie un po’ contraddittorie. Arriviamo ed è un grande porto dove e ‘
possibile stare anche all’ancora.
Ancora l’imprecisione del portolano dove menziona questa cosa avvertendo di stare attenti a non intralciare la rotta delle navi, non dando però nessuna indicazione in qualche angolo del porto mettersi. Alla fine entrando vediamo il solito moletto con le barche a vela di poppa e nell’angolo estremo due barche all’ancora.
Ci dirigiamo lì e volendo passare di poppa ad una barca francese ormai ci areniamo in 2 metri di acqua. Il fondo è molto basso, ci ancoriamo alla fine in 3 metri scarsi e un po’ preoccupati di finire addosso al francese.
La notte tira 12-15 nodi variando da NW a N creando un’ ondina che sbatacchia sotto la poppa metallica della barca facendo un casino di inferno all’interno, ma almeno non si rolla.
Ancora l’imprecisione del portolano dove menziona questa cosa avvertendo di stare attenti a non intralciare la rotta delle navi, non dando però nessuna indicazione in qualche angolo del porto mettersi. Alla fine entrando vediamo il solito moletto con le barche a vela di poppa e nell’angolo estremo due barche all’ancora.
Ci dirigiamo lì e volendo passare di poppa ad una barca francese ormai ci areniamo in 2 metri di acqua. Il fondo è molto basso, ci ancoriamo alla fine in 3 metri scarsi e un po’ preoccupati di finire addosso al francese.
La notte tira 12-15 nodi variando da NW a N creando un’ ondina che sbatacchia sotto la poppa metallica della barca facendo un casino di inferno all’interno, ma almeno non si rolla.
40- Il
porto di Zakynthos.
11 Settembre
Siamo ancora all’ancora nel porto, un po’
preoccupati dei traghetti che quando arrivano e fanno manovra ci sono molto
vicini, se consideriamo i 30 nodi da SW che arriveranno venerdi’ e ci
spingeranno sempre piu’ verso la rotta dei traghetti non c’è molto da stare
tranquilli.Stiamo finendo anche l’acqua , abbiamo valutato diverse opzioni ,
tra cui quella di andare nottetempo a fregucchiare acqua dalle colonnine sui
moli con una tanichetta da 10 litri....si lo ammetto abbiamo fatto anche
questo, ma è uno stress.
Abbiamo deciso che domani andiamo dal Port Autorithy e regolarizziamo la nostra posizione cosi’ possiamo andare di poppa al moletto e fare acqua e luce.
Abbiamo deciso che domani andiamo dal Port Autorithy e regolarizziamo la nostra posizione cosi’ possiamo andare di poppa al moletto e fare acqua e luce.
12 Settembre
Regolarizzato tutto con l’autorita’. Un gran
casino: sembra che ogni port autorithy abbia regole diverse, Dekpa si Dekpa no,
abbiamo perso quasi tre ore da un ufficio all’altro. C’è da dire che i greci
sono almeno gentili e simpatici al contrario dei croati, e tutta l’operazione
non è stata poi cosi’ gravosa.
Ci attracchiamo al moletto di poppa con ancora
a prua e due cime a terra senza nessuna assistenza, per essere la prima volta
non c’è malaccio.
Abbiamo steso 40 metri di catena in 4 metri scarsi di fondo....ma aspettiamo venti da prua di 30-35 nodi la notte di giovedi. Finalmente acqua a volonta’. Per la luce ci arrangiamo con i pannelli e “Eolino” che finalmente sembra che carichi*.
Abbiamo steso 40 metri di catena in 4 metri scarsi di fondo....ma aspettiamo venti da prua di 30-35 nodi la notte di giovedi. Finalmente acqua a volonta’. Per la luce ci arrangiamo con i pannelli e “Eolino” che finalmente sembra che carichi*.
* Non è
un miracolo anche se lo sembra, ma il duro lavoro di montaggio e smontaggio,
test dei fili elettrici etc. fatto da Angelo.
41- Vista
del porto di Zakinthos dall’ormeggio al molo. A sinistra sullo sfondo i
traghetti e subito di seguito la zona degli ancoraggi consentiti solo in caso
di cattivo tempo.
13 Settembre
Tutto il porto pieno di barche di ogni tipo a
cercare rifugio del forza 7 in arrivo, in banchina ci si rinforza gli ormeggi
come si puo’. Alle 15:00 abbiamo gia’ 20 nodi quasi costanti da S, se ne
aspettano almeno altri 10 in più, c’è gia’ l’ondina sbatacchina che impedira’ a
tutti di dormire....ma del resto chi pensa di dormire in queste condizioni ?
Continuiamo a monitorare le previsioni del tempo , abbiamo bisogno di una finestra di tempo stabile di 4 giorni per fare l’ultimo salto da Zacinto a Valletta. Incrociamo i bollettini di Offembach con quelli che scarichiamo dall’internet caffè, piu o meno si sovrappongono, anche i grib files non sono malaccio e sembrano abbastanza affidabili. Sembra che sabato 15 dovrebbe essere passata completamente la perturbazione, quindi pensiamo di partire domenica.
Abbiamo visto nel bollettino a medio termine che anche da Biscaglia non entra nulla , quindi per 4-5 giorni dovremmo essere nel tempo dichiarato da NW.
Continuiamo a monitorare le previsioni del tempo , abbiamo bisogno di una finestra di tempo stabile di 4 giorni per fare l’ultimo salto da Zacinto a Valletta. Incrociamo i bollettini di Offembach con quelli che scarichiamo dall’internet caffè, piu o meno si sovrappongono, anche i grib files non sono malaccio e sembrano abbastanza affidabili. Sembra che sabato 15 dovrebbe essere passata completamente la perturbazione, quindi pensiamo di partire domenica.
Abbiamo visto nel bollettino a medio termine che anche da Biscaglia non entra nulla , quindi per 4-5 giorni dovremmo essere nel tempo dichiarato da NW.
14 Settembre
Di notte ha rinforzato e tutti siamo all’erta,
siamo ora sui 25 nodi da S –SW, la mattina ci specchiamo nelle facce dei vicini
e vediamo tanto sonno perso. Arriva il solito charterista del menga di
nazionalita’ inprecisata con una bandiera a poppa americana , che pero’ nessuno
a bordo parlava inglese...mah...Comunque cominciano a girare a destra e
sinistra cercando un posto al molo che pero’ non c’è. Continuano a girare e a
un certo punto gettano l’ancora , manco a farlo apposta proprio dove avevamo
tutti le nostre catene. Resosi conto comincia a riissare l’ancora ma tira su un
mucchio di catene delle altre barche. A quel punto tutti i proprietari di
barche a prua a vedere che casini aveva combinato il tipo.
La cosa semplice da fare in quel caso è passare a doppino una cima sotto le altre catene e liberare la propria ancora....ma delle dieci persone a bordo non ce ne era una che non era in panico e nessuno ha fatto nulla di concreto. Nel frattempo il vento gagliardo con i suoi venti nodi aveva fatto derivare la barca addosso alle nostre barche.
Insomma un casino mai visto , tutti che cercavano di parare , e impedire che la barca ci finisse addosso , tutti che cominciavano ad imprecare che si togliesse dai piedi , lo skipper nel pallone che sceso sul tender si accorge poi che il fuoribordo non vuole partire.Insomma per fare breve sto racconto dell’orrore, per fortuna un ragazzotto del porto con un tender serio riesce a trainare la barca fuori , poi torna e comincia a posare doppie ancore per le barche ormai rimaste in bando senza ancora primaria....un film dell’orrore.
La cosa semplice da fare in quel caso è passare a doppino una cima sotto le altre catene e liberare la propria ancora....ma delle dieci persone a bordo non ce ne era una che non era in panico e nessuno ha fatto nulla di concreto. Nel frattempo il vento gagliardo con i suoi venti nodi aveva fatto derivare la barca addosso alle nostre barche.
Insomma un casino mai visto , tutti che cercavano di parare , e impedire che la barca ci finisse addosso , tutti che cominciavano ad imprecare che si togliesse dai piedi , lo skipper nel pallone che sceso sul tender si accorge poi che il fuoribordo non vuole partire.Insomma per fare breve sto racconto dell’orrore, per fortuna un ragazzotto del porto con un tender serio riesce a trainare la barca fuori , poi torna e comincia a posare doppie ancore per le barche ormai rimaste in bando senza ancora primaria....un film dell’orrore.
42 a-b Sequenza della deriva del barcone
“americano” sulle ancore degli ormeggi.
43- Il
“ragazzo” del porto(?) che sistema le ancore dopo il disastro.
Comincia poi a rinforzare e verso le 9 siamo
gia’ a trenta nodi, poi passa ai 35 con punte di 40, siamo un po’ preoccupati
perchè il vento e l’onda che si è creata non ci arriva direttamente sulla prua,
ma con un angolo di circa 30 gradi. Cio’ fa’ in maniera che la prua sbanda
sempre a dritta e l’ancora ne potrebbe risentire.
Durante la notte gia’ gli amici di “Ca’Dario” avevano spedato l’ancora e con l’aiuto del solito ragazzo del porto avevano gettato la seconda. I nostri vicini, due francesi con una barca di trent’anni, decidono di andare a fare la spesa nel momento meno opportuno. Quando le raffiche aumentano la loro ancora speda e la barca va’ a finire addosso all vicino di destra, un Halberg Rassy di 44 piedi nuovo di pacca.Io e un altro saltiamo sulla barca francese e proviamo a cazzare la catena con il verricello a mano.....ma l’ancora non tiene piu’.
Durante la notte gia’ gli amici di “Ca’Dario” avevano spedato l’ancora e con l’aiuto del solito ragazzo del porto avevano gettato la seconda. I nostri vicini, due francesi con una barca di trent’anni, decidono di andare a fare la spesa nel momento meno opportuno. Quando le raffiche aumentano la loro ancora speda e la barca va’ a finire addosso all vicino di destra, un Halberg Rassy di 44 piedi nuovo di pacca.Io e un altro saltiamo sulla barca francese e proviamo a cazzare la catena con il verricello a mano.....ma l’ancora non tiene piu’.
Mettiamo un paio di parabordi a poppa perchè la barca
comincia a picchiare sul molo e aspettiamo che tornino i proprietari.Siamo
tutti un po’ spaventati che possa accadere alla propria barca , in quel caso
non c’è molto da fare, mollare e andare all’ancora....dove non è facile da
trovare, perchè la risicata posizione vicino ai traghetti e gia’ super
affollata da charteristi , e ogni tanto si vede qualche barca partire per la
diretta, e i traghetti cominciano a strombazzare non contenti di ritrovarsi tra
le balle tutte quelle ochette di barche a vela.
44-
Porto di Zakinthos….. Il vento rinforza… (Aspettando il forza 7).
45-
Sempre il buon uomo del porto, sistema le ancore del francese.( Una aveva
mollato).
Comunque alla fine arriva la sventola forte con punte di 40 nodi, pioggia a catinelle, barca che sbanda paurosamente ...ma tutto tiene...grande Rocna e grande catena.
46- Dopo
le prime raffiche, anche l’acqua. Vento, pioggia, e chi più ne ha più ne metta.
– …. E noi sempre a pregare che l’ancora non ci mollasse, ma la Rocna non ci ha
tradito. (Grazie anche alla catena).
47- La
quiete dopo la tempesta.
Anche se me ne vergogno un po’ devo, a rigor di cronaca, comunque raccontare un fatto successo dopo la buriana.
Visto che il francese era rimasto sulla instabile seconda ancora, stava apprestandosi a calare il tender per recuperare la prima ancora, ormai completamente spedata, caricarla sul tender e portata a distanza, farla riprendere. Vistolo un po’ in difficolta’, mi sono offerto di dargli una mano, detto fatto salito sul tender ci dirigiamo a prua della barca dove giace sul fondo l’ancora inutile. Arrivati sulla verticale, lui manovra il tender e io comincio ad issare la catena con l’ancora attaccata, tira che ti ritira, arrivo ad abbrancare un pezzo di ancora, applico quindi piu’ forza per issare le marre....e boooom ..l’ancora una vecchia FOB con due marre puntute che piu’ non si puo’ , procuroun grosso squarcio nel canotto..-anche quello un residuato bellico senza nessuna separazione tra i diversi comparti- , cominciamo velocissimi ad affondare. Lui (il francese) non fa di meglio che abbrancarsi alla falchetta della barca ...io comincio ad affondare assieme al tender e al fuoribordo. Per fortuna che il vicino svedese mi lancia una cima e riesco a passarla intorno al Mercury 5 hp e a salvarlo , io poi guadagno la riva a nuoto. Il tutto viene poi issato in banchina, e dopo un paio di ore si riesce a far partire di nuovo il fuoribordo. Naturalmente il francese giu’ a bestemmiare in francese maledicendo l’aiuto di altre persone. Anch’io ci sono rimasto male, anche se le intenzioni erano buone ho commesso un grosso errore e sta cosa mi da’ un grande fastidio....ma una cosa l’ho imparata ...attenzione a dare aiuto alla gente ...in caso qualcosa vada male, non si ricorderanno mai cio’ che è stato fatto di buono prima (come in questo caso, che ero saltato sulla barca e ne avevo impedito un grosso danno) ma tenderanno a concentrarsi solo sul misfatto, in ogni caso uno non dovrebbe andare in giro con una FOB ma dopo una sana e discreta cerimonia taliarla in due pezzi e sotterrarla per sempre.
48- I
resti del piccolo naufragio sulla banchina. Il gommone sgonfio e il motore
fuoribordo.
16 Settembre
Dopo la burrasca torna il sereno e noi ci
apprestiamo a partire per la traversata da Zante a Valletta, circa 340 NM ,
contiamo in 3.5 giorni di arrivare, confidenti del NW entrante, forza 3-4. Partiamo la mattina con un
bel sole , saluti ai vicini (anche al FOB francese) e si molla. Usciamo dal
porto, facciamo 2-3 miglia, issiamo di randa, vado giu’ per spegnere il motore
, per curiosita’ apro la sentina per vedere se tutto è a posto, TUTTO NON E” A
POSTO !!!!!Sentina invasa dall’acqua, verifico subito la vaschetta di
espansione del sistema di raffreddamento, e l’acqua fuoriesce a fiotti. Spento
subito il motore e praticamente si ripresenta lo stesso problema che avevamo
avuto a Pola. Il grande enigma ora è che fare ? Zacinto è ancora vicino per un
eventuale riparazione, davanti piu’ di tre giorni di navigazione. Sono molto
dubbioso sul fatto di tornare in un porto che non mi sembrava affatto atrezzato
per un eventuale riparazione al motore, e ho paura di finire con qualche
meccanico della mutua che provera’ le cose piu’ turpi per fare girare il
motore. Davanti un vigoroso NW 3-4 che avremo di bolina, Antonella è un po’
dubbiosa, ma discussa la cosa si rende conto anche lei che potremmo rimanere
bloccati a Zacinto per settimane. Prendiamo la decisione di partire e confidare
solo sulle vele....del resto una volta mica li avevano i motori, acqua c’è,
cibo pure, si va’.
49-
Zakinthos si allontana ( lentamente). Doppiato il capo, in rotta verso Malta (
prima destiinazione).
Dopo un paio di ore riesco a fare girare il
motore con un massimo di 1200 giri senza far fuoriuscire l’acqua. Sembra un
grande improvment, piutost che gnit le mei piutost. Arriva il NW gagliardo, si
comincia a ridurre vela, il mare comincia a montare, non abbiamo l’indicatore
del vento reale, e cosi’ ci basiamo un po’ sulla manovrabilita’ della barca e
con qualche indicazione dell’apparente. A 18 nodi apparenti prendiamo una mano
e fiocco al 110%, a 20-22, gusting a 24, prendiamo la seconda mano e fiocco al
100%.
Il problema in queste situazioni è sempre il fiocco che essendo rollato di bolina è davvero poco performante e tende ad abbattere sempre la barca. Durante la notte rinforza e facciamo piccoli turni di piccoli microsonni, sulle panche in pozzetto, un oretta e via cambio. Penso che siamo ora a forza 5...la barca fila che è un piacere...le barche non hanno mai problemi..sono i marinai che soffrono. Provo ad issare la trinchetta per poter avere una vela piu’ piatta e arretrata a prua...di notte con mare ...è un bel casino e mi becco un bello strappetto tipo colpo della strega. Proviamo un po’ ma la trinchetta è troppo piccola, ferma la barca e la fa’ soffrire contro l’onda. Riissiamo il fiocco e leviamo trinchetta dallo starllo volante....notevolmente meglio , ora la barca fila come un treno.
Il problema in queste situazioni è sempre il fiocco che essendo rollato di bolina è davvero poco performante e tende ad abbattere sempre la barca. Durante la notte rinforza e facciamo piccoli turni di piccoli microsonni, sulle panche in pozzetto, un oretta e via cambio. Penso che siamo ora a forza 5...la barca fila che è un piacere...le barche non hanno mai problemi..sono i marinai che soffrono. Provo ad issare la trinchetta per poter avere una vela piu’ piatta e arretrata a prua...di notte con mare ...è un bel casino e mi becco un bello strappetto tipo colpo della strega. Proviamo un po’ ma la trinchetta è troppo piccola, ferma la barca e la fa’ soffrire contro l’onda. Riissiamo il fiocco e leviamo trinchetta dallo starllo volante....notevolmente meglio , ora la barca fila come un treno.
50-
Traversata da Zakinthos a … Siracusa. Alba sul mare dopo la prima notte di
viaggio.
Facciamo 24 di vela pura sbatacchiati in tutte
le tre dimensioni, forse anche la quarta, poi in tarda mattinata del secondo
giorno il vento cala e piano piano anche il mare.
Più tardi un avvistamento, in mezzo allo Ionio, con la prima
terra a 200 miglia, vediamo qualcosa di arancione dritto di prua. Al binocolo
sembra quasi una zattera di salvataggio...subito deviati dalla cinematografia
da delirio ci viene in mente “Ore dieci calma piatta” . Oltretutto non abbiamo SSB, e con
il VHF non potremmo allertare nessuno. Andiamo avanti, e con il binocolo
scandagliamo...finchè riesco a vedere piu’ distintamente , e il primo pensiero è
“Fellini era un grande e non si è inventato nulla”. Un pedalò con scivolo
centrale arancione !!!!!!
Sembra una visione surrealista, sto mare con ste ondone, il sole , bellissime nuvole e sto pedalò che se ne va’ in giro da solo per il mare. Come si fa’ ad annoiarsi in mare ?
Sembra una visione surrealista, sto mare con ste ondone, il sole , bellissime nuvole e sto pedalò che se ne va’ in giro da solo per il mare. Come si fa’ ad annoiarsi in mare ?
51- Il pedalò solitario in mezzo allo Ionio.
Nel frattempo, tutto cala e procediamo con il motore al minimo e tutta la
velatura possibile per via del problema acqua, prendiamo la decisione di
deviare e di atterrare a Siracusa, per vedere se è possibile aggiustare il
motore, e in piu’ in queste condizioni si farebbe veramente lunga fino a Malta,
e non per ultimo la possibilita’ di rivedere il grande amico Nick a Siracusa.
52- Con
Nick la sera prima di partire da Siracusa.
Atteriamo alle tre di mattina al porto grande.
Anche se ho vissuto in passato a Siracusa è comunque difficile capire come
entrare da una prospettiva diversa. Vediamo un mare di barche all’ancora in una
posizione che mi ricordo trent’anni fa era assolutamente vietato. Decidiamo
comunque, di andare con la poppa a terra e ancora di prua, vista la necessità
di contattare il giorno dopo un meccanico. Facciamo un po’ di casino all’ormeggio
e vediamo la barca di fianco accendere la luce della dinette, domani chi lo
sente l’ennesimo tedesco.
Ormeggiati, in pozzetto alle 4 di mattina a
tracannare birra con l’aiuto di olive greche e cips.
53- Il
molo dove ci siamo ormeggiati al porto grande di Siracusa.
19 Settembre
Dopo le scuse a Stumtruppen per il casino
mattiniero e dopo aver rifiutato gentilmente la sua offerta di regalarci una
parte di tonno pescato, dopo aver telefonato a Nick, per una qualche strana coincidenza veniamo a sapere che
Carelia una ragazza venezuelana con cui avevemo lavorato insieme in Malesia, è
in visita da Nick. Fatto due chiacchiere con i pescatori locali e preso
appuntamento con un meccanico, (verro’ poi a sapere che aggiusta autobus,) “ma
si arrangia a fare di tutto”. Arrivato ha guardato il motore ...cerca con tutta
la sua buona volonta’ di capirci qualcosa...ma alla fine si arrende e ammette
che non è proprio il suo settore.
54- Da
Labuan a Siracusa, Carelia.
Cerchiamo su internet per trovare un meccanico che ne capisca di Volvo.
Trovato un cantiere che “apparentemente “ aggiusta Volvo... ma non ci sono pero’ officine autorizzate.
Arriva il meccanico ragazzino, smonta tutto lo scambiatore, se lo prende con se per fare dei test, torna dopo un oretta dicendo che e ‘ tutto a posto, rimonta tutto , accendiamo il motore...e fa’ esattamente come prima, riprova a smontare tutto, rimonta ancora ...e ancora perde come un cesto...comincia a farfugliare che sono le cuffiette, quando un po’ insospettito gli faccio qualche domanda di che tipo e come aveva fatto i tests , comincia ad essere un po’ evasivo, capisco quindi che non è molto ferrato sull’argomento.
Comunque ci lascia ancora in braghe di tela, problema non risolto e senza la minima idea di come risolverlo. Decidiamo di muoverci dal molo al vicino marina, in caso il mare rinforzi e ci troviamo senza motore. Siamo un po’ sul disperato , la lista dei meccanici si allunga ma il risultato è sempre lo stesso. Provo a telefonare al meccanico di Caorle...ma naturalmente via telefono è difficile risolvere i problemi, e datici diversi scenari piu’ o meno catastrofici, decido di scaricarmi gli esplosi del sistema da internet (fortunatamente l’albergo vicino non ha password nel wifi) e fare personalmente qualche test allo scambiatore in maniera da cominciare ad eliminare qualche scenario. I test vanno piu’ o meno bene ...ma rimontato il tutto perde ancora. Il vicino di barca un francese con un Ovni di 30 anni, ci parla di un meccanico di un altro cantiere a quanto pare bravissimo. Cominciamo ad essere un po’ scettici con la categoria, pero’ interpellando anche altre persone del marina sembra che sia il guru dei motori. Decidiamo di tentare l’ultima carta e lo chiamiamo . Arriva la mattina e ascoltati i nostri racconti dell’orrore sulla categoria e sui problemi del motore, mi chiede una chiave del 7. Comincia a stringere le fascette delle cuffie, mi chiede di mettere in moto, io lo faccio e sono sicurissimo che dopo 20 secondi l’acqua comincera’ a fuoriuscire come un torrente, 20-30-50 secondi e nulla accade, un paio di minuti e tutto funziona....sto omo è un santo, un illuminato dagli dei. In tre secondi ha risolto il problema dove una serie di meccanici aveva fallito....è un dio.
22 Settembre
Partenza da Siracusa , l’idea è di spezzare in
due la tratta fino a Malta con sosta a Marzamemi. Poco vento all’inizio , poi
comincia a rinforzare, forza 2, 3, 4,5 da SW proprio sul naso, prima motore e
poi con randa , che pero’ non porta, ci stufiamo e prendiamo la via lunga dei
bordi a vela. Poggiamo , prendiamo una mano, genoa ridotto a fiocco e via con
15-18 nodi di reale con raffiche a 20, mare che comincia a farsi abbastanza
ondoso e naturalmente Marzamemi esattamante nel letto del vento . Bordi e
controbordi, arriviamo all’imbocco (non facile da trovare, avevo scaricato il
pianetto da internet , ma poi l’ho perso), l’ingresso tra due massicciate e in mezzo all’ingresso due boe e un
miraglio con un cono nero all’insu’?????
Non essendoci altre barche in giro che entrano, non voglio rischiare e chiamo sul 16 il marina di Marzamemi (scopriro’ poi che non esiste un marina ma tre diversi circoli nautici). Dopo un po’ - gentilissimi - risponde Compa mare Siracusa, che alla mia richiesta di capire da che parte avrei dovuto lasciarmi il fatidico cono nero, mi mettono in stand-by dopo avermi chiesto alcuni dati della barca, tornano poi in linea e mi dicono di lasciarmelo a dritta, cosi’ facciamo e siamo dentro, dove ci andiamo ad ormeggiare nello stesso circolo nautico dove erano appena arrivati degli svizzeri –olandesi –francesi (insomma una coppia con non so quante nazionalita’) che avevamo conosciuto a Siracusa. Ci vengono a salutare e li Invitiamo nel nostro pozzetto a pasteggiare a birra, olive greche e patatine. Voi penserete “ma mangiate sempre le stesse cose”? In mare tutto ha un sapore diverso, e quando si atterra dopo aver preso mare sole e vento per tutto il giorno , ha tutto un sapore magnifico, che nessun ristorante di alta cucina riuscirebbe a ricreare.
55-
Stranizza ormeggiata a Marzamemi.
56- Il Circolo Nautico di Marzamemi con il nome originale in arabo (?) da cui deriva.
23 Settembre
Pensavamo di ripartire per l’ultima tappa
domani lunedì, ma guardando il meteo e incrociando diverse opzioni, è molto
meglio martedi’. Siamo un po’ stanchi di guerreggiare sempre col vento contro a
forza 4-5. Marzamemi è veramente un bellissimo posto, con la sua vecchia tonnara (ora ristrutturata e brulicante di bar e
ristoranti) sul porticciolo. Il marina è amichevole ed economico, 35 euro al
giorno con acqua, luce, wifi in barca e uso bici, tutto compreso....una
delizia.
25 Settembre
Dopo
i tre giorni di “garbino” come si dice in Romagna, SW con vento medio di
15-20 nodi reale con raffiche fino a 35, che ci hanno dato modo di rilassarci
un po’, di fare due chiacchiere con la coppia svizzero-francese-olandese-indonesiana...(scegliete
voi la nazionalita’ che piu’ vi aggrada),di farci dei giri in bicicletta a
Marzamemi e di guardarci un po’ attorno, abbiamo cominciato il processo di cambiamento
delle luci normali con quelle al led...- dico cominciato perchè il processo ,
per via dei costi non è certo indolore -.
Cambiate le prime due lampadine in dinette...da 20 watt di consumo siamo passati a 4. Un bel improvment. Il progetto è di cambiare tutte le nove lampade della dinette, per poi passare alle luci di via. Qui apro una piccola parentesi, perchè mi sono sempre piu’ convinto che con mare formato, in mare aperto, nessuno riesce a vedere le luci di prua sul pulpito, e non voglio fare certamente come tantissimi velisti che se ne vanno in giro con la luce d’ancora per farsi vedere, creando una gran confusione a chi li vede.
L’idea è di mantenere le luci a prua (non sia mai che quelle in testa d’albero si bruciano), e di installare anche una luce a 4 settori in testa d’albero con luce al led.
Purtroppo per fare cio’ dovro’ sostituire il cavo elettrico all’albero e metterne uno a quattro fili, con un interruttore a due posizioni, una per le luci di via e l’altro per luce d’ancora....insomma un bel lavoro.
Cambiate le prime due lampadine in dinette...da 20 watt di consumo siamo passati a 4. Un bel improvment. Il progetto è di cambiare tutte le nove lampade della dinette, per poi passare alle luci di via. Qui apro una piccola parentesi, perchè mi sono sempre piu’ convinto che con mare formato, in mare aperto, nessuno riesce a vedere le luci di prua sul pulpito, e non voglio fare certamente come tantissimi velisti che se ne vanno in giro con la luce d’ancora per farsi vedere, creando una gran confusione a chi li vede.
L’idea è di mantenere le luci a prua (non sia mai che quelle in testa d’albero si bruciano), e di installare anche una luce a 4 settori in testa d’albero con luce al led.
Purtroppo per fare cio’ dovro’ sostituire il cavo elettrico all’albero e metterne uno a quattro fili, con un interruttore a due posizioni, una per le luci di via e l’altro per luce d’ancora....insomma un bel lavoro.
Fino alle 11:30 di notte buffava ancora di
brutto (almeno cosi’ mi ha assicurato Antonella, io non ho sentito nulla per
via dei tappi nelle orecchie), quando ci siamo svegliati alle 05:30 ...tutto
calmo come un lago, impressionante.
59-
Partenza da MarzamemI. L’Isola di Capo Passero con il castello, la punta
estrema della Sicilia.
Sulla traversata non ho tantissimo da dire, a parte il fatto che non c’era un briciolo di vento e c’era un’ ondona residua che provenendo al traverso ci ha un po’ disturbato. Altra cosa, mai visto tante navi portacontainer in una volta, sembra che tutto il traffico del Mediterraneo passi dal Canale di Sicilia. Tant’è che il canale 16 era continuamente occupato dai vari comandanti che grazie all’AIS riconoscevano la nave all’incrocio e sentendosi sul 16 decidevano da quale parte incrociarsi. Anche noi abbiamo avuto 4 incroci con portacontainer....ma sempre anche per principio (in fondo noi ce ne andiamo in giro per piacere, mentre loro stanno lavorando) anche quando in teoria avevamo la precedenza prima delle due miglia cambiavamo rotta e li facevamo passare.
Non è comunque così semplice prevedere l’incrocio senza l’ausilio di un radar con sistema ARPA. Noi abbiamo un vecchio radar, con cui possiamo mettere un righello e traguardare il movimento della nave....ma con onda e il radar alla seconda crocetta, provate ad immaginare che tipo di segnale si riesce a leggere, e come si possa interpretare il righello, considerate poi il fatto che quel tipo di nave viaggia veloce, non c’è quindi molto tempo a disposizione per decidere. Abbiamo anche il binocolo con bussola di rilevamento all’interno, ma con onda c’è uno sbalzo di 15-20 gradi, è veramente difficile capire se si è all’incrocio o no. Sono sicuro che in plancia avranno dei super radar che predicono a quanti centimetri ci passeranno di prua o di poppa....ma come si fa’ ad essere sicuri che ci sia qualch’uno dietro lo schermo che legge o che sa leggere quello che vede.Comunque questo rafforza l’idea di installare un AIS rice trasmettitore in ausilio al radar.
Il vento piano piano gira a SE e si porta
dietro un ruzzolo di umidità. Riusciamo ad intravvedere Malta quando
63- …..
il nuovo orrore sulla destra. Alle spalle della fortificazione del Tigne Point,
i nuovi grattacieli con appartamenti da extralusso.
Chiamiamo Aurelio, un rumeno in carica del campo gavitelli che ci dara’ una mano all’ormeggio. Non sono i normali gavitelli, sono una serie di 4 gavitelli collegati tra loro da cimini sotto il livello dell’acqua, e quindi una mano esterna fa’ davvero molto piacere.
Questo sarà il posto di Stranizza per quest’inverno.
64 –
Malta. Le navi da crociera escono dal Grand Harbour. (Questa foto è dedicata a
Claudio, con l’auspicio che trovi la nave giusta per venirci a trovare).
La bellezza di girare per il mondo è che si incorntra la gente piu’ strana e bizzarra.
Questo Aurelio per esempio, rumeno che ha imparato l’italiano ad un corso fatto in Romania dall’ambasciata italiana, non so quante altre lingue parla, e sembra avere una cultura molto profonda, vive su una barca ad uno dei gavitelli e bada a tutte le barche all’ormeggio.
Gli abbiamo regalato una bottiglia di lambrusco giacente in sentina da svariato tempo, spero che sia riuscito a berlo.
Il viaggio è terminato dopo 37 giorni di mare,
piu’ di 1000 miglia navigate, lo shock di tornare a terra, tutto fermo, tutto
che si muove con atriti, puzze, odori, rumori ..di tutto di più.
Inizialmente si fa’ fatica ad abituarsi al mare...ma penso sia molto piu’ faticoso ri-abituarsi alla terra. Abbiamo imparato tantissimo da questo che chiamiamo “viaggio iniziatico”...
Inizialmente si fa’ fatica ad abituarsi al mare...ma penso sia molto piu’ faticoso ri-abituarsi alla terra. Abbiamo imparato tantissimo da questo che chiamiamo “viaggio iniziatico”...
In fondo è il primo vero lungo viaggio per così tanto tempo che Antonella ed io facciamo insieme. Abbiamo passato dei momenti duri, ma per lo più momenti bellissimi, incrociati con l’incontro di persone che sentiamo simili a noi per passione, abbiamo mangiato cibi diversissimi, e cominciato a conoscere meglio questo nostro meraviglioso Mediterraneo, dove, ancora tuttoggi, non ci si può stupire se la civiltà sia nata in queste terre.
Ora ci fermeremo per i mesi invernali, poi ripartiremo alla scoperta di qualche altro pezzo di Mediterraneo, est, ovest, nord, sud.. ancora non si sa’, questa è la bellezza di vivere a Malta quella che noi chiamiamo “l’ombelico del mondo” al centro del Mediterraneo.
Bellissimo blog
RispondiEliminaIt is great to see your adventures - keep us posted.
RispondiEliminaBlake
Ho letto il vostro racconto tutto d'un fiato ... ho capito quale ancora usare ... ho imparato che prima di andar per mare bisogna intendersene di elettricità , motori , lampadine , e pesca ; che è meglio non comperare il portolano 777 , che non tutti sanno ormeggiare . Ma vi invidio perche' ho la vostra passione ma non posso soddisfarla , conosco bene Caorle ... ma credo che ne da quel porto .. ne da altro.... potrò mai salpare. Buon vento..... Fabio
RispondiEliminaHo letto il vostro racconto tutto d'un fiato ... ho capito quale ancora usare ... ho imparato che prima di andar per mare bisogna intendersene di elettricità , motori , lampadine , e pesca ; che è meglio non comperare il portolano 777 , che non tutti sanno ormeggiare . Ma vi invidio perche' ho la vostra passione ma non posso soddisfarla , conosco bene Caorle ... ma credo che ne da quel porto .. ne da altro.... potrò mai salpare. Buon vento..... Fabio
RispondiEliminaCiao Fabio, ci fa' piacere che hai letto l'inizio del nostro blog...se ti piace leggere ci sono ancora molti posts.Abbiamo appena cominciato la grande avventura del Grande Sud, spero che tu ti goda I racconti.
RispondiEliminaBV Angelo e Antonella