By Angelo
Photos by Antonella
26 aprile 2025
Da Oudeshild to Oost Vlieland (NL): 37 miglia
Sempre in regime
di alta pressione che ormai sembra fissa da queste parti, quindi poco vento e
anche quel poco che c’è sempre sul naso.
Vuoi perché il
pomeriggio prima ci siamo messi dietro a voler sostituire Skype che a breve
scomparirà e a noi serve un sistema VoiP per fare telefonate all’estero senza
dissanguarci e a parte Whatsapp che serve solo sui cellulari, al momento non
ci sono altre alternative semplici ed economiche.
Ci siamo messi
quindi dietro alla scelta di un provider grazie anche ai suggerimenti dell’amico
Rob di Malta, ma la tecnologia oggi sembra voler o dover offrire così tanti
servizi e altre milioni di cose più o meno inutili forse per poter confondere
ulteriormente le cose, che alla fine ci
abbiamo perso dietro un pomeriggio facendoci venire un gran mal di testa e non
riuscendo completamente a risolvere l’arcano.
La ragione di sto
pippone è che ci ha scostato dai nostri soliti planning di maree e correnti
e alla fine siamo partiti, cannando clamorosamente la corrente e trovandocela
contro per la maggior parte delle 37 miglia, per di più un vento leggero da
est pronosticato dai vari modelli, si è poi rivelato più sostenuto e
naturalmente sempre sul naso.
In qualche
maniera arriviamo a Oost Vlieland, nell’isola di Vlieland. Si arriva da un
canale segnalato e si gira intorno alla punta dell’isola, si intravede l’entrata
ma lateralmente vediamo che il rosso e il verde di entrata ci sembrano molto
ravvicinati, boh, sarà un' illusione ottica data dalla visione laterale.
Piano piano ci
arriviamo davanti, mentre la corrente ora spinge allegra da dietr e ci
presentiamo davanti all’entrata fatta da due piccoli moli in travi di legno e
la percezione che avevamo avuto della vicinanza dei due fanali è corretta, ci
si presenta un' entrata tra due file di pali che sarà larga al massimo 7/8
metri, ci allineiamo, ma ora la corrente è trasversale e sposta la barca da
una parte. Riusciamo ad entrare quasi praticamente sfiorando con la prua i pali
di dritta e con la poppa quelli di sinistra, andatura a granchio.
Il posto è molto
bello, ma sembra anche molto pieno, sui pontili le solite indicazioni di
ormeggio in base alla lunghezza, troviamo il nostro pontile, che naturalmente è il più ballonato.
Ci prepariamo ad
entrare nel finger strettino con già un'altra barca sulla sinistra, vento
contro ma marea che spinge di poppa, niente di che, ma un aiutino non farebbe
male.
Tutte le barche
sono piene di domenicali fancazzisti, arriviamo al finger, vediamo scendere
una vicina di barca e noi pensiamo che, come buona etichetta ci prenderà le cime... “mancu
pu cazzu”, come direbbero a Napoli, quella non ci caga pari come invece
direbbero in Romagna e se ne va’ per i fatti propri, gli altri vicini sulla
sinistra ci guardano sollevando il sopracciglio sinistro e tornano alle loro “importanti”
occupazioni.
Ci ricordiamo con
affetto la Francia Atlantica dove all’arrivo di una qualsiasi barca almeno 4, 5
persone si piombano sul pontile a prendere le cime, definitivamente è
terminata l’Europa Latina ed è cominciata quella nordica.
28 aprile 2025
Da
Oost Vlieland (NL) to Borkum (DE): 72 miglia
Sveglia alle
04:45 e partenza alle 05:30, sembra presto, ma siamo già un po’ in ritardo
con la marea che ha già cominciato a
salire e quindi ad entrare da un oretta e mezzo, confidiamo che è ancora
relativamente presto per avere una corrente importante, ma ci dimentichiamo che
siamo vicini alle sizigie.
Usciamo dal
marina e ci aggredisce dura la corrente, faremo le circa 6 miglia per arrivare
in mare aperto ad una velocita’ di 2, 3 nodi, poi una volta usciti la corrente
ci prende con la sua manona e comincia a spingere verso est.
All’arrivo nel
canale per entrare nel canale di Borkum prendiamo una scorciatoia, che su
OpenCpn è abbastanza ben segnalata da mede che poi non troveremo, Navionics,
non da’ nessuna segnalazione.
Tentiamo lostesso, perché
fare il canale commerciale allungherebbe di molte miglia il già lungo canale
per andare al marina.
Sono già quasi
le 20:00 e naturalmente non c’e’ in giro anima viva, abbiamo però letto di
mettersi all’inglese nel molo e alla base del molo troveremo un casotto con la
honesty box.
Entriamo e
vediamo un molo massiccio, che sulle prime ci sembra in cemento, poi vediamo
che ha dei piloni e finalmente capiamo che è galleggiante, ma è davvero
massiccio ci si può ormeggiare la Nimiz. Probabilmente ormeggiavano gli U-boat
nella seconda guerra mondiale.
Welcome in
Germania.
All’interno
rimane uno spazio tra due barche a vela, all’esterno ci sembra abbastanza
grezzo per i pescherecci.
La corrente
elettrica, gratis. Sul casotto alla base del molo ci sono esposti i prezzi per
lunghezza e una scatola stagna per le buste.
29 aprile
Da
Borkum to Helgoland (DE): 75 miglia.
Per prendere la
marea ci svegliamo alle 05:00 che ormai fa’ già luce, ci si sveglia e si
prepara la barca insieme ad un grosso peschereccio al di là del molo.
Usciamo insieme
dal canale, poi loro ci superano e gran salutoni. Forse lo svegliarsi così
presto e godersi delle bellissime albe accomuna le persone.
C’è un po’ di
brezza che ci accompagnerà per buona parte della giornata dando una mano al
Volvo.
Quando mancano circa 7 miglia alle prime boe di entrata,
viene giù un nebbione della madonna, non si vede davvero a 20 metri, mica
bello come arrivo in un posto nuovo.
Ci arrabbattiamo per
vedere la prima boa rossa che è all’inizio del canale di entrata, poi
riusciamo a vedere le altre quando ci siamo a pochi metri.
Entriamo nei primi
due grandi moli col cartografico, li intravediamo quando siamo a pochi metri
poi, per fortuna, la nebbia si dirada un po’ e riusciamo ad entrare anche nei piccoli moli.
Un posto un po’
naif, ci sono in pratica solo due pontili di cui uno già ballonato e un altro
dove ci si dovrebbe mettere all’inglese, ma è solo per barche maggiori di 16
metri.
Ci ormeggiamo al
pontile, ma non è che siamo proprio tranquilli, poi mi metto a fare due
chiacchiere con il norvegese della barca davanti che è già lì fermo da una
settimana in attesa del motorino di avviamento che a sua detta gli è
letteralmente esploso.
Ci dice che hanno
già fatto spostare altre barche e se vogliamo ci possiamo mettere in andana
con lui, tanto lui non si muove da lí.
Altro problema
ora, dove lo troviamo l’harbour master, che sono sempre introvabili?
Troviamo un
numero di telefono sul portolano e chiamo, risponde uno in tedesco, chiedo se
parla inglese, ma quando mai.
In non so quale
maniera riusciamo a capire che dovremmo pagare un tot al metro più la solita
tassa di soggiorno.
Non attacchiamo
il cavo della luce perché ormai è già tardi e per la stessa ragione non
accendiamo la Reflex, ma durante la notte sarà un bel freddo e in particolar
modo la mattina alle 6.
30 aprile 2025
Da
Helgoland a Hornum (DE): 41 miglia.
Alle 05:30 suona
la sveglia, guardiamo fuori, e c’è una nebbia peggio della sera prima, non si
vede una mazza.
Breve meeting…e
si va’, con AIS e radar ce la dovremo cavare, se poi c’è in giro qualche
patacca senza AIS, si sveglierà quando gli andremo addosso, anche se a dir la
verità da ste parti mi sembra che pochissimi non hanno un trasponder, e te
credo con sti tempi.
Già uscire dal
porto è una mezza impresa, si vedono gli ostacoli proprio a 10 metri, poi
passata l’ultima meda sud, track per 18 gradi, un bordo unico per arrivare all’ingresso
del lungo canale di Hornum.
Fino a
mezzogiorno pur con il sole che combatte la sua personale guerra con la nebbia,
continua a vincere la nebbia, poi piano piano si dirada, proprio in tempo per
essere all’una davanti alla prima coppia di boe di accesso al lungo canale di
11 miglia segnalato da boe.
Ci accorgiamo
però che siamo fuori allineamento dalla boa di acque sicure di mezzo miglio,
non riusciamo a capire, la rotta che ha seguito il cartografico è corretta, ma
su entrambe la cartografia CM93 e Navionics, siamo traslati di mezzo miglio
sulla dritta.
Ok, forget about
the chart, via di binocolo e cominciamo a seguire le 10 coppie rosse e verdi che portano a Hornum.
Andiamo avanti
cosi per circa 4 miglia, dentro le prime quattro coppie di boe, ma la
cartografia ci posiziona sempre circa mezzo miglio fuori, poi quando comincia la
parte del canale più profonda, le boe e la cartografia si allineano. Per
fortuna che la nebbia si è sollevata, se no ci saremmo persi nei bassi
fondali.
Arriviamo al
Sylt Yacht Club. Qua non esiste neppure un ufficio o un harbour master
ufficiale, ma fanno tutto in casa tra di loro i soci.
Per trovare il
posto è semplice, ci si può mettere dove si vuole a patto che non ci sia
esposto un cartellino rosso che indica che il posto è occupato.
Ne troviamo uno
libero e siamo nel finger. Avevamo letto che il fondo non era molto profondo e
ce ne rendiamo subito conto dal tipo di barche ormeggiate.
Facciamo due
conti con la marea e calcoliamo che essendo anche alle sizigie in bassa marea
si finirà a -20, facciamo due conti e calcoliamo che in bassa avremo solo 1.6
mt sotto lo scafo.
Sui pontili c’è
scritto in un cartellino il codice per entrare nei bagni, dove troveremo la
macchinetta dove si può pagare automaticamente l’ormeggio, si imposta il nome
della barca, la lunghezza e quante persone a bordo, si inserisce la carta di
credito e per 24 euro siamo a posto, la macchinetta poi consegna ricevuta di
pagamento e due sticker gialli con su un codice da esporre in un posto visibile
della barca dove l’eventuale harbour master passando può controllare: semplice ed
efficace.
È un gran bel
club e finora ci siamo sempre trovati molto meglio nei club che nei marina,
questo in particolare vince il primo premio per le docce, bellissime,
grandissime, con acqua caldissima, approfitteremo poi della lavatrice e asciugatrice
e un super potente wi-fi che permette di usare tutti i device anche all’interno
della barca.
L’isola sembra
bellissima e a detta della nostra amica tedesca i più grossi rich bastards
della Germania si sono comprati la casa qui.
03/05/2025
Da Hornum (DE) a Esbjerg (DK): 58 miglia 55 29.01 N 008 24.61 E
L’isola di Sylt è una bell’isola, il problema che i tre quarti dei ricconi tedeschi si sono
fatti la seconda o terza casa qua, riempiendo così l’isola, se pur parco
naturale, di case più o meno belle.
Di
tutte le Frisian Islands che abbiamo
visto fino a ora, Sylt è di sicuro la più cementificata e pur di far portare
le macchine sull’isola si sono inventati una linea di treno che corre su una sottile
striscia di terra che collega l’isola con la terra ferma. Sul treno si possono
mettere le auto e farle arrivare in questa già piccola e
ambientalmente fragile isola.
Il meteo è
cambiato ed è in arrivo una grossa depressione da nord ovest che si
prolungherà per una settimana e forse più con venti da nord e nord ovest, non
proprio ottimali per chi ha voglia di
navigare verso nord. L'idea di passare una settimana su questa isola non è che ci
entusiasmi, in più ad Esbjerg avremmo molte cose da fare.
Per sabato 3
maggio vediamo un piccolo finestrotto, prima che arrivi il grosso del fronte, che si prevede a Esbjerg per le 20:00 del giorno stesso.
I vari modelli
meteo prevedono venti da ovest sui 24, 25 nodi con una piccola discrepanza tra
due modelli, dove l’ECMWF dice che intorno alle 16:00 in vicinanza di Esbjerg
il vento girerà da nord ovest sui 30 nodi, mentre l’UKV stessa ora prevede 40 nodi, sempre da nord ovest, mare inizialmente
1.1 metri che salirà sui due metri all’arrivo del groppo, più pioggia
torrenziale per un paio di ore.
Incrociamo le
varie maree di partenza e di arrivo e tutto coincide, alle 07:00 alta marea a
Hornum in partenza e quindi avremo la corrente che porta verso fuori di circa 2
nodi e alle 13:44 bassa marea a Esbjerg, dove prevediamo di arrivare tra le
18:00 e le 19:00, quindi marea entrante fino alle 20:00.
Con Antonella
cerchiamo di studiare indipendentemente le varie possibilità, così che
ognuno si fa' una sua mappa mentale e possa prendere la propria decisone, poi
naturalmente ne discutiamo insieme, ma se uno dei due non se la sente,
normalmente non si va’.
La mattina ci
svegliamo alle 06:00 per gli ultimi aggiornamenti e per la decisione se andare
o no. Le previsioni sono più o meno le stesse. Sento che Antonella è
preoccupata, ma a lei la decisione e qui mi stupisce sempre; pur essendo molte
volte preoccupata e altre spaventata, fa’ sempre di tutto per
vincere con il raziocinio le esitazioni e se ne viene fuori con “andiamo” e si
va’.
Alle 07:00
molliamo gli ormeggi e ce ne usciamo dal micro marina di Hornum.
Per poter andare
verso nord, uscendo dall’isola di Sylt, ci sono tre divere soluzioni: la prima è
il canale che va’ verso sud lungo una decina di miglia, quello che abbiamo
fatto venendo da sud, ma non proprio ideale per andare a nord, la seconda è un
canale abbastanza ufficiale con solo boe rosse che va’ per sud ovest, e l’ultimo, il migliore che va’ per ovest, che per andare per nord, è il migliore con l'unico
problema che non è segnalato da nulla.
Ci eravamo
consultati con un local che, se pur motoscafaro, ci aveva assicurato che non c’era
problema anche a passare da fondali di 2.8 mt.
Appena passati i
bassi fondali, per la rotta diretta dovremmo andare per 2 gradi, però c’è
sempre la spada di Damocle del groppone da nord ovest che arriverà proprio ad
una quindicina di miglia da Esbjerg, mentre fino ad allora ci sarà un ovest forza
5, 6.
Decidiamo di
tenere una rotta sui 350 gradi e allargare verso ovest, in maniera che quando
arriverà il nord ovest avremo abbastanza angolo per poter andare di bolina
stretta verso l’arrivo, in questa maniera allunghiamo la rotta di 6-7 miglia,
ma è un investimento per il futuro.
Si parte con un
bel solino e vento da ovest 24, 25 nodi reali, visto che lo abbiamo al
traverso, il mare, onda di un metro da ovest che aumenterà e si incrocerà con l'onda creata dal vento da nord ovest.
Piano piano il
cielo si copre per l’arrivo prossimo della perturbazione, noi filiamo a 6 nodi
e passa, sotto randa piena e fiocco.
Si fila bene e
andiamo avanti per 7 ore, sbandati con il mare che tampina sulla fiancata, poi
arriva il groppone. È anche uno spettacolo vederlo arrivare con le nubi che si
caricano, finché sembra quasi che sotto le nubi ci sia un muro.
Aveva ragione l’ECMWF
e ci arrivano i trenta nodi, con pioggia torrenziale, prendiamo una mano alla
randa e si va’.
Nel frattempo è
arrivato il nord ovest, ma siamo già in una buona posizione per poter
veleggiare per 28 gradi e dirigerci verso l’inizio del lungo canale di
navigazione che ci porterà a Esbjerg.
Il meteo si da’
una calmata, o almeno si riposa un po’ prima del gran finale, il vento crolla a
zero, esce un po’ di solino, ma noi filiamo bene con marea a favore e
riusciamo ad arrivare allo Yacht Club col vento che ricomincia a salire.
Avevamo chiamato
l’Harbour Master il giorno prima per chiedere in quale pontile metterci, tutto
molto semplice, in qualsiasi pontile basta che abbia il cartellino verde
esposto, se rosso non va’ bene perché già occupato.
Entriamo nel club
con dei moli importanti esterni e poi i due interni con un gate che penso venga
chiuso solo durante burrasca da nord ovest, giriamo intorno al primo pontile e
troviamo un finger con il verde, ci infiliamo con prua contro vento e contro corrente
e in 5 minuti siamo ormeggiati, il vento è già salito a 20 nodi, sono le
18:00.
Nelle
ore seguenti salirà fino a 35 nodi durante la notte, una bellezza sentire il vento tra
le sartie e la pioggia a catinelle comodamente ormeggiati al pontile ed ogni
tanto tirare su un paio di centimetri di coperta.
Il Club è
gestito dal comune di Esbjerg e allineati con un po’ di socialdemocrazia, come
scopriremo facendo il pagamento con il QR code, non importa quanto è lunga la
barca, il costo è sempre uguale, 21 euro al giorno.
Dopo aver pagato online
inviano un codice che da’ accesso alle docce e alla Club House, dove ci si può
fare da mangiare o farsi un caffé o rilassarsi nelle comode poltrone, il
codice serve anche per attivare la corrente dalla colonnina, dove c’è un
tastierino, si digita il codice e si illuminano le prese ancora disponibili, si
clicca su una a piacere e la corrente è attivata, inclusa nel prezzo per i
visitors.
Tra parentesi, per
risparmiare sul costo del gas, che da queste parti è caro, da tempo ci siamo
attrezzati con un fornello elettrico che usiamo per cucinare, abbiamo già incontrato
altre barche che usano lo stesso sistema.
Due parole su
Esbjerg a me molto cara.
Ci ho lavorato dal 1997 fino al 2002, nel settore petrolifero
sulle piattaforme nel Mare del Nord, con una ditta americana, passo che feci
dopo che mi ero disgustato di lavorare in Italia principalmente per ENI, con un
sistema di lavoro a sicurezza zero, una gestione degli alloggi sulle
piattaforme addirittura vergognoso, così decisi di cambiare sperando di trovar
di meglio.
Arrivai in Danimarca
e mi si aprì un mondo, piattaforme con una sicurezza incredibile, alloggi da
hotel a 4 stelle, 20,30% di personale a bordo femminile, dagli ingegneri, gruisti,
al catering, ci si muove da piattaforma a piattaforma con gli elicotteri come
fossero degli autobus. Insomma, mi fece tornare voglia di continuare a lavorare
in questo settore, cosa che feci fino al 2012, ma mai più in Italia e mai
più abitando in Italia, una volta scoperchiata la pentola e visto cosa offre
il mondo è difficile rimettere il coperchio.
Poco vento, mare olio e schiuma di dubbia provenienza visto il traffico di cargo, però divieto di scaricare le acque scure in mare per le barche a vela!
Borkum in vista
Si intravede al centro la cabina bianca dell'Harbourmaster con le info e le buste per il pagamento
Il locale "Mackie Messer" dal nome del protagonista dell' "Opera da Tre Soldi" di Bertolt Brecht
Il fisico Carlo Rovelli dedica a lui un libro dal titolo Helgoland (Adelphi 2020).
Da Helgoland a Hornum, il porto sulla punta meridionale della lunghissima isola Sylt (più di 40 miglia), ancora nelle isole Frisone tedesche.
Sullo sfondo i pali delle coltivazioni di mitili.
Hornum, il marina , Stranizza a destra, più grande delle altre barche.
Esbjerg
il Maritimt Center al centro
I bunker tedeschi della seconda guerra mondiale nell'area di fianco al marina verso nord
In cittá
La piazzaVicino al porto commerciale
La sede della Schlumberger
ingresso della Schlumberger
Coil tubing, atrezzature delle piattaforme petrolifere
Ristoranti tipici danesi e piatto tipico danese " Stjerneskud" a base di pesce.































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