Durante lo studio
del percorso sul portolano del Brasile, la foto nella pagina di Maceio, unico
approdo nello stato di Alagoas,
saltava fuori come un richiamo; il pescatore seduto sulla barca ci scrutava con
uno sguardo intenso.
Noi rileggevamo
l’approdo più volte cercando una sosta nella tratta tra Cabedelo e Salvador e
ogni volta lo scartavamo per l’insicurezza del ridosso dai venti da Sud e la
scarsa attrattiva del porto.
A Porto de Suape,
dopo una dura tappa di bolina, abbiamo deciso di fermarci comunque anche solo
per accorciare la distanza da Salvador da 400 miglia a circa 300.
Confesso che l’
idea che avevo del Brasile e del
Sud America era di un posto inospitale come approdi e pericoloso per le persone.
Noi ricchi europei contro la povertà del Sud America. Per fortuna mi sto
rendendo conto che gli approdi non
sono poi così terribili, che i fiumi sono posti tranquilli e con qualche
accortezza si viaggia abbastanza
sicuri.
Come dicevo la
foto sul portolano ritraeva una spiaggia con barche tradizionali e noi ci immaginavamo un villaggetto di pescatori.
Arrivando di
notte, con le luci abbaglianti della città il profilo dei grattacieli e il traffico di navi, e il grande molo, ci siamo resi conto che Maceio è un porto
industriale prima di tutto e una metropoli.
Al mattino, guardandosi intorno verso la spiaggia, c’erano le barche di legno dei pescatori, una gran quantità di rifiuti di plastica che galleggiavano intorno a noi e sulle zattere con i teli anti-inquinamento una gran quantità di garzette bianche.
Sulla riva le baracche dei pescatori, alghe
e sporcizia e gli “ urubu” grandi
rapaci neri simili agli avvoltoi che si nutrono di carogne che banchettano tra
i rifiuti.
Maceio è
diventato un punto di svolta dove
abbiamo capito delle cose, molte cose direi su di noi e sul nostro viaggio che si sta veramente rivelando anche
un viaggio alla scoperta di noi
stessi.
A Maceio dovevamo
fare la spesa e gasolio e siamo atterrati con il tender a
motore in una scomoda situazione. Arrivati bagnati sulla strada, non sapendo
dove mettere il cellulare per non bagnarlo, l’ho messo in una tasca da dove poi
è scivolato.
Al supermercato
non l’avevo più, una tragedia, mi sono sentita un’incapace irresponsabile e per un attimo ero paralizzata
in stato di shock. Poi è successo un miracolo, Angelo stava per arrabbiarsi ma
poi è andato oltre e abbiamo pensato a come risolvere il problema.
La perdita
del cellulare ci ha costretto a trovare una soluzione facendoci interagire con
le persone. Con l’aiuto del taxista all’uscita del supermercato, siamo arrivati
in barca grazie a una barca a remi. Mentre l’uomo remava io mi guardavo intorno
e pensavo a questa gente che vive poveramente, ma che si muove con una grande
agilità e con dei mezzi semplici, senza tecnologia e improvvisamente ho pensato
che in fondo un cellulare non è poi così importante.
Molti dicono che
il Brasile è un paese di contrasti e in qualche modo questi contrasti sono
anche nei colori: le barche , le case , la gente colorata in contrasto con il
cielo grigio e il nero di umidità sui muri.
La zona del porto
e dei pescatori è sporca e piena di rifiuti di plastica, dalla parte opposta,
sul lato nord c’è una spiaggia con l’acqua cristallina chiamata piscina
naturale dove si fanno sport acquatici e le spiagge sono pulitissime e
attrezzate, un paradiso.
Le eleganti garzette bianche e i neri inquietanti
urubu.
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