giovedì 13 giugno 2024

Da Treguier a Port Dielette con passaggio dal Jersey

By Angelo

Foto by Antonella e Angelo

01 giugno 2024

Da Treguier to Saint Quay  Portrieux 35 NM

48 38 54.548 N   002 48 47.712 W

La stanca di marea tra la bassa e l’alta è alle 08:48, la corrente nel canale della Manica da ovest a est comincia a filare verso le 09:00, decidiamo quindi sveglia alle 7 e partenza sulle 08:00 in maniera di mollare gli ormeggi quasi in stanca, ma in tutti i casi la poca corrente rimasta ci porta fuori dall’ormeggio. Poi ci sono circa 5 miglia da fare per uscire dal fiume, contiamo in un' oretta di essere fuori e beccare la corrente verso est. Il vento da previsione da' del NE gusting ( raffiche) a 15 nodi.

Molliamo gli ormeggi in una giornata gloriosa con sole, issiamo randa e a motore cominciamo la navigazione del fiume, tutto regolare fino alla prima svolta, poi il vento, vuoi perché si incanala, vuoi perché qua i bollettini sono sempre ottimisti, ci troviamo 27/28 nodi sul naso, la randa fileggia e noi siamo piantati a 3 nodi massimo. Proseguiamo sperando in una cosa momentanea, ma non lo è, anzi sembra rinforzare finché scendiamo a 2.5 nodi di velocità. Una tragedia, anche perché questo ritardo farà in modo che ci beccheremo la corrente in entrata della marea crescente.

Teniamo duro, la randa fileggia da matti perché siamo quasi sempre a filo vento,  prendo anche una mano perché ogni tanto vediamo l’apparente salire anche a 32 nodi di vento.

Le poche barche che ci sono naturalmente sono in entrata, noi in uscita contro gli elementi e sti dei birboni che continuano a tirarci degli scherzetti.

Finalmente arriviamo intorno alle 10:00  all’imbocco del fiume dove dopo una laterale verde dovremo metterci per 317 gradi e finalmente far portare la randa e il fiocco, il problema è che con questa velocità sembra che quella verde non arrivi piú. Ad un certo punto ci sorge anche il dubbio se continuare o tornare indietro, ma ormai abbiamo la verde in vista, una volta passata le cose dovrebbero andare meglio…spero!

Il vento tiene sui 28 nodi, il mare si è ingrossato, finalmente ci lasciamo la verde a sinistra e apriamo fiocco, spegniamo il motore e con falchetta in acqua di bolina cippa mure a dritta via che si va.

Abbiamo scelto questa rotta dove si allungherà un po', ma con questo vento la scorciatoia tra scogli e rocce non ci ispirava molto.

Arriviamo alla rossa del canale di entrata, ci mettiamo per 63 gradi per un breve tratto fino alla prossima meda cardinale, quí ci dobbiamo aiutare  col motore perché l’angolo è troppo stretto per Stranizza e non si può poggiare causa scogli sottovento.

Arriviamo alla meda cardinale e finalmente poggiamo per 98 gradi e via di bolina larga. D’ora in poi con diversi cambi di rotta saremo alle portanti, la corrente continua ad assisterci e filiamo dai 7 agli 8 nodi.

Nel fare il planning della rotta, purtroppo, avevo  usato una versione di OpenCpn che per qualche strano motivo mi indica mede e altri ostacoli molto in piccolo. Nel  passaggio tra l’isola di Brehat  e il plateau de Echaudes c’è una meda cardinale est, io mi sono preoccupato di tracciare la rotta sulla linea di navigazione presente in tutte le carte, ma non ho visto la cardinale est, anche se in teoria dovrebbe rimanere fuori dalla linea di navigazione.

Sta di fatto che navigavamo belli tranquilli con andatura al gran lasco e grazie anche alla corrente filavamo a 6.5 nodi. Ad un certo punto ci siamo presi un accidente, continuavamo a monitorare verso ovest dove i bassi fondali e gli scogli creavano un putiferio con lo scontro con le onde, ci siamo girati e orrore abbiamo visto al traverso a sinistra  a pochi metri, direi 6, o 7 l’enorme meda cardinale est a sinistra….gulp !!!

Praticamente siamo passati tra i bassi e la meda evitando uno scontro frontale con sta bestia di meda che ci avrebbe davvero fatto male.

Lesson learned, usare cartografia con piú alta definizione e non fidarsi completamente delle linee di navigazione, perche’ dopo anche ingrandendo il track ci fa’ vedere che sia rotta che track erano giusti con meda a dritta, ma di fatto ce la siamo trovata a sinistra, e non per ultimo tenere sempre gli occhi aperti.

Poco dopo siamo arrivati al marina di  St.Quay e chiamato sul 9 il marinaio ci aspettava e ci ha pilotato al finger.

Overall, a parte la difficoltà iniziale della risalita del fiume e l’accidente preso con la meda, per il resto una giornata di grande vela con un bellissimo sole e il vento che piano piano si è dato una regolata e ci ha portato proprio davanti all’ingresso del marina.

 

3 giugno 2024

Da Saint Quay  Portrieux a Saint Cast, 33 NM

48 38 13.091 N   002 14 29.739 W

Bassa marea alle 11:40, decidiamo di partire alle 10:30 per anticipare un po’ e per prendere la corrente direzione est.

All’arrivo non ci hanno messo nel pontile transiti bello largo che cercano di lasciare per grosse barche …la maggioranza ormai,  e ci hanno posizionato nel primo pontile insieme ai locals, tutto bene se nonchè il canale tra i due pontili è strettino.

Col fatto che siamo in anticipo sulla stanca di marea e imparando dall' uscita a Roscoff, chiamiamo il marinaio per assisterci col gommone.

Probabilmente da queste parti è indice di imbranataggine, ma chi se ne frega, noi con deriva mobile che prima che prenda abbrivio pattina come fosse sul ghiaccio, il vento che ci avrebbe abbattuto la prua e la corrente ancora in uscita, cerchiamo di giocare facile ed evitare danni.

Viene il marinaio e di fatto ci assiste solo, la manovra la facciamo da soli senza aiuti, però alla bisogna era lì.

Giornata splendida, sole, vento e mare turchese, una magnificenza, appena usciti dal marina abbiamo il vento sul naso, ma tant' è, spento motore e via di randa e genoa a fare bordi.

Bordi faticosi con la trinchetta fissa a prua, alle volte facciamo un 360 passando da poppa, altre volte riduciamo il genoa a fiocco e viriamo, insomma una gran fatica. Per fortuna passata la meda cardinale di Basse de la Tour, poggiamo e via che si va’.

Andremo praticamente tutta la giornata a vela con l’aiuto della corrente a favore, una veleggiata tranquilla e riposante con un solino che ci scalda.

Arrivati a Saint Cast Marina chiamiamo e ci indicano i posti al finger sul pontile Delta dal 22 al 38, ci infiliamo troviamo il 34 libero e via che siamo ormeggiati.

 

9 giugno 2024

Da St. Cast a St. Helier (Jersey)

49 10 51.228 N   002 06 41.334 W

Saint Cast essendo una chicca di paese con un bel marina tranquillo, ce la siamo presa con calma.

Inizialmente avevamo l’idea di andare a Saint Maló, per poter andare a visitare la seconda icona della Francia dopo la torre Eiffel, l’abbazia di Mont Saint Michel.

Informandoci meglio abbiamo capito che Saint Maló non era proprio uno spettacolo di marina, a parte le fortissime correnti accentuate dalla diga di Rance, e il su e giú dei traghetti superveloci che collegano con l’Inghilterra, abbiamo preferito rimanercene a Saint Cast  e organizzarci con i mezzi.

Sveglia alle 5 da Saint Cast, alle 06:00 autobus per Saint Maló, attesa di un paio di ore e preso il secondo autobus per il centro informazioni di Mont Saint Michel.

Avendo costruito una strada che collega la terra ferma con l’isoletta di Mont Saint Michel, arrivati al centro ci sono due opzioni, o navetta che scarica direttamente nell’isoletta o a piedi con una bella passeggiata di 2.5 km, naturalmente scelto la seconda.

Una cosa è vedere Mont Saint Michel in fotografia e tutt’altra vederlo dal vivo, da rimanere a bocca aperta.

Ci siamo districati nell’immenso afflusso di turisti, abbiamo fatto un giro intorno alle mura dell’abbazia, mangiato due Gallete col sidro, stesi sull’erbetta di un giardino sotto l’Abazzia a prendere un po’ di solino e rifatto in senso inverso il percorso per tornare a Saint Cast, sciroppandoci altri 2.5 km a piedi per andare a prendere l’autobus, dove siamo arrivati alle 19:30 di sera, giornata lunga, ma molto piacevole.

Sabato 8 giugno, il meteo è mite con venti da nord e nord ovest, giornata solatia bellissima, partiamo e bordo lungo per nord, viriamo e altro bordo per 270 gradi fino ad andare a sfiorare l’enorme wind farm, dove dalla torre di controllo continuano a richiamare i vari velisti che cercano di passare in mezzo, ma mi chiedo, sono orbi o rincoglioniti sti velisti?...ah, dimenticavo è il week end.

Altra virata e da lí in poi sarà un bordo unico sempre piú allargando, nel frattempo riceviamo un securité dalla coast guard di St.Helier di una grossa carcassa di balena alla deriva a nord ovest dell’isola, ma essendoci vento da nord ovest potrebbe interessarci, ma per fortuna non la incontreremo.

Alla fine delle 36 miglia previste ne faremo 45 a bordi.

Poi  dalla Francia arriva un Mayday di uno in kayak caduto in acqua e alla deriva in una ben non precisata isola Saint Michel senza dare nessuna coordinata, ma da ste parti ci saranno una decina di isolotti San Michel, spero che qualcuno lo abbia salvato perché con le indicazioni francesi la vedo dura, mentre sia i bollettini che le varie indicazioni inglesi sono super precise chiare e ripetute, quelle francesi sembra che debbano dirle di fretta per andarsi poi a prendere il caffè o un Pernod.

I calcoli fatti in precedenza  erano mollare gli ormeggi a Saint Cast alle 09:00 con la stanca di alta marea, per non avere problemi nelle manovre in questi piccoli marina, verso le 10:30 avremmo preso la corrente che fila verso nord ovest .

L’arrivo a St. Helier previsto verso le 17:30 ora francese e le 16;30 ora inglese, l’entrata nel marina è complicata considerando che siamo alle sizigie con 12 metri di marea.

La bassa marea a St Helier è alle 15:00 LT , per avere accesso al marina bisogna passare un gate e sotto c’è un sill, un sill è praticamente un muro sotto al gate di 3.5 mt. che serve a tenere acqua all’interno del marina.

All’arrivo c’è una gran corrente laterale, siamo nelle ore piú forti delle sizigie, tant'è che ad un certo momento ci siamo presi un accidente, sembrava che dritto di prua ci fosse uno che stesse nuotando alla velocità della luce, per scoprire poi che era un gavitello a pelo d'acqua  con la cima era in tiro per la corrente che lo faceva sembrare uno che si muovesse.

L’approccio poi è stato singolare, la rotta di entrata era per 23 gradi che tenevamo, ma l’heading , la prua della barca era per 350 per la forte corrente  e sembrava di andare sempre a scogli, alla fine ci siamo messi sulla scia del traghetto e siamo entrati.

Prima del gate c’è un pontile di attesa nel caso non ci sia sufficientemente acqua sopra al sill, noi avevamo fatto i calcoli di essere lì all’apertura del gate e con sufficiente acqua per passare il sill, dico apertura del gate anche se non c’è una porta come nei lock, ma riprendo dalle tabelle inglesi di apertura e chiusura dove è sempre menzionato “open gate” e“close gate”

L’ingresso è mastodontico, dei muri altissimi e fortificati, per entrare nel bacino del marina la torretta di Port Controll con i vari segnali verdi e/o rossi per il passaggio.

Avevamo telefonato prima e sapevamo già piú o meno dove andare, peró ci avevano detto di chiamare al VHF all’arrivo. Provo un paio di volte, ma nessuna risposta sull’80, nel frattempo teniamo il VHF portatile acceso sul 14 per il traffico commerciale.

Ci infiliamo e dopo una svolta a S ci troviamo a sinistra il pontile attesa pieno zeppo di barche a vela in attesa di passare, noi ci dirigiamo lentamente verso il passaggio cercando di leggere il grande schermo con display dell’altezza dell' acqua sopra al sill, ma non funziona, c’è peró un’asta graduata che indica 2.3 mt. Poi arriva di gran carriera un ragazzetto del marina con il dinghy e ci chiede al volo quanto peschiamo, “deriva mobile” rispondiamo, allora potete entrare, e cosí ci infiliamo prima di tutti, in questo angustissimo passaggio con la corrente che ci sposta a destra e a sinistra, comunque sia al passaggio del sill c’è sempre apprensione, dopo mezz’oretta entreranno il marasma delle barche a vela.

Ci sono solo due pontili senza finger a disposizione per i visitor, quindi tutti in andana a due e anche a tre, non proprio comodo, ma il posto è quello che è, bello ma piccolo.

Navigazione super piacevole quasi tutta a vela, entrata al cardiopalma, con marea in entrata e corrente bella arzilla, peró che gran soddisfazione essere ormeggiati al pontile di St.Helier  con birra e patatine, a breve verranno in andana tre vecchierelli soprannominati da noi “gli Ammiragli” con un Sweden Yacht, ormeggio da manuale, due chiacchiere e bona lí.

Una delle cose che piú apprezziamo di navigare in questi posti per noi un po’ estremi, per chi ci è nato è normale amministrazione, è che in giro in barca non si incontrano cazzabuffi charteristi, anche catamarani pochissimi o quasi niente, e qualche barca da noleggio ma a bordo o gente che sa’ quello che fa’ o lo skipper della compagnia, e normalmente ci si da’ una mano agli ormeggi non sempre facili con vento e corrente.

 

11 giugno 2024

Da St. Helier (Jersey) a Port Dielette (Normandia)

Tanto strombazzamento su ste isole anglonormanne, ma per noi, a parte il porto e il marina, il resto una gran delusione.

Gira che ti rigira non sono altro che isole come altre nel Regno Unito,  opportunamente inserite in uno schema di evasioni di tasse e di investimenti border line con conseguente lavaggio di denaro di provenienze sconosciute.

Tutto ció si riflette nella cittá in se’ di St. Helier, palazzoni vetrati in ogni dove, le piú prestigiose banche ad ogni angolo con vicino istituti finanziari ben noti, il resto…una tristezza.

Va beh, ci studiamo il meteo per tornarcene in Francia e piú precisamente nella penisola di Cotentin in Normandia .

L’11 giugno,  vento inizialmente da nord per girare nel pomeriggio da nord ovest. L’ECMWF, modello a 13 km di griglia, ci dice venti a 20 nodi con raffiche a 22, l’UKV a 2 km di griglia ci dice altra storia, 24-25 nodi con raffiche a 28.

Il sill apre alle 09:00, col binocolo peró riusciamo a leggere il dispaly con l’indicazione di quanta acqua c’è sul sill. Aspettiamo le 10:00 per sicurezza e partiamo se pur con ancora due ore di marea entrante, ma fuori c’è già la corrente che viaggia verso ovest.

Usciamo dal pontile e davanti ci troviamo un olandese con barca a vela da 12 mt, che va’ alla velocitá di una lumaca zoppa, appena passato il gate pur essendo in due a bordo, lascia il timone e si mettono a tirare su i parabordi, noi non sapendo da che parte passarlo perché la barca gli si muove a destra e sinistra ed essendo in mezzo al passaggio del gate con vento e corrente, mi stufo, prendo la trombetta, gli do’ due strombazzate e gli grido da che parte decide di andare, cosí mi regolo.

Con cipiglio da vecchio nobile decaduto, prende in mano il timone e si sposta di lato, e ci voleva cosí tanto?

Arriviamo nell’avanporto, ma il semaforo di port controll è rosso, chiamo sul 14 e mi dicono che il traghetto sta facendo manovra e di aspettare.

Ci mettiamo in surplax, vento che viene da poppa e corrente che viene da prua, un po’ di motore avanti e un po’ indietro, finché il traghetto se ne va’ e il semaforo diventato verde ci da’ il via libera.

Usciamo e ci accorgiamo che in effetti la previsione di UKV è la piú veritiera, ci sono giá 20/22 nodi belli arzilli.

Appena passata la boa rossa, sempre con l’imbalzato di olandese davanti, ci mettiamo al vento e issiamo di randa, dibattiamo se prendere una mano, ma alla fine decidiamo per lasciare randa piena, c’é già una bella onda da nord ovest e ci servirà potenza per poterla superare.

Poco dopo issa anche l’olandese volante con la sua bella rollabile, poi apre un fiocco residuo dello sbarco in Normandia che fileggia da tutte le parti e naturalmente non ha rimosso il frullino da estrema prua, immagino un Code 0, e questo mezzo aperto comincia a sbatacchiare da matti, tra quello e il fileggiare del fiocco un rumore incredibile, ma evidentemente oltre che imbalzato deve essere anche sordo. Si sono dimenticati anche di issare un grosso parabordo nel giardinetto di poppa, li chiamo col VHF, ma o non ascoltano o col rumore infernale non sentono nulla. Come se nulla fosse si mettono in rotta e via che si va’.

Per fortuna alla prima meda cardinale poggia per Guernsey e se ne vanno, noi continuiamo per 330 gradi  di bolina cippa con tutta randa e genoa rullato a fiocco, falchetta in acqua e via a pedalare contro l’onda importante da nord ovest.

Con l’apparente battiamo sui 28/29 nodi la vita a bordo mica semplice, la giornata è pero’ grandiosa, un cielo senza nuvole con bel sole pieno, l’aria bella frizzantina, imbacuccati con cerate e guanti, Antonella soprannominata da me la “timoniera scafata” gestisce la barca al meglio.

Stiamo risalendo la parte ovest dell’isola di Jersey e ad un certo punto avremmo potuto fare un paio di bordi per tentare di accorciare un po’ la rotta, ma con sto vento e la difficoltà di far passare il genoa dallo strallo di trinchetta, preferiamo tenere un bordone lungo e fare meno virate possibili.

Viriamo e ce ne andiamo in direzione Dielette. Pensavamo di riuscire a scapolare una meda ovest che fa’ la guardia a una serie di scogli, ma la forza congiunta di corrente e vento ci fa’ scarrocciare e purtroppo dobbiamo fare un altro piccolo bordo.

Siamo in anticipo per l’apertura del sill e del gate di Dielette, qui oltre che il sill c’è proprio una paratia sopra che automaticamente si apre 3 ore prima e 3 ore dopo l’alta marea, quando cioè ci sono 1.5 mt di acqua sopra al sill, bisogna quindi aspettare ulteriormente se si ha un pescaggio piú profondo, c’è anche in cima al muraglione il display con i metri di acqua sopra al sill piú una asta graduata nel caso il display dia forfait.

L’entrata è tra muraglioni enormi e si entra nel primo bacino, poi svolta decisa a sinistra e si entra nell’avanporto dove ci sono vari pontili di attesa per il sill.

Avevamo visto entrare tre barche belga con AIS, le ritroviamo ai pontili e ci si mette di fianco, naturalmente aiuti per le cime.

Siamo stanchi e stremati, 10 ore di vela di bolina cippa con vento e aria bella frizzina stancano da matti, in piú, mangiato solo un panino e dei noodles terribili, quindi una volta arrivati anche se il sill avrebbe aperto da lí a mezzora, decidiamo di rimanere nel pontile di attesa e aspettare la mattina dopo.

Infatti dopo mezzora il semaforo diventa verde, ma dopo aver fatto una bella doccetta calda in barca e mangiucchiato un bel piatto di riso con miso cotto da Antonella, chi ne ha voglia di rimuovere la barca, va’ bene cosí , domani è un altro giorno come disse Rossella O’Hara in Via Col Vento.

La mattina dopo una bella colazione passiamo il sill e siamo dentro questo isolato marina fuori dai coppi e lontano dai paesi, anche se a solo 500 metri c’è una delle piú grandi centrali nucleari di Francia, la prima EDF costruita in Francia, la seconda al mondo dopo quella Finlandese.

Nuovi sistemi di costruzione e di reattori, ma con tanti problemi, sia questa che quella in Finlandia hanno 12 anni di ritardo sulla costruzione e il costo è quintuplicato, ma di fatto da poco è stato dato il consenso a cominciare la produzione, abbiamo telefonato per sapere se era possibile andarla a visitare, ma ci ha risposto una gentile signorina dicendo che avrebbero cominciato le visite la prossima settimana, ma con una voce che non ci credeva neppure lei.

Già vederla dal mare da’ inquietudine, però saremmo stati curiosi di visitarla, chissà se si dovranno aspettare altri 12 anni.


Il track da Treguier a Dielette




Partenza da Treguier

Partenza da Treguier

Finalmente fuori dal fiume di Treguier

... LA MEDA EST PASSATA  A FILO A OVEST !!!!!

Verso St. Quay, sulla costa in cima a sinistra la torre di controllo di Semaphore.


Arrivo a Saint Quay




La gara di windsurf davanti al marina

St.Quay marina, Stranizza in mezzo



Vista verso Sud Est  dal marina

St. Quay, il vecchio porto in alta marea

St. Quay, il vecchio porto in bassa marea

St. Quay, il vecchio porto in bassa marea






St. Quay, il marina in bassa marea


St. Quay guardando verso sud est

St. Quay, passeggiata lungo la costa verso  nord ovest, l'isola Contessa

isola Contessa, il marina sullo sfondo


Verso St. Cast

vista su  Cap Frehel

pointe de La Garde  con il castello


St. Cast



St. Cast marina, ingresso in bassa marea

St. Cast marina, ingresso in bassa marea






La passeggiata dal marina di St. Cast al paese








... sulla passeggiata

Mont Saint Michel






Lo stendardo delle celebrazioni degli 80 anni dello sbarco in Normandia all'ingresso.



Sidro e  galettes



Le bandiere dello sbarco.



L'abbazia





si ritorna alla base

Di nuovo a St. Cast


St. Cast, passeggiata sul lungomare, le ville.

St. Cast, passeggiata sul lungomare, la spiaggia immensa.

Verso il Jersey

Uno sguardo a poppa, Cap de La Garde e Cap Frehel sulla destra

il campo di eolici

CONDOR il traghetto delle isole a 35 nodi


St. Helier, Jersey in vista.



St. Helier marina, Stranizza ormeggiata all'inglese in andana con gli "ammiragli" che ci stanno passando sopra.

St. Helier, verso la parte vecchia del porto.

St. Helier, l'edificio della vecchia osteria "La Folie" ( 1700) chiamata cosí perché costruita in un punto molto esposto al vento (dice il cartello ).


Fort Elizabeth raggiungibile attraverso un passaggio accessibile in bassa marea

I mezzi anfibi per trasportare i turisti a Fort Elizabeth

St. Helier, la spiaggia della baia di St. Aubin

Baia di St. Aubin, Il forte Elizabeth sullo sfondo




I muri a protezione di St.Helier (Jersey)


 Jersey, St. Helier, il Port control

Il sil, davanti i mezzi dell'RNLI (i volontari del salvataggio in mare inglese )






The man on the wall, Thomas James King volontario dell'RNLI in servizio dal 1945 al 1949 che la notte del 14 settembre 1949 durante una forte burrasca salvó insieme ai suoi uomini l'equipaggio di 4 persone di uno yacht in difficoltá.


"Condor" Il traghetto delle isole anglo normanne ormeggiato al molo St. Elizabeth. Quello che dovremo far passare l'indomani alla nostra partenza.


Verso Port Dielette, Normandia.




St. Helier , l'ingresso a poppa.

Jersey, costa sud ovest.

Jersey, costa sud ovest.


Port Dielette, penisola di Cotentin

Port Dielette era originariamente il porticciolo di pescatori del paese di Flamanville. A Port Dielette c'è la Gare Maritime cioè l'attracco del traghetto che collega le isole  anglo normanne, che  si ormeggia nell'avamporto. Non ci sono negozi, solo alcune case sparse e alcuni bar e ristoranti intorno ai pontili oltre all'ufficio del marina e all'ingresso del traghetto.

La centrale nucleare di Flamanville in vista

Port Dielettte. Parapendio

Port Dielette, Il container della SNS ( Societé National Sauveteurs)

Bassa marea

Vista sul capo La Hague.

Il porto sullo sfondo






Dalle pietre al lastricato

Port Dielette, l'ingresso al porto.



Il sill in bassa marea, Stranizza al centro.



Passeggiata verso Flamanville.


I piloni dell' elettricitá collegati alla centrale nucleare.

Flamanville, attraversamento pedonale nei pressi della scuola

Flamanville, le vecchie case dei minatori della miniera di ferro chiusa nel 1962.





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