giovedì 18 settembre 2014

Da Cabedelo a Trinidad con sosta a Saint Laurent (French Guyana)


14-Settembre 2014




L’idea era di fare un dritto da Cabedelo a Trinidad, 2054 miglia, ci allettava l’idea di una lunga traversata con vento e corrente a favore, tempo stimato 19 giorni.
Partiti da Cabedelo con rotta nord per scapolare il Capo de Sao Roque dell’estremità del Brasile, previsione SE, poco dopo ha girato invece più da Est  15/20 nodi regalandoci un bel vento e mare al traverso formato, che per i primi giorni di navigazione non è proprio il plus ultra.
Ormai è verificato che i nostri corpi hanno bisogno di tre giorni per riadattarsi completamente al mare e al suo incessante movimento, per fortuna normalmente non abbiamo sintomi troppo estremi come abbiamo sentito da altri navigatori, ma di sicuro lo stomaco chiude i battenti e bisogna davvero essere extracauti a qualsiasi cosa si tenti di ingurgitare. Diciamo che i primi tre giorni sono di spurgo...si mangia poco o praticamente nulla, si va’ avanti a brodi vegetali, qualche mela, poi piano piano torna la lucidità e lo stomaco riapre i battenti, quindi piano piano si ricomincia la nutrizione; dopo i tre giorni normalmente non si hanno più problemi...naturalmente dipende da che mare e che tempo.

Dicevo dunque mare al traverso per i primi due giorni, barca che rolla da matti, stomaco chiuso, andare di sotto anche a dormire è un terno all’otto, specialmente quando ci si deve svestire e rivestire con la barca che ondeggia da matti, la nausea arriva velocemente.
Normalmente i primi giorni ometto collegamenti radio  e mail, stare davanti allo schermo del computer è terribile all’inizio, poi  ci si fa’ l’abitudine.
Dopo aver preso acqua a nord del capo, deviamo verso NW e il vento comincia gentilmente a spingerci da poppa, la grande manona della corrente Equatoriale ci prende e comincia a spingere la barca col suo nodo e più costante, insomma si viaggia dai 4.5 ai 5 nodi senza il minimo sforzo.
Questa volta mi ero studiato bene come fissare il tangone al genoa (un po’ complicato con questo armo dell’albero, avendo 4 sartie basse due medie e due alte, non si puo’ mettere il tangone completamente davanti a tutte le sartie per poi bracciarlo alla bisogna, ma bisogna incastrarlo tra le basse e le alte per poter aprire completamente il genoa, una volta però montato il tangone in questa maniera non lo si può bracciare in nessuna maniera, l’unica è ridurre la velatura.
Montando il tangone così vicino alle sartie per evitare la possibilità che vada a fare sforzi su di esse, normalmente lo armiamo con il caricaalto, il caricabasso viene riinviato a estrema prua per due motivi, uno che in questa maniera ci fornisce un angolo adeguato sia per avere una componente verso il basso ma anche una componente che tiri in avanti impedendo che il tangone vada a toccare le sartie alte, secondo è che lo stesso caricabasso viene poi utilizzato come punto di mura quando si issa gennaker.
Per impedire poi che il tangone, durante le riduzioni o eventualmente l’ammaianata di genoa, vada a toccare le sartie, mettiamo anche una scotta che tiri verso estrema poppa, così nel caso di rinforzo di vento e riduzione di genoa il tangone può rimanere al suo posto senza pericolo che abbatta sulle sartie.
Tutto questo ambarabam ci permette di tangonare il genoa sulle andature di gran lasco e poppa piena anche con onda, così la vela non sbatacchia da tutte le parti; particolarmente di notte è molto comodo, così anche in caso di rinforzo una persona da sola può ridurre genoa normalmente o chiuderlo per aprire la trinchetta.
Di giorno con poco vento smontiamo tutto l’amabarabam e issiamo il gennaker, un po’ più impegnativo , al rinforzo o al cambio di direzione “all hands on deck” vuol dire che anche chi sta dormendo o si sta’ riposando fuori turno deve venire su per l’ammainata di gennaker, che non è che sia complicata avendo il gennaker la calza, ma comunque richiede ua persona in pozzetto e una a prua ad ammainare.
La randa ? Impacchettata a dovere se la dorme.

Avevamo fatto un planning di una media giornaliera di 108 miglia , che all’inizio ci sembravano anche troppi, ma poi dopo  la prima settimana ci siamo accorti che riuscivamo a superarli bene ogni giorno e quindi guadagnare sull’arrivo finale dei 19 giorni. Arrivati davanti al Rio delle Amazzoni ..davanti per dire eravamo a circa 350 miglia da costa, ci ha beccato una corrente terribile trasversale che ci bloccava letteralmente la barca, abbiamo dovuto deviare verso nord e allontanarci ulteriormente da costa per poter proseguire. Arrivati al traverso di Capo Orange tra la Guyana Francese e il Brasile, il vento comincia ad alleggerirsi, ogni giorno vediamo sui grib che riceviamo via radio che sulla fascia di latitudine di Capo Verde continuano ad esserci delle tropical waves, con alcune che si trasformano poi in tempeste tropicali, con possibilità di diventare uragani una volta che si avvicinino ai Caraibi, anche tutto questo processo lo possiamo seguire giornalmente ricevendo via radio i bollettini della NOOA. Insomma tutto sto movimento non fa’ altro che muovere delle alte pressioni alla nostra latitudine e succhiarsi via tutto il vento. Giornalmente via radio/e mail siamo in contatto con degli amici all’arrivo a Trinidad e con degli altri amici ancora in Brasile, ci confrontiamo dunque giornalmente sull’andamento meteo. Proviamo tutte le combinazioni di vele possibili compreso i mutandoni della nonna...ma se non ce ne è non ce ne è, alla fine la vecchia vela Volvo è l’unica possibilita’, aspettare il vento in balia del nulla non è un opzione, ogni tanto si instaura una corrente che non si capisce bene da dove viene e ci trascina dove vuole, una notte andavamo a motore a circa 3 nodi quando improvvisamente ho sentito la barca rallentare a 0.5 nodi , di colpo l’autopilota si è sganciato per via della mancanza di abbrivio , la barca si è girata di 90 gradi e col motore in folle si è messa a viaggiare a 6 nodi verso terra; non capivo più nulla, dapprima pensavo di aver preso qualcosa nell’elica per il rallentamento, poi messo in folle vedere partire la barca a 6 nodi con apparentemente nessun movimento tra barca e mare , la corrente ci aveva preso e ci trascinava con sè.
Piano piano ho raddrizzato la barca in rotta e con tutto motore a 0.5 nodi dopo ore ne siamo venuti fuori. Via di motore per più di 4 giorni e nessuna buona indicazione di vento, nel frattempo i viveri freschi tipo frutta e verdura cominciano a scarseggiare...ancora non ci abbiamo preso bene le misure e un po’ con la frutta e la temperatura che ci sono qua’ non c’è molta roba che si conservi per più  di due settimane. Anche se usato il motore con parsimonia e mai ecceduto i 1500 RPM, il gasolio comincia comunque a scarseggiare, abbiamo davanti ancora una settimana di navigazione ma non ci vogliamo trovare nella condizione di rimanere senza gasolio e cibo qua  in te mez. Volutamente avevamo già deviato la nostra rotta per avvicinarci (nel caso proprio si verificasse un tale momento) di più alla Guyana Francese e al Suriname. Prima di partire avevamo scaricato molte informazioni a riguardo di questi due paesi da Noonsite (del popolo anglosassone) e da STW(dal popolo francese) , comiciamo a riguardare il tutto per vedere dove trovare un posticino gradevole dove fermarsi per rifornirsi.
In Guyana Francese due possibili posti Degrad de Cannes e Kourou...praticamente due shithole detta anche dai francesi stessi, sia per come son gestiti i pontili, sia proprio come posizione , tipo di fondo e peggio di tutto fiumi stretti con le rive piene di mangrovie con i maledetti moscerini delle mangrovie, invisibili, ma che ti beccano dapertutto (prevalentemente gli uomini...non si sa’ perché ) e ti fanno venire dei gran bubboni con un prurito mostruoso a grattarsi fino a sangue.
Quindi scartati immediatamente, l’idea quindi di andare in Suriname, poi rileggendo trovo un articolo su Noonsite su Saint Laurent du Maroni, sul fiume di confine tra Guyana Francese e Suriname, posto pochissimo frequentato, forse anche perché bisogna risalire il fiume per 20 miglia, ma descritto come fosse un paradiso, anche senza moscerini o zanzare, oltretutto è anche più vicino, circa 120 miglia contro le quasi 200 di Domburg in Suriname.
Et voila’ si cambia rotta e si va’ a Saint Laurent du Maroni.
Avvicinandoci a costa come vedevamo nelle previsioni il vento aumentava...forse per effetto Venturi o chissà che altro, sta di fatto che ci ritroviamo vento  e mare al traverso ....una sofferenza, di sotto non si riesce a dormire dalle rollate e dal rumore delle onde che sbattono sulla fiancata, ci riduciamo a chi è fuori turno a dormire in pozzetto nella panca sottovento sui comodi materassini fatti alla bisogna coperti dal sacco a pelo, chi è in turno a sedere sul fondo del pozzetto per abbassare il baricentro per le continue rollate.
Studio della marea prima dell’arrivo ...marea da 2.5 metri ora che fortunatamente siamo alle quadrature, bassa marea all’imbocco alle 03:00 local time, però ora fa’ luce dalle 05:30 in poi, decidiamo una via di mezzo rallentiamo la velocita’ a circa 3.5 nodi per arrivare alla boa di acque libere circa alle 04:30, anche se l’ingresso non sembra complicato ben segnalato da boe luminose ...ma di notte tutto è complicato in particolare in sta parte di mondo in particolare con i pescatori random in giro.
Alla fine spezziamo i turni e riusciamo a dormire un ora e mezzo a testa.
Arriviamo alla boa di acque libere,  e qui già vediamo che le carte CM 93 danno i numeri, il riquadro contenente l’atterraggio è disassato  sia a sinistra sia in basso ...insomma nulla coincide, in più le mede sulla carta son del colore sbagliato facendo testo come  IALA  A  e non come IALA B, fortuna che c’è l’iPad... con le Navionics molto più preciso. Cominciamo a vedere un bailamme di verdi e di rossi, cominciamo a seguire quelli che ci sembrano più forti e più vicini, vediamo un rosso lampeggiante che però non è nella direzione che dovrebbe essere...ma, forse ci sbagliamo a leggere, andiamo avanti lasciandocelo sulla dritta , continua a non avere senso, è ancora buio, ancora un oretta al sorgere del sole, più ci avviciniamo al rosso e più i miei sospetti aumentano, prendo il binocolo e nel chiarore della notte, vedo una sagoma scura sotto la luce...mille ipotesi, una secca segnalata da un rosso..non è possibile, un relitto..non è possibile...MA E” UNA BARCA DI PESCATORI PORCA PUTT....A  ...VIRA A SINISTRA !!!!!!!Che bella sta parte di mondo dove un cazz...ne di pescatore con un grosso peschereccio  si puo’ mettere all’ancora nel mezzo di un canale di entrata con una bella luce rossa lampeggiante e tutto il resto spento e probabilmente tutti a dormire.
Ci riprendiamo dallo spavento, rifacciamo il punto e cerchiamo di dare un senso al tutto, anche l”iPad prende qualche svarione ...ma in linea di massima ci azzecca.
Via verso il prossimo rosso lampeggiante...ora contiamo il lampeggio a 4 secondi, troviamo già  una gran corrente che al momento cerca di spingerci verso la meda rossa, motore al massimo e piano piano ce ne allontaniamo, dietro si vede una sillhouette, binocolo e chi ci troviamo dietro al rosso un altro bel pescatore all’ancora questo addirittura senza una luce...ma sono matti da ste parti ? Ora rallentiamo più che possiamo, aspettiamo con desiderio la luce prima di andarci a scontrare con qualche translatantico ancorato per la notte vicino al verde.
Fiat lux, e finalmente ci si vede, ora sembra tutto più facile, le mede di entrata sono di tutto rispetto belle alte almeno tre metri  e ben tenute e verniciate, col binocolo riusciamo ad individuarle bene e a seguirle. Finalmente entriamo nel fiume vero e proprio...è grande, una riva francese e una riva del Suriname...le mede cardinali sono pero’ solo dalla parte francese, la cosa strana è che la parte profonda non è nella parte centrale come abbiamo visto su altri fiumi, ma proprio vicino a riva , vicino fino in certi punti ad arrivare a 4/5 metri da riva, è un paesaggio affascinante, tutta foresta con alberi, palme e di tutto un po’ e per fortuna neanche l’ombra di mangrovie, in più dalla foresta proviene un gran profumo, forse per via della stagione secca e quindi tutto è in impollinazione ...sembra davvero un paradiso.
..Poti poti finalmente arriviamo davanti al paese di Saint Laurent proprio davanti al paese a circa 2/300 metri da riva c’è un relitto di una grande barca in ferro probabilmente di inizio secolo, non so’ se sia stato impiantato o la natura ha fatto il suo corso, fatto sta’ che ormai è diventato un isola, con sopra grandi alberi e arbusti...molto bello da vedere. Ci si ancora proprio dietro per essere al riparo un po’ dai venti prevalenti (come mi ha fatto notare la cooskipper Antonella
J) Ci sono solo due barche all’ancora una di danesi e una di tedeschi, i danesi sono qua’ da 5 mesi, i tedeschi da un mese e mezzo, è un posto veramente tranquillo.
Arriviamo di domenica..quindi niente pratiche di entrata, issiamo la bandiera francese di cortesia e ce la prendiamo con comodo fino a lunedì.
Lunedì mattina, dopo esserci un po’ ripresi dalla dormita colossale, gonfiamo il tender e scendiamo a terra per le pratiche di ingresso.
Contiamo di chiedere informazioni all’ufficio del turismo ...ma lunedì mattina è chiuso, ci incamminiamo verso quello che ci sembra un po’ il centro , chiediamo un po’ in giro per la polizia di frontiera ma non ne sanno mezza.L
a farmacista ...si suppone che sappia morte e miracoli del paese , qua’ ora è tutto più facile con Antonella che parla fluentemente il francese, la farmacista ci mette un po’ a capire la situazione, prima pensa che siamo arrivati con una piroga, Antonella gli spiega che siamo arrivati in barca a vela ...fa’ una faccia…, poi ci dice ma perché non siete andati direttamente al porto ...e chi lo sapeva dove era il porto ..va beh alla fine ci indica dove andare per arrivare al porto dove c’è la polizia, ci da’ indicazioni come se fosse dall’altra parte del continente americano,,,qua mi sa; che camminare sia considerato da poverelli, comunque sempre avanti arrivati a una piccola foresta ancora avanti ed ecco la polizia di frontiera...saranno stati massimo un kilometro e mezzo mica tutta sta tragedia come la metteva la farmacista.
C’è praticamente un piccolo ferry che collega Saint Laurent con il Suriname, per prenderlo bisogna passare la polizia di frontiera e la dogana...la cosa buffa è che tutto intorno è pieno di piroghe motorizzate le quali scorrazzano tranquillamente su e giù’ dal confine senza nessun controllo.
Arriviamo all’ufficio della polizia, attraverso la grata diciamo ad un poliziotto con faccia asiatica e sguardo poco sveglio che siamo arrivati con una barca a vela ..questo ci chiede da dove “dal Brasile direttamente” ...panico ..se prima la faccia denotava poco acume ora sembra un lenzuolo bianco , non riesce a capacitarsi come e da dove siamo sbucati fuori, cerchiamo di aggiungere che al momento siamo all’ancora davanti al relitto ecc.. sembra sempre più confuso, per fortuna di fianco a pochi metri da lui c’è la donna delle pulizie stravaccata su una sedia con il suo bel Novella 2000 Guyanese che gli spiega la situazione e gli dice cosa fare .Ci sembra surreale, la donna sempre con non chalance gli dice di metterci il timbro sul passaporto e via, finalmente si decide e ci mette il timbro, poi prende con se i due passaporti e ci dice di seguirlo all’ufficio vicino della dogana.
Arriviamo davanti ad un altra grata, il poliziotto cerca di entrare dalla porta...chiusa..arriva il doganiere prova dal di dentro ...chiusa..cerca la chiave nel cassetto torna alla porta...chiave sbagliata..insomma va’ avanti un po’ cosi’ con i doganieri praticamente prigionieri nel loro stesso ufficio, alla fine il poliziotto gli passa i passaporti attraverso la grata e tenta di spiegargli la situazione , al doganiere non gliene può fregar di meno di due pisquani arrivati in barca a vela chissà da dove, ci fa’ un paio di domande di rito,  di cui sa’ già la risposta e poi ci dice tutto ok per noi siete a posto.
Was easy , ora capisco perché i danesi all’ancora vicino a noi ci hanno detto che faranno solo le isole francesi nella risalita dei Caraibi, per gli europei è come essere in Europa, quindi niente dogane o immigrazione, una bellezza.
La scena del poliziotto si aggiunge comunque ad una simile capitata a Cartagena in Spagna quando incontrammo Gianni e Pinotto travestiti da poliziotti di frontiera. Questo paese è stato progettato attorno al 1850 su un progetto più grande di Napoleone di fare uscire i galeotti dalla Francia per mandarli nei bagni penali ai lavori forzati per non pesare troppo sull’economia dello stato.
Fu scelto il luogo e con un piano regolatore a doc fu costruito poi dagli stessi galeotti il campo di smistamento dove arrivavano i detenuti dalla Francia per essere poi smistati alle varie isole Royal devil ecc.. qui c’è anche la cella del famoso Papillon. Una parte del paese dedicata alle famiglie dei carcerieri, e un’ altra parte dedicata ai liberati, i detenuti cioè che finita la pena  dovevano comunque rimanere nel paese alcuni per 8 anni...altri per tutta la vita.
Ci si ancora a circa duecento metri da riva, dove si può poi attraccare ad un pontile galleggiante col tender, a pochi passi un ufficio del turismo...un po’, pretenzioso, a 100 metri ancora il famoso campo di smistamento...con un portale che sembra quello di un campo di concentramento, ha pero’ di buono che entrati dentro al portale si gira subito a sinistra e c’è un bel rubinetto di acqua a disposizione di tutti gratis...buono per fare acqua in barca. In giro un silenzio che è una meraviglia.
Ora l’idea è di riprenderci...mangiare, dormire e riposare, per poi ripartire con slancio verso Trinidad.

























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