17 settembre 2025da L' Herbaudière a Port Joinville, Île D’Yeu,22 miglia.
46 43.6187 N002
20.8933 W
Dopo un paio di giorni
per riprenderci dalla scorsa navigazione, decidiamo di fare ulteriori 22 miglia
verso sud per andare nell’isola d’Yeu per accorciare la tratta dell’attraversamento
del golfo di Biscaglia e portarla a 240
miglia.
Prendiamo la giusta
corrente per passare il Chenal de la Grise e in un battibaleno entriamo a Port
Joinville.
Passiamo dall’ufficio del
porto per pagare una notte e poi camminata fino al supermercato, che
naturalmente troviamo chiuso per via che il camion che doveva rifornirli non è passato.
C’è un altro
supermercato, ma è più lontano e apre tra un' ora e mezza. Decidiamo di utilizzare
quel tempo per tornare in barca, farci due penne all’arrabbiata e andare nel
pomeriggio tardi per rifornirci di qualche cibaria per la traversata.
Verso sera a gran fatica
andiamo al secondo supermercato, per fortuna non rifornito dallo stesso camion
e ci approvvigioniamo.
18 settembre 2025da Port Joinville a Gijon, 240
miglia. 11esima traversata di Biscaglia.
43 32.8549 N005
40.2272 W
La mattina sveglia alle
06:30 col buio, tempo di fare colazione, preparare il letto in dinette per le
due nottate che ci aspettano e alle 07:30 molliamo gli ormeggi con le prime
luci dell’alba.
Con noi esce anche una
barca a vela tedesca che ci seguirà sulla rotta per Gijon.
Il vento rimarrà sempre
leggero da direzioni variabili, quindi un grande aiuto del motore. Il mare
continua con la sua onda lunga di un paio di metri da ovest, ma essendo quasi
al traverso non ci da’ troppo fastidio.
La prima notte, un quartino di luna verso le 4 di mattina, un cielo sereno con miliardi di stelle, anche qualche cadente, il mare "in amore" che al nostro passaggio lascia una scia fluorescente con tanti piccoli circoli che sembrano margherite su un prato, il grande plus è che la notte oltre che bella non è fredda.
Biscaglia è deserta,
incroceremo solo un paio di pescatori d’altura a circa 45 miglia dall’arrivo.
Arriviamo a Gijon verso
le 08:30 con le prime luci dell’alba e la bruma settembrina, però è una
grande emozione arrivare con la Baia di San Lorenzo sulla sinistra e possiamo
identificare il palazzo dove abitiamo. Dopo 7 mesi di navigazioni impegnative,
ci sembra quasi un sogno.
Entriamo nel marina, c’è il nostro posto al pontile che ci aspetta, in due minuti siamo ormeggiati e finalmente
possiamo permettere alla stanchezza di prendere il sopravvento dopo tanta
tensione.
Da una parte una gran
contentezza, dall’altra un senso di smarrimento che subentra quando si termina
un progetto importante.
Prepariamo nel trolley
solo la roba deperibile da mangiare, il resto con calma nei prossimi giorni.
Con la testa leggera e
le gambe tremolanti ci incamminiamo verso casa, fermandoci un attimo per la
foto di rito davanti a “ Las letronas”.
Siamo a casa, tutto è fermo, gran silenzio, tanto spazio, tutto bellissimo, ma in un angolino
recondito, manca già il rumore del vento sulle sartie, lo sciacquettio del
mare e i continui adattamenti di Stranizza sul mare.
Riusciremo a fare i bravi cittadini terricoli per un lungo periodo come spesso ci ripromettiamo ?
Domanda da un milione di
dollari, ai posteri l’ardua sentenza.
L' Herbaudière
L'Herbaudière, la via principale sul porto e la bandiera che informa del mercato da aprile a settembre.
Il rimessaggio della stazione di soccorso, costruita negli anni cinquanta.
L'Herbaudière, sull'isola di Noirmoutier nasce come stazione di vacanza alla fine dell'ottocento per diventare nel secolo scorso il porto in acque profonde dell'isola. Ospita una flotta di pescherecci con un gran mercato del pesce e negli anni '60 '70, con lo sviluppo della navigazione da diporto, il bacino viene allargato e costituisce un punto di passaggio delle barche a vela dalla Bretagna alla Vandea e vicerversa.
Vista del porto dalla passerella sopra al mercato del pesce.
L'ingresso del porto con la bassa marea.
Spiaggia che si affaccia sul golfo.
17 settembre, partenza all'alba.
I due fari dell'isola Le Pilier che delimita il canale de la Grise.
Il campo di eolici al largo dell'isola.
Dall'azzurro al grigio, i mille riflessi del mare.
Da L'Herbaudière decidiamo di partire il mercoledì 17 nonstante il vento contro da Sud, invece del martedî, per evitare i 2 metri e mezzo di onda di risacca da ovest intorno a l'Île d'Yeu.
Siamo tentati di partire direttamente da qui per attraversare Biscaglia, ma abbiamo bisogno di qualche provvista che a L'Herbaudière il piccolo negozio di alimentari non era molto fornito e in più causa il vento forte che ha soffiato initerrottamente per tre giorni, non avevamo dormito molto bene e non ci sentivamo di partire già stanchi con il vento contrario. In navigazione vediamo sull'AIS una barca conosciuta, Yallah, un Ovni 45 nuovo modello incontrato l'anno scorso e con il quale abbiamo fatto un pezzo di "strada" insieme, lui parte e noi arriviamo, ci scambiamo qualche messaggio via Whatsapp, lui viene dalla Scozia e come noi se ne torna a casa. Ê increbibile come, nonostante le distanze, ci si incontri sempre tra navigatori.
Camminata per andare a fare la spesa. L'île d'Yeu è molto turistica ed è anch'essa un punto di passaggio delle barche a vela. Le stradine e le casette bianche con le finestre colorate ricordano un po' il Mediterraneo o la Grecia. Ormai è la terza volta che passiamo di qui e non abbiamo più molto da scoprire, abbiamo solo una gran voglia di tornarcene a casa.
18 settembre, partenza da Île d'Yeu.
Poco vento, i mille colori di cielo e mare.
Scaricando le previsioni meteo via radio, vediamo che la depressione in arrivo sabato prevista per il pomeriggio tardi ha anticipato, non sappiamo se il vento sarà più forte del previsto e per evitarla dobbiamo tenere la velocità media a 5 nodi e visto il poco vento aumentiamo i giri del motore.
La prima sera Antonella è di guardia e verso le 9 quando è gia buio, un momento di panico, l'autopilota salta e la barca gira di 90º. Angelo si alza e cerca di riprendere il controllo della situazione mentre Antonella è al timone. Abbiamo due giorni davanti e timonare a mano sarebbe dura. Il pilota ritorna a posto dopo un paio di accendi e spegni, ma il timore che possa risuccedere da un momento all'altro rimane. Per fortuna, non succede più.
19 settembre, alba.
Tramonto del 19 settembre. Cielo coperto.
La seconda notte, passa tranquilla anche se nera come la pece, riusciamo a tenere una buona media e verso le 8 del mattino arriviamo in vista di Gijòn. Il vento è aumentato solo di una decina di nodi da Ovest e il mare è tranquillo.
Capo San Lorenzo avvolto dalla bruma
La baia San Lorenzo, casa nostra e il cerro Santa Catarina in vista.
la previsione meteo per le 11 di sabato 20.
La zucca che avevamo preso come razione di scorta, partita con noi a febbraio e tornata con noi, diventata la mascotte.
14 settembre 2025 L'Herbaudière, isola di Noirmoutier.
47 01.5968 N002
17.8388 W
Procedendo con il cambio
rigging, il 4 settembre, anche se con 27 nodi di vento, andiamo ad ormeggiarci
al pontile manutenzione.
Agganciato l’albero alla gru con un cestello
mobile del cantiere, Xavier e Morgan di Atelier Cables, in un' oretta grazie anche
alla nostra preparazione dell’albero, lo sfilano, lo caricano su un carrello e
con la loro macchina lo trainano nel loro magazzino a 5 chilometri dal marina. Gentilmente mi hanno
permesso poi di poter andare nel loro magazzino per poter fare dei lavori all’albero
che avevo in mente.
Il lunedì 8 settembre affitto una bicicletta con cestello davanti, carico un po’ di atrezzi e a
fatica pedalo i 5 chilometri al magazzino, dico a fatica perché anche se ho affittato una bicicletta con il cambio, è un cambio da quattro soldi, non a
caso le chiamano citybike, non certo fatte per il fuori città con salitine
spaccagambe.
Il primo giorno riesco a
togliere e rimettere molti rivetti degli scalini, che sono ormai lenti, grazie
alla rivettatrice elettrica di Atelier Cables, perché rivettare a mano rivetti
inox da 6.4 mm sarebbe davvero stato un problema.
Sempre attraverso
rivettatura sposto poi la rotaia dello spinnaker 20 centimetri più in basso
perché rotta da vari anni (rotta nel lontano 2015 durante la traversata Antigua Azzorre).
Il secondo giorno, il 9
settembre sistemo il fanale del ponte, i bulloni del radar e altri cioppini, a
quel punto il mio lavoro è terminato .
Nel contratto che
avevamo fatto, l’idea era di rimuovere l’albero il 4 settembre e rimetterlo
sulla barca il 16. Per fortuna la stagione sta’ finendo e Atelier Cables, sapendo che dovremmo ancora traversare Biscaglia per andarcene a casa, ci danno
la precedenza sui già 4 alberi che hanno in lavorazione nel magazzino, così si decide di rimettere su l’albero l’11 settembre.
Naturalmente quel giorno
buffa da matti, tant' è che la mattina richiamiamo Atelier Cables per discutere
la faccenda, loro dicono che non ci sono problemi e hanno preso appuntamento
con la gru per le 15:00 in bassa marea per ridurre così lo swelling sempre
presente col sud ovest nel marina di La Trinité sur Mer.
Il problema che siamo
alle sizigie e la bassa sarà davvero bassa. Andiamo a parlare con il
responsabile del cantiere e della gru per capire quanto sarà basso il fondale,
di fatto non lo sanno bene neppure loro.
Ci dice: - che problema c’è, avete l’Ovni, issate deriva e timone e ormeggiate! - si- gli dico con il mio
francese maccheronico -manca un valore all’equazione, senza timone senza
deriva con 30 nodi di vento la vedo dura manovrare-.
Bene - ci dice -venite ora
che siamo ancora a mezza marea e poi issate una volta ormeggiati.
Così facciamo. Alle
15:00 arrivano Xavier e Morgan con l’albero, inserisco le antenne e il sensore
vento, issiamo e in un paio di ore l’albero è in posizione con le sartie calibrate
con un loro tensionatore elettronico, così non ci sarà bisogno di stirare le
sartie per una seconda regolazione.
Dopo di noi non ci sono
altre barche per lavori e ci danno il permesso di rimanere nel pontile fino all’indomani
a mezzogiorno.
Approfittiamo della
bassa marea e della pur minima copertura dell' alto muro di cemento che ci ripara
parzialmente dal vento arzillo per rimettere su il boma e inserire la randa.
Poi verso le 19:00
quando la natura normalmente prende un attimo di respiro e il vento quasi si
ferma, inseriamo il genoa, finita l’operazione il vento ricomincia gagliardo.
Ultima operazione anche
se ormai stravolti, inseriamo i cavi elettrici dentro la pipa del ponte per
farli arrivare sotto a piede albero, ultima fatica del giorno perché l’indomani è prevista pioggia e volevamo mettere i cavi all’asciutto.
La mattina dopo, il 12
settembre sveglia presto e salita sull’albero. Nelle varie operazioni di
sollevamento si sono aperti due gradini in cima all’albero e prendo occasione
per inserire le cimette portabandiera alla prima crocetta.
Poi mi dedico alla
congiunzione dei cavi elettrici, del sensore del vento e del radar e alle altre
milioni di piccole cose che si devono fare in un rialberamento.
Monitoriamo il meteo
ogni attimo e vediamo una micro finestrella anche abbastanza tosta per sabato
13, per guadagnare 44 miglia verso sud e dirigerci su L'Herbaudiere. A dir la
verità non siamo così sicuri che le condizioni meteo ce lo permetteranno,
così abbiamo il piano B che a metà strada possiamo dirigerci verso est e
atterrare a Pornichet a sole 24 miglia.
Il meteo non è dei
migliori, ma abbiamo due motivi per stressare un po’ la barca e noi: primo la
voglia, dopo sette mesi, di tornarcene a casa e la seconda, non meno importante, di
mettere alla prova il nuovo rigging fintanto che siamo ancora qua in giro.
La previsione dà forza
6 da ovest, poi di fatto avremo punte a forza sette con 34 nodireali, il mare chiama 2 metri finché a
ridosso della penisola di Quiberon e delle altre varie isole di Belle Île, Île
de Houat e Île de Hoedic, poi perso il ridosso aumenterà a 2.5/3 metri.
Stranamente, anche con già tre settimane di fermo siamo abbastanza tranquilli, nel frattempo abbiamo
notizie di varie regate annullate causa meteo.
Partiamo verso le 08:30, l’alta marea sarà alle nove, così avremo la maggior parte della corrente a
favore.
Randa piena e genoa a
fiocco, ma appena usciti dal canale del marina, il vento rinforza a 25/27 nodi
reali (visto che lo abbiamo al traverso), fuori una sola barca, un ketch inglese a
secco di vele che smotora verso sud est, mica tanto incoraggiante, è sabato e
normalmente in Bretagna nei week end a quest’ora ci sono già fuori decine e
decine di barche a vela, oggi …nessuno.
Le condizioni al momento
non sembra terribili, viene però comunque il dubbio, che gli altri sappiano
qualcosa di cui noi non siamo al corrente ?
Prendiamo la prima mano
alla randa. Il vento picchia e le
onde al traverso ci maltrattano, dopo un paio d'ore le raffiche diventano più cattive, fino a 32 nodi, al che prendiamo la seconda mano alla randa e
riduciamo ulteriormente il fiocco.
La barca fila alla
grande sempre sopra i 6 nodi ed è abbastanza stabile per quanto le onde glielo
permettono.
L’autopilota dopo un
attimo di incertezza con il gps, si da' una sistemata e fa' quello che può,
ogni tanto sotto raffica associata all’onda fetente dobbiamo aiutarlo con il
telecomando e poggiare, se no ci metterebbe troppo tempo a tornare in rotta.
Finito il riparo dal
mare delle varie isole, ma non certo dal vento, in concomitanza con l’enorme
campo eolico, il mare comincia a montare fino a tre metri, confermato dai
bollettini del Cross Etel, per fortuna alla meda laterale ovest abbiamo il
waypoint per evitare il campo eolici e ci permette di poggiare di 26 gradi a
sinistra, la vita a bordo cambia, però ora il vento che urla a 34 nodi e le
onde che colpiscono il giardinetto di dritta cercando di innescare la straorza
ci fanno lavorare di più in aiuto all’autopilota.
In tutto sto bordello,
col vento che fischia da matti, io faccio dei giri continui all’albero per
controllarne le varie flessioni e a estrema prua, anche se le onde passano sul
ponte, per controllare la catenaria del nuovo strallo. Sembra tutto perfetto,
quale altro sistema per testare il nuovo rigging?
Al traverso del campo
eolici vediamo un'altra barca a vela sopraggiungente da sinistra ad una
velocità folle, 10 nodi e sull’AIS le misure sono 10x3 mt.
Ci passa davanti e noi
dobbiamo poggiare per farla passare perché entrambi mure a dritta ma noi
sopravento e ci accorgiamo che è un trimarano, forse un Dragonfly, senza ma e
senza se, si infila nel campo eolici e gli passa in mezzo, pensavo fosse
vietato, ma evidentemente non lo è.
Passato il campo eolici
dobbiamo riorzare di 10 gradi, rimettendoci così di nuovo al traverso,
dobbiamo poi passare un campo di navi all’ancora prima di tagliare perpendicolarmente
il canale di uscita della Loira.
Proprio mentre stiamo
passando due navi all’ancora, nella nostra idea passarle di prua, viene giù un
groppo della madonna, aumento del vento e pioggia a catinelle, che ci fanno
perdere di vista le due navi.
La barca con quel mare
ha degli svarioni a destra e sinistra che non riusciamo neppure a capire se
passeremo rispetto alle navi.
La prima la passiamo
bene, ma la seconda è un serio dubbio, sganciamo l’autopilota dal track e con
l’auto e il telecomando la passiamo di poppa.
Per fortuna non c’è traffico nel canale della Loira, nel frattempo le raffiche si assestano sui 24/
27 nodi reali e decidiamo di togliere una mano e rimanere solo con la prima.
Le ultime dieci miglia
il mare comincia a calare grazie anche ai bassi fondali che circondano L'Herbaudière, ma il vento non molla, arriviamo all’imbocco del marina,
chiamiamo sul 9 e il ragazzino ci viene a scortare fino al finger.
Sono le 17:30, siamo
abbastanza stremati, le pratiche in ufficio le rimandiamo a domani, tempo di
sistemare la barca, farsi una doccetta bollente su Stranizza, una mega frittata
con patate cipolla e formaggio con un' insalatina, il tutto innaffiato da un
paio di birre e alle 20 siamo stecchiti in letto a cercare di digerire la
frittatona.
Siamo super contenti
della giornata, gran bella veleggiata, anche se un po’ brusca, abbiamo però avuto maniera di testare noi dopo 3 settimane di fermo, in particolare
Antonella con il suo studio accurato del meteo ha affrontato davvero al meglio
questa navigazione.
Avbbiamo testato il
nuovo rigging e contenti anche di essere arrivati a L'Herbaudière e non aver
deviato per Pornichet.
Ora in attesa del meteo
per le 264 miglia per arrivare a casa, forse un altro piccolo finestrotto ci
permette di fare altre 20 miglia fino a Île D’Yeu, che ci permetterebbe di
accorciare la traversata di Biscaglia, di sti tempi problematica.
26 agosto,
il giorno dopo il nostro arrivo a La Trinité, dopo aver tolto le vele e il boma.
I rollafiocco e trinchetta sollevati per l'ispezione di Xavier di Atelier Cables.
4 settembre al pontile manutenzione.
Venerdí 5 settembre,
visita all'officina di Atelier Cables accompagnati da Xavier.
Stranizza "nuda" di nuovo al pontile.
Giovedì 11 settembre.
Al pontile manutenzione.
... in attesa...
Piccola nota.
Mentre aspettavamo l'inizio delle operazioni di rialberamento, mi soffermo su alcuni particolari. La gru per manovrare il cestello ha le scritte in italiano come prima lingua, - macchine per lavoro aereo- nonostante il nome inglese "PM OIL&STEEL" e avvicinandomi scopro che è di fabbricazione italiana, da S.Cesario sul Panaro, Modena, l'eccellenza italiana della meccanica!!
Arrivati Atelier Cables con l'albero.
Montaggio antenne in testa d'albero prima di rimetterlo in posizione.
Boma montato
In attesa della fine dei lavori, domenica 7 settembre siamo andati in giro per la penisola di Quiberon con i nostri amici di Ambrym. Purtroppo molti posti che volevamo vedere non erano accessibili per via della gara di Triathlon. Siamo andati quindi a vedere l'ingresso del porto di Etel, cittadina che ospita il CROSS che si trova tra Lorient e la penisola di Quiberon. L'ingresso è pericoloso per via della barra di sabbia che crea un grosso frangente anche in condizioni di poco vento e le barche devono essere guidate via radio dalla stazione posta all'ingresso. Abbiamo avuto la fortuna di goderci lo spettacolo di una barca in ingresso. Qui sotto il filmato.
Sabato 13 settembre, partiti da La Trinité sur Mer per il Marina di L'Herbaudière sull'isola di Noirmoutier.
Ho fatto qualche foto da dentro l'hard top, ben protetta da vento e sbandamenti. Uscire in pozzetto sarebbe stato troppo complicato e rischioso.