martedì 7 ottobre 2014

Arrivo a Trinidad


Baia di Chaguaramas,
Trinidad.

100 miglia prima dell’arrivo abbiamo fatto due conti e abbiamo deciso di rallentare per arrivare la mattina con la luce.
Il posto è davvero incasinato e di notte col suo miliardo di luci non sembra semplice l’atterraggio. Imbocchiamo la parte sottovento di Trinidad all’imbrunire, poi calma super piatta, motore al minimo e si monitorano le numerose navi che transitano.
La mattina alle 7 ci presentiamo davanti all’imbocco di Boca de Monos, lo stretto passaggio tra l’isola e l’isoletta di Monos, ci dovrebbe essere un fanale bianco a lampeggio a segnalare un basso fondo all’entrata...ma non c’è nulla ...per fortuna che abbiamo aspettato la luce. 

È vero che siamo giusti con la luce ...ma non lo siamo con la corrente, a dir la verità  qua si chiama corrente non gravitazionale, quindi nulla a che fare con la luna, quindi non so se ci potevamo fare qualcosa.
Sta di fatto che per più di tre quarti di canale procediamo a 2 nodi a 1800 giri.

Entriamo nella baia...un tripudio di alberi di barche a vela, supply vessels all’ancora, barche, barchette e barchini in ogni angolo, all’ancora, al gavitello ecc.
Cantieri nautici che coprono ogni millimetro della costa. Zig zagando tra le barche all’ancora cerchiamo di individuare il molo del customer; alle 8 di mattina bello vuoto e tranquillo, ormeggio all’inglese ...e siamo a terra. Ci tremano le gambe e siamo un po’ molto suonati, al solito l’ultima notte si fa fatica a dormire ... solo 3 ore a testa.
Ci slavacchiamo alla meglio, ci cambiamo, pantaloni lunghi e polo scura io e bianca Antonella...sembriamo quasi delle persone serie. Abbiamo imparato che quando si entra in un paese straniero e si va dall’emigrazione e alla dogana è meglio avere un aria rispettabile e abbassando le orecchie cercare di essere il più pazienti e gentili possibile. Abbiamo visto rifiutare il visto a persone che pensavano di avere tutte le ragioni del mondo con quella tipica aggressività di “quello che non ha paura di nessuno”, quando poi però ti rifiutano il visto ti attacchi al famigerato tram.
Fortunatamente va tutto liscio e tranquillo dalla polizia, passiamo alla dogana dove paghiamo 4 euro di tassa di entrata e... siamo a Trinidad con il visto per tre mesi, rinnovabile con altri tre, che speriamo di non avere bisogno.Torniamo sul pontile verso la barca, dovremmo liberare subito il pontile per fare spazio ad eventuali altri arrivi...ma è presto, è lunedì mattina, il mondo si sta mettendo in marcia piano piano...in particolare ai Caraibi, quindi ovvia, ci sediamo al bar all’aperto a 30 metri da Stranizza con vista sulla baia e due cappuccini con croissant ...che delizia. Avevamo previsto di andare al cantiere Power Boats, via e-mail ci avevano però detto che i posti a mare nel pontile davanti al cantiere erano tutti pieni, chiamiamo Luigi e Paola di Santavacanza (che non è l’ultima scoperta ecumenica, ma il nome della loro barca) con cui siamo rimasti in contatto giornaliero durante tutta l’attraversata dal Brasile a Trinidad, e gentilissimi ci mettono in contatto con il cantiere. Via VHF ci trovano un posticino in acqua, non vogliamo alare subito in secco dove poi la vita giornaliera diventa più complicata, possiamo fare un sacco di lavori anche attaccati al pontile, sfruttando tutti i contractors del cantiere. Ci dicono di andare al pontile C posto 9, ci infiliamo nel creek, ma arrivati davanti al nove vediamo una barca a vela che si era tirata le cime anche sull’altra briccola impedendo l’ingresso. Vedo uno sulla barca e gli chiedo se per caso fosse il posto 9, tutto incazzato in americano mi dice che il posto è troppo stretto e non mi fa entrare...VIVA L’AMERICA dei cafoni. Richiamo via VHF la reception egli espongo il problema, dicono che mandano qualcuno del cantiere, alla fine ci trovano posto al C11...di fianco ad un altra barca americana...se il Brasile velisticamente parlando è francese...qua è americano con i loro barconi pieni di aria condizionata di mega congelatori e l’arroganza che gli viene dal pensare di essere i padroni del mondo...e va beh...facciamoglielo credere, avremo fatto felice qualcuno. Scendiamo tutti un po’ tremolanti per la fatica dell’arrivo, tutto sembra fare attrito, in mare tutto sciiiiivola via. Ci dirigiamo verso l’ufficio e dopo una ventina di metri vediamo la barca in secca Santavacanza, un Moana 39, poco dopo incontriamo Luigi e Paola, dopo più di un mese di corrispondenza giornaliera via e-mail finalmente diamo un volto alle persone. Con Antonella in navigazione avevamo provato a fare un identikit disegnato dei loro volti come ce li immaginavamo ...ma abbiamo scazzato completamente, è però stato divertente. Ci invitano a pranzo in un chioschetto li vicino...si mangia all’indiana, ( dell’India ) per fortuna non troppo piccante...visto i 40 gradi che ci sono fuori. Incontriamo anche altri due italiani che fanno manutenzione su dei megayacht ...beh mica male come occupazione e come posto.


28 settembre: Tobago in vista

29 settembre: alba su Trinidad

Il canale di imbocco e la costa Venezuelana sullo sfondo


e luce fu 

Il gioco della corrente





....Dove hai detto che era il fanale ???

Boca do Monos


Stranizza al molo della dogana-immigrazione



Appena arrivati, ancora da cambiarci


Il cappuccino al "Caffè del Mare"



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