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giovedì 27 giugno 2024

Da Cherbourg a Ouistreham... e un grande incontro

 

Da Cherbourg  a Saint Vaast La Hogue 28 NM

21 giugno 2024

49 33 24.301 N   001 16 21.894 W

Cherbourg è un punto di arrivo e di transito di moltissime barche, di chi va’ a est, di chi va' a ovest e da nord a sud e viceversa.

In piú uno dei pochi porti del nord della Francia sulla Manica, accessibile in ogni tempo e senza limitazioni per le maree, questo ne fa’ un marina super affollato, da cui si ha voglia di uscirne il prima possibile.

Aspettando il cambio di direzione di vento per poter andare verso est, ci facciamo un giro con una barca locale (L' Adèle) per l’immenso porto e ci facciamo una camminata di 10 km tra andata e ritorno per andare a visitare il fortino museo in cima alla collina sopra Cherbourg.

Finalmente il 21 ci da’ un vento da ovest per spostarci nella giusta direzione, vorremmo partire verso le 15:00 con la stanca di marea per estricarci da questi spazi sempre piú stretti nei canali tra i pontili dei marina, ormai sembra che costruiscano i pontili basandosi sul fatto che ormai tutti hanno il bow trust ( elica di prua), ma per gli old fashion come noi si fa’ sempre piú dura.

Abbiamo il vento di prua ancora non troppo forte, ma dobbiamo considerare che appena usciti in retromarcia e ruotata la barca per uscire dal canale, il vento tenderà ad abbatterci la prua con il serio rischio di finire addosso alle barche sottovento.

Mancano due ore alla stanca, ma la previsione da’ vento in aumento e ne vediamo già gli effetti. Prendiamo la decisione di prediligere il vento contro la marea entrante, qualcosa dobbiamo pur scegliere. Ormai buffa a 23 nodi ed è in aumento, via che si va’, avvisiamo il vicino che ci dia un occhio al fianco e aspettando il momento tra una raffica e l’altra riusciamo ad uscire senza fare danni.

Marea entrante vuol dire che per altre due ore andando verso est avremo la corrente contro, oltretutto alle sizigie, su randa e genoa e riusciamo a male appena a spuntare 1.9 nodi anche se il vento spinge gagliardo.

Finalmente le due ore passano e cominciamo a pedalare, per arrivare al capo Point de Barfleur con corrente e vento nella stessa direzione, perché al capo c’è un'altra Race chiamata Raz de Barfleur, e dopo l’ultima esperienza non vorremmo finirci dentro.

Arriviamo a Saint Vaast  ed è presto, il gate è ancora chiuso, ma vista la situazione meteo e il fatto che la penisola del Cotentin ci ridossa, decidiamo di andarcene all’ancora il piú vicino possibile alla spiaggia, anche se sarà poi mooolto distante per i fondali bassi e dal fatto che vicino a riva a perdita d’occhio è pieno di culture di ostriche.

Per non rischiare di finire in un ostricaio, alla fine mettiamo giú l’ancora in 6 metri che diventeranno 2.4 in bassa. Siamo al riparo dal mare, ma non dal vento che continua a soffiare arzillo sui 24 nodi.

In barca non si sta’ male, ma la notte non riusciremo a dormire molto bene per via delle forze in gioco, la corrente che spinge in qua e in là e il vento che anche lui vuole la sua parte, alla fine si sente la barca che cerca di trovare un equilibrio ma non ci riesce e noi continueremo a sentire rumori contrastanti che non ci faranno proprio rilassare.

Da Saint Vaast a Ouistreham 45 NM

22 giugno 2024

49 16 33.590 N   000 14 53.058 W

Decidiamo di partire presto, sulle 07:30, per seguire la corrente e farci aiutare dal vento che anche se debole spira da ovest. Mettiamo in moto, issiamo ancora e poco dopo realizziamo che non esce piú acqua dallo scarico. Giú di ancora per fermare la barca, spegniamo e ora l’eterno dilemma della legge di Murphey: da che lato cominciare?

Penso alla pompa dell’acqua salata , ma non è tantissimo che ho montato quella nuova, decido di partire dalla presa a mare, levo il tubo dal portagomma, apro la valvola e non viene fuori neppure una goccia.

Provo con un fil di ferro, ma avendo le Randex a 90 gradi non è possibile fare nulla.

Due possibilità, immergersi e da sotto andare a liberare l’impedimento, ma non è che mi sento molto a mio agio a immergermi con ste correnti, oppure smontare la valvola e liberare con un ferro.

Decido per la seconda e di tenere la prima, proprio se non ci si riesce da dentro.

Svito la valvola e non serve neppure mettere il cono di legno, perché è completamente otturato.

Vado dentro alla presa a mare con un lungo cacciavite e riesco a fare uscire un filo di un' alga terribile, penso siano sargassi ma non ne sono sicuro, perché sono piú fini, mi sembra di non averla mai vista prima.

Comincio a tirare l’alga e piano piano ne tiro fuori una quantità industriale finché la presa a mare è libera e l’acqua entra copiosa, inserisco il cuneo e preparo per riavvitare la valvola mettendo un po’ di teflon e un po’ di silicone nel filetto. Risistemo tutto e alle 08:30 via che si va’.

La giornata sarà lunga, inizialmente con un po’ di vento alle portanti che gradualmente sparirà e ci aiuteremo con il motore.

Anche se la giornata è un po’ noiosa, stiamo però ripercorrendo le 5 spiagge del  D-Day, partendo  da Utah e Omaha beach prese dagli americani per poter raggiungere e conquistare il piú presto possibile il porto di Cherbourg e poter continuare a muovere materiali e uomini dall’Inghilterra alla Francia. Proseguendo con Gold beach presa dagli inglesi, la Juno beach presa dai canadesi e la Sword beach presa dagli inglesi che sarà dove atterreremo noi. Impressionante vedere come era ben difesa da terra per via delle dune e terrapieni che sovrastano le spiagge.

In giro, in mare intorno a noi, ci sono enormi isole dello stesso tipo di alga di quella estratta dalla presa motore e non è sempre possibile evitarle, finché ne becchiamo una e si sente un contraccolpo come se si fossero avvolte nell’elica e la velocità cala.

Siamo quasi arrivati, e decidiamo di continuare ad andare avanti cosí, una volta all’ormeggio decideremo il da farsi.

Entriamo nel lunghissimo canale segnalato da boe laterali di Ouistreham, per entrare nel fiume Orne c’è un lock, a dir la verita’ ce ne sono due, uno per il naviglio e uno enorme per il commerciale.

Siamo in anticipo di un' ora, ma c’è un pontile di attesa dove ci ormeggiamo, sopra di noi, la torre di controllo, il semaforo rosso e un enorme tabellone digitale con l’orario di apertura.

Dieci minuti prima dell’orario altre tre barche si discostano dal pontile e si mettono in attesa sulla dritta per lasciare spazio a chi uscirà dal lock. Noi e un'altra barca di 45 piedi siamo i piú grandi, quindi una volta aperto il lock e usciti quelli dal fiume, entriamo le due piú grandi mentre le altre due barchine ci si mettono in andana una per ogni barca.

Anche se molto grandi, i lock fanno sempre un effetto di potenza  a vedere l’acqua scorrere cosí e aumentare creando una gran corrente, in particolare all’apertura.

Antonella aveva telefonato prima e ci avevano riservato un posticino al pontile B, tra un Ovni 345 come il nostro e un Boreal 44, insomma facciamo la famiglia di alluminio.

Il posto è outstanding, tranquillo, con alti pioppi sulle rive, anatre e cigni che nuotano tranquilli, tutto calmo che non ci sembra vero, i fiumi hanno i loro pregi.

Inizialmente volevamo fermarci qua una notte e poi proseguire lungo il fiume fino alla citta di Caen, ma visto un po’ le complicazioni del dover passare tre ponti girevoli in un fiume abbastanza stretto dove quando c’è vento diventa davvero complicato e in piú l’ormeggio a Caen è in un piccolo marina proprio al centro della città con un rumore incredibile, decidiamo di rimanere qua una settimana visti gli sconti che ci fanno e se avremo voglia di andare a Caen ci andremo via bus.

Montiamo la GoPro e col mezzo marinaio andiamo a vedere la situazione dell’elica. 

Praticamente non si vedono neppure le pale dell’elica da tanta alga ci si è arrotolata intorno e in piú anche il timone ne è pieno.

La visibilità non è granchè essendo in un fiume, ma almeno non ci sono correnti, l’unico problema è che sia a Gijon che in giro per la Francia non siamo riusciti a farci caricare la bombola dell’aria e l’aria che c’è dentro risale al lontano 2019. Chiediamo in giro se c’è qualche anima pia che ci presti una bombola ma non abbiamo fortuna, l’alternativa è di chiamare un sub che naturalmente ci chiederà un patrimonio.

Va beh, mi infilo la muta, tiro fuori dal gavone l’ambaradan per immersione, collego il boccaglio al  narghilè e provo a respirare l’aria vecchia di 5 anni, boh, sembra un po’ acidula ma sembra respirabile, considerando che conto di non rimanere sotto molto. Vado giú e in 5 minuti libero l’elica e anche il timone da una massa enorme di alga. Poi è piú il lavoro di risistemare il tutto, lavare ecc…

Eiasu è un amico virtuale conosciuto attraverso il forum ADV, siamo in contatto via email o whatsapp dal 2016 da quando cioè lui era andato con una comunità ad abitare in Uruguay e noi arrivati in barca avevamo deciso di incontrarci.

Il problema è che avevano scelto un posto in the middle of nowhere che per arrivarci bisognava percorrere 26 chilometri di strada sterrata, che purtroppo essendo l’inverno australe, non era proprio possibile percorrerla se non con qualche fuoristrada a trazione integrale. Non se ne fece quindi nulla.

La vita da’ sempre una seconda possibilità a starci attenti.  Col nostro vagare in barca siamo arrivati in Normandia, nella parte nord della Francia e Eiasu già da qualche mese aveva deciso di acquistare in UK un piccolo catamarano Wharram da 26 piedi e in qualche maniera portarlo nella zona di Salerno dove abita.

Dopo vari messaggi e telefonate, alla fine ha preso la decisione, molto saggia secondo me, di riportarlo in Italia navigando a motore  il fiume Senna prima e Rodano poi ed arrivare fino a Marsiglia, di lí rialberare e proseguire a vela fino a Salerno.

Il 25 giugno lui e due amici attraversano la Manica e arrivano a Le Havre dove cominceranno l’avventura di risalita dei canali francesi.

Noi siamo a circa 28 miglia da Le Havre, ma vuoi che non c’è vento, vuoi l’impazzimento di rifare il lock, decidiamo di prendere due autobus e un tram ed andare a Le Havre per incontrarci dopo tanti anni.

Li troviamo nel pontile visitor, con il suo bel catamarano rosso molto anomalo da queste parti, con grande emozione ci si incontra e grandi abbracci. È bello finalmente dare un volto ad una persona dopo che ci si è parlati per tanto tempo. Pranziamo assieme alla sua crew di due persone e per noi comincia il lungo viaggio di ritorno via bus, per loro l'indomani il lungo viaggio via canali per entrare in Mediterraneo.

Ci è piaciuta la sua modestia e la sua voglia di avventura e del suo essere nomade, una persona davvero speciale, spero che il suo viaggio sia indimenticabile, ma non troppo, nel senso che spero che sia solo l’inizio di una serie di viaggi che farà in futuro, e naturalmente tutti indimenticabili.

 

 



Cherbourg. Il porto interno  e sullo sfondo in cima alla collina il forte de La Roule che ospita il Museo della Liberazione


Cherbourg: il forte de La Roule

Cherbourg: risalendo la collina si passa dall'accesso ai tunnel  sotterranei che raggiungono il porto



La Roule, il ponte levatoio all'ingresso

La Roule,  vista sul porto e la città.



All'interno del museo, l'appello del Generale De Gaulle ai francesi  dell'estate del 1940 invitandoli a unirsi alle Forze francesi libere. Manifesto affisso a Londra.


A  seguito di questo appello, trasmesso  via Radio Londra, molti bretoni e abitanti delle isole de Sein e Ouessant si imbarcheranno con mezzi propri per raggiungere in Inghilterra, le forze francesi di liberazione  che si stavano organizzando insieme agli alleati per attaccare i nazisti nella Francia del maresciallo Petain che aveva firmato un armistizio con i nazisti.

 

La barca a motore Adèle che fa il giro del grande porto di Cherbourg.

Il porto di Cherbourg è uno dei porti artificiali piú grandi di Europa,  costituito di due rade una piú piccola e una piú grande. I lavori di costruzione sono iniziati nel XVIII sec. con varie prove ed esperimenti per la difficoltà data dalle forti correnti e dalle grandi maree. Napoleone diede un grande contributo alla costruzione dell'opera e al suo completamento e a lui è dedicata una statua all'ingresso del canale portuale. Inoltre Cherbourg era uno dei porti principali dei viaggi transatlantici. Il grande terminal è stato trasformato in museo "La Cité de la Mer"

A tutt'oggi arrivano i traghetti dall'Irlanda e dall'Inghilterra.


La cité de la mer


Una parte del porto è zona militare.

Uno dei tre forti sulla diga esterna della Grande Rade

Un altro dei forti con una cittadella sulla diga esterna.


Verso Saint Vaast

 

Pointe Barfleur con il faro

Le torri Vauban ( vedi Camaret sur Mer) sugli isolotti davanti a Saint Vaast

 

 

L'alga che otturava la presa a mare del motore

Ouistreham



Ouistreham, l'ingresso visto dal pontile di attesa

La chiusa dal pontile di attesa

Passata la chiusa, il ponte mobile si richiude

Ouistreham, il municipio con le bandiere degli stati dello sbarco. Belgio, Canada, U.S.A. UK e Francia


Ouistreham, la chiesa

 

 



Lungo la spiaggia, una casa con il tetto tradizionale di paglia

Ouistreham, la spiaggia  a marea alta ( con la bassa marea si estende per un centinaio di metri ) a est dell'ingresso, si vede il faro alla fine del canale.


Viaggio a Le Havre

Caen, la stazione degli autobus "NO MA D" dove abbiamo preso l'autobus per Le Havre.



Dall'autobus in arrivo al Pont de Normandie che attraversa l'estuario della Senna

Pont de Normandie

La Senna

Il lungomare di Le Havre verso il porto turistico


Kitten, il catamarano di Eiasu in vista!


La cucina spartana





 



 Ritorno a Ouistreham

 

Ouistreham, il fiume canale - costruito nel 1857 - che arriva fino a Caen. Sullo sfondo il marina e a sinistra la chiusa.

 

lunedì 17 giugno 2024

Alderney Race , che non e' una regata

 

Alderney Race

Da Dielette a Cherbourg 30 Nm

16 giugno 2024

49 38 58.562 N         001 37 13.773 W


 Tratto da Wikipedia:

Alderney Race  è uno stretto che corre tra Alderney e Cap de la Hague, un promontorio all'estremità nordoccidentale della penisola del Cotentin in Normandia. Una forte corrente attraversa The Race a nord del Passage de la Déroute, un passaggio insidioso che separa il Cotentin dalle Isole del Canale. La corrente è intermittente, varia con la marea e può arrivare fino a circa 12 nodi (22 km / h; 14 mph) [citazione necessaria] durante le maree equinoziali. I francesi lo chiamano Raz Blanchard.[1] Nel francese normanno si chiama L'Raz.Quando il vento e la corrente della Race scorrono in direzioni opposte, il mare diventa particolarmente caotico: l'altezza delle onde può raggiungere i 4 metri (13 piedi) e avere lunghezze d'onda inferiori a 50 metri (164 piedi). Le onde si infrangono con violenza, rendendo le condizioni di navigazione particolarmente pericolose.[2] Al contrario,quando il vento e la corrente scorrono nella stessa direzione, il mare diventa calmo, purché il coefficiente di marea non sia troppo grande.


  Nella tratta tra Dielette e Cherbourg si deve attraversare la Alderney Race, ci si prospettavano due alternative,  passare la domenica dopo che il sabato aveva buffato con violenza a raffiche fino a 43 nodi, o aspettare il lunedì in totale assenza di vento e smotorare per le circa 30 miglia fino a Cherbourg.

Naturalmente di andare a motore non ne avevamo voglia e quindi abbiamo cominciato a studiare come fare per la domenica.

Siamo all’interno del marina soggetti agli orari del sill per uscire, orari che avvengono solo due volte al giorno tre ore prima e tre ore dopo l’alta marea.

L’idea era di passare il sill il sabato pomeriggio e andarsi ad ormeggiare nell' avanporto ai pontili di attesa, per essere pronti a partire la domenica sulle 11:30 per presentarsi all’inizio della Race in stanca di marea verso le 14:00.

Purtroppo il sabato ha continuato a buffare da ovest sui 35 nodi e non ci siamo arrischiati a mollare gli ormeggi per trasferirci nell’avamporto, l’altra opzione sarebbe stata di passare il sill sulle 4 di mattina, ma chi ne aveva voglia.

La domenica mattina ci svegliamo e continua a soffiare sui 24 nodi, abbiamo sempre due opzioni, rimanere o passare il sill alle 13:30 ma arrivare aThe Race verso le 15 quando cioe’ la corrente ha gia’ cominciato a filare per nord e prendersi il grosso della corrente a ovest di Cap de la Hague.

Controlla che ti ricontrolla e via che si va’, sappiamo che non sara’ una passeggiata, con il vento al traverso della corrente ma non ci aspettiamo cose drammatiche, la realta’ sara’ invece leggermente diversa.

Usciamo e fuori dal porto il mare e’ ancora bello mosso, la previsione ne dava 1.6 mt, ma ad occhio sembra piu’ sui due metri.

Issiamo randa piena e genoa ridotto a fiocco e via per 325 gradi di bolina cippa, col mare che ci tartassa, e le onde salgono in coperta.

Dopo un po’ siamo al limite con la velatura e prendiamo una mano alla randa e continuiamo a filare di bolina sui 5/6 nodi, la corrente ha gia’ cominciato a spingere.

Al WP 003 dobbiamo poggiare e andare per 354 gradi e andare in parallelo alla costa, nel frattempo il vento da 24 e’ sceso a 18/20 nodi, decidiamo di togliere la mano, anche se ora siamo esposti al mare con la sinistra al traverso, velocita’ 6,7 nodi.

Nell’issata di randa, con le grosse onde al traverso era davvero difficile tenere la bolina per far sventare la randa e quindi mi aiutavo col winch all’abero, avevo issato completamente  la randa e improvvisamente gli otto rivetti che tenevano il winch all’albero si tranciano e il winch con ancora la manizza dentro mi vola sulla faccia facendomi un taglio sul labbro superiore, schizzando sangue in coperta.

Antonella con fatica per ste onde enormi al traverso guerreggia al timone e tiene la rotta, io vado di sotto a medicarmi e tamponare un po’ il sangue.

Situazione poco bella, ma si procede, la velocita’ intanto e’ arrivata a 9 nodi, le onde davvero grandi con creste spumeggianti, Stranizza se la cava alla grande, grazie anche ad Antonella che non molla un millimetro sulla rotta, avendo sottovento costa, scogli, bassi fondali e quant’altro.

Facciamo il conto alla rovescia per l’arrivo al traverso della meda cardinale ovest di La Foraine, che ci permettera’ di poggiare ulteriormente per 46 gradi e quindi di ricevere il mare piu’ al giardinetto.

Continuo a scandagliare in avanti col binocolo per cercare di capire dov'e’ la meda, la trovo , ma dietro vedo un putiferio, onde bianche che si incrociano.

Filiamo ora a 10.5 nodi, sempre invelati per poter manovrare in sto bordello, al traverso della meda poggiamo per 46 gradi ed entriamo nella Race, un inferno, non c’e’ maniera di gestire le onde, arrivano da tutte le parti e sembra che il mare ribolli, mentre noi sembriamo piantati ma di fatto continuiamo a filare a piu’ di 10 nodi.

Avevamo sentito parlare delle Race, particolarmente in Scozia, ma non ne avevamo mai affrontato una, ora ci siamo nel mezzo, l’unica consolazione che a questa velocita’ speriamo di venirne fuori in fretta.

Dopo un paio di miglia di sta super lavatrice a 5000 giri di centrifuga, finalmente arriviamo nella Manica e possiamo poggiare per 95 gradi e metterci al gran lasco.

Dopo pochi minuti, si calma tutto, il mare rimane con una piccolissima increspatura e il vento sui 20 nodi ora ci spinge con gentilezza, non crediamo ai nostri occhi, fino a pochi minuti fa’ un incubo, ora sembra una gitarella fuori porta la domenica.

Andiamo cosi per un oretta sempre con la corrente a favore anche se ora molto piu’ gentile ma ci permette di tenere 5/ 6 nodi di velocita’, entriamo nell’immenso porto di Cherbourg, porto che fin da Napoleone era stato di una grande importanza anche di piu’ di Le Havre, poi con lo sbarco in Normandia nel 1944, divento’ di importanza vitale per gli alleati per trasbordare mezzi e uomini dall’Inghilterra alla Francia.

Arriviamo al pontile P per i visitor, quasi tutto pieno di forestieri, inglesi olandesi, belgi ecc…tutti migrano verso sud e il caldo, noi continuiamo verso est nel freddo.

Il giorno dopo mi procuro 8 rivetti nuovi di monel e il winch torna in posizione, il labbro un po’ gonfio con il taglio gia’ con crosta, insomma pronti a riprendere il mare, dopo che ci saremo visitati Cherbourg che si preannuncia come una cittadina interessante, anche perche’ dato dal fatto che era di interesse strategico per gli alleati, la citta’ non fu bombardata o rasa al suolo come altre e quindi rimangono edifici interessanti e un grande museo.


La previsione di corrente alla Alderney Race


 


Track da Dielette a Cherbourg

                                   

Stranizza nel marina e il sill in bassa marea


Il winch della randa all'albero con gli 8 rivetti tranciati


The Race








L'entrata del porto di Cherbourg