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mercoledì 30 settembre 2020

Dopo 16 mesi, finalmente le prove in mare


 

Dopo 16 mesi finalmente le prove a mare.

 

Dopo 16 mesi di grossi lavori finalmente e’ giunto il momento di provare il tutto dal vero.

La prima cosa da testare veramente e’ l’invertitore gia’ scassato l’anno scorso e impiegato un sacco di tempo per capire la problematica e per ordinare i ricambi giusti (considerando la mancanza di meccanici qualificati sull'isola, urge un fai da te)

Smontato a casa e deciso di acquistare il cono frizione nuovo (una fucilata di 800 euro) non era possibile fare il lapping per via che il cono maschio e' "cementato" ,ho fatto un leggero lapping sui coni femmina, i due grossi cuscinetti dei coni femmina e un tot di spessori da 10 a 30 decimi di mm.

Per l’occasiono ho dovuto modificare un piegatubi idraulico e costruire una rudimentale pressa per poter inserire l’alberino dell’invertitore.

Il cambio cuscinetti senza troppi problemi, i problemi sono cominciati con lo spessoramento.Provato a seguire il manuale , quindi rimontato il tutto rabboccato di olio e caricato sul carrettino portato in barca a circa 800 metri da casa.Montato l’invertitore per scoprire che a circa 1800 giri con marcia inserita la frizione slittava.Rismontato invertitore caricato sul carrettino e riportato a casa, svuotato dall’olio, aperto l’invertitore e cambiato qualche spessore.Tutto sto processo l’ho dovuto ripetere tre volte, finche’ non ho trovato lo spessoramento giusto e finalmente al pontile legato marcia avanti e poi marcia indietro per mezzora a 2400 giri e sembra che tutto tenga.

Dopo aver completato le coibentazioni nelle cabine di prua e poppa (c’e’ gia’ un post a riguardo) sono passato alla rimozione del celino di sky in dinette, fino a lasciare solo il compensato che poi ho verniciato con vernice bianca poliuretanica e fissando dei sottili profili di legno nelle giunture.

Sono quindi passato alla scartavetratura dei tutti i legni all’interno seguiti da due mani di copale marina della Hempel.

Con l’occasione abbiamo cambiato la cucina , rimesso a nuovo il wc e fatto l’impianto per le acque nere con un serbatoio da 40 lt nel gavone esterno.

Passato alla costruzione dell’hard dodger come da post precedente, con l’occasione abbiamo fatto saldare una copertura nel ricettacolo a poppa della zattera, in maniera da creare una cassa di alluminio e tenere la zattera all’asciutto, mentre prima era sempre a mollo . Abbiamo poi reso stagni i due gavoncini dell’alloggiamento delle bombole gas, gavoncini non piu’ utilizzabili per le bombole perche’ il foro in fondo al gavoncino nel caso di fuoriuscita di gas era ora comunicante con la cassa di alluminio appena ricavata.Abbiamo quindi costruito temporaneamente in compensato marino , se funziona passeremo poi all’alluminio o inox, un supporto per due grosse bombole di gas in alluminio all'esterno  .

Con la barca in secco sostituiro anche asse elica e cuffietta Volvo.

Probabilmente mi sono dimenticato qualcosa, ma in linea di massima mi sembra tutto.

Pur essendo un po’ avanti con la stagione per le Azzorre, abbiamo deciso che non ce la facevamo piu’ a non navigare e abbiamo deciso di muoverci.Al momento la predominante di vento e’ dai settori nord, inizialmente volevamo andare a Sao George poco piu’ a nord di Horta ma il vento non ce l’ha permesso quindi verso sud.A SE abbiamo l’isola di Pico con il suo vulcano piu’ alto del Portogallo, solo una ventina di miglia ma sufficienti a fare le prove.

Abbiamo aspettato una giornata “tesa” per avere piu’ feed back nei lavori , decidiamo per martedì 29 settembre , 25/26 nodi di vento con raffiche a 32/34 direi un forza 6 , rotta 140 gradi , vento al traverso.Per fortuna coincide con la marea crescente che nel canale di accelerazione tra Horta e Pico si fa’ importante, marea crescente verso sud , calante verso nord.

Molliamo la mattina dalla barca del vicino svizzero con cui eravamo in andana, facciamo un giretto nel avanporto per sistemare i parabordi e le cime, poi Antonella si mette al vento e io isso randa con una mano di terzaroli, il motore si comporta magnificamente.

Scapoliamo il rosso e poggiamo , spento motore e aperto genoa ridotto a fiocco, la barca parte come avesse il turbo , in un attimo filiamo a 7 nodi, le raffiche salgono anche a 35 nodi , il mare essendo vivo e con poco fetch se ne rimane all’incirca sotto due metri.Con l’onda la barca tende a partire all’orza, falchetta in acqua e Antonella sempre al timone, e’ la sua maniera di controbilanciare il nervosismo delle partenze.

La barca fila bene , sbatacchia sotto onda ma si governa bene senza grossi problemi , controlliamo sotto sbandamento come si comportano le bombole del gas , l’ingombro dell’hard dodger non sembra aver modificato di molto l’assetto generale, o almeno non di piu’ dello spray hood di prima, con la differenza che sotto sembra di essere in una cattedrale con finestrini.

Una volta doppiato il capo il vulcano con i suoi 2000 e passa metri ci offre un cono di protezione e il vento cala, ci si dedica alla pesca , ma senza successo.

Arriviamo al piccolo porticciolo di Pico, una chicca, il ragazzo del minimarina ci viene a prendere le cime..per fortuna perche' avendo ormai perso la protezione del vulcano tira ora a 25 nodi.In un attimo siamo al pontile, in ufficio per due minipratiche, essendo residenti siamo gia’ registrati in tutti i computer di PortoAzores e ci applicano la tariffa giornaliera da residenti…7 euro scarsi al giorno.  Finalmente in dinette per due fili aglio e olio per festeggiare questa magnifica giornata successfully   di prove sull’acqua.

 

Bv Angelo


L'invertitore smontato sul banco dell'officina di casa






Uno dei due cuscinetti sostituito



Il vecchio cono frizione con evidenti segni di usura nella parte cementata





La pressa ...grossolana ricavata da un piegatubi idraulico


I legni della dinette 


I profili a del cielino in legno a coprire le giunzioni





Il vano aperto come era prima


Roberto, il mago del TIG



Box alluminio terminata con inserita zattera , e sopra alloggiamento bombole gas



Alloggiamento con le bombole inserite



Partenza al fulmicotone da Horta, 26 nodi fissi , 34 di raffica , Antonella se la gode, tante' che ci siamo dimenticati inizialmente anche di mettere le cinture.


Una mano alla randa e fiocco




Il vulcano di Pico coperto di nuvole



Sopra i 25 nodi ...comincia il sorriso.



Visione dall'interno dell'HD



Ogni tanto parte all'orza sotto la spinta dell'onda



28 nodi di media tra raffiche e i 26 fissi



La scia da turbo dei 7 nodi





Visione laterale , impressionante



Finalmente ci siamo ricordati le cinture, dopo 16 mesi da terricoli ci si dimentica gli automatismi.





I piccoli villaggi sulla costa di Pico



Si arriva ,e si e' fatto caldo


Al tramonto con Pico ora libero dalle nuvole





















sabato 26 settembre 2020

Costruzione dell'hard dodger in alluminio

Horta 25 settembre 2020


Dopo 20 anni di spray hood in sumbrela rattoppato, ricucito riaggiustato  con conseguenti infiltrazioni di acqua, cambi dei trasparenti ogni 2/3 anni , rotture dei trasparenti per colpi di scotte improvvisi,  e’ nato piano piano il progetto di sostituire il tutto con uno spray hood , o meglio hard dodger rigido, da ora in poi sara’ quindi un hard dodger e non piu’ uno spray hood.

 Il progetto si presenta un po’ piu’ complesso del normale dato dal fatto che nel 2015 in preparazione per la discesa verso la Patagonia avevamo fatto un estensione allo spray hood in maniera da poter avere un posto di guardia all’asciutto in pozzetto con possibilita’ di chiuderlo anche nella parte poppiera e rimanere all’asciutto all’interno.

 Quello che avevamo intenzione era quindi di replicare e fare in rigido quello che era in tela quanto meno come idea generale, per mantenere i posti di guardia in pozzetto all’asciutto.

Sul tipo di materiale ci siamo indirizzati subito verso l’alluminio , essendo la barca dello stesso materiale.

Abbiamo cominciato con l’acquisto di compensato da 10 mm per fare le dime in legno per poi riportarle sull’alluminio.

Il posizionamento delle dime in legno non e’ stato subito immediato, un po’ dato dal vento e un po’ dal cambio di angoli , per fare questo con un misuratore di angoli digitale ho messo su carta tutti gli angoli sia in senso orizzontale che verticale.

La cosa a cui tenevamo molto era di non fare come prodotto finale un “pollaio” come purtroppo se ne vedono in molte barche fai da te e non.

Concludere con le dime in legno ci ha permesso di fare un calcolo grezzo su quanto alluminio ci serviva , alluminio marino schedula 5083 da ordinare a Lisbona per farlo arrivare via nave a Horta .

L’idea originale era di costruirmelo da solo e imparare a saldare l’alluminio con il MIG, progetto che ho dovuto abbandonare per via che la porta del garage era troppo piccola per poter fare uscire l’hard dodger terminato.

Mi sono quindi messo in cerca di un saldatore con una officina attrezzata per poter fare il lavoro insieme.

Ho trovato Luis Andrade, un saldatore/meccanico/tornitore ecc…con una officina molto ben attrezzata con possibilita’ di calandrare piegare le lamiere , cosa interessante per noi visto che pensavamo di fare il tetto semitondo.

Col calcolo sulla superfice abbiamo ordinato 3 lastre di alluminio 5754( non essendoci disponibile il 5083) da 3020 x 1520 x 3 mm, piu’ due tubi da 6 mt l’uno con diametro 25 mm.

La spedizione ha richiesto 5 settimane delle 3 preventivate, ma eravamo anche in pieno Covid-19.

L’officina di Luis e’ a circa 8 km da dove abitiamo, e il patto con Luis era che io dovevo essere sempre presente durante la lavorazione , perche’ lui non si voleva prendere a mano un progetto cosi’ complesso da solo (cosa che a me andava benissimo, se non l’avesse chiesto lui l’avrei proposto io), questo mi ha pero’ costretto ad affittare una macchina per poter fare avanti e indietro , con conseguente aumento dei costi finali.

Per l’occasione Luis prepara un grande tavolo da lavoro su ruote ricoperto poi di moquette rossa per non grafiare l’alluminio.

Mi viene assegnato Roberto , un bravissimo saldatore di TIC , e con Luis che partecipava intensamente particolarmente nelle primi fasi di assemblaggio.

Decidiamo fare le due pareti laterali piegate con la piegatrice per risparmiarci un sacco di saldature, poi assembliamo i frontali, naturalmente tutto solo puntato.

Poi calandriamo la prima parte del tetto per farla combaciare con i laterali, cosa non subito semplice , meno male per certi versi che la lamiera da 3 mm si presta bene alle curvature, ma di contro bisogna stare attentissimi anche solo a puntare .

Il TIC su alluminio tende ad allontanare i due pezzi da saldare ,al contrario del MIG che tende ad avvicinarli.

Dopo aver puntato tutti i laterali con i frontali e parte del tetto , decidiamo di fare un primo test per vedere come e’ la situazione.La cosa peggiore da gestire sono i frontali che si devono interrompere poco prima del trasto di randa e permettere comunque al carrello di randa di passare.Per un attimo avevo anche pensato di eliminare il trasto , visto che e’ anche un po’ cortino e non di grande efficacia e mettere su un sistema alla “tedesca” con solo due punti fissi sulla tuga, ma ho considerato il lavoro che c’era da fare e onestamente me ne e’ passata la voglia.

Per il primo test dopo aver concordato luogo e ora , ci siamo mossi con la barca sotto la gru fissa dei pescatori , con l’idea che arrivando Luis con l’hard dodger sul camion avremmo potuto imbracarlo e portarlo su Stranizza.

Proprio quel giorno purtroppo la gru’ e’ rotta.

Niente paura, l’HD (hard dodger per semplicita’) pesa poco , massimo una trentina di chili, l’imbraghiamo con la drizza di randa e con l’amantiglio e in due minuti e’ posizionato sul tambuccio.

Come previsto i laterali vanno bene , ma e’ un centimetro piu’ lungo sul frontale dando fastidio al trasto di randa.

Beh, niente male come primo test, mi aspettavo qualcosa di piu’ catastrofico, non e’ per niente facile lavorare cosi’, di fatto bisognerebbe avere la barca dentro o nel cortile dell’officina per fare test continui , e non a 8 km di distanza e fare tutto virtuale, essendo questo un prototipo.

Riportiamo il tutto in officina e accorciamo un po’ i laterali in maniera da fare arretrare il frontale, installiamo poi la seconda parte del tetto e lo sagomiamo tagliandone gli angoli.

Secondo test sempre dai pescatori, questa volta non ci preoccupiamo neanche della gru e issiamo direttamente con le drizze dalla barca, questa volta va’ tutto bene , riportiamo in officina e con la calandra prepariamo il tubo da puntare intorno al tetto per non lasciare lo spigolo vivo della lamiera.

Prepariamo anche due maniglione da installare sui laterali del tetto con la funzione di tientibene , faccio anche saldare 8 quadretti a U sul tetto per due eventuali pannelli solari per il futuro.

La saldatura di tutto l’HD non e’ cosa semplice e la sottile lamiera tende ad imbarcarsi velocemente, ho voluto farlo di soli 3 mm di spessore per non gravare la tuga con troppo peso e sbilanciare troppo la barca , rimane pero’ difficile da saldare.

Con l’aiuto di martelli di gomma e tanta pazienza di Roberto si riesce alla fine a fare un lavoro decente.

L’HD verra’ poi imbullonato direttamente alla barca, nel caso un domani sia da rimuovere per estrarre il motore, saldiamo quindi delle piastre rinforzate all’interno  dove inseriremo i bulloni filettando la tuga .

Quindi una volta terminata la saldatura riportiamo l’HD su Stranizza nel frattempo alata in secco , e di li’ comincia per me il lavoro di finitura.

Prima foro e filetto la tuga e il paramare per fissare l’HD alla barca, viene fissato con 8 bulloni da 10 mm per parte ,una volta fissato devo cominciare a tagliare le finestrature.

Decido in prima battuta di farle relativamente piccole , perche’ una volta tagliato non so’ come reagira’ l’intera struttura, quindi inizialmente come riferimento mantengo 10 centimetri su tutti i lati dalle piegature e dalle saldature.

Terminato il taglio con seghetto alternativo di tutte le finestrature con riferimento 10 cm , controllo la struttura ed e’ ben solida, decido quindi di tagliare ulteriormente e di allargare le finestrature tenendo ora solo 7 cm dai bordi, ora si che ci siamo e la visuale e’ migliorata notevolmente.

Finito il taglio, mi dedico ad arrotondare angoli ed eliminare scalini sui tagli con il flessibile, poi alla pulizia profonda dell’alluminio e infine a due mani di primer epossidico bicomponente.

A seguire due mani di vernice bianca poliuretanica dell’International.

Per le finestrature purtroppo in questa isola non ci sono molte alternative, avevo provato a contattare in prima battuta un azienda che fa’ serramenti in alluminio anche con finestre in policarbonato, ma non ne hanno voluto sapere, sarebbe stato troppo impazzimento , normalmente lavorano su misure standard.

Il piano B e’ stato di ordinare una lastra intera di policarbonato resistente agli UV a Lisbona , dopo le fatidiche 4 settimana e’ arrivata e tagliare il policarbonato 5 cm piu’ largo in tutti i lati per poterli poi fissare esternamente con viti di alluminio.

Viti speciali che ho dovuto ordinare via Amazon in Germania , viti da 5 mm di diametro in alluminio con testa tonda molto grande.

Quel tipo di viti son utilizzate normalmente per motocicli, ne hanno quindi di tutti i colori fuorche’ bianche, le ho dovute quindi acquistare con testa nera e poi verniciarle di bianco.

Ora tutte le finestrature sono state sagomate e tagliate e ho gia’ fatti i fori per le viti di un millimetro piu’ grandi per compensare l’espansione del policarbonato, non rimane che cominciare a segnare l’HD per poi forare e filettare per l’installazione delle finestrature.

Dopo aver forato e filettato a mano circa 120 fori da 5 millimetri , ho incollato con il Sikaflex le finestre di policarbonato e avviatato le viti intorno.

Il risultato e’ oustanding, dall’interno non si ha quasi la percezione che ci sia la finestratura , la visione e’ abbondante su tutti i lati.

Avevamo chiesto sempre alla famosa azienda di serramenti se ci avrebbe potuto fare almeno una finestra apribile dall’interno sul davanti dell’hard dodger (verso l’iinterno per via del trasto randa troppo vicino) .Tante chiacchiere ma senza fatti, alla fine abbiamo deciso di inserire due ventoline di quelle che girano autonomamente con il vento…quelle che si mettono o mettevano nelle finestre dei bagni, se proprio non dovessero funzionare possiamo sempre aggiungere due ventilatorini a 12 volts.

Il costo, senza andare nello specifico , si e’ tradotto nel  doppio di averlo fatto in sumbrela ,includendo anche l'affitto dell'auto per 10 giorni, auto che abbiamo anche utilizzato per farci qualche giro su questa bellissima isola. Considerando che con l’aggiunta dell’estensione erano praticamente due spray hood e mezzo , e ci era stato chiesto circa 2300 euro , ma non tutti i velai se la sentivano di fare una roba cosi’ grande e complessa.

Considerando che ora abbiamo una copertura davvero a prova di uragano (visto che ne abbiamo beccati gia' due , ci aspettiamo di beccare il terzo 😁, considerando che non dovremo piu’ cambiare i trasparenti ogni due tre anni, considerando che non dovremo piu’ stare con le cerate sotto lo spray hood dalle perdite che aveva , a noi sembra una gran cosa , e non ultimo alla fine e’ venuto un lavoro esteticamente accettabile che nel corso degli anni si ripaghera’ alla grande.

Come era prima con Sumbrela


Si comincia con le dime di legno, lottando contro una brezza molesta























Di seguito un po' di riepilogo dei vari angoli da riportare sull'alluminio.

Su un bel tappeto rosso si comincia l'alluminio con la piegatura dei laterali




Si assemblano i laterali di alluminio con le dime di compensato frontali per vedere se i conti tornano.



Si rimpiazzano le dime in legno con l'alluminio


Si calandra il primo pezzo di copertura, purtroppo non essendoci sufficente larghezza nella lamiera si e' dovuto farlo in due pezzi.





Una volta puntato il tutto con solo una parte della copertura si procede con il primo test dal vero.





Dopo aver fatto i dovuti aggiustamenti si procede con il secondo test prima della saldatura finale.








Si procede con la saldatura finale, l'aggiunta di un tubo da 1 pollice intorno alla copertura , due maniglioni tienti bene e 8 pezzetti a U per il montaggio eventuale di due pannelli solari.





Nel frattempo abbiamo tirato la barca in secco per poter lavorare meglio e poi fare l'antivegetativa.Purtroppo per gli scarsi mezzi del Marina di Horta dobbiamo posizionare la barca ..praticamente ai bordi di una strada e bassissima oltremisura per l'impossibilita' di reperire legni adeguatamente alti da mettere sotto.In pratica e' solo a 30 cm da terra, tante' che per poter dare poi l'antivegetativa dovro' costruirmi un carrello tipo quello dei meccanici che usano per andare sotto le auto.




Questa e' la prima segnantura di taglio conservativo per valutare se la struttura teneva senza flettere, poi verra' aumentata.





Questo il taglio finale e la prima mano di prime epossidico





Due mani di vernice poliuretanica bianca



Le viti di alluminio con testa nera che ho dovuto verniciare di bianco



Lastra di policarbonato da 5 mm di spessore 


Ricalco delle dime in legno sul policarbonato



Montaggio delle finestrature



Dall'interno se non fosse per il riflesso sembra quasi che non ci sia nulla, visibilita' eccezionale.




Inserimento di due ventoline mosse dal vento




Lavoro terminato con ancora una bella linea su Stranizza.