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domenica 25 maggio 2014
Prove tecniche di trasmissione
Penso di aver trovato il problema del perche' i post non si caricavano sul blog in navigazione....dimenticato un punto nell'indirizzo email.
sabato 24 maggio 2014
2nd Jump……DONE !!!!
Mindelo, ( Sao Vicente ) Capo Verde
Ci dispiace che per qualche
motivo tecnico non siano stati pubblicati i vari posts che abbiamo inviato via radio SSB, durante la navigazione …under investigation.
Atterrati a Mindelo il 23 Maggio
alle 18 circa, partenza rough e arrivo ancor di più, con in mezzo, incontro con
creature enormi, onde gigantesche, venti a 45 nodi, correnti contrarie …ma procediamo per gradi dall’inizio.
15 maggio partenza da Gran
Tarajal sud di Fuerteventura, previsioni N / NE da 10 a 15 nodi , la mattina
nel marina ...calma super piatta , anzi anche un po’ di nebbiolina, usti che
fare si va o si sta? Pensiamo che siamo completamenti coperti dal montagnone di
Gran Tarajal e una volta al largo troveremo il giusto vento.
Prime 5 miglia motore con calma piatta, poi qualche avvisaglia di vento da tutte le direzioni fuori che dalla parte giusta, poi si stabilizza da Ovest ..e rinforza 20..25..30 al traverso, il mare monta immediatamente e la vita a bordo diventa miserable, ogni onda da dritta ci sposta praticamente in acqua la falchetta di sinistra e così via.
Girerà, ha da gira’ se no qua si fa dura; siamo
sicuri che è la deflessione data dalle isole sopravento e dai canali di
accelerazione tra le isole..ma anche sapendo è dura comunque. Poi piano piano
piano comincia a girare, prima da lasco e poi continua al gran lasco, la vita a
bordo migliora in un attimo, da shakerati si passa ad una leggera scutulata.
Si va avanti così, la notte arriva e il vento continua a bussare, come al solito la prima notte è sempre la prima notte, si è riposato poco durante la giornata, l’adrenalina pompa ancora e anche quando si va a riposare è difficile dormire.
Piano piano verso mattina il vento se ne va, anche se stanchi proviamo un po’ di tutto, su di gennaker, per un po’ funziona poi il vento proprio crolla, via tutto e via motore, massimo 1000 rpm per risparmiare gasolio, abbiamo ancora 900 miglia davanti. In qualche maniera riusciamo a fare 120 miglia nelle 24 ore ...che considerando sto vento ballerino è per noi un grande risultato.
Si va avanti alternando vela a un po’ di motore: molte volte entrambi.
Si va avanti così, la notte arriva e il vento continua a bussare, come al solito la prima notte è sempre la prima notte, si è riposato poco durante la giornata, l’adrenalina pompa ancora e anche quando si va a riposare è difficile dormire.
Piano piano verso mattina il vento se ne va, anche se stanchi proviamo un po’ di tutto, su di gennaker, per un po’ funziona poi il vento proprio crolla, via tutto e via motore, massimo 1000 rpm per risparmiare gasolio, abbiamo ancora 900 miglia davanti. In qualche maniera riusciamo a fare 120 miglia nelle 24 ore ...che considerando sto vento ballerino è per noi un grande risultato.
Si va avanti alternando vela a un po’ di motore: molte volte entrambi.
La terza notte intravedo una luce a sinistra di prua, AIS.. nulla, il radar la batte e sembra anche un grosso bersaglio, si muove pianissimo o è quasi ferma, avendo un radar di vecchia generazione senza sistema MARPA non riusciamo a vederne la direzione e velocita’ se non tracciando dei righelli e calcolare col tempo. Abbiamo una rotta che ci avvicinerà parecchio, voglio tenerla almeno a 1 miglio, siamo al gran lasco sotto vela, do’ deciso 20 gradi a dritta per togliermela dai piedi, continuo a monitorarla col binocolo, luci di via ..niente, qualche luce random che non si capisce bene che razza di bagaglio sia. Ogni tanto un lampeggio bianco, penso che siano pescatori di frodo, da qui’ l’assenza di AIS anche se sembra una grossa unità. Continuiamo così mantenendola sempre ad un miglio sulla sinistra, lei random ci da sto lampeggio bianco, che penso sia una torcia a mano, penso che ci vogliano avvertire in qualche maniera che hanno qualche rete derivante a poppa. Il più è capire da che parte. Finalmente l’abbiamo al traverso ad un miglio, con i calcoli che mi sono fatto se la rete è al traino dovrebbe mettersi al mare e quindi dovremmo essere dalla parte giusta....spero sic !! dopo una buona mezzoretta, io ero gia’ in cuccia e Antonella di guardia mi chiama su perchè ha visto un altra lucina al traverso, la luce principale non si vede quasi più tanto è lontana, esco ed eccola una lucina stroboscopica ...penso che sia la fine della rete...usti che rete sara’ lunga un miglio, in effetti quando la barca era al traverso colbinocolo ho visto la silouette e mi sembrava una nave più che una barca, in più dato dal fatto che siamo più di cento miglia dalla Mauritania , non credo che fosse un barchino sullo stile Marocchino.
Va beh , anche questa è passata, guai a chi parla male della tecnologia in mare, serve tutto e di più.
Il quarto giorno alle 10 di
mattina circa scolliniamo, e come si faceva una volta in bicicletta allo
scollinamento, ci siamo infilati una pagina di una rivista patinata sotto la
maglietta e....via in discesa verso Mindelo. Psicologicamente aiuta molto il
passare il metà percorso. Continuiamo ad avere un piccolo problema con l’AIS,
funziona ma a scartamento ridotto: invece di battere le tradizionale 20-30
miglia ne batte solo 8, quindi ogni tanto (poco a dir la verità, il traffico è
pochissimo qua) improvvisamente sentiamo un allarme, si guarda l’AIS e ci si trova
un target a 8 miglia apparso dal nulla, per fortuna 8 miglia sono sufficenti ad
apportare le dovute correzioni ma...no good. Penso che sia qualche problema
riguardante l’antenna o lo splitter, ma in navigazione non è che possa fare
molto. Mi consulto via e-mail con Claudio il nostro amico Comandante che ci
segue assiduamente e mi conferma che appena usciti da Fuerteventura ci ha persi
su Vesselfinder, l’AIS non ha abbastanza potenza da arrivare ad una stazione
costiera ed immettere i dati in internet. Mi da qualche dritta che verificherò
all’arrivo, è così gentile di andarsi anche ad informare da degli amici che
hanno un negozio di elettronica che più o meno confermano il problema, o sull’antenna
o l’AIS trasmette a bassa potenza ...ma io non trovo nessun tasto dove
selezionare la potenza...la caccia continua.
È comunque incredibile la possibilità di contattare le persone via e mail via radio...ci vuole un po’ di pazienza e molte volte anche un po’ di motore, perché l’assorbimento della radio specialmente in ricezione è grande. Pazienza perché si comincia ad avere una buona propagazione verso sera, e in più bisogna trovare la stazione a terra che risponda alla richiesta...rimane comunque un pezzo di tecnologia veramente utile.
È comunque incredibile la possibilità di contattare le persone via e mail via radio...ci vuole un po’ di pazienza e molte volte anche un po’ di motore, perché l’assorbimento della radio specialmente in ricezione è grande. Pazienza perché si comincia ad avere una buona propagazione verso sera, e in più bisogna trovare la stazione a terra che risponda alla richiesta...rimane comunque un pezzo di tecnologia veramente utile.
I giorni 5 e 6 procedono senza
troppi intoppi, vento ballerino ma riusciamo a procedere con una media di 105-107
miglia al giorno, ci facciamo un po’ di conti sull’orario dell’arrivo, non
vogliamo assolutamente arrivare di notte a fare slalom tra relitti e altro. Se
si riesce a tenere una media minima di 4.5 nodi potremmo arrivare verso le 8 di
sera (orario ancora delle Canarie, a Capo Verde dobbiamo mettere indietro
l’orologio di 2 ore), il buio arriva verso le 21, 21.30, speriamo nel vento, i
Grib dicono che dovrebbe crescere a 15/20 nodi gusting a 25. In effetti comincia a salire e la barca a filare,
facciamo un log accurato ogni ora con Excel per vedere la previsione di arrivo,
se per caso non ce la facciamo dovremmo rallentare per far passare la notte.
Il giorno 7 sembra di buon
augurio, vento abbastanza costante da NE, 15-20 nodi con raffiche a 25, si
fila, medie da 4.8 fino a 5.6 all’ora. La notte tiene e continuiamo a filare,
vediamo sulla tabella della previsione che continuiamo a guadagnare rispetto
alla ETA originaria.
Isola di Sao Antao in vista
L’ottavo giorno si fila e la
mattina verso le 10 a circa 40 miglia si avvista l’isola di Santo Antao, col
suo montagnone. Più ci avviciniamo e più il vento rinforza, leggendo il
portolano ci avverte che quando saremo nel canale tra Santo Antao e Sao Vicente
il vento creerà un effetto Venturi e aumenterà sensibilmente fino a 40-45 nodi
anche se fuori ce ne sono solo 15 o 20, in più i fondali da 3000 metri passeranno
velocemente a 40 metri, le onde quindi aumenteranno sensibilmente.
Ad una decina di miglia filiamo che è un piacere, sono seduto in pozzetto e Antonella è di sotto, guardo a poppa e in cima ad un onda a soli 6-7 metri di distanza vedo uscire due grosse orche e con un gran respiro si riimmergono...mi sono preso un accidente, chiamo su Antonella, e appena arriva vediamo che è un gruppo di orche tutto intorno ad una distanza ravvicinata, sono emozionatissimo ma anche spaventato, in particolare quando due di queste si immergono e ci passano sotto da poppa a prua un po’ come fanno i delfini. Ma un conto è un delfino che anche se sbaglia qualcosa ci da’ un buffetto sullo scafo.... un altro conto è un ORCA!!!, se qualcosa va male nei sui calcoli, anche solo con una toccatina al timone, ci manda in avaria. Passano sotto un paio di volte, incrocio le dita, poi finalmente cominciamo a distanziarle e le vediamo che continuano a giocherellare tra di loro...che bello ....ma che spaghetto.
.... Nel Canal de Currents...
L'Ilheu Passaros, lo scoglio sulla sinistra prima dell'ingresso nella baia
Lato Sao Vicente del canale
Le foto non rendono tanto la situazione, ma ho fatto quello che potevo cercando di tenermi stretta e di seguire la rotta.
Dopo poco il mare continua ad aumentare, l’autopilota non ce la fa più
e prendo in mano la ruota, filiamo a 6-7 nodi sotto trinchetta e le onde hanno
un altezza..non so di preciso ma sono GRANDI, e mantenere la barca in rotta non
è cosa facile, in particolare quando dobbiamo abbandonare il canale per
infilarci nella baia con un grande scoglio sulla dritta e la punta sulla
sinistra.
Finché sul canale le onde arrivando di poppa piena erano gestibili,
appena cambiata la rotta ci colpiscono ora al giardinetto di sinistra e tendono
a mandarci sempre in straorza, bisogna anticipare più che si può, molte volte
lo faccio anche solo col rumore del frangente che arriva. Un paio di volte con
un treno di onde in arrivo ci è partita in straorza e a recuperarla è stata una
guerra, in particolare perché rocce a dritta e rocce a sinistra. Io a
guerreggiare al timone e Antonella con l’iPad in pozzetto a verificare che
infiliamo la baia giusta...con questo vento e mare non credo che ci sarebbe una
seconda chance. Abbiamo in contemporanea i due sistemi elettronici cartografici
ma ...come potete vedere dal print screen
la Cmap ci mandava a prendere un caffè in piazza in barca naturalmente
passando sopra la punta e a vari moli, quindi tutto l’elettronico va poi
riverificato con l’occhio e con rilevamenti dei punti cospicui a verificare se
l’elettronica dice il vero o no, per fortuna poi c’è sempre la terza
possibilità che è la cartina di Google Earth scaricata prima dell’arrivo e già
Georeferenziata, quella non sbaglia, foto dal satellite.
Caffè in piazza in barca
Google Map
Normalmente all’arrivo è questo un lavoro che faccio io mentre Antonella è al
timone, questa volta per via del mare e della forza necessaria a manovrare il
timone abbiamo invertito i ruoli (ho ancora le braccia indolite il giorno dopo),
e direi che se l’è cavata egregiamente.
Finalmente passiamo il gate della punta
e dello scoglio ed entriamo nella grande baia, il mare è leggermente calato ma più
che altro seguendo la configurazione terrestre ce l’ abbiamo ancora di poppa,
il vento...impazzito deviato e accelerato dalle montagne attorno, gira da tutte
le direzioni e arriva a raffiche da 45-50 nodi; essendo calato il moto ondoso
ci fidiamo a mettere in moto il motore e ammainare la trinchetta prima che
qualche ulteriore raffica ci stenda la barca. Passiamo il primo molo di entrata
e il mare si è decisamente
calmato, ma il vento da sempre di matto e chicca sulla ciliegina ...corrente di
marea a più di 2 nodi contro.
Ci dirigiamo piano piano verso il marina, preoccupatissimi di come faremo l’ormeggio in quella situazione, Antonella al timone cercando di tenere la direzione e di darmi tempo per sistemare i parabordi e le cime di attracco, isso la bandiera a poppa e la bandiera gialla di libera pratica alla crocetta di dritta (quando avremo fatto le pratiche di ingresso leveremo la gialla e isseremo la bandiera di cortesia di Capo Verde). Chiamo il marina via VHF, rispondono subito...probabilmente ci hanno visto arrivare, e ci danno indicazioni dove attraccare, gli chiedo se ce la facciamo con quel vento e il tipo mi sembra sicuro di sè. Chiama però rinforzi e arrivano altri due su un barchino che ci aspettano al pontile che è orientato NW> SE , questo ci da’ la possibilita’ di attraccare con la prua diretta nel vento da NE. Arriviamo al pontile, Antonella lancia la cima e in 5 minuti siamo ormeggiati sotto raffiche da 40 e più nodi.
Siamo arrivati...non ci sembra vero, dopo 9 giorni (giorni in mare e di navigazione sono diversi, quelli di effettiva navigazione sono 8 e mezzo, quelli in mare sono 9) di lavatrice siamo fermi ( si fa per dire, siamo su il pontile galleggianate che sembra di essere ancora in mare).
Due minuti per spegnere tutti gli strumenti e andiamo in ufficio che è proprio a due passi, ci accoglie Jakie, ragazza gentilissima e ci dice che se vogliamo fare le pratiche dobbiamo spicciarci perché gli uffici chiuderanno di lì a un ora, e il sabato sono chiusi. Torniamo in barca, fortuna che l’adrenalina continua a pompare perché siamo stanchissimi, con la testa che gira sulla terraferma. Ci da una cartina e in dieci minuti a piedi raggiungiamo l’ufficio della polizia immigrazione.
Entrati, due poliziotti gentilissimi ci fanno compilare la crew list, un paio di timbri sul passaporto, 5 euro e via, prossimo ufficio polizia marittima porta accanto.
A riceverci un poliziotto gentilissimo praticamente sdentato che ci fa’ una gran tenerezza, e in più è precisissimo nella compilazione delle partiche e ci guida passo passo, tutto seguito da Antonella che (io non so come faccia) capisce ora anche il portoghese e si è già messa di buzzo per imparare anche il portoghese ...è veramente una donna di risorse inaspettate. Finiamo tutto velocemente e torniamo in barca.
Tempo dei festeggiamenti, le mitiche olive patatine e birra saltano fuori magicamente e festeggiamo degnamente questo secondo jump, seguiti da due fili aglio e olio e BANG in letto per risvegliarci verso le nove di sera, in tempo per ...riandarci a letto e alzarci alle 9 di mattina del giorno dopo.
Ci dirigiamo piano piano verso il marina, preoccupatissimi di come faremo l’ormeggio in quella situazione, Antonella al timone cercando di tenere la direzione e di darmi tempo per sistemare i parabordi e le cime di attracco, isso la bandiera a poppa e la bandiera gialla di libera pratica alla crocetta di dritta (quando avremo fatto le pratiche di ingresso leveremo la gialla e isseremo la bandiera di cortesia di Capo Verde). Chiamo il marina via VHF, rispondono subito...probabilmente ci hanno visto arrivare, e ci danno indicazioni dove attraccare, gli chiedo se ce la facciamo con quel vento e il tipo mi sembra sicuro di sè. Chiama però rinforzi e arrivano altri due su un barchino che ci aspettano al pontile che è orientato NW> SE , questo ci da’ la possibilita’ di attraccare con la prua diretta nel vento da NE. Arriviamo al pontile, Antonella lancia la cima e in 5 minuti siamo ormeggiati sotto raffiche da 40 e più nodi.
Siamo arrivati...non ci sembra vero, dopo 9 giorni (giorni in mare e di navigazione sono diversi, quelli di effettiva navigazione sono 8 e mezzo, quelli in mare sono 9) di lavatrice siamo fermi ( si fa per dire, siamo su il pontile galleggianate che sembra di essere ancora in mare).
Due minuti per spegnere tutti gli strumenti e andiamo in ufficio che è proprio a due passi, ci accoglie Jakie, ragazza gentilissima e ci dice che se vogliamo fare le pratiche dobbiamo spicciarci perché gli uffici chiuderanno di lì a un ora, e il sabato sono chiusi. Torniamo in barca, fortuna che l’adrenalina continua a pompare perché siamo stanchissimi, con la testa che gira sulla terraferma. Ci da una cartina e in dieci minuti a piedi raggiungiamo l’ufficio della polizia immigrazione.
Entrati, due poliziotti gentilissimi ci fanno compilare la crew list, un paio di timbri sul passaporto, 5 euro e via, prossimo ufficio polizia marittima porta accanto.
A riceverci un poliziotto gentilissimo praticamente sdentato che ci fa’ una gran tenerezza, e in più è precisissimo nella compilazione delle partiche e ci guida passo passo, tutto seguito da Antonella che (io non so come faccia) capisce ora anche il portoghese e si è già messa di buzzo per imparare anche il portoghese ...è veramente una donna di risorse inaspettate. Finiamo tutto velocemente e torniamo in barca.
Tempo dei festeggiamenti, le mitiche olive patatine e birra saltano fuori magicamente e festeggiamo degnamente questo secondo jump, seguiti da due fili aglio e olio e BANG in letto per risvegliarci verso le nove di sera, in tempo per ...riandarci a letto e alzarci alle 9 di mattina del giorno dopo.
Birra, olive e patatine!
Seguendo il rituale propiziatorio dei fenici non radersi in navigazione
9 giorni di barba ....
Adesso si, siamo a terra!
mercoledì 14 maggio 2014
Gran Tarajal .... aspettando il vento
14-Maggio -14
Gran Tarajal 28 12.0304 N 014 01.2887 W
Aspettando il vento.
Il marina di Arrecife in costruzione
Da Arrecife ci siamo mossi a
piccoli tratti, per via dell’assenza di vento, una sosta a Puerto Castillo
a Fuerteventura ...posto stranissimo, un piccolo marina sorto adiacente a una
massificazione turistica ..tedesca. Già per accedere al porticciolo un delirio,
mede mancanti , reef tutt’intorno, boe non esistenti e alla fine all’ingresso
un parabordo rosa in acqua che dovrebbe fare le veci di una boa rossa...naturalmente
il verde sul molo senza luce. Va beh...entriamo ed è super ballonato di
motoscafi per pesca d’altura con canne dietro piu alte del nostro albero, si
affaccia l’harbour master e ci dice che è tutto pieno e di uscire per andare a Porto Rosario..insisto e
gli dico che abbiamo problemi con il timone a vento e dobbiamo fare una
riparazione (in parte vero...ma non interamente) insomma tira e molla, con
Antonella al timone che teneva la posizione in surplax, e io e l’harbour master
a gridarci ...alla fine la spuntiamo..la perseverenza latina...per non dire gli
spaccamaroni.
La prima cosa che mi chiede quando finalmente troviamo un buco per ormeggiare e’ “ma che nazionalità sei ? “, quando gli dico italiano fa una faccia come dire “ora ho capito tutto”. Ci dice che possiamo stare fino alle 10 del giorno dopo perché il posto è occupato da qualchun altro, ok no problem. La mattina passano le dieci, le undici ma il tipo non si vede, dopo non so quanti pellegrinaggi all’uffico, mi ferma un tipo e mi dice che fa le veci dell’Harbour master , che posso pagare a lui 20 euro, ok pagato e fuggiti da sto posto di me...a. Dimenticavo, dulcis in fundo vicino all’ufficio avevano fatto un serraglio in acqua tipo tre metri per due con dentro prigioniere due foche che facevano dei versi da accaponare la pelle, e tutti i tedeschi turisti si fermavano ad ammirrare sto triste spettacolo...ma che posti !!!!
La prima cosa che mi chiede quando finalmente troviamo un buco per ormeggiare e’ “ma che nazionalità sei ? “, quando gli dico italiano fa una faccia come dire “ora ho capito tutto”. Ci dice che possiamo stare fino alle 10 del giorno dopo perché il posto è occupato da qualchun altro, ok no problem. La mattina passano le dieci, le undici ma il tipo non si vede, dopo non so quanti pellegrinaggi all’uffico, mi ferma un tipo e mi dice che fa le veci dell’Harbour master , che posso pagare a lui 20 euro, ok pagato e fuggiti da sto posto di me...a. Dimenticavo, dulcis in fundo vicino all’ufficio avevano fatto un serraglio in acqua tipo tre metri per due con dentro prigioniere due foche che facevano dei versi da accaponare la pelle, e tutti i tedeschi turisti si fermavano ad ammirrare sto triste spettacolo...ma che posti !!!!
Ci muoviamo su Gran Tarajal a sud di Fuerteventura, naturalmente
a motore, vento zero e con una nebbiolina che mi ricorda tanto le giornate
aututnnali dell’alto Adriatico con calma piatta.
Fuerteventura: la costa est.
Ho preferito il paesaggio desertico alle costruzioni orripilanti delle zone balneari.
Al solito all’arrivo chiamiamo
via VHF, e al solito nessuno risponde, ormai ci siamo abituati, infiliamo il
porto e c’è un bel marina governativo con 5/6 pontili con i finger con diverse
barche di giramondo ormeggiate.
Gran Tarajal: il marina , Stranizza la prima barca da sinistra.
Gran Tarajal: gli uffici e i servizi del marina.
Quando stavamo per attraccare ad un finger
vicino a dei francesi, ecco apparire dal nulla l’omino della security che con
il suo manganello a fianco e le manette dall’altro con piglio deciso ci dice
che lì non va bene ma che dobbiamo
metterci dall’altra parte del pontile, perche’ poi lì non va’ bene non si
capisce, ci sono tantissimi posti vuoti e due pontili completamente vuoti, ma
si sa’ c’ era già una folla di velisti pronti a prenderci le cime e l’AUTORITA’
vuole fare vedere i muscoli, e qui comando io e questa è casa mia. Ok ok marcia
indietro aggiriamo il pontile e facciamo l’attracco dalla parte opposta, ben
tre velisti ci prendono le cime più quello della security, qua una barca in
arrivo è un evento. Il posto è strano, ma ha un gran bel feeling, tutto nuovo, le case ricordano
piu’ l’Africa che le Canarie, forse hanno voluto dare una sgrossata di immagine.
Questo è stato e penso sia ancora un grande arrivo per i profughi e gli extra
comunitari dall’Africa, un po’ come Lampedusa. Ma mentre Lampedusa è un po’ un
posto lasciato andare (a parte il centro) dove si vedono ancora ammucchiati
alla peggio i barconi, i centri di accoglienza lasciati andare alle intemperie
...insomma un gran senso di abbandono, Gran Tarajal mi sembra che cerchi di
stare al passo coi tempi e di reagire. Pensavamo di stare una notte e via, ma
il vento langue, prolunghiamo un altro giorno e...speriamo giovedi’ che arrivi
un po’ di brezza.
Gran Tarajal: i muri del paese decorati .
N.B. Per coloro che non lo
sapessero, è possibile conoscere
la nostra posizione guardando in internet al seguente link http://www.vesselfinder.com/?mmsi=249000887 , quando abbiamo il sistema AIS acceso e quando siamo
relativamente vicini a una costa dove il segnale AIS viene captato da una stazione a terra.
domenica 11 maggio 2014
Immagini di Arrecife
Qualche foto di Arrecife, con i suoi colori e monumenti.
Il lungomare con l'ancoraggio sullo sfondo
I colori delle case alla Canarie
Ponte de dos bolas e Castello di San Josè
La chiesa di San Gines, patrono di Lanzarote
Charco
Timanfaya, Lanzarote
Dall' "attascè culturale" Antonella
Ogni tanto riusciamo a strappare del tempo ai lavori in barca per visitare i posti senza dover cercare ferramenta, articoli nautici o supermercati.
Io mi occupo degli itinerari turistici. Devo tenere conto per questo, di scegliere luoghi all'aria aperta, senza troppa gente, che non impegnino troppo tempo. Lanzarote ha un plus che è la zona dei vulcani: il parco di Timanfaya e la Montana del Fuego. Il parco si raggiunge in macchina, c'è un ingresso e si paga un biglietto di 10 euro che comprende un giro in bus per le stradine tra i crateri. Non potevamo perderci questo spettacolo della natura, dopo il quale qualsiasi altro " punto di interesse" perde di valore e si cerca di trattenere la visione di questo paesaggio mozzafiato più che si può dentro di se.
Anche qui le immagini non hanno bisogno di commento
( Scusate il riflesso del vetro, ma non era possibile fare altrimenti).
Ogni tanto riusciamo a strappare del tempo ai lavori in barca per visitare i posti senza dover cercare ferramenta, articoli nautici o supermercati.
Io mi occupo degli itinerari turistici. Devo tenere conto per questo, di scegliere luoghi all'aria aperta, senza troppa gente, che non impegnino troppo tempo. Lanzarote ha un plus che è la zona dei vulcani: il parco di Timanfaya e la Montana del Fuego. Il parco si raggiunge in macchina, c'è un ingresso e si paga un biglietto di 10 euro che comprende un giro in bus per le stradine tra i crateri. Non potevamo perderci questo spettacolo della natura, dopo il quale qualsiasi altro " punto di interesse" perde di valore e si cerca di trattenere la visione di questo paesaggio mozzafiato più che si può dentro di se.
Anche qui le immagini non hanno bisogno di commento
( Scusate il riflesso del vetro, ma non era possibile fare altrimenti).
Il mare sullo sfondo ....
L'ingresso al parco con il simbolo del diavoletto
Al centro il punto di partenza dei pulman con il negozio di souvenir.