Scritto da Antonella
Senza voler ripetere il post precedente, ripercorro qui il viaggio in Grecia, con le mie osservazioni personali.
8 luglio
Partenza per la
Grecia da Malta con poco vento.
Avvistata una tartaruga a circa 25 miglia, in mezzo al "parcheggio delle navone”. 80- 90 metri di
fondo sabbioso al largo della Valletta.
Incrocio con varie navone e gran corrente che spinge perché a dispetto del poco vento continuiamo a viaggiare a 4 nodi.
Mi sono soffermata su questa nave perché, ci ha incuriosito. Dalla linea di galleggiamento si capisce che è vuota.
L'abbiamo ritrovata al ritorno allo stesso punto.
Poi abbiamo scoperto leggendo il giornale che l'equipaggio era in una sorta di sciopero e non riceveva più i viveri dall'armatore.
Un anno fa
lasciavamo Abu Dhabi.
Non sono agitata
come una volta, ma vorrei avere doti taumaturgiche…..
Il tramonto: una
geometria di colori come un quadro assolutamente astratto.
Siamo alla vigilia della luna nuova, notte senza luna, tantissime stelle e la Via Lattea.
Mi ricorda un quadro di Anselm Kiefer, ma il cielo reale è incomparabile ed emozionante.
Poco prima dell’alba, la notte + chiara, nel silenzio il rumore di un respiro,
di un soffio, un leggero sciabordio e poi poco distante un tuffo: delfini?
9 luglio, la seconda
tartaruga.
Il carapace spunta
dall’acqua come un piccolo dosso, poi mentre passa il marrone diventa più
chiaro.
Sera: tramonto con qualche nube e mare increspato. Per qualche motivo i colori
del sole e del cielo non si riflettono sul mare.
A un certo punto
cambiamo rotta, per non avere mare al traverso ed evitare di fare controvento
le ultime miglia.
Questo significa
che arriveremo a Zacinto dalla
parte opposta da dove l’avevamo lasciato, passando così davanti Cefalonia
e alle scogliere di nord est di Zante, da dove scendevano i catabatici.
Stavolta c’è poco vento.
Cefalonia appare velata dall'umidità
Si issa la bandiera Greca. A sinistra Zante ( Zakynthos)
Zante: la costa est dove trovammo i venti catabatici, con calma quasi piatta.
In un certo senso
riprendiamo il viaggio da dove l’avevamo interrotto l’anno scorso e cioè Zacinto.
Ci ormeggeremo in
porto con l’ancora a prua e la poppa al molo.
Quello che era
per noi – soprattutto per me - un ormeggio inusuale è una manovra ormai
acquisita.
La mia
familiarità con la barca e le sue attrezzature sta aumentando esponenzialmente,
così come la mia sicurezza. Ho anche una gran voglia di imparare e di sapere;
per troppo tempo ho sofferto per essere troppo timorosa e passiva.
A Zacinto,
neanche i vicini sono più della stessa categoria di giramondo che trovammo a
settembre l’anno scorso.
Zacinto 2012, le barche dei giramondo, francesi, inglesi e irlandesi.
Zacinto 2013 Barche da charter.
Ci sono molte
barche da charter e poca gente in giro.
A proposito di barche da charter e crociere.....
Questa è una barca da crociera ... si chiama Sea Cloud , apparsa fuori dal porto di Zacinto.
Il secondo giorno
dopo il faticoso giro in paese per spesa e internet scopriamo che c’è un comodo
wifi del porto, senza dover andare in giro con il computer.
Dopo tre giorni
in mare la voglia di visitare la terra scompare e si ha solo voglia di
ripartire.
Passerella riverniciata per la faticosa discesa a terra.....
Il castello che domina Zacinto che volevamo visitare l’anno scorso rimane la.
Zacinto: vista della collina dove c'è il castello, dal molo.
Ripartiamo il 14
luglio con poco vento, cantando la Marsigliese in omaggio ai natali di
Stranizza.
Incontro con una
coppia di piccoli delfini.
Vista la
navigazione tranquilla decidiamo di provare alcune manovre essenziali.
MOB ovvero Man Over Board. con il lancio di salvagente e asta IOR.
MOB. Come staccare salvagente e asta IOR
La tappa seguente
viene decisa dopo un lungo esame del vecchio portolano.
L’idea iniziale era di
andare in una baia sulla costa, idealmente per spezzare la tratta al golfo di Patrasso
ma alla fine sono sempre 40 miglia e Messolongi appare più interessante e
soprattutto più sicuro come ancoraggio.
La laguna di
Messolongi è spettacolare per la calma e la pace che infonde.
Una comitiva di barche a vela arrivate dietro a noi, ormeggiate in banchina.
Non sono charter -per fortuna
A Messolongi è
sepolto Lord Byron, venuto qui per sostenere il movimento indipendentista
greco.
La cittadina in se non ha molto di interessante, se non una certa aria
selvaggia. In giro per il paese ci sono manifesti di un festival, con una foto
molto suggestiva di Meteora.
Ho come
l’impressione di sentire il vento
della storia e del mito.
Piano piano dopo
tanto tempo sto finalmente gustando il viaggio in barca a vela – tutto
compreso- riuscendo a dedicare attenzione sia alla barca e alla navigazione che
ai luoghi che si visitano, anche se alla fine la terra è sempre meno importante
del mare.
Navigare in barca a vela non è semplicemente spostarsi da un posto
all’altro ma vivere la dimensione del mare. Un altro modo di vivere.
Rimaniamo alla
fonda nel porto per un giorno – dopo che la capitaneria ci ha fatto spostare
due volte – al secondo giorno temendo l’arrivo di un traghetto o di una grossa
nave che potrebbe impedirci l’uscita ce ne andiamo di corsa.
Stranizza all'ancora
La zona di ancoraggio dove ci siamo spostati
Partiti da
Messolongi passiamo il nuovo ponte costruito da poco,
e date le condizioni di vento, mare e nostre fisiche
ci ancoriamo davanti a Lepanto – Navpactos.
Mi sembra di
essere davanti a un dipinto del 1400 per il paesaggio e i colori.
Più che
addentrarsi tra le due torri d’ingresso, per entrare nel porticciolo ci ancoriamo al di fuori in mezzo ad altre barche. – rimango
incantata dai colori del tramonto.
Si intravede il catamarano di Gin and Tonic sullo sfondo a sinistra
Comincio a pensare
che la Grecia come l’Italia è intrisa di storia e arte.
Ma in Grecia come in
Sicilia, almeno in certi posti, c’è una atmosfera magica e mitica.
Per esempio le imponenti montagne sul mare, i colori e gli odori.
A Trizonia dopo vari tentativi e con l’aiuto dello neozelandese e degli svedesi riusciamo
finalmente ad ormeggiarci di poppa in banchina. Abbiamo dovuto preparare tutto
velocemente perché l’idea è sempre quella di andare all’ancora, ma la folta
poseidonia non ce lo ha permesso.
Per preparare le cime
d’ormeggio e l’ancora abbiamo dovuto metterci poppa al vento.
Io ho ancora qualche difficoltà a mantenere la poppa al vento e non so mai
da che parte girare il timone. La cosa mi mette molto a disagio e si crea del
nervosismo soprattutto quando c’è vento.
Il porticciolo di Trizonia sembra un ulteriore tentativo andato a male di creare un marina. E' pieno di barche abbandonate – e anche affondate- per chi
arriva è difficile trovare posto, perché ognuno si mette dove capita. Nessuno
addetto agli ormeggi, niente elettricità e niente acqua. In compenso il
paesello di poche case si è adattato al turismo – tutti ristorantini con i
camerieri fuori che cercano di accalappiarti.
Nel portolano datato diceva che c’era un cantiere navale e l’isola
era intensamente coltivata, il porticciolo non esisteva ancora.
Noi ci siamo gustati una birra in un grazioso baretto. Ancora non abbiamo
voglia di ristorante. La cucina su Stranizza è eccellente, poi dovremmo trovare
un posto veramente particolare.
Il vicino neozelandese – che non corrisponde molto alla nostra idea di neozelandesi
velisti scafati e selvaggi- dice che troveremo -very rough weather and sea- alle Cicladi. Io subito mi
spavento e mi preoccupo, ma poi ripensando che ho appena fatto ore di bolina
con 30 nodi e altro alla fine me la cavo. Continuando a parlare tutto si
ridimensiona ….a loro serve il generatore e il motore acceso per far andare il
freezer e la tv perché la sera non possono perdersi il loro programma
preferito, ( si intravede dal pozzetto uno schermo da 30 pollici) e la moglie naviga solo con calma piatta!
Trizonia: calma piatta al mattino della partenza e gli neozelandesi che se ne vanno.
Entriamo nella baia di Krissa che ha due luoghi interessanti: Galaxidi e
Itea.
Il primo a detta della guida e del portolano è un paesino pittoresco e la
seconda è importante perché vicina a Delfi.
Rotta su quest’ultima.
L’arrivo in porto ci sorprende, tutto nuovo di pacca e quasi deserto.
Ampio spazio per un
bell’ormeggio all’inglese.
Anche se il portolano dice che non ha particolari attrattive, a me piace
tantissimo.
Grande, pulito e poco affollato.
Insieme a noi sono ormeggiate altre barche a vela.
Da Itea c’è un autobus che porta a Delfi, il grande santuario, centro del
mondo, per l’ antica Grecia.
Facciamo due passi a terra per
spesa e info, con una fatica enorme, forse risentiamo ancora della stanchezza
della bolina del giorno prima.
A Itea scopriamo che la favolosa offerta Wind di 50 minuti a 6 euro è un pacco perché per usare i 50 minuti gratuiti devi avere sempre almeno 5 euro nel telefono. Decidiamo che forse era meglio comprare la chiavetta Internet ma ormai è sabato pomeriggio e il negozio è chiuso.
Itea- porto turistico. Barca di pescatori.
Itea: in giro per la spesa e internet.
La casa gialla al centro ospita il negozio di un italiano emigrato in Grecia da più di ventanni. Ha messo i colori della bandiera italiana alla finestra!
Itea: per certi versi mi ricorda un po Malta, vecchie case con una linea liberty primi novecento in rovina, di fianco a costruzioni più o meno moderne di dubbio gusto.
Il negozio Wind dove abbiamo chiesto informazioni.
La visita a Delfi, sito archeologico e museo è uno stacco dal mare.
Immersione nel verde e vista delle mitiche montagne del Parnaso.
Una sorta
di continuazione ideale dopo le tragedie di Siracusa.
Delfi : il mare sullo sfondo.
Delfi:le montagne del Parnaso
In questo viaggetto facciamo conoscenza con un’altra coppia di velisti
inglesi “Gin & Tonic” che hanno un catamarano - vedi foto Lepanto-
A Delfi ognuno di noi ha domande segrete all’ ipotetico oracolo, e a volte
ogni piccolo evento diventa pretesto per cercare di carpire un messaggio.
Nel mio caso, completamente distratta dal sito perdo i biglietti d’ingresso che erano anche per il museo …..
Delfi: il tempio di Apollo
davanti al quale c'era la Pithia - oracolo.
Qui l’interpretazione è
controversa e non ci sono sacerdoti….
Al museo, incontri conosciuti: l’auriga, i kouros / Dioscuri .
I Kouros; esempio famosissimo della scultura greca arcaica. L'identificazione più famosa è quella con i figli gemelli di una sacerdotessa, Cleobi e Bitone, ma nel museo viene data anche l'altra legata al culto dei Dioscuri.
L'auriga - unico pezzo rimasto di un gruppo scultoreo- è l'esempio più famoso dello stile severo. Come molte delle statue greche, è una fusione in bronzo a cera persa. Occhi labbra e capelli sono in altri materiali per rendere il colore.
La cosa più divertente nei musei è l'accostamento tra la statua
-ideale greco- e l'umanità vivente.
Scambio di informazioni con gli inglesi, birra e patatine.
Il giorno seguente riposo quasi totale, ci voleva, la vera vacanza , pollo
e patate arrosto pronti, e siesta.
Nel pomeriggio arriva uno della capitaneria a dire che dobbiamo presentarci.
Non abbiamo ancora capito questa storia della DEKPA. Sembra che bisogna
andare in capitaneria quando si attracca al molo.
Si riparte il giorno dopo per
Baia Dobrena che pare selvaggia e isolata come piace a noi , senza passare per
Galaxidi dove vanno tutti.
Incontro all' uscita della baia di Krissa
Ingresso a baia Dobrena
Alla fine Baia Dobrena è stata
una lezione per evitare errori futuri.
Paesaggio lunare, ma poco sicuro e con nave rumorosa alla fonda. L’ancora
ha mollato e siamo fuggiti alle 4e 40 del mattino. A dir la verità il posto non
mi aveva ispirato sin dall’inizio ma pensavo di essere io a sbagliarmi. Devo imparare a fidarmi di più dei miei istinti.
Sono stata praticamente sveglia tutta la notte e per fortuna, perché ero pronta quando si è alzato il
vento e ha girato tanto da spedare l’ancora.
Abbiamo deciso di puntare dritto su Corinto e per fortuna siamo riusciti a
infilare subito il canale.
Ormeggiati in banchina a Corinto Est.
All’uscita ero preoccupatissima per l’ormeggio in banchina per pagare il
pedaggio. Con poco sonno e tutto quel vento e mare mi erano rimaste poche forze
per saltare a terra e lanciare la cima.
Per fortuna c’era un addetto a prendere le cime. Mentre
aspetto Angelo che è andato a pagare, arriva una barca a vela con un equipaggio di biondi vichinghi. Una
donna fa un lancio perfetto della cima e io penso che vorrei essere così sicura
come lei in questa operazione che mi è riuscita solo di rado.
Pireo
Davanti ad Atene incrociando questo peschereccio vediamo in diretta la pesca di un pescespada tirato su di brutto dalla ... spada!
Abbiamo puntato a Salamina, isola della famosa battaglia tra greci e
persiani, che abbiamo trovato accogliente e senza turisti.
Indagini sul telefono e Internet…… Decidiamo per la chiavetta internet, ma niente da fare non abbiamo fortuna, hanno finito anche questa.
Ad ogni occasione si fa training, soprattutto per me, se alla
partenza da Zacinto si è provata la manovra di uomo a mare con
l’autopilota, questa è la volta del motore fuoribordo.
Come al solito mi sento
come un’analfabeta davanti a una tesi di laurea.
Però in qualche modo me la
cavo anche davanti al pubblico di nerboruti pescatori che sorridono e ammiccano
ad Angelo – donna al volante?!-
Arriviamo a Kythnos dopo 8 estenuanti ore di navigazione con un non vento
balengo e i soliti 10 -15 nodi di vento in prossimità dell’arrivo.
Altro training. Vado dopo tanto tempo ad ammainare la randa, SENZA TIMORE!
Una volta all’ancora, piani, rotte e studio del portolano e del bollettino.
Nessuna voglia di scendere a terra. Ci sembra sempre troppo faticoso e non
ne vediamo la necessità.
Io mi limito a girare intorno con lo sguardo che non
fa fatica.
Osservo da lontano le rovine di antiche mura, le forme delle
rocce e le case moderne.
Kythnos, le brulle rocce intorno alle tre baie. Sulla cima le antiche mura e i resti di un tempio.
Kythnos rocce all'ingresso
Kythnos, le case moderne
Anche ieri abbiamo incrociato i delfini ma sono rimasti distanti.
Per paura della civiltà e dei troppi
turisti, abbiamo saltato anche la tappa di Sounion con il bellissimo
tempio di Poseidone sul mare.
In realtà ci siamo stancati moltissimo anche se
la baia di Apokriosis è un posto bellissimo.
…la navigatrice solitaria….
Kythnos, baia di Apokriosis.
Durante la notte arriva questa barca multicolore.
Osservando, scopriamo che a bordo c'è una donna sola!
Dopo una intensa attività di sistemazione se ne riparte in giornata!
Il giorno dopo decidiamo di andare all’ormeggio nel porto dell’isola: Merieka.
Sappiamo che non c’è tanto spazio e soprattutto dobbiamo fare i conti con
il traghetto.
Con Angelo avevamo ipotizzato di andare alla fonda per poi andare
a terra con il tender ma all’ultimo momento con un certo venticello Angelo mi
dice di tenere la barca poppa al vento che prepara gli ormeggi per andare in
banchina. Io non so come ho fatto, non ho avuto neanche il tempo per andare
nel panico e cerco di capire velocemente come tenere la barca di poppa al vento
….. e finalmente ci riesco come se l’avessi sempre fatto. Angelo mi guarda con
un sorriso beffardo come dire- lo sapevo che ce l’avresti fatta - e io tra la
gioia e lo stupore penso: ma come e con tutte le volte che ti sei arrabbiato!
Subito dopo arriva il traghetto che vomita turisti. Cerchiamo di fare acqua
senza successo con delle carte da 2.50 euro da inserire in un aggeggio
infernale in banchina. Ci viene in aiuto un signore inglese e uno che fa il
noleggio auto moto che non so perché ci parla in francese. Poi la cima di sinistra passa sotto
l’elica del fuoribordo della barca a fianco. Chiediamo al tipo di turno di
spostare il tutto ma lui risponde con una proposta assurda di passare le cime
da prua ( della serie non so di cosa sto parlando). Vabbè, alla fine li in
banchina ci sentiamo come scimmie allo zoo con il passeggio dei turisti ( anche
se a noi gli animali sembrano loro). Verso sera arriva anche un grosso
motoscafo con una luminaria da faro anche nell’acqua. I passanti si fanno la
foto davanti e per fortuna la nostra barca non la vedono nemmeno.
Merieka: ormeggiati in banchina.
la barca degli "sprovveduti" e il supermotoscafo dietro.
Gli unici che guardano la nostra barca sono la coppia di inglesi con
l’Halberg Rasse da giro del mondo che ci avevano aiutati con l’acqua al nostro
arrivo. Tutt’altro genere dagli neozelandesi.
Sono in giro per il mondo in
barca da ventanni e siccome l’età avanza adesso si limitano al Mediterraneo.
Cominciamo subito a chiedere informazioni sulla traversata dell’Atlantico etc.
Soprattutto io chiedo a lei, perché sono molto interessata al punto di vista
femminile. Lei dimostra più di settantanni e mi dice che la casa per lei è la
barca: si è vero hanno anche una casa in UK ma ci stanno poco e non è la stessa cosa. La traversata? Oh
si tratta solo di stare dietro alla barca e prendere il ritmo dei turni di 4
ore. Anche se loro hanno una signora barca che non ha paura di niente, ci
rassicurano sulla nostra parlandone come di una persona, che bisogna darle
fiducia e lei non ci tradirà. Parole magiche e una risposta alle mie domande.
A Koutala notte insonne per
via del vento e delle forti raffiche.
Il fondo era buono e l’ancora non ci ha
tradito ma dopo l’esperienza di Baia Dobrena non sono tranquilla e la barca che
si muove da una parte all’altra non aiuta.
In compenso mi sono goduta il cielo
stellato e l’arrivo della luna e ho visto quattro stelle cadenti.
Vediamo anche il super Ketch attrezzato della coppia di svizzeri
incrociata a Itea. Hanno la vela da brandeggio e la loro barca è quasi immobile
e non subisce le raffiche.
Dopo tre isole, cercando il ridosso dal Meltemi, e dai luoghi affollati, ci
rendiamo conto che non abbiamo molta scelta e quindi decidiamo che Milos sarà
l’ultima delle Cicladi e poi torneremo nel Peloponneso.
Milos come Santorini o Thera è un’ isola vulcanica ed ha la forma ad anello del cratere. Rocce colorate a picco sul
mare.
Milos con le rocce multicolori
Milos. Il passaggio a est
Gli scogli all'ingresso di Milos - arrivando da Est-
Il portolano metteva in guardia dall’ingresso con vento e onda ma per
fortuna è tutto abbastanza
tranquillo e anche all’interno non
ci sono tante raffiche.
Milos, Plaka - la chora sulla cima-
Anche a Milos un incontro interessante. Ci prendono le cime dei
francesi arrivati da Saint Malo (
sulla Manica in Bretagna ) ma purtroppo non abbiamo molto tempo per conversare
perché loro ripartono il mattino dopo.
Loro ci danno il tonno e noi
gli regaliamo la carta vetrata per fare una riparazione al salpa-ancora.
A Milos il panorama è bellissimo, la chora molto carina, ma ci sono un sacco di turisti e charter con italiani caciaroni, che ci fanno pensare di partire il più presto possibile.
Riusciamo a vedere il museo archeologico con una copia della famosissima Venere di Milo –appunto-
Milos: Plaka
La Venere di Milo (quella a sinistra mezza nuda).
Ancora una volta mi diverto a combinare l'ideale della statua con gli umani!
Il porto dove siamo ormeggiati riserva la parte di banchina esterna per gli
yacht di passaggio e la parte interna per le barche turistiche e dei pescatori.
Fatto sta che dall’altra parte della banchina dove siamo, sono ormeggiati dei
variopinti pescherecci locali. La sera prima di partire, mentre stiamo andando
in paese per gli ultimi acquisti, un peschereccio si prende una cima nell’elica
mentre sta per lasciare l’ormeggio. Dopo vari tentativi e imprecazioni dei
pescatori, Angelo decide che può
dare una mano andando con la maschera, perché l’elica è a pelo d’acqua. Fa
piacere poter dare un mano alla gente che lavora. Uno dei presenti si rivolge a
me indicando Angelo dice “ Rescue
Man”, - il salvatore.
I pescatori osservano Angelo al lavoro in acqua per liberare l'elica.
Si intravedono le mani e il piede pinnato di Angelo al lavoro sull'elica.
Missione compiuta, uno dei pescatori aiuta Angelo a risalire.
Il tragitto Milos – Elafonisos è stato impegnativo soprattutto in quel
breve tratto intorno a Capo
Maleas dove tutto bolliva a più di 50 nodi.
Ancora una volta ero al timone e sinceramente non ho avuto tempo per la
paura, tensione tanta, non c’era tanto mare per fortuna.
Finalmente quest’anno paura e tensione sono scese sotto il livello
paralizzante e ho avuto spazio per fissare nella mente i miei progressi e
successi, e finalmente dopo tanti anni sento di aver dominato quella panico
smisurato che mi impediva di godermi la vela. A volte quello che si crede
impossibile diventa possibile.
Elafonisos
La spiaggia dai colori di cobalto
L'ondina dei 15-20 nodi
Dopo due giorni di relax
all’ancora a Elafonisos
dove non scendiamo a terra
e ci godiamo i colori della spiaggia e dell’acqua da lontano- ripartiamo per quello che
apparentemente è un luogo civilizzato e cioè Githion, dove non c’è molto se non
dei francesi viaggiatori di due categorie: i ricchi parigini con un 47 piedi “fuoriserie” e i francesi un po’ frikkettoni - ovviamente di una volta- che vanno in giro con un 30 piedi
un po arrangiato. Due coppie da manuale – nel senso del look –
Per il resto il
paese è una caricatura per il luogo e per gli abitanti.
Facciamo ulteriormente il punto e il programma per le prossime tappe.
Cominciamo a essere stanchi e facciamo sempre un po’ fatica a scendere a
terra, il che significa che la scelta dei porti dai quali, prendendo un
autobus, si può raggiungere un sito interessante, si riduce. In più abbiamo
altri impegni da sbrigare a Malta, e alla fine, luglio e agosto si sono rivelati
mesi troppo affollati.
Quindi riduciamo drasticamente le tappe del nostro viaggio. Stiamo puntando
verso la costa ovest del Peloponneso; da Githion ci sono troppe miglia,
dobbiamo trovare uno scalo intermedio. Ci consultiamo con i francesi e tutti
concordano sulla baia di Kayo che si trova poco prima del capo della penisola
di Mani. Decidiamo di andare li anche noi anche se non siamo molto convinti
della sicurezza del posto sia per il fondo sia per l’apertura a NE.
Leggendo sulla guida scopro che in una cittadina più a nord sulla costa di
Mani è sepolto uno dei miei autori
preferiti: Bruce Chatwin. Un altro inglese, scrittore giramondo che ha scritto
su due luoghi molto interessanti, l’Australia ( Le vie dei canti) e la
Patagonia (in Patagonia).
Kayo
La penisola di Mani è caratterizzata da case torri costruite tra il XV e il XVI secolo – e forse anche prima – come status symbol delle
famiglie che si combattevano fra loro.
Nella baia di Kayo si
affacciano alcuni borghi, prima disabitati e poi forse in parte recuperati a
scopo turistico. Il paesaggio è sempre comunque un po’ selvaggio e brullo.
...
Navigazione da Kayo a Sapienza.
Approfittando del poco vento, Io tolgo la mano di terzaroli,
e Angelo si fa il bucato.
Sapienza, Porto Longo: l'unica barca nella baia, insieme a noi.
Da Sapienza a Methoni sono poche miglia e dato il vento, ne
approfittiamo per andare a vela. Passiamo davanti a una tartaruga enorme la più
grande che abbia mai visto, ma siamo sempre troppo veloci e non è facile
fotografarla.
Methoni si trova in un punto strategico del Mar Mediterraneo, all’angolo
tra il Mar Ionio e il Mar Egeo e
come tale è ornato da una fortificazione che è passata dai bizantini ai veneziani
ai turchi etc.
Methoni, la torre.
Anche qui la vista è bellissima ma è tutto un po’ sconnesso,
lasciato andare, tutto concentrato sul turismo da spiaggia.
Pilos
La mattina dopo l'arrivo, poco dopo un magnifico e pacifico bagno, la giornata si anima con l'arrivo di coatti napoletani e salernitani che ancorano davanti a noi. Urla, cani che abbaiano, musica ad alto volume, ma soprattutto a pochi metri. Fine della pace.
Proprio mentre stiamo preparandoci a salpare, vediamo avvicinarsi un tipo in canoa con pagaia al carbonio, che scambia la bandiera maltese per quella francese e con un francese inventato chiede informazioni sull’ OVNI e le barche in alluminio ad Angelo che gli risponde in italiano dicendo che tra il Bavaria - da dove viene lui - e l' Ovni c'è un mondo e lo liquida velocemente anche perché ce ne stiamo andando.
Ci dirigiamo verso il porto con un discreto venticello. Io sono come da routine addetta alla cima di prua per l'ormeggio all'inglese. In banchina c'è uno che può prendere la cima, così io preparo il tutto per bene e... il lancio mi viene perfetto e provvidenziale perché dobbiamo fermare in fretta la barca.
Esulto per il mio lancio eroico e mi dico - sono come la vikinga di Corinto!!!!
Dopo aver fatto gasolio dobbiamo aspettare per l'acqua; sembra che ci sia un problema nell'impianto e l'addetto sta cercando di risolverlo. Verso sera arriva un uomo in bermuda a torso nudo in motorino che è una maschera di fango, sembra quasi un attore uscito da una recita. L’uomo di fango che da l’acqua.
Senza preoccuparsi minimamente del suo aspetto ci allunga il tubo per riempire il serbatoio. Lo paghiamo e lui se ne va sul motorino seguito dal cane.
La sera in banchina in mezzo ai motoscafi
Nonostante sappiamo che la banchina di Pilos è per il transito, vedendo che alcune barche rimangono, proviamo a rimanere anche noi, anche se i motoscafi in arrivo sono in aumento e pretendono il loro posto in prima fila con arroganza. Proviamo a protestare ma
i rich bastards ci cacciano e noi con una manovra da acrobati riusciamo a sfilarci tra questi pachidermi che ci hanno circondato, lanciando anatemi.
Il marina dei relitti
Qualcuno dalla banchina ci indica di andare nel marina, ma quello che loro chiamano marina è - come molti altri in Grecia, un recinto incustodito con molte barche abbandonate e nessuno che ti prende le cime. Col buio davanti, cercare un ormeggio li in mezzo diventa difficile oltre che deprimente. Così vista l'ampiezza della baia e il fondo buono in molti punti ce ne andiamo all'ancora dove ce ne stiamo in santa pace fino alla partenza.
Di nuovo all' ancora
Ritorno a Malta
Dopo un pedalò (2012), un canotto, un pallone, dei pezzi di legno, finalmente un indigeno: una balena!!!! in mezzo allo Ionio.
Conclusioni e riflessioni di fine viaggio:
L’anno scorso tra le cose che
temevo di più c’era la navigazione notturna, quest’anno non vedevo l’ora di stare sveglia di
notte a guardare le stelle e le infinite gradazioni di nero e grigio
impossibili da fotografare e difficili da disegnare. La notte che ti avvolge
come un velluto.
La soddisfazione più grande è stata riuscire a fare spontaneamente e senza patema, operazioni che prima faceva solo Angelo e riuscire a intervenire prontamente al momento del bisogno.
La tranquillità mi ha permesso di riuscire a dipingere e disegnare in barca e cucinare in navigazione. Tutto ciò contribuisce ad avvicinare i sogni alla realtà. Fino a poco tempo fa mi chiedevo, se sarei mai riuscita ad essere padrona della situazione in barca e adesso so che è possibile vincere la paura.
Adesso che sono un po' più tranquilla posso occuparmi anche dei luoghi da vedere e della loro storia e anche se lo spettacolo della natura è di gran lunga più emozionante dei musei. Scoprire il mondo in barca a vela da un ritmo e un tempo al viaggio che si vive in modo totale.