Ieri sera, visti diversi movimenti di nubi e
perturbazioni, rivisto il bollettino di Offembach, e captato il bollettino
italiano sul 68, tutti davano SW. Ci sentivamo abbastanza tranquilli anche se
l’ancoraggio è abbastanza vicino agli scogli quando si ruota, l’ancora pero’ ha
preso benissimo, ogni volta andiamo in acqua a controllare. Naturalmente
durante la notte ha girato SE, cominciando con una decina di nodi e spingendoci
verso gli scogli, verso le 4 ci siamo alzati e analizzata la situazione...anche
se l’ancora no problem, si ballava però parecchio e se per caso il vento e mare
aumentavano la posizione sarebbe stata difficile da sostenere. Issato ancora
alle 04:15 e usciamo dalla baia, con l’idea di entrare a Preveza e quindi nel
mare interno di Amvrachia.
27-
Verso S. Maura che si profila all’orizzonte.
Fatti
però una decina di miglia il vento e mare rinforzano esattamente di prua,
riletto il portolano riguardo l’ingresso del canale a Preveza, con vento da SE
e corrente contraria può creare problemi, manco a farlo apposta il nostro ETA
al canale sarebbe 2 ore dopo l’alta marea, l’ora più dura per il movimento
acqua...e ce la avremmo contro più il mare. Decisione presa, poggiamo e issiamo
vela, rotta sull’isola di San Maura. Veniamo raggiunti da diverse
perturbazioni, tiene il SE, che per noi di bolina va bene.
Ridotto genoa (normalmente 150%) a 100%, dopo un’ oretta presa una mano alla
randa, filiamo con 16 nodi di apparente su un mare leggermente
ingrossato....uno spettacolo.
Il vento tende ancora ad aumentare e i nuvoloni non ci dicono nulla di buono. Antonella
suggerisce di mettersi i salvagenti gonfiabili con cintura, sono perfettamente
d’accordo, si comincia a ballare,
cominciamo a preparare la trinchetta sullo strallo volante, in caso di un
ulteriore rinforzo; l’idea era di arrivare nella parte meridionale di Santa
Maura e trovare una qualche baietta la sotto riparata da sud...ma non ce ne
sono. Decidiamo quindi di fermarci
nella costa nord occidentale di
Santa Maura davanti a un piccolo villaggetto con una nerissima perturbazione
sulla testa, ci aspettiamo che piova da un momento all’altro. L’atterraggio non
è dei più semplici, scogli e una barra sott’acqua che anche a causa del cielo oscurato non si può vedere. Alla fine va tutto
per il meglio, ancoriamo in 10 metri d’acqua in sabbia, un tirotto alla catena
per far presa, e immersione per verificare.TUTTA l’ancora sotto la sabbia...non
si vede più l’ancora ...domani mattina speriamo di riuscire ad estrarla, grande
Rocna e grande avere 80 metri di catena disponibile, magari è vero beccheggia
un po’ sull’onda, ma vuoi mettere alla sera dare 4-5 volte il calumo e dormire
tranquilli.
27-
L’ipotetico riparo: costa ovest di S.Maura, l’unico riparo dato dal portolano,
Agios Nikita.
28- La
secca davanti all’ingresso di Ag. Nikita che (in teoria) dovrebbe riparare
dalle onde. I colori del mare greco sono sempre stupendi.
29-
Ag.Nikita. Foto dell’ancoraggio dall’acqua. Quelle che sembrano innocue ondine
sono in realtà un vero tormento.
30- Ag.
Nikita. Ancora ignari del tormentone notturno ci godiamo il tramonto
spettacolare.
06 Settembre
La notte più ignobile dell’intero viaggio, ci
ripariamo dai venti meridionali come da bollettini, ed ecco che appare il
sempre presente NW, onda lunga e costante, tutta notte si rolla da matti, si fa
fatica a stare in piedi, dormire è impensabile, tutta notte praticamente in
bianco. Partiti alle 07:00 disperati dall’ancoraggio, l’ancora si speda senza
nessun problema...grande Rocna. Dopo un’accurata ricerca sul portolano, rotta
su Itaca … direzione Kioni baia...riparati da tutto fuorchè da NE e E ...vuoi
proprio che giri così ?
31-
Costa occidentale di S.Maura, in fuga da Ag. Nikita verso Itaca, l’isola di
Sesoula. Queste rocce con archi sono
tipiche delle isole ioniche.
32-
Itaca si staglia all’orizzonte.
32- Vista del porto di Kioni.
Sulla sinistra le barche dei charter, sulla destra gli amanti del moletto.Vista
dalla passeggiata vicina al nostro ancoraggio.
Kioni è un bellissimo paesino invaso purtroppo
da una folla di charteristi che
coltello in bocca lottano strenuamente per l’ultimo pezzetto di cemento, per
poter ormeggiare e ricreare così la favolosa aria da condominio e poter
commentare con il vicino chissà quali epiche navigazioni. Il piano A prevedeva
di ancorare appena fuori il porticciolo in una piccolissima baia, il piano B di
ancorare in una baia un po’ più distante dal paese, un po’ più esposta al NW ma pur sempre
coperta. La piccola baietta vicina al porticciolo, quando arriviamo è già occupata da due vecchierelli con
una barca a vela più o meno della loro veneranda età. Ma ecco che quando
viriamo dirigendoci verso il
nostro piano B, vediamo il vegliardo issare randa, rallentiamo e osserviamo,
poco dopo la moglie si dirige al timone e lui comincia a issare catena.
Fermiamo la barca e ci mettiamo in stand-by. Finiscono di spedare l’ancora e poco
prima di partire ci fanno un paio di gesti ad indicare che il fondo è un ottimo
tenitore e ci salutano. Appena possono aprono il genoa e a farfalla si dirigono
verso l’orizzonte, gente di altri tempi della vela, gente meravigliosa con cui
anche senza parole ci si comprende e si condividono emozioni. Ancoriamo e alla
fine ci troviamo a pochi metri dagli scogli, il posto è piccolo ma bellissimo,
controllo ancora....tutta immersa nella sabbia, se non avessimo il cimino col
galleggiante collegato all’ancora faremmo fatica ad individuarla.Anche se a
pochi metri dagli scogli con un ancoraggio così possiamo affrontare
tranquillamente un forza 4-5 , tempo di farsi due veloci spaghetti al tonno e
crolliamo in un sonno mortale all’una del pomeriggio...non ne avevamo proprio più da spendere. Nel pomeriggio bagnetto, e giro in
paese per la spesa. Grazie all’idea di Antonella di andare a riva col tender a
remi a circa cento metri dall’ancoraggio dove una comoda scala e poi una comoda
strada ci porta in paese , mi risparmio l’ennesimo strappo muscolare alla
schiena nel processo di spostare il fuoribordo (una gruetta è proprio
necessaria). Alla fine come sopra detto, la gente va’ dove c’è gente, i moletti
straboccanti di barche e noi soli soletti nella baietta paradiso (vedi
foto),.... che strana l’umanità’, meglio che ci sia una marea di simil gente, così
noi poveri antisociali ci possiamo godere le baiette paradiso.
33-
Stranizza ancorata nella baietta davanti al porto di Kioni.
07 Settembre
Abbiamo deciso di stare un giorno in più in
questo piccolo paradiso, protetti da quasi tutti i venti, con l’ancora completamente interrata, supermercato
bar, ristoranti a duecento metri....cosa si può volere di più. Giornata
splendida e ci preparavamo per un giretto a terra per controllare le e-mail e
berci in pace una birra in riva al mare, ma gli Dei , avevano preparato
qualcosa di più sfizioso per noi.
Ecco arrivare la corazzata Potiomkin, ovvero
un Beneteau 50 ft ,charter con a bordo un intera famiglia di tedeschi, con una
manovra ad uncino si vogliono ormeggiare 50 metri da noi portando due cime a
terra su uno scoglio. Parte la prima divisione con Hans e Gretel, due biondi
giovani con occhi azzurri ,salgono sul tender con due cime e le vanno a legare
ai fatidici scogli, nel frattempo il padre Helmut con la madre Herna e la terza
figlia Heidi, prendono la rincorsa e a marcia indietro cominciano a stendere
catena su mezza baia. Nel frattempo avevo avvertito i due giovani con le
stoppie di grano in testa che con quella manovra alla fine ci avrebbero chiuso
la nostra ruota di rotazione e ci saremmo scontrati, ‘we know , we know”
rispondono i giovani con gli occhi color del mare, con il sorrisino tipico di
chi la sa’ lunga e parla con il pivello di turno. Beh ...stiamo mo’ a goderci
lo spettacolo. Arriva Helmut in retromarcia e con precisione tipicamente
tedesca si avvicina alla divisione
sui mezzi anfibi, lega le due cime dagli scogli alle bitte di poppa, sembra
tutto perfetto, solo un piccolo particolare, nella sua forsennata retromarcia
Helmut non ha pensato minimamente a testare l’ancora. Naturalmente soffia il NW
sulla prua della barca spingendola sugli scogli (ma io dico si può mai
pensare di fare un ancoraggio
attaccato agli scogli con il vento che ti spinge contro senza testare l’ancora
?). Realizzano che il miracolo non è avvenuto e che l’ancora non fa’ il suo dovere
(come è possibile si chiedono tutte le altre volte la buttiamo giu’ e fa’ tutto
da sola ?) alla disperata Helmut molla le due cime di poppa e tira fuori ogni
singola frazione di hp dal motore e riesce , pur con l’ancora a penzoloni e non
so’ quanta catena in acqua a evitare per una metrata di andare col fianco a
scogli. Voi penserete che a questo punto un qualsiasi altro mortale l’avrebbe
data su e sarebbe andato ad ormeggiarsi in qualsiasi altro posto, non per
ultimo un invitante moletto con cime a terra.
34- La famigliuola germanica attrezzata con parabordi che si avvicina pericolosamente.
Ma no, Helmut forte del fatto “che ogni anno si è ancorato nello stesso punto”
ricomincia tutto da capo. Dopo un altro paio di volte sempre con l’ancora (una CQR)
che ara tutto il fondale e porta in superfice quintali di poseidonia, decide di
giocarsi l’arma finale, a questo punto non può perdere la faccia davanti a due
italiani ben sicuri del loro ancoraggio; noi speriamo solo che essendo quasi la
ricorrenza della firma dell’armistizio di Badoglio dell’ 8 settembre 1943 e
dopo che i tedeschi ammazzarono proprio qui vicino (a Cefalonia) 10000 italiani, non gli vengano in mente
strane idee e vogliano portare il
numero a 10002. Last chance...rincorsa pazzesca e comincia a dare giu’ catena
dall’altra parte della baia, quando arriva di fianco a noi, ha già dato giu’
più di 50 metri di catena ....BANG...la catena si impiglia nel barbottino e
tutto si ferma. Da poppa è ancora troppo lontano per collegarlo alle cime, e
quindi comincia a derivare pericolosamente verso di noi, fuori tutti i
parabordi e tutti pronti all’impatto, come da foto. Scoprono che il restante
della catena è inturcinata che più non si può , e li’ cominciano a inveire
contro il gruppo che prima aveva la barca in affitto, the easy way. In qualche
maniera facendo giunzioni arrivano almeno a fermare la barca con una cima di
poppa. Noi nel frattempo sfuggita l’occasione di scendere a terra, cominciamo a farci da mangiare, loro
cominciano a stendere il restante della catena sul ponte e a sbirrutarla
(dipanarla). Ormai è quasi buio, finalmente mettono in chiaro il restante della
catena e possono procedere all’indietro e a tirarsi vicino allo scoglio
......ma naturalmente sono troppo vicini e impediscono la nostra rotazione.Alla
fine Helmut prende il coraggio a due mani e raggiuntoci col tenderino con una
faccia da cane bastonato ci chiede se potevamo anche noi legarci agli scogli così
non gli finivamo addosso. Senza inveire più del dovuto col “te l’avevo detto”
gli rispondo che no, non è possibile, siamo solo in due e non ci vogliamo
incasinare con delle cime a terra.Ci chiede qualche consiglio e gli dico di
andare al pontile , visto che ormai è completamente buio. Fortunatamente mi da
finalmente retta , e si toglie dai piedi....che sudata, abbiamo rischiato di
perdere la barca per dei cretini senza scampo...ma che bufere e tempeste che il
povero Ulisse doveva affrontare, oggi è il charterista verace il vero pericolo,
dovrebbero fare dei corsi speciali per i pochi ancora con una barca di proprietà
“come gestire e sfuggire i charteristi”.
35- La
famigliola germanica insiste nell’ormeggio allo scoglio. Si intravede la
divisione anfibi. Antonella preoccupata pensa:- “Riusciremo a cenare?”--
08 Settembre
Dipanandoci tra bollettini un po’
contradditori (notato che anche il meteo di Offenbach che riceviamo via SSB,
non copre per nulla l’area delle isole Ioniche, quindi prendiamo per buono il
bollettino dello Ionio e ci diamo un po’ a spanna) abbiamo comunque imparato
che bisogna coprirsi da NW per i venti prevalenti e da SE quando il NW
cala.....cosa mica facile, trovare delle baiette fatte a semicircolo. Decidiamo
di muoverci sull’isola di Cefalonia con l’intento di arrivare in un paio di
giorni ad Argostoli, dove a detta del portolano 777 che ormai prendiamo con le
pinze, c’è un bellissimo e nuovissimo marina. L’idea sarebbe di andare al
marina, fare tutti i pieni, riposarci un po’ e partire per la traversata.
36- La taverna sulla spiaggia
della baietta idilliaca.
37- La
vista della spiaggia dalla taverna della baietta idilliaca.
Ci fermiamo a nord di Cefalonia nella baietta
di Atheras, uno splendore, unico problema e non da poco, il fondo è roccioso e l’ancora prende
pochissimo. Andiamo a riva in una bella e rustica taverna, solo qualche locale,
non ci sono altre barche in giro. Mangiamo divinamente e ci godiamo la
giornata. Se rimane NW ci si può azzardare a rimanere per la notte, se cambia
....bisogna andarsene. Invariabilmente cambia e alle 4 del pomeriggio comincia
a spingere un NNE, ed a entrare mare....bisogna muoversi prima che ci prenda la
ghinghizia mentale sperando che tutto si sistemi. Le possibilità non sono molte,
un paio di baie a Sud dell’isola, l’unico problema atterraggio notturno, e per
di più con il cartografico in piccola scala. Partiamo, e lungo il percorso ci
becca un forza 5 con onde significative, in particolare quando doppiamo il capo
Yerogombos contornato da bassi fondali, l’onda si ingigantisce, per fortuna una
volta doppiato andiamo a ridosso...ma è già buio. Accendo il radar e con il
cartografico cerco di capirne qualcosa, ormai è buio pesto e la luna sorgerà
tra due ore. In qualche modo ancoriamo in 8 metri di profondità. Quando
facciamo il test dell’ancora noto che va in tensione molto presto rispetto alla
lunghezza della catena, però al momento mi accontento del fatto che tiene e ce
ne andiamo a letto dopo una cena frugale a base di birra patatine olive e un
manto di stelle da togliere il fiato.
La mattina scopriamo che il fondo è tutto
roccioso, come anno fatto a fare i rilievi quelli del 777 ancora devo capirlo,
morale l’ancora aveva preso pochissimo, in compenso si era presa la catena in
uno spuntone di roccia ed era quella che aveva tenuto il tiro...giuro che non comprerò
mai più un portolano 777.
09 Settembre
Partiamo per raggiungere Argostoli e la
agognata marina.Quando arriviamo troviamo un clima da dopo guerra, tutto
deserto, il marina mai decollato pieno di relitti, il distributore in banchina
inesistente e sulla riva sembra che ci siano 10000 presenze degli italiani
morti nella guerra.180 gradi e via andare, l’unica possibilità ora è dirigersi
verso l’isola di Zante.
38- Il
fu Marina di Argostoli.
Arriviamo a San Nikolao, ridente villaggio con
indicazioni dal 777, ridossato da NW, se entra il NE ridossarsi all’isolotto di
fronte al paese.Ci spinge un gagliardo NW che verso la fine arriva quasi a 20
nodi, giriamo il capo e ci aspettiamo di ridossarci nella baia del paese, you
are dreaming...dentro anche se protetto da NW venti catabatici che anzi
rinforzano. Il posto non è molto grande e ci sono un sacco di barchini in giro,
c’è un moletto dove eventualmente andare di poppa all’ancora e cime di poppa,
ma solo io e Antonella, con una barca poco manovriera all’indietro non è un
opzione. Proviamo a fare un survey dietro al fatidico isolotto indicato nel
portolano, ci troviamo all’ancora solo un veliero inglese che io stimo abbia
calato un centinaio di metri di catena. Noi proviamo ad andare avanti e indrè
per trovare qualche basso fondale...ma il minimo che troviamo è 25 metri.Come
si fa’ a consigliare un ancoraggio da petroliera su un portolano da diporto?
Ritorniamo a fare la spola e provare un po’ sottoriva, ma tra barchini
gavitelli e corpi morti non è facile, alla fine un recruiter di una taverna ci
raggiunge col barchino e ci consiglia dove buttare l’ancora perchè tenga. Cosi’
facciamo anche se in 8 metri fili 40 metri...per sicurezza. Alla sera cena alla
taverna del recruiter, onesta ....ma pesa, non siamo più abituati a cibi troppo
saporiti e fritti, la notte si balla in cuccetta per la digestione.
38- Zakinthos. La baia di S.Nikolau con
l’isoletta.
39- Il
porticciolo di S.Nikolau.
10 Settembre
Ci svegliamo con il NE, onda che entra e da’
fastidio, io vado a riempire due taniche di gasolio al distributore, Antonella fa un breve giretto e poi un po’ di spesa.
Attraverso dei francesi della barca vicina veniamo a sapere che durante la
notte il NE picchierà forte e entrerà un sacco di onda...non ci pensiamo neanche
un decimo di secondo, molliamo e ci dirigiamo sul porto di Zacinto di cui
abbiamo notizie un po’ contraddittorie. Arriviamo ed è un grande porto dove e ‘
possibile stare anche all’ancora.
Ancora l’imprecisione del portolano dove
menziona questa cosa avvertendo di stare attenti a non intralciare la rotta
delle navi, non dando però nessuna indicazione in qualche angolo del porto
mettersi. Alla fine entrando vediamo il solito moletto con le barche a vela di
poppa e nell’angolo estremo due barche all’ancora.
Ci dirigiamo lì e volendo
passare di poppa ad una barca francese ormai ci areniamo in 2 metri di acqua. Il
fondo è molto basso, ci ancoriamo alla fine in 3 metri scarsi e un po’
preoccupati di finire addosso al francese.
La notte tira 12-15 nodi variando da
NW a N creando un’ ondina che sbatacchia sotto la poppa metallica della barca
facendo un casino di inferno all’interno, ma almeno non si rolla.
40- Il
porto di Zakynthos.
11 Settembre
Siamo ancora all’ancora nel porto, un po’
preoccupati dei traghetti che quando arrivano e fanno manovra ci sono molto
vicini, se consideriamo i 30 nodi da SW che arriveranno venerdi’ e ci
spingeranno sempre piu’ verso la rotta dei traghetti non c’è molto da stare
tranquilli.Stiamo finendo anche l’acqua , abbiamo valutato diverse opzioni ,
tra cui quella di andare nottetempo a fregucchiare acqua dalle colonnine sui
moli con una tanichetta da 10 litri....si lo ammetto abbiamo fatto anche
questo, ma è uno stress.
Abbiamo deciso che domani andiamo dal Port Autorithy e regolarizziamo la nostra
posizione cosi’ possiamo andare di poppa al moletto e fare acqua e luce.
12 Settembre
Regolarizzato tutto con l’autorita’. Un gran
casino: sembra che ogni port autorithy abbia regole diverse, Dekpa si Dekpa no,
abbiamo perso quasi tre ore da un ufficio all’altro. C’è da dire che i greci
sono almeno gentili e simpatici al contrario dei croati, e tutta l’operazione
non è stata poi cosi’ gravosa.
Ci attracchiamo al moletto di poppa con ancora
a prua e due cime a terra senza nessuna assistenza, per essere la prima volta
non c’è malaccio.
Abbiamo steso 40 metri di catena in 4 metri scarsi di fondo....ma aspettiamo
venti da prua di 30-35 nodi la notte di giovedi. Finalmente acqua a volonta’. Per
la luce ci arrangiamo con i pannelli e
“Eolino” che finalmente sembra che carichi*.
* Non è
un miracolo anche se lo sembra, ma il duro lavoro di montaggio e smontaggio,
test dei fili elettrici etc. fatto da Angelo.
41- Vista
del porto di Zakinthos dall’ormeggio al molo. A sinistra sullo sfondo i
traghetti e subito di seguito la zona degli ancoraggi consentiti solo in caso
di cattivo tempo.
13 Settembre
Tutto il porto pieno di barche di ogni tipo a
cercare rifugio del forza 7 in arrivo, in banchina ci si rinforza gli ormeggi
come si puo’. Alle 15:00 abbiamo gia’ 20 nodi quasi costanti da S, se ne
aspettano almeno altri 10 in più, c’è gia’ l’ondina sbatacchina che impedira’ a
tutti di dormire....ma del resto chi pensa di dormire in queste condizioni ?
Continuiamo a monitorare le previsioni del tempo , abbiamo bisogno di una
finestra di tempo stabile di 4 giorni per fare l’ultimo salto da Zacinto a
Valletta. Incrociamo i bollettini di Offembach con quelli che scarichiamo dall’internet
caffè, piu o meno si sovrappongono, anche i grib files non sono malaccio e
sembrano abbastanza affidabili. Sembra che sabato 15 dovrebbe essere passata
completamente la perturbazione, quindi pensiamo di partire domenica.
Abbiamo visto nel bollettino a
medio termine che anche da Biscaglia non entra nulla , quindi per 4-5 giorni
dovremmo essere nel tempo dichiarato da NW.
14 Settembre
Di notte ha rinforzato e tutti siamo all’erta,
siamo ora sui 25 nodi da S –SW, la mattina ci specchiamo nelle facce dei vicini
e vediamo tanto sonno perso. Arriva il solito charterista del menga di
nazionalita’ inprecisata con una bandiera a poppa americana , che pero’ nessuno
a bordo parlava inglese...mah...Comunque cominciano a girare a destra e
sinistra cercando un posto al molo che pero’ non c’è. Continuano a girare e a
un certo punto gettano l’ancora , manco a farlo apposta proprio dove avevamo
tutti le nostre catene. Resosi conto comincia a riissare l’ancora ma tira su un
mucchio di catene delle altre barche. A quel punto tutti i proprietari di
barche a prua a vedere che casini aveva combinato il tipo.
La cosa semplice da fare in quel caso è passare a doppino una cima sotto le
altre catene e liberare la propria ancora....ma delle dieci persone a bordo non
ce ne era una che non era in panico e nessuno ha fatto nulla di concreto. Nel
frattempo il vento gagliardo con i suoi venti nodi aveva fatto derivare la barca
addosso alle nostre barche.
Insomma un casino mai visto , tutti che cercavano di parare , e impedire che la
barca ci finisse addosso , tutti che cominciavano ad imprecare che si togliesse
dai piedi , lo skipper nel pallone che sceso sul tender si accorge poi che il
fuoribordo non vuole partire.Insomma per fare breve sto racconto dell’orrore,
per fortuna un ragazzotto del porto con un tender serio riesce a trainare la
barca fuori , poi torna e comincia a posare doppie ancore per le barche ormai
rimaste in bando senza ancora primaria....un film dell’orrore.
42 a-b Sequenza della deriva del barcone
“americano” sulle ancore degli ormeggi.
43- Il
“ragazzo” del porto(?) che sistema le ancore dopo il disastro.
Comincia poi a rinforzare e verso le 9 siamo
gia’ a trenta nodi, poi passa ai 35 con punte di 40, siamo un po’ preoccupati
perchè il vento e l’onda che si è creata non ci arriva direttamente sulla prua,
ma con un angolo di circa 30 gradi. Cio’ fa’ in maniera che la prua sbanda
sempre a dritta e l’ancora ne potrebbe risentire.
Durante la notte gia’ gli amici di “Ca’Dario” avevano spedato l’ancora e con
l’aiuto del solito ragazzo del porto avevano gettato la seconda. I nostri
vicini, due francesi con una barca di trent’anni, decidono di andare a fare la
spesa nel momento meno opportuno. Quando le raffiche aumentano la loro ancora
speda e la barca va’ a finire addosso all vicino di destra, un Halberg Rassy di
44 piedi nuovo di pacca.Io e un altro saltiamo sulla barca francese e proviamo
a cazzare la catena con il verricello a mano.....ma l’ancora non tiene piu’.
Mettiamo un paio di parabordi a poppa perchè la barca
comincia a picchiare sul molo e aspettiamo che tornino i proprietari.Siamo
tutti un po’ spaventati che possa accadere alla propria barca , in quel caso
non c’è molto da fare, mollare e andare all’ancora....dove non è facile da
trovare, perchè la risicata posizione vicino ai traghetti e gia’ super
affollata da charteristi , e ogni tanto si vede qualche barca partire per la
diretta, e i traghetti cominciano a strombazzare non contenti di ritrovarsi tra
le balle tutte quelle ochette di barche a vela.
44-
Porto di Zakinthos….. Il vento rinforza… (Aspettando il forza 7).
45-
Sempre il buon uomo del porto, sistema le ancore del francese.( Una aveva
mollato).
Comunque alla fine arriva la sventola forte con punte di 40 nodi, pioggia a catinelle,
barca che sbanda paurosamente ...ma tutto tiene...grande Rocna e grande catena.
46- Dopo
le prime raffiche, anche l’acqua. Vento, pioggia, e chi più ne ha più ne metta.
– …. E noi sempre a pregare che l’ancora non ci mollasse, ma la Rocna non ci ha
tradito. (Grazie anche alla catena).
47- La
quiete dopo la tempesta.
Anche se me ne vergogno un po’ devo, a rigor di cronaca, comunque raccontare un
fatto successo dopo la buriana.
Visto che il francese era rimasto sulla
instabile seconda ancora, stava apprestandosi a calare il tender per recuperare
la prima ancora, ormai completamente spedata, caricarla sul tender e portata a
distanza, farla riprendere. Vistolo un po’ in difficolta’, mi sono offerto di
dargli una mano, detto fatto salito sul tender ci dirigiamo a prua della barca
dove giace sul fondo l’ancora inutile. Arrivati sulla verticale, lui manovra il
tender e io comincio ad issare la catena con l’ancora attaccata, tira che ti
ritira, arrivo ad abbrancare un pezzo di ancora, applico quindi piu’ forza per
issare le marre....e boooom ..l’ancora una vecchia FOB con due marre puntute
che piu’ non si puo’ , procuroun grosso squarcio nel canotto..-anche quello un
residuato bellico senza nessuna separazione tra i diversi comparti- , cominciamo
velocissimi ad affondare. Lui (il francese) non fa di meglio che abbrancarsi
alla falchetta della barca ...io comincio ad affondare assieme al tender e al
fuoribordo. Per fortuna che il vicino svedese mi lancia una cima e riesco a
passarla intorno al Mercury 5 hp e a salvarlo , io poi guadagno la riva a nuoto.
Il tutto viene poi issato in banchina, e dopo un paio di ore si riesce a far
partire di nuovo il fuoribordo. Naturalmente il francese giu’ a bestemmiare in
francese maledicendo l’aiuto di altre persone. Anch’io ci sono rimasto male,
anche se le intenzioni erano buone ho commesso un grosso errore e sta cosa mi
da’ un grande fastidio....ma una cosa l’ho imparata ...attenzione a dare aiuto
alla gente ...in caso qualcosa vada male, non si ricorderanno mai cio’ che è
stato fatto di buono prima (come in questo caso, che ero saltato sulla barca e
ne avevo impedito un grosso danno) ma tenderanno a concentrarsi solo sul
misfatto, in ogni caso uno non dovrebbe andare in giro con una FOB ma dopo una
sana e discreta cerimonia taliarla in due pezzi e sotterrarla per sempre.
48- I
resti del piccolo naufragio sulla banchina. Il gommone sgonfio e il motore
fuoribordo.
16 Settembre
Dopo la burrasca torna il sereno e noi ci
apprestiamo a partire per la traversata da Zante a Valletta, circa 340 NM ,
contiamo in 3.5 giorni di arrivare, confidenti del NW entrante, forza 3-4. Partiamo la mattina con un
bel sole , saluti ai vicini (anche al FOB francese) e si molla. Usciamo dal
porto, facciamo 2-3 miglia, issiamo di randa, vado giu’ per spegnere il motore
, per curiosita’ apro la sentina per vedere se tutto è a posto, TUTTO NON E” A
POSTO !!!!!Sentina invasa dall’acqua, verifico subito la vaschetta di
espansione del sistema di raffreddamento, e l’acqua fuoriesce a fiotti. Spento
subito il motore e praticamente si ripresenta lo stesso problema che avevamo
avuto a Pola. Il grande enigma ora è che fare ? Zacinto è ancora vicino per un
eventuale riparazione, davanti piu’ di tre giorni di navigazione. Sono molto
dubbioso sul fatto di tornare in un porto che non mi sembrava affatto atrezzato
per un eventuale riparazione al motore, e ho paura di finire con qualche
meccanico della mutua che provera’ le cose piu’ turpi per fare girare il
motore. Davanti un vigoroso NW 3-4 che avremo di bolina, Antonella è un po’
dubbiosa, ma discussa la cosa si rende conto anche lei che potremmo rimanere
bloccati a Zacinto per settimane. Prendiamo la decisione di partire e confidare
solo sulle vele....del resto una volta mica li avevano i motori, acqua c’è,
cibo pure, si va’.
49-
Zakinthos si allontana ( lentamente). Doppiato il capo, in rotta verso Malta (
prima destiinazione).
Dopo un paio di ore riesco a fare girare il
motore con un massimo di 1200 giri senza far fuoriuscire l’acqua. Sembra un
grande improvment, piutost che gnit le mei piutost. Arriva il NW gagliardo, si
comincia a ridurre vela, il mare comincia a montare, non abbiamo l’indicatore
del vento reale, e cosi’ ci basiamo un po’ sulla manovrabilita’ della barca e
con qualche indicazione dell’apparente. A 18 nodi apparenti prendiamo una mano
e fiocco al 110%, a 20-22, gusting a 24, prendiamo la seconda mano e fiocco al
100%.
Il problema in queste situazioni è sempre il fiocco che essendo rollato di
bolina è davvero poco performante e tende ad abbattere sempre la barca. Durante
la notte rinforza e facciamo piccoli turni di piccoli microsonni, sulle panche
in pozzetto, un oretta e via cambio. Penso che siamo ora a forza 5...la barca
fila che è un piacere...le barche non hanno mai problemi..sono i marinai che
soffrono. Provo ad issare la trinchetta per poter avere una vela piu’ piatta e
arretrata a prua...di notte con mare ...è un bel casino e mi becco un bello
strappetto tipo colpo della strega. Proviamo un po’ ma la trinchetta è troppo
piccola, ferma la barca e la fa’ soffrire contro l’onda. Riissiamo il fiocco e
leviamo trinchetta dallo starllo volante....notevolmente meglio , ora la barca
fila come un treno.
50-
Traversata da Zakinthos a … Siracusa. Alba sul mare dopo la prima notte di
viaggio.
Facciamo 24 di vela pura sbatacchiati in tutte
le tre dimensioni, forse anche la quarta, poi in tarda mattinata del secondo
giorno il vento cala e piano piano anche il mare.
Più tardi un avvistamento, in mezzo allo Ionio, con la prima
terra a 200 miglia, vediamo qualcosa di arancione dritto di prua. Al binocolo
sembra quasi una zattera di salvataggio...subito deviati dalla cinematografia
da delirio ci viene in mente “Ore dieci calma piatta” . Oltretutto non abbiamo SSB, e con
il VHF non potremmo allertare nessuno. Andiamo avanti, e con il binocolo
scandagliamo...finchè riesco a vedere piu’ distintamente , e il primo pensiero è
“Fellini era un grande e non si è inventato nulla”. Un pedalò con scivolo
centrale arancione !!!!!!
Sembra una visione surrealista, sto mare con ste ondone, il sole , bellissime
nuvole e sto pedalò che se ne va’ in giro da solo per il mare. Come si fa’ ad
annoiarsi in mare ?
51- Il pedalò solitario in mezzo allo Ionio.
Nel frattempo, tutto cala e procediamo con il motore al minimo e tutta la
velatura possibile per via del problema acqua, prendiamo la decisione di
deviare e di atterrare a Siracusa, per vedere se è possibile aggiustare il
motore, e in piu’ in queste condizioni si farebbe veramente lunga fino a Malta,
e non per ultimo la possibilita’ di rivedere il grande amico Nick a Siracusa.
52- Con
Nick la sera prima di partire da Siracusa.
Atteriamo alle tre di mattina al porto grande.
Anche se ho vissuto in passato a Siracusa è comunque difficile capire come
entrare da una prospettiva diversa. Vediamo un mare di barche all’ancora in una
posizione che mi ricordo trent’anni fa era assolutamente vietato. Decidiamo
comunque, di andare con la poppa a terra e ancora di prua, vista la necessità
di contattare il giorno dopo un meccanico. Facciamo un po’ di casino all’ormeggio
e vediamo la barca di fianco accendere la luce della dinette, domani chi lo
sente l’ennesimo tedesco.
Ormeggiati, in pozzetto alle 4 di mattina a
tracannare birra con l’aiuto di olive greche e cips.
53- Il
molo dove ci siamo ormeggiati al porto grande di Siracusa.
19 Settembre
Dopo le scuse a Stumtruppen per il casino
mattiniero e dopo aver rifiutato gentilmente la sua offerta di regalarci una
parte di tonno pescato, dopo aver telefonato a Nick, per una qualche strana coincidenza veniamo a sapere che
Carelia una ragazza venezuelana con cui avevemo lavorato insieme in Malesia, è
in visita da Nick. Fatto due chiacchiere con i pescatori locali e preso
appuntamento con un meccanico, (verro’ poi a sapere che aggiusta autobus,) “ma
si arrangia a fare di tutto”. Arrivato ha guardato il motore ...cerca con tutta
la sua buona volonta’ di capirci qualcosa...ma alla fine si arrende e ammette
che non è proprio il suo settore.
54- Da
Labuan a Siracusa, Carelia.
Cerchiamo su internet per trovare un meccanico
che ne capisca di Volvo.
Trovato un cantiere che “apparentemente “ aggiusta
Volvo... ma non ci sono pero’ officine autorizzate.
Arriva il meccanico ragazzino, smonta tutto lo scambiatore, se lo prende con se
per fare dei test, torna dopo un oretta dicendo che e ‘ tutto a posto, rimonta
tutto , accendiamo il motore...e fa’ esattamente come prima, riprova a smontare
tutto, rimonta ancora ...e ancora perde come un cesto...comincia a farfugliare
che sono le cuffiette, quando un po’ insospettito gli faccio qualche domanda di
che tipo e come aveva fatto i tests , comincia ad essere un po’ evasivo,
capisco quindi che non è molto ferrato sull’argomento.
Comunque ci lascia ancora in braghe di tela, problema non risolto e senza la minima
idea di come risolverlo. Decidiamo di muoverci dal molo al vicino marina, in
caso il mare rinforzi e ci troviamo senza motore. Siamo un po’ sul disperato ,
la lista dei meccanici si allunga ma il risultato è sempre lo stesso. Provo a
telefonare al meccanico di Caorle...ma naturalmente via telefono è difficile
risolvere i problemi, e datici diversi scenari piu’ o meno catastrofici, decido
di scaricarmi gli esplosi del sistema da internet (fortunatamente l’albergo
vicino non ha password nel wifi) e fare personalmente qualche test allo
scambiatore in maniera da cominciare ad eliminare qualche scenario. I test
vanno piu’ o meno bene ...ma rimontato il tutto perde ancora. Il vicino di
barca un francese con un Ovni di 30 anni, ci parla di un meccanico di un altro
cantiere a quanto pare bravissimo. Cominciamo ad essere un po’ scettici con la
categoria, pero’ interpellando anche altre persone del marina sembra che sia il
guru dei motori. Decidiamo di tentare l’ultima carta e lo chiamiamo . Arriva la
mattina e ascoltati i nostri racconti dell’orrore sulla categoria e sui
problemi del motore, mi chiede una chiave del 7. Comincia a stringere le
fascette delle cuffie, mi chiede di mettere in moto, io lo faccio e sono
sicurissimo che dopo 20 secondi l’acqua comincera’ a fuoriuscire come un
torrente, 20-30-50 secondi e nulla accade, un paio di minuti e tutto
funziona....sto omo è un santo, un illuminato dagli dei. In tre secondi ha
risolto il problema dove una serie di meccanici aveva fallito....è un dio.
22 Settembre
Partenza da Siracusa , l’idea è di spezzare in
due la tratta fino a Malta con sosta a Marzamemi. Poco vento all’inizio , poi
comincia a rinforzare, forza 2, 3, 4,5 da SW proprio sul naso, prima motore e
poi con randa , che pero’ non porta, ci stufiamo e prendiamo la via lunga dei
bordi a vela. Poggiamo , prendiamo una mano, genoa ridotto a fiocco e via con
15-18 nodi di reale con raffiche a 20, mare che comincia a farsi abbastanza
ondoso e naturalmente Marzamemi esattamante nel letto del vento . Bordi e
controbordi, arriviamo all’imbocco (non facile da trovare, avevo scaricato il
pianetto da internet , ma poi l’ho perso), l’ingresso tra due massicciate e in mezzo all’ingresso due boe e un
miraglio con un cono nero all’insu’?????
Non essendoci altre barche in giro che entrano, non voglio rischiare e
chiamo sul 16 il marina di Marzamemi (scopriro’ poi che non esiste un marina ma
tre diversi circoli nautici). Dopo un po’ - gentilissimi - risponde Compa mare
Siracusa, che alla mia richiesta di capire da che parte avrei dovuto lasciarmi
il fatidico cono nero, mi mettono in stand-by dopo avermi chiesto alcuni dati
della barca, tornano poi in linea e mi dicono di lasciarmelo a dritta, cosi’
facciamo e siamo dentro, dove ci andiamo ad ormeggiare nello stesso circolo
nautico dove erano appena arrivati degli svizzeri –olandesi –francesi (insomma
una coppia con non so quante nazionalita’) che avevamo conosciuto a Siracusa.
Ci vengono a salutare e li Invitiamo nel nostro pozzetto a pasteggiare a birra,
olive greche e patatine. Voi penserete “ma mangiate sempre le stesse cose”? In mare tutto ha un sapore diverso, e
quando si atterra dopo aver preso mare sole e vento per tutto il giorno , ha
tutto un sapore magnifico, che nessun ristorante di alta cucina riuscirebbe a
ricreare.
55-
Stranizza ormeggiata a Marzamemi.
56- Il Circolo Nautico di Marzamemi con il nome originale in arabo (?) da cui deriva.
23 Settembre
Pensavamo di ripartire per l’ultima tappa
domani lunedì, ma guardando il meteo e incrociando diverse opzioni, è molto
meglio martedi’. Siamo un po’ stanchi di guerreggiare sempre col vento contro a
forza 4-5. Marzamemi è veramente un bellissimo posto, con la sua vecchia tonnara (ora ristrutturata e brulicante di bar e
ristoranti) sul porticciolo. Il marina è amichevole ed economico, 35 euro al
giorno con acqua, luce, wifi in barca e uso bici, tutto compreso....una
delizia.
57- La
piazza di Marzamemi con i bar e ristoranti.